RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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mercoledì 13 aprile 2016

Doppio appuntamento al MAN...

Sabato 23 aprile doppia inaugurazione al MAN di Nuoro... per tutti gli amici sardi un pluri appuntamento da non perdere!!!



Ettore Favini. Arrivederci
 
Il Museo MAN è lieto di annunciare Arrivederci, mostra personale di Ettore Favini, a cura di Chiara Vecchiarelli.

Il lavoro di Ettore Favini verte da oltre dieci anni attorno a una relazione costitutiva: quella tra l'opera e l'ambiente nel quale l’opera stessa si inserisce, sia esso ecosistema, memoria di una vita o narrazione collettiva. Nei suoi lavori l'ambiente assume una funzione generativa e diventa al contempo soggetto e mezzo di indagine del suo rapporto con l'uomo. In forza di questo meccanismo relazionale, è lo stesso atto di fruizione dell'opera che diventa strumento per una nuova relazione con lo spazio pubblico.

Arrivederci è un progetto espositivo che vive di diversi momenti, nel tempo e nello spazio: articolato in due fasi – una doppia mostra personale presso il MAN di Nuoro e il Museo d'arte contemporanea Villa Croce di Genova - il progetto trova un prolungamento testuale nel volume realizzato dall'editore Humboldt Books, specializzato in arti visive e letteratura di viaggio.

Per Arrivederci, Favini ha compiuto un viaggio tra le narrazioni dei tessitori sardi che ha incontrato nel corso di un itinerario di esplorazione del paesaggio dell’isola e delle persone che lo popolano. Condotto dal desiderio di entrare in contatto con una delle più antiche tradizioni del bacino del Mediterraneo, l'artista ha visitato i numerosi laboratori tessili distribuiti sul territorio, ricevendo in dono dalle persone incontrate (artigiani, artisti, stilisti…) oltre cento tessuti, ciascuno carico di una storia che – all’interno del progetto - andrà a intrecciarsi con le altre, divenendo materiale per nuovo corpo di opere. Nei lavori realizzati per il MAN, il rapporto tra la trama e l'ordito si trasforma nella figura di una nuova relazione tra il tempo e lo spazio: le diverse temporalità degli eventi che hanno creato la texture dei vissuti incontrati convergono, per il periodo della mostra, nello spazio dell'opera.

Ordito delle molte trame di una narrazione comune, la mostra costituirà al tempo stesso un doppio omaggio al mare. Se dal mare arrivano le vele da crociera che concorreranno – insieme ai tessuti raccolti in Sardegna e tinti del blu di Genova – a comporre l'installazione che sarà visibile a Villa Croce, dal mare arriva soprattutto la forma della grande vela realizzata con i tessuti donati e che attraverserà, insieme alle altre opere esposte, le sale del MAN. Sospesa a cambiare la direzione dello sguardo, la vela realizzata da Favini porterà nelle sale del museo un soffio composto dei tanti fiati che gli hanno dato forma tangibile.

È letteralmente come una vela che le memorie legate ai diversi tessuti si dispiegano nella mostra Arrivederci: ritratto corale dell'Isola che trasforma il limbo temporale che il titolo annuncia nell'augurio di rivedersi presto che ogni mostra porta con se’.

Durante il corso delle due mostre a Nuoro e Genova, che avranno luogo l'una a breve distanza temporale dall'altra, un'opera realizzata da Favini viaggerà a bordo di una nave in rotta tra la Sardegna e Genova facendo dei flutti che congiungono le due terre una sede espositiva alla pari dei musei coinvolti.

La pubblicazione – realizzata con l'editore Humboldt Books – completa il progetto presentando, nel suo ricco apparato di testi e immagini, uno scritto inedito dell'artista contenente la narrazione delle storie veicolate da ogni tessuto sino nel cuore della mostra.

Ettore Favini (Cremona, 1974) vive e lavora a Milano. Ha esposto in importanti istituzioni nazionali e internazionali tra le quali ricordiamo: Italian Academy of Columbia University, New York; ISCP, New York; Song Eun Art Space, Seoul; Ocat, Shanghai; Futura Space, Praga; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; PAC, Milano; Galleria d'Arte Moderna, Milano; MA.GA, Gallarate; CCCS Strozzina, Firenze; Fondazione Pastificio Cerere, Roma; Accademia di Francia; Roma; American Academy, Roma; Fondazione Olivetti, Roma; Museo Riso, Palermo.

MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
22.04 – 3.07.2016  
 
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Roman Signer at MAN Museum - Opening
 
Mentre proseguono le mostre "80/90" e "Living Room" di Michel Blazy, siamo felici di potere annunciare l’imminente apertura (inaugurazione 22 aprile 2016) della mostra "Roman Signer. Films and Installations", a cura di Lorenzo Giusti e Li Zhenhua.

Quella al MAN di Nuoro sarà la prima mostra personale di Roman Signer in un museo italiano. Un grande evento ricco di oltre duecento film e di una serie di nuove installazioni realizzate per questa occasione.

Signer ha iniziato la carriera di artista nella seconda metà degli anni Sessanta, dopo avere lavorato come disegnatore per un architetto, come ingegnere radio apprendista, e, per un breve periodo, come tecnico in una fabbrica di pentole a pressione. Conosciuto per avere definito un nuovo concetto di scultura legato alla processualità, alla trasformazione e al movimento, Signer crea installazioni come azioni, esperimenti, quasi sempre solitari, per i quali utilizza oggetti d’uso comune (ombrelli, tavoli, stivali, contenitori, cappelli, biciclette) attivati da polveri da sparo o da forze naturali, come il vento o l’acqua. Processi di esplosione o di collisione che si tramutano in esperienze estetiche visivamente ed emotivamente coinvolgenti e che interpretano l’approccio empirico come una questione artistica.

Il progetto al MAN di Nuoro si divide in due segmenti. Il primo, nato dalla collaborazione con il Chronos Art Center di Shanghai, presenta l’intera produzione di filmati in Super 8 realizzati dall’artista nel corso della propria attività. Un nucleo di 205 opere che vanno dal1975 al 1989 - anno in cui Signer abbandona la pellicola per passare ad altri supporti - presentate all’interno di un’affascinante videoinstallazione a 100 canali realizzata in Cina e qui riproposta in una nuova versione arricchita e sviluppata. Video giratinel proprio “laboratorio” di San Gallo oppure in spazi naturali, soprattutto a Weissbad, nel cantone di Appenzell.

Il secondo segmento del progetto presenta tre nuovi lavori scultorei creati per la mostra al MAN, connotati come sempre da un’ironiasottile. Tra le nuove produzioni, Ombrelli (2016) è un’opera site specific per la scalinata del museo, un sistema bizzarro di parapioggia tenuti insieme da un equilibrio instabile. Installazione (2016) è una scultura attraversabile che occuperà un’intera sala del museo, un percorso surreale che riflette sulla percezione di sé e del proprio corpo, in cui l’osservatore si fa oggetto osservato. Chiude il percorso Occhiali (2016), un oggetto insolito, composto da un proiettore Super 8 e da un paio di occhiali ad alterarne la proiezione luminosa, che sembra gettare uno sguardo dissacrante sulla produzione dell’artista, sempre al confine tra scultura e video, tra staticità e movimento, tra azione e visione.

Completerà la mostra un catalogo con testi di Lorenzo Giusti, Li Zhenhua, Barbara Casavecchia e Rachel Withers. Oltre alla documentazione delle nuove opere, la pubblicazione conterrà anche un dvd con una raccolta delle azioni realizzate da Signer in Italia, a partire dall’inizio degli anni Novanta, in località come Civitella d’Agliano, Stromboli, la Maremma, ma anche Venezia, in occasione della Biennale del 1999.

Roman Signer (Appenzell, 1938) ha partecipato alle più importanti rassegne artistiche internazionali, come “documenta” a Kassel (1987), lo Skulptur Projekte di Münster (1997), la Biennale di Shanghai (2012). Nel 1999 ha rappresentato la Svizzera alla Biennale di Venezia. Tra le ultime mostre personali si ricordano: Bonnefantenmuseum di Maastricht (2000), Camden Arts Centre di Londra (2001); OK Centrum für Gegenwartskunst di Linz (2005); Aargauer Kunsthaus di Aarau (2006); Hamburger Bahnhof di Berlino (2007); Sala de Arte Publico Siqueiros di Città del Messico (2011); Hangar à Bananes di Nantes, Kunsthalle di Mainz (2012), Kunstmuseum di San Gallo (2014), Barbican Centre di Londra, Kunsthus di Zug e Centre Culturel Suisse di Parigi (2015). In Cina il suo lavoro è stato recentemente presentato presso l’Accademia d’arte di Hangzhou, il CAFA Art Museum di Pechino (2014), il GAFA Art Museum di Guangzhou e l’OCT di Shenzhen (2015).
 

giovedì 28 gennaio 2016

Michel Blazy - Living Room - a cura di Lorenzo Giusti al MAN


 

Il Museo MAN è lieto di annunciare l’imminente apertura della mostra Living Room, personale dell'’artista francese Michel Blazy, a cura di Lorenzo Giusti.

Avvio di un programma annuale dedicato alle trasformazioni del pensiero ecologico, la mostra pone in dialogo opere recenti e nuove produzioni, indagando aspetti diversi del lavoro dell’artista.

Da più di venticinque anni Blazy opera utilizzando materiali organici, integrandoli con oggetti di consumo. L’artista crea processi estetici nella dimensione del tempo, con esiti sempre aperti e indeterminati. La materia contenuta nei suoi lavori porta in sé il potenziale di crescita e deterioramento a cui tutta la ricerca dell’artista si rivolge. Le sue opere risultano in perenne alterazione, condizionate dal variare dei contesti e dallo svolgersi della loro stessa vita; un inno alla metamorfosi e all’incessante processo di rinnovamento del ciclo del vivente.

Per il MAN Blazy ha progettato uno spazio da abitare, un salotto “animato” in cui elementi organici – erba, piante, prodotti alimentari – convivono con oggetti apparentemente statici, come abiti o vecchi computer. L’installazione sovverte le convenzioni museali proponendo un modello espositivo alternativo, in cui il caso e i sistemi autogenerativi si integrano, fuggendo al controllo del suo stesso autore. Da luogo di esposizione il museo si fa dunque palcoscenico, spazio vitale all’interno del quale si concatenano accadimenti non sempre percettibili (germinazioni, crescite, decomposizioni). La materia biologica si fa collaboratore attivo nella costruzione dell’opera, mettendo in evidenza il ruolo e l’influenza delle condizioni esterne, come la luce, l’umidità, la temperatura.

Living room restituisce dunque uno spazio fisico come un organismo, aprendo il campo a una riflessione sul rapporto tra natura e cultura e promuovendo una visione articolata, non antropocentrica, della realtà. Un sistema complesso dove operano entità molteplici - siano esse forme di vita vegetale o macchine - che esistono indipendentemente da noi, ma che con noi si muovono ed evolvono. In questo senso gli ultimi lavori di Blazy – che integrano parti elettroniche, computer ed elementi vegetali - sembrano inserirsi, con voce autonoma, all’interno dell’attuale dibattito sull’animismo tecnologico e sulla vita degli oggetti, riaffermando la centralità delle forme e dei processi naturali.

Michel Blazy (Monaco, 1966) vive e lavora a Parigi. Suoi lavori sono conservati in alcune delle più importanti collezioni internazionali, tra le quali il Centre Pompidou di Parigi; il Museum of Old and New Art (MONA), in Tasmania; il Museée d’art Moderne de la Ville de Paris, Il Nouveau Musée National di Monaco, Le Abattoirs di Tolosa e in numerosi FRAC francesi. Diverse mostre personali sono state consecrate al suo lavoro, tra le quali: Pull Over Time, Art:Concept, Parigi (2015); Bouquet Final 3, National Gallery of Victoria; Melbourne White Night (2013); Le Grand Restaurant, Frac Île-de-France, Parigi (2012); Débordement domestique, Art:Concept, Parigi (2012); Post Patman, Palais de Tokyo, Parigi (2007).


Info:
MAN Museum via S. Satta 27- 08100 Nuoro
tel. +39 0784 25 21 10
opening hours: 10 AM - 1 PM | 3 PM -7 PM closed Monday
www.museoman.it

martedì 29 settembre 2015

Paul Klee Mondi animati al MAN


 
Paul Klee

Mondi animati

al MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro

30.10.2015 - 14.02.2016

A cura di Pietro Bellasi e Guido Magnaguagno
Coordinamento scientifico: Raffaella Resch

Dopo la mostra dedicata al rapporto tra l’opera di Alberto Giacometti e la statuaria arcaica, il MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro prosegue la propria programmazione rivolta ad analizzare aspetti poco indagati della produzione dei più importanti artisti del XX secolo con una mostra dedicata a Paul Klee (1879-1940). La mostra conta circa 50 opere, tra dipinti, acquerelli e disegni provenienti da collezioni pubbliche (Museo della Città Locarno, Museo di Ascona - Fondazione Richard und Uli Seewald, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, GAM Galleria d’Arte Moderna e contemporanea di Torino, MART, Pinacoteca Nazionale di bologna, Museo del Territorio Biellese) e private, sia svizzere sia italiane.

Inedito in Sardegna, Klee è uno degli autori più complessi e originali del secolo scorso. Con questa rassegna, realizzata dal Museo MAN con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna, della Provincia di Nuoro e della Fondazione Banco di Sardegna, curata da Pietro Bellasi e Guido Magnaguagno, con il coordinamento scientifico di Raffaella Resch, si intende esplorare un elemento fondamentale nell’opera dell’artista, ovvero la percezione della presenza di un principio vitale, generativo, insito nella materia delle cose.

“L’iniziale disorientamento di fronte alla natura si spiega con ciò, che si comincia con lo scorgerne soltanto le ultime ramificazioni, senza risalire alla radice. Una volta però che uno se ne sia reso conto, può riconoscere anche nella più lontana fogliolina la manifestazione dell’unica legge che regola il tutto e trarne vantaggio” (Paul Klee, Diari, n. 536).

In senso specifico Klee non ha mai parlato di “animismo”, tuttavia la sua opera appare permeata di uno spirito animato avvertito in tutta la realtà materiale ed evocato dall’azione creativa dell’artista. “Creatura superiore” (Diari, n. 660), l’artista, attraverso il proprio sguardo vivificatore, porta alla luce l’elemento generatore presente nei diversi mondi che popolano il cosmo, nascosto sotto la superficie delle cose. Che siano uomini, bambini, animali, oggetti, paesaggi o architetture, i mondi di Klee obbediscono tutti alla medesima legge della natura, che l’artista indaga e imita.

Un unico principio vitale governa l’intero ordine naturale, dalle cose grandi a quelle infinitesimamente piccole. Questo principio sembra palesarsi in molte opere dell’artista, in particolare nei disegni e negli acquarelli degli anni Venti e Trenta. Opere come Feigenbaum (Fico), del 1929, o Im Park (Nel parco), del 1940, presenti in questa mostra, o ancora l’importante dipinto Wohin? (Dove?) del 1920, proveniente dalle collezioni della Città di Locarno, esposto nel 1937 all’interno della mostra “Arte degenerata”, organizzata dal regime nazionalsocialista tedesco.

La rappresentazione del mondo animale offre una serie di parabole, di favole morali, dove l’animale è innalzato al ruolo di essere umano, nei suoi vizi e nelle sue virtù. Ecco che nel disegno Tierfreundschaft (Amicizia tra animali) del 1923, ad esempio, un cane e un gatto si accompagnano bonariamente in una tranquilla passeggiata, incarnando il senso di amicizia che può nascere tra due esseri umani.

Lo studio delle opere architettoniche rivela l’interesse di Klee verso la percezione della forma e la comprensione dell’elemento organico, vivo, dentro di essa, evidente in alcuni acquarelli come Americanisch - Japanisch (Americano - giapponese), realizzato nel 1918, dove a svettanti palazzi stilizzati è affiancata l’icona dell’occhio. “Una volta che si è compreso l’elemento numerico del concetto di organismo”, scrive Klee, “lo studio della natura procede più spedito e con maggiore esattezza” (Diari 536).

Ma il principio generativo insito in tutte le cose è ravvisabile soprattutto in quelle opere che, in maniera dichiarata, evocano o imitano il mondo dell’infanzia, come in Hier der bestellte Wagen! - Ecco la carretta richiesta, del 1935, ma anche nel finissimo dipinto Getrübtes – Turbato, del 1934, proveniente dalle collezioni della GAM di Torino, o ancora in quei lavori dove le figure sono rappresentate con tratti semplici, stilizzati, alla maniera dei bambini, come nel dipinto Gebärde eines Antlitzes (Espressioni di un volto), del 1939, proveniente dalla collezione del Museo del Territorio Biellese.

Forme di vita organiche e spiriti della materia animano i diversi soggetti presenti nelle opere di Klee. Un’immagine che sembra trovare una sintesi formale in un’opera come Figurale Blätter (Foglie figurate), un lavoro del 1938 dove alcune figure antropomorfe, come piccoli feti, vivono rannicchiate all’interno di foglie–incubatrici.

Artista immerso nello spirito del suo tempo, dove si avvicendano eclatanti scoperte scientifiche, Klee recepisce gli sconvolgimenti provocati dalle teorie della relatività e della fisica quantistica, così come le evoluzione degli studi psicoanalitici, rielaborandoli in maniera indipendente all’interno di una visione magico-fenomenica dell’universo.

***

L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Magonza Editore con saggi di Pietro Bellasi, Guido Magnaguagno e Raffaella Resch, oltre alla riproduzione completa delle opere in mostra e un apparato bio-bibliografico.

Pietro Bellasi è uno studioso di antropologia dell'arte, ha insegnato all'Università di Bologna e alla Sorbona, è curatore di diverse mostre e cataloghi, tra le quali "Giacometti e l'arcaico", Nuoro 2014; "Corpo, automi e robot", Lugano 2010, "I Giacometti. La valle e il mondo", Milano e Mannheim, 2000-2001; "Un diavolo per capello", Bologna 2005; Tinguely e Munari, La Spezia, 1994

Guido Magnaguagno, storico dell'arte svizzero; è stato vicedirettore del Kunsthaus di Zurigo e per lunghi anni direttore del Museo Tinguely di Basilea. Ha curato numerose mostre di arte contemporanea ed è studioso di storia dell’arte di elvetica.

Raffaella Resch ha organizzato e coordinato numerose mostre e cataloghi presso la Fondazione Antonio Mazzotta. Attualmente collabora con diverse istituzioni e artisti come free lance.



Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 gestione2@studioesseci.net, referente Simone Raddi


MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 - 8100 Nuoro


Telefono: +39.0784.252110
Fax : 0784.36243
E-mail: info@museoman.it

venerdì 26 giugno 2015

Thomas Hirschhorn 3 “Easycollage” and 6 “Collage-Truth”

Al Man di Nuoro...




Con 3 “Easycollage” and 6 “Collage-Truth”, Thomas Hirschhorn trasforma la “project room” del Museo MAN in un ambiente provocatorio, carico di suggestioni e di contrasti visivi. Il progetto, a cura di Lorenzo Giusti, propone una serie di lavori di grandi dimensioni, più altri di più piccolo formato, realizzati tra il 2012 e il 2015, in cui servizi fotografici di moda convivono con immagini di guerra.

Il senso di straniamento e di repulsione provocato dalla visione dei collage è l’arma con cui Hirschhorn conduce la propria battaglia contro una relazione semplificata con l’immagine e contro la tendenza della fotografia massmediatica a concentrarsi su aspetti parziali della realtà, che proprio la fotografia avrebbe la pretesa di catturare, rimuovendone le sfumature.

L’imposizione alla vista di corpi dilaniati dalla guerra e contestualmente di corpi idealizzati dal marketing pubblicitario, accostamenti apparentemente contrari a ogni logica di senso ed estetica, costituisce una strategia consapevole, orientata all’inversione del processo di assuefazione/ipersensibilizzazione indotto dai media.

I lavori di Thomas Hirschhorn intendono stimolare il pubblico a prendere consapevolezza del proprio bagaglio visivo, a fare i conti con la propria sensibilità, e ad avvertire la necessità di un pensiero critico elaborato rispetto al mondo dei media e, più in generale, rispetto alla realtà geopolitica e alle condizioni sociali della contemporaneità.

Il progetto 3 “Easycollage” and 6 “Collage-Truth” sviluppa il percorso di indagine sul collage come strumento di analisi critica portato avanti da Hirschhorn nel corso degli ultimi anni. Una ricerca a cui l’artista affianca sia lavori site specific, che rispondono a una precisa volontà di analisi critica della società (ambienti realizzati perlopiù con materiali poveri e oggetti d’uso comune), sia operazioni partecipative, che prevedono un coinvolgimento diretto del pubblico, come nel caso dei progetti della serie “Presence and Production”, come “Deleuze Monument” (Avignone, 2000), “Bataille Monument” (Kassel, 2002), “24h Foucault” (Parigi, 2004), “The Bijlmer Spinoza-Festival” (Amsterdam, 2009), “Gramsci Monument” (New York, 2013) e “Flamme éternelle” (Parigi, 2014).

Thomas Hirschhorn (Berna, 1957), si trasferisce a Parigi nel 1983 dopo gli studi alla Schule für Gestaltung di Zurigo. Ha presentato i propri lavori in numerosi musei, gallerie e manifestazioni internazionali, fra cui la Biennale di Venezia (1999 e 2015), Documenta 11 (2002), La 27a Biennale di San Paolo (2006), la 55a edizione del Carnegie International di Pittsburg (2008), il Padiglione Svizzero alla Biennale di Venezia del 2011, La Triennale al Palais de Tokyo di Parigi (2012), la 9a Biennale di Shanghai (2012), la Gladstone Gallery New York (2012), Manifesta 10 a San Pietroburgo (2014). Il suo lavoro più recente, “Flamme éternelle”, parte del progetto “Presence and Production”, è stato presentato nel 2014 al Palais de Tokyo. MIT Press-October Books ha pubblicato una selezione dei suoi scritti critici (Critical Laboratory: The Writings of Thomas Hirschhorn, 2013). Ancora più recente è l’uscita del libro dedicato al “Gramsci Monument” (edito nel 2015 da Dia Foundation e Koenig Books), progetto che l’artista ha sviluppato nel Bronx di New York nel 2013. Numerosi i premi ricevuti: “Preis für Junge Schweizer Kunst” (1999), “Prix Marcel Duchamp” (2000), "Rolandpreis für Kunst im öffentlichen Raum" (2003), “Joseph Beuys-Preis” (2004) and the “Kurt Schwitters-Preis” (2011).


Museo MAN
via S. Satta 27- 08100, Nuoro
tel. +39 0784 25 21 10
orari: 10-13 | 15-19 lunedì chiuso
www.museoman.it

martedì 19 agosto 2014

Giacometti al MAN






«Giacometti e l'arcaico»
a cura di Pietro Bellasi e Chiara Gatti
MAN - Museo d'Arte Provincia di Nuoro
24 ottobre 2014 - 28 gennaio 2015

«Tutta l'arte del passato, di tutte le epoche, di tutte le civiltà, apparve davanti a me. Tutto era simultaneo, come se lo spazio avesse preso il posto del tempo».


Comunicato stampa


Il Museo MAN di Nuoro annuncia, per il prossimo autunno, la mostra «Giacometti e l'arcaico».
Curata da Pietro Bellasi e Chiara Gatti, la mostra, ricca di una settantina di pezzi, svelerà al pubblico il grande fascino che la statuaria d'epoca antica, egizia ed etrusca, greca, sumera o africana, esercitò agli occhi del maestro del Novecento celebre per le sue figure in cammino, le donne immote e silenziose come idoli del passato.

«Tutta l'arte del passato, di tutte le epoche, di tutte le civiltà, apparve davanti a me. Tutto era simultaneo, come se lo spazio avesse preso il posto del tempo». Da questa confessione straordinaria nasce l'idea di restituire ai capolavori di Alberto Giacometti (1901-1966) la loro dimensione d'eternità, avvicinando alle sue sculture sottili e longilinee, scavate nella materia come reperti archeologici, una selezione preziosa di reperti reali, usciti dai migliori musei italiani d'arte antica.

I prestiti importanti delle opere di Giacometti, concessi dalle maggiori collezioni svizzere oltre che dalla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, saranno accostati per la prima volta alle opere arcaiche del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, del Museo Civico Archeologico di Bologna, del Museo Civico di Palazzo Farnese a Piacenza e del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.

Il maestro e i suoi antenati animeranno un percorso sviluppato per temi e iconografie, basato su un gioco di rimandi, di sguardi incrociati fra i capolavori dell'artista e i suoi modelli arcaici sottratti al tempo e ricollocati nello spazio assoluto, della contemporaneità.
Dagli studi condotti negli anni sui punti di contatto fra l'opera di Giacometti e la statuaria d'epoca antica – dall'arte egizia a quella sumera, dai manufatti dell'età del bronzo all'arte greca fino alla scultura africana – è emersa infatti la possibilità di costruire una mappa delle iconografie del passato e delle culture più amate dall'artista, prese a modello per la sua riflessione contemporanea, tesa alla ricerca di forme espressive ancestrali, capaci di rappresentare l'uomo moderno in una visione eterna, in un recupero delle origini e della nostra storia.

Un viaggio affascinante nel tempo (e nello spazio), dimostrerà allora come la sua Femme qui marche, eseguita fra il 1932 e il 1936, riproponga gli stessi canoni di stilizzazione del corpo, la frontalità, la ieraticità, il passo breve avanzato della gamba sinistra, concetto puro di movimento, ispirato all'iconografia egizia.
Nell'ambito dell'art nègre, le Insegne Dogon o le Figure Mumuye della Nigeria con il ventre piatto e allungato, sono testimonianze di immagini dello spirito, forma visibile di un invisibile che l'uomo porta dentro di sé, e che Giacometti studiò a fondo per sue sculture dalle teste minute e il busto fortemente allungato.

Le celebri figure di origine etrusca, come gli Aruspici dai corpi “a lama” del Museo di Villa Giulia a Roma, scoperti dall'artista durante il primo viaggio in Italia fra 1920 e 1921, sembrano tornare idealmente nelle forme immote dello scultore con le quali condividono linearismo, compostezza e armonia. Allo stesso modo il dialogo con i bronzetti nuragici – che segnano un legame con il territorio sardo – può essere spiegato attraverso le parole dello storico dell'arte Giuseppe Marchiori dedicate proprio al sapore antropologico della ricerca di Giacometti e alle forme dei suoi corpi «esili come guerrieri nuragici, senza lance e scudi, oppure simili all'idolo volterrano, agli uomini della notte».

Procedendo per confronti, ecco infine certe piccole Kore di bronzo, con le loro fogge compatte, le braccia stese lungo i fianchi, ricordare la delicatezza delle opere più esili di Giacometti, quelle figure alte pochi centimetri, come l'immagine di Silvio debout; mentre taluni ritratti di Diego o di Annette seduta sono accostabili agli oranti di cultura egizia, alle statue templari o alle prefiche inginocchiate, con la classica posa delle mani aperte, poggiate sulle ginocchia piegate.



Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel 049.663499
gestione2@studioesseci.net ; www.studioesseci.net

venerdì 28 febbraio 2014

Robert Capa al MAN


 Robert Capa
-Una vita leggermente fuori fuoco- 
MAN - Nuoro
7 marzo - 18 maggio 2014

Inaugurazione
sabato 07 marzo ore 19.00

Robert Capa. Una vita leggermente fuori fuoco è il titolo della retrospettiva dedicata dal Museo MAN di Nuoro a uno dei più importanti maestri della fotografia del xx secolo. Con quasi cento scatti tra i più significativi dell’intera produzione di Capa, la mostra, realizzata in collaborazione con Magnum Photos e Contrasto, ripercorre le tappe fondamentali del percorso umano, professionale e artistico del grande fotoreporter, spentosi sessant’anni fa.
In programma dal 7 marzo al 18 maggio 2014, la mostra di Capa, dopo quelle di Henri Cartier-Bresson e Werner Bischof, chiude il ciclo di eventi espositivi, iniziato nel 2011, dedicati dal museo nuorese ai fotografi dell’agenzia Magnum.
Nato in Ungheria nel 1913 con il nome di Endre Friedmann, emigrato a Berlino e poi a Parigi, Capa è considerato il padre del fotogiornalismo. Figlio di una famiglia ebrea ed esule egli stesso, non smise mai di documentare il mondo dei diseredati e dei profughi, utilizzando la macchina fotografica come strumento di testimonianza e di denuncia. I suoi reportage, pubblicati su importanti riviste internazionali, tra le quali “Life” e “Picture Post”, costituiscono un documento storico di indiscusso valore, oltre che uno straordinario e affascinante archivio di immagini, talvolta immediate ed esplicite, talvolta sottili e ironiche.
Il percorso della mostra ha inizio con le celebri istantanee di Leon Trotsky, realizzate senza autorizzazione a Copenaghen nel 1932. Nel 1931 Capa si era trasferito a Berlino, da dove sarebbe fuggito all’avvento del Nazismo per recarsi a Parigi. È qui che nel 1936 fotografa i tumulti delle lotte operaie e del fronte popolare.
Ancora nel 1936 Capa è in Spagna, per documentare la guerra civile. A Cerro Muriano, nel mese di agosto, realizza lo scatto che lo renderà celebre in tutto il mondo, “Morte di un miliziano lealista”, una delle più famose immagini della storia del Novecento, presente in mostra insieme ad altre fotografie del periodo.


Nel percorso al MAN, oltre a una decina di fotografie del conflitto cinese-giapponese, realizzate nel 1938, anche una selezione delle immagini realizzate da Capa in Gran Bretagna e in Italia durante la seconda guerra mondiale, tra le quali il “Contadino siciliano che indica all’ufficiale americano la presenza di un convoglio tedesco”, “L’uomo con in braccio la bimba ferita”, “Il funerale delle giovani vittime partigiane delle Quattro giornate di Napoli”.
Un’altra sezione è dedicata alla documentazione dello sbarco degli alleati in Normandia. È in questa occasione che Capa realizza i celebri fotogrammi da lui stesso definiti “leggermente fuori fuoco”, a causa di un errore tecnico nella fase di sviluppo. In mostra sono presentati i principali, insieme ad altre fotografie realizzate in diverse parti della Francia nel 1944.
Completano il percorso espositivo le fotografie delle macerie tedesche dopo la fine della guerra, le immagini scattate in Ucraina nel 1947, dove Capa documenta la vita nelle fattorie collettive, gli scatti del conflitto israeliano e quelli dell’ultimo reportage in Indocina, dove Capa troverà la morte sul campo, a causa di una mina anti-uomo.
Chiude la mostra un’ampia sezione dedicata ai ritratti realizzati da Capa nel corso della sua carriera, da Gary Cooper a Ingrid Bergman, sua amante, da Truman Capote a John Huston, fino alle celebri immagini di Matisse e dell’amico Pablo Picasso.

Informazioni e prenotazioni:
MAN_Museo d’arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 - 08100 Nuoro - tel +39.0784.252110 Orari: 10:00 - 13:00 / 15:00 - 19:00 (Lunedì chiuso)
Biglietteria:
Intero 3,00 euro
Ridotto 2,00 euro (dai 18 ai 25 anni) Gratuito under 18 e over 65
Gratuito ultime domeniche del mese

giovedì 20 febbraio 2014

Cristiana Collu sul palco di Sanremo: testimone del contemporaneo



Non sono mai stato un fan di Sanremo, anche se, lo confesso, spesso mi è capitato di guardarlo. 
Più come fenomeno di costume e cultura popolare che per le canzoni. 
D'altronde anche questa è cultura. L'edizione di quest'anno non la sto seguendo molto... sono troppo impegnato su altre cose. 
C'è però una cosa che dobbiamo riconoscere a Fazio, noi che amiamo l'arte: ha fatto centro!

Portare sul palco dell'Ariston Cristiana Collu, direttrice prima del Man di Nuoro ed ora del Mart di Rovereto, è stata una mossa coraggiosa e la dimostrazione di una certa sensibilità ai fatti dell'arte contemporanea. 
Sono convinto che molti delle milioni di telespettatori del Festival, non sanno nemmeno chi sia e molto probabilmente non hanno mai messo piede in nessuna delle due strutture che ho citato, ma il tentativo è assolutamente lodevole. 
Un modo intelligente di sfruttare il mondo industralizzato delle canzonette, di fronte ad un vastissimo pubblico, per parlare di arte contemporanea. Certo non basta ma è comunque un inizio...

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mercoledì 28 agosto 2013

BRACCIA#1 al MAN



BRACCIA#1 
Alessandro Biggio
al MAN
13 settembre - 3 novembre 2013

 
“Braccia” è un progetto in due tappe dell’artista Alessandro Biggio (Cagliari, 1974), nato dalla necessità di sperimentare una diversa relazione tra ideazione e realizzazione nella produzione dell’opera d’arte.

Sostenuto dal Museo MAN di Nuoro e dal Museo Marino Marini di Firenze, il progetto vede, per la mostre in programma al Museo MAN, la partecipazione di sei artisti internazionali - Alexandra Bircken (Colonia, Germania 1967), Michael Höpfner (Krems, Austria 1972), Luca Francesconi (Mantova, Italia 1979), Jessica Parker Valentine (Austin, Usa 1980), Ian Pedigo (Anchorage, Usa 1973) e Luca Trevisani (Verona, Italia 1979).

Agli artisti coinvolti, selezionati da Biggio secondo criteri di affinità e di vicinanza al suo stesso lavoro, è stato chiesto di elaborare un progetto per la realizzazione di un’opera inedita a partire da alcune informazioni generali, diverse di volta in volta, e dallo scambio che ne è conseguito. Una volta definito il progetto, Biggio si è fatto carico della sua realizzazione tenendo fede alle indicazioni ricevute.
Tutti i lavori sono stati realizzati in Sardegna, dove Biggio risiede, lontano dai loro autori intellettuali. La condizione della distanza, insieme al principio della delega, viene a costituirsi come uno degli elementi chiave di questo progetto. Oltre all’emersione di specifiche dinamiche legate ai processi creativi dell’opera d’arte, “Braccia” cerca infatti di rompere l’associazione semantica tra i concetti di insularità e isolamento, promuovendo un’idea alternativa di insularità, come luogo della relazione.
Il progetto ideato da Biggio apre anche una discussione sul principio di autorialità, svelando meccanismi diffusi nel sistema di produzione dell’arte. Chi è l’autore delle opere realizzate? Mente e braccia in che modo interagiscono? E quanto dipendono le une dall’altra? E viceversa? La scelta di ricondurre la paternità delle opere prodotte a entrambi i soggetti - dunque ai diversi autori intellettuali, ma anche sempre allo stesso Biggio - promuove l’idea che in ciascuno dei due momenti generativi dell’opera– quello intellettuale e quello materiale - vi sia una componente creativa, tanto scontata quanto difficile da riconoscere.
I percorsi per arrivare alla definizione dei progetti ed il modo di intendere la relazione tra ideatore ed esecutore materiale sono estremamente differenti per ciascuno degli artisti coinvolti. Differenti sono la durata e l’intensità del confronto e differenti il livello di dettaglio dei diversi progetti, il livello di coinvolgimento durante la realizzazione la sua effettiva durata.
Nello specifico di questa prima tappa nuorese, Luca Francesconi ha elaborato un progetto a partire da un materiale carico di suggestioni e implicazioni: l’ossidiana di Pau. Il lavoro di Luca Trevisani verte intorno al concetto di confine (dentro/fuori; deperibile/duraturo). Distanza, silenzio, cammino, sono alcune delle parole ricorrenti nel lungo scambio con Michael Höpfner. Con Ian Pedigo il  lavoro prende forma a partire da riflessioni e scambi  sulle relazioni tra trasparenza, architettura e corpo. Il percorso fatto con Jessica Parker Valentine ha condotto a un disegno tridimensionale, una spina dorsale, un verme, uno stelo. Infine una sella, il corpo e l’assenza sono  gli elementi da cui ha preso forma il progetto di Alexandra Bircken.
Un catalogo bilingue con la documentazione di tutti i lavori realizzati nell’ambito del progetto sarà pubblicato, grazie al contributo della Fondazione Banco di Sardegna, in occasione della seconda mostra, in programma al Museo Marino Marini di Firenze a partire dal prossimo mese di dicembre.


Informazioni e prenotazioni:
MAN_Museo d'arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 - 08100 Nuoro - tel +39.0784.252110
Orari: 10:00 - 13:00/15:00 - 19:00 (Lunedì chiuso)

Biglietteria:
Intero 3,00 euro
Ridotto 2,00 euro (dai 18 ai 25 anni)
Gratuito under 18 e over 60
Gratuito ultime domeniche del mese

giovedì 15 agosto 2013

Norman McLaren Animazioni al Man

Al Man di Nuoro da 13 settembre... da non perdere!




 Norman McLaren
Animazioni
a cura di Elena Volpato e Lorenzo Giusto
13.09-03.11.2013
Animazioni” è il titolo della prima rassegna dedicata in Italia a Norman McLaren (Stirling 1914 - Montréal 1987), pioniere dell’animazione sperimentale e autore di culto della cinematografia d’avanguardia. Curata da Lorenzo Giusti, direttore del Museo MAN ed Elena Volpato, responsabile della Collezione di Film e Video d'Artista della Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino, la rassegna presenta 14 tra le più importanti opere animate del regista scozzese, naturalizzato canadese, realizzate tra il 1940 e il 1983.
McLaren inizia la sua carriera a soli diciannove anni realizzando Seven Till Five (1933), un cortometraggio in cui descrive un giorno di vita in una scuola d'arte. Le tecniche dell’animazione fanno la loro comparsa due anni dopo con Camera Makes Whopee! (1935) che, presentato in Scozia, nell’ambito di un festival amatoriale, viene notato da John Grierson, padre del documentarismo britannico. Dopo la guerra civile spagnola del 1936, a cui partecipa come cineoperatore, McLaren realizza quattro film, tra cui Love on the wing, con immagini disegnate direttamente sulla pellicola. Trasferitosi a New York nel 1939, continua a sperimentare la pittura diretta su celluloide finché nel 1941 approda al National Film Board of Canada, grazie al cui supporto realizzerà opere fondamentali per lo sviluppo della cinematografia d’animazione, sperimentando innumerevoli tecniche, dalla pittura su celluloide all’animazione di carte ritagliate, dal disegno animato alla pixillation (con l’inserimento di attori veri in sequenze animate), dallo stop motion alle tecniche digitale.
In mostra al MAN, insieme a lavori come Boogie Doodle (1940), Begone Dull Care (1949) o A Phantasy (1952), anche il celebre cortometraggio Neighbours (1952), che valse a McLaren numerosi riconoscimenti, tra cui l’Oscar al miglior documentario. Il film, nel quale sono utilizzate persone reali per creare effetti animati, descrive la lotta fratricida tra due vicini di casa per accaparrarsi il fiore sbocciato sul confine tra le loro proprietà.
Tra gli altri lavori presentati nella rassegna Blinkity Blank (1955), un cortometraggio con immagini incise direttamente sulla pellicola, racconta il conflitto di un uccello con la sua gabbia, mentre in Chairy Tale (1957), un’animazione di oggetti e persone musicata da Ravi Shankar, il conflitto è tra un uomo e la sua sedia. Ancora in mostra, Le Merle (1958), un corto basato su una vecchia canzone franco-canadese, che narra la storia di un merlo che con l’avanzare dei versi della canzone perde le parti del corpo per ricomporsi continuamente in nuove immagini.
Tra i lavori degli anni Sessanta presentati nella rassegna, Lines-Horizontal (1961) e Mosaic (1965), sono il secondo e terzo di una serie di tre cortometraggi prodotti in collaborazione con Evelin Lambart. New York Lightboard Record (1961) riprende la reazione dei cittadini newyorkesi mentre osservano un annuncio luminoso a Times Square, mentre Pas de Deux (1967) è un video in bianco e nero, con protagonisti i ballerini Margaret Mercier e Vincent Warren, dove l’intreccio di musica e danza ricrea un effetto grafico, quasi stroboscopico, grazie all’utilizzo delle tecniche di slow-motion.
A rappresentare la produzione tarda di McLaren il pluripremiato Synchromy (1971), dove musica e immagini dialogano in perfetta sincronia, sfruttando il potenziale informatico e le nuove tecniche ottiche, e ancora Animated Motion 5 (1978), realizzato in collaborazione con Grant Munro, e Narcissus, cortometraggio musicale del 1983, l’ultimo realizzato per il National Film Board of Canada.


Informazioni e prenotazioni:

MAN_Museo d'arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 - 08100 Nuoro - tel +39.0784.252110
Orari: 10:00 - 13:00/15:00 - 19:00 (Lunedì chiuso)


Biglietteria:
Intero 3,00 euro
Ridotto 2,00 euro (dai 18 ai 25 anni)
Gratuito under 18 e over 60
Gratuito ultime domeniche del mese

Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo
tel. 049.663499
info@studioesseci

martedì 30 luglio 2013

"Cosa bolle in pentola" al MAN?



Nuova stagione, nuovo programma e nuove prospettive per il Museo MAN di Nuoro. Dopo l’importante retrospettiva dedicata a Marino Marini, dopo le mostre Post Scriptum e The Camera’s Blind Spot, che hanno messo a confronto un nutrito gruppo di artisti internazionali attorno a tematiche di stretta attualità, e dopo la mostra estiva, dedicata alla produzione pittorica in Sardegna nella prima metà del XX secolo, il programma 2013 del museo MAN riparte a settembre con tre eventi dedicati ai linguaggi della contemporaneità. Venerdì 13, alle ore 19.00, tre nuove mostre saranno inaugurate a Nuoro, nella sede di via Satta: Norman McLaren. Animazioni; Braccia #1; Laura Pugno. Altri sensi. 

“Animazioni” è il titolo della prima rassegna dedicata in Italia a Norman McLaren (Stirling 1914 – Montréal 1987), pioniere dell’animazione sperimentale e autore di culto della cinematografia d’avanguardia. Curata da Lorenzo Giusti, direttore del Museo MAN ed Elena Volpato, responsabile della Collezione di Film e Video d’Artista della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, la rassegna presenta 14 tra le più importanti opere animate del regista scozzese, naturalizzato canadese, realizzate tra il 1940 e il 1983.
“Braccia” è un progetto in due tappe dell’artista Alessandro Biggio (Cagliari, Italia 1974), nato dalla necessità di sperimentare una diversa relazione tra ideazione e realizzazione nella produzione dell’opera d’arte. Sostenuto dal Museo MAN di Nuoro e dal Museo Marino Marini di Firenze, il progetto vede, per la parte in programma al Museo MAN, la partecipazione di sei artisti internazionali – Alexandra Bircken (Colonia, Germania 1967), Michael Höpfner (Krems, Austria 1972), Luca Francesconi (Mantova, Italia 1979), Jessica Parker Valentine (Austin, Usa 1980), Ian Pedigo (Anchorage, Usa 1973) e Luca Trevisani (Verona, Italia 1979).
“Altri sensi” è il titolo della mostra personale di Laura Pugno (Trivero, Italia 1975) al Museo MAN. Insieme a un’ampia selezione di lavori degli ultimi cinque anni, il progetto presenterà al pubblico una nuova serie di opere realizzate in Sardegna e dedicate alla regione interna del Supramonte. La ricerca di Laura Pugno ha come principale terreno di indagine il paesaggio, inteso non come elemento naturale, come immagine fissa di una porzione più o meno estesa di realtà, ma come costruzione sociale, come sovrastruttura ideologica e culturale.

La stagione 2013 del Museo MAN si concluderà con un importante evento in collaborazione con la Città di Locarno, dedicato a Jean Arp (Strasburgo 1887 – Basilea 1966) e alla galassia di artisti dell’avanguardia a lui più vicini, tra i quali Alexander Calder, Paul Klee, Max Ernst e ancora Joseph Albers, Julius Bissier, Sonia Delaunay, Theo Van Doesburg, Viking Eggling, Fritz Glaner, Richard Huelsenbeck, Marcel Janco, Richard Paul Lohse, Alberto Magnelli, Meret Oppenheim, Francis Picabia, Hans Richter, Victor Vasarely. Tra i maggiori artisti europei della prima metà del secolo scorso, Arp deve la sua fama al superamento delle forme tradizionali dell’arte figurativa e alla scoperta di nuovi linguaggi astratti. Nel 1912 partecipò alla seconda esposizione del Blaue Reiter a Monaco, dove conobbe Kandinskij e Delaunay. Nel 1913, a Berlino, collaborò a Der Sturm. Nel 1914, a Colonia, incontrò Max Ernst, quindi a Parigi si legò a Picasso, Max Jacob, Apollinaire e Modigliani. Fu tra i fondatori del gruppo Dada a Zurigo e a Colonia (1916-1919) con Tristan Tzara e Sophie Taeuber, con i quali condivise uno spirito visionario che lo avrebbe condotto ad aderire alla poetica surrealista. Mantenne sempre un interesse precipuo per la ricerca di una plasticità piena, allusiva a forme naturali e rivolta a sorprendere e fissare il principio “creativo” od “organico” della realtà. A questa specifica sensibilità di Arp, individuabile anche nelle opere di altri importanti autori a lui prossimi, sarà dedicata la mostra al Museo MAN, a cura di Rudy Chiappini e Lorenzo Giusti.

Sono intanto ripresi i lavori per la nuova sede del museo, la cui apertura è prevista entro la fine del 2014. Nata dall’accorpamento di due edifici storici situati nella celebre piazza Sebastiano Satta, disegnata da Costantino Nivola nel 1967, la sede doterà il museo di nuovi spazi destinati alle esposizioni temporanee, oltre che di nuove aree per la didattica, l’accoglienza, il ristoro e il merchandising. L’apertura della nuova sede è parte integrante del progetto di riordino e ampliamento che, progressivamente, vedrà il museo configurarsi come sistema diffuso. Dopo l’apertura della nuova sede rimarrà infatti attiva la location storica del MAN, che, oltre ad ospitare progetti espositivi legati alla produzione artistica dell’isola, accoglierà la collezione permanente del museo.

Informazioni e prenotazioni:

MAN_Museo d’arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro – tel +39.0784.252110
Orari: 10:00 – 13:00/15:00 – 19:00 (Lunedì chiuso)
Biglietteria:
Intero 3,00 euro
Ridotto 2,00 euro (dai 18 ai 25 anni)
Gratuito under 18 e over 60
Gratuito ultime domeniche del mese

martedì 4 dicembre 2012

Marino Marini al Man

Al Man di Nuoro arriva la "Cavalleria". 
Una mostra dedicata a Marino Marini sul tema cavalli e cavalieri, dal titolo "Post scriptum" a cura di Lorenzo Giusti (direttore del Man) e Alberto Salvadori (direttore del Museo Marino Marini). Da non perdere!

MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro
via S.Satta 27, 08100 Nuoro
14 dicembre 2012 - 24 febbraio 2013 


Il tema “Cavalli e cavalieri” è oggetto di due mostre parallele curate da Lorenzo Giusti, direttore del Museo MAN, e da Alberto Salvadori, direttore del Museo Marino Marini. Un tema profondamente sardo declinato, da un lato, dall’artista del nostro Novecento che più di ogni altro lo ha rappresentato, Marino Marini, e dall’altro attraverso lo sguardo di alcuni artisti contemporanei, autori di opere in video in cui la tematica del cavaliere è riletta in chiave attuale, secondo punti di vista e prospettive diverse e che, nell’insieme del progetto, costituiscono una sorta di testo critico per immagini. Tania Bruguera (Cuba, 1968), Alberto De Michele (Italia, 1980), Pietro Mele (Italia, 1976), Anri Sala (Albania, 1974), Carolina Saquel (Chile, 1970), Nedko Solakov (Bulgaria, 1957), Salla Tykkä (Finlandia, 1973).

giovedì 25 ottobre 2012

Marino Marini al MAN di Nuoro

 

 Marino Marini al MAN di Nuoro

 

Il tema “Cavalli e cavalieri” sarà oggetto di due mostre parallele, dal 15 dicembre al 24 febbraio prossimi al MAN di Nuoro.

Il progetto di Lorenzo Giusti, neo direttore dell’istituzione nuorese, anticipa una delle linee del nuovo MAN: la contemporanea e contestuale presenza di importanti mostre sul Novecento italiano ed internazionale affiancate da ampie finestre sugli artisti contemporanei.

Per questo primo test del suo progetto Lorenzo Giusti ha scelto un tema profondamente sardo, quello dei cavalli e dei cavalieri, declinato, da un lato, dall’artista del nostro Novecento che certo più di ogni altro lo ha rappresentato, ovvero Marino Marini.

All’ampia mostra di Marini (oltre un centinaio le opere esposte) viene affiancato, come progetto parallelo ma indipendente, uno sguardo sulla produzione artistica contemporanea sul medesimo tema (Cavalli e Cavalieri. Post Scriptum). Attraverso la presentazione di alcuni lavori realizzati negli ultimi anni da artisti di rilievo internazionale, di diversa generazione e provenienza, tra i quali Alberto De Michele, Tue Greenfort, Pietro Mele, Anri Sala, Carolina Saquel, Nedko Solakov, Salla Tykka. I lavori selezionati, per quanto diversi gli uni dagli altri per modalità operative, sensibilità e finalità, condividono il riferimento alle figure del cavallo e del cavaliere, soggetti ancora capaci di evocare specifiche suggestioni e di farsi interpreti privilegiati della realtà presente.

“La mostra Cavalli e cavalieri – afferma Giusti, che ne è curatore insieme a Alberto Salvadori – è la prima personale dedicata al lavoro di Marino Marini realizzata in Sardegna. Il progetto espositivo, che si avvale della collaborazione della Fondazione Marino Marini di Pistoia e del Museo Marino Marini di Firenze, nasce dalla constatazione di un diffuso ritorno di interesse, a livello internazionale, per l’opera dell’artista e da una riflessione condivisa sull’importanza cruciale del motivo del cavallo con cavaliere nella vicenda dello scultore toscano, maestro conclamato dell’arte italiana del Novecento. Un tema che, nelle sue diverse declinazioni, tocca tradizioni profondamente radicate in tutto il territorio sardo, dove, seppure indirettamente – non avendo Marini operato sull’isola – l’esperienza artistica dello scultore costituisce uno dei maggiori riferimenti, non soltanto per la celebrità del suo percorso, ma anche in virtù del suo ruolo di insegnante all’ISIA di Monza, frequentata, all’inizio degli anni Trenta, dai sardi Salvatore Fancello, Costantino Nivola e Giovanni Pintori.

Al MAN saranno presentate quindici sculture tra le più importanti del percorso di Marino Marini e oltre cento tra disegni e opere grafiche, eseguite dall’artista tra il 1937 e il 1979 (anno che precede la morte dell’autore) e che raccontano il dispiegarsi nel tempo di un percorso creativo di grande originalità e coerenza”.

Le due mostre saranno accompagnate da altrettanti cataloghi bilingue (italiano ed inglese) editi da Silvana.

Informazioni e prenotazioni:
MAN_Museo d’arte della Provincia di Nuoro
Via s. Satta 27 – 08100 Nuoro – tel +390784252110
Orari: 10:00 – 13:00 15:00 – 19:00 (Lunedì chiuso)
Biglietteria:
Intero 3,00 euro
Ridotto 2,00 euro (dai 18 ai 25 anni)
Gratuito under 18 e over 60
Gratuito ultime domeniche del mese

 

sabato 15 settembre 2012

Una giornata al Man...



Innanzi tutto una premessa: considero il MAN ( www.museoman.it/ ) una delle realtà museali fra le più interessanti che ci siano oggi in Italia.
Ed anche il nuovo direttore, Lorenzo Giusto, mi piace. Nonostante abbia un compito arduo da sostenere: sostituire una direttrice, Cristiana Collu (oggi alla guida del Mart (www.mart.trento.it ), che ha decisamente lasciato un segno importante, senza grandi risorse economiche visti i tempi di magra.



Ma torniamo alla mia visita.
La mostra in corso, "CRATTERI EREDITARI" (vedi il post: http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2012/07/al-man-di-nuoro-caratteri-ereditari-e.html ), mi è piaciuta. In particolar modo le opere di Roberto Fanari che gia conoscevo, e i lavori di Fabiola Ledda, che invece si sono rilevati una piacevole scoperta.

In realtà, però, la mia "gita" a Nuoro, è stata programmata per seguire l'incontro, del quale già avevo accennato qualcosa nei giorni scorsi (http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2012/09/domani-al-man.html). Un dibattito assolutamente interessante che ha fornito agli astanti molti spunti di riflessione.
La cosa più evidente che è emersa dal confronto è questa: la Sardegna si dimostra assulutamente una delle realtà più interessanti e frizzanti da un punto di vista culturale, con persone e personaggi di grande spessore, che promuovono e propongono innovazione, tradizione e qualità a tutti i livelli, dal giovane collettivo alle fondazioni, dalle realtà museali come il Man alle associazioni.
Quello che manca è il collezionismo privato, che come sempre è il carburante per poter muovere ogni cosa, visto che il contributo pubblico è da tempo esaurito.
Cosa fare allora per trovare risorse? A questo quesito come spesso accade non c'è risposta. Ci sono idee, proposte ma in concreto manca la spinta propulsiva che porti linfa e risorse all'industria culturale.
Una soluzione, banale ed elementare, potrebbe essere una azione collettiva di avvicinamento propedeutico alle arti.
Organizzando corsi e dibattiti per formare nuovi collezionisti. Partendo dall'ABC, guidando i partecipanti alla lettura delle opere facendo proprio delle brevi "lezioni sul perchè e sul per come" un artista arriva a determinate conclusioni espressive e perchè utilizza certe soluzioni tecniche.
Il collezionismo si forma istruendolo, formandolo, educandolo e questo costa molto in termini energetici e fisici, ma vi posso assicurare che i risultati si ottengono. Troppo spesso noi "adetti al settore" diamo per scontate troppo cose e questo porta un allontanamento del pubblico. Coloro che sono incuriositi dal nostro mondo spesso sono frenati e non ci entrano perchè si sentono ignoranti. E lo sono di fatto, nel senso più buono del termine. A volte assisto ad eventi dove le persone intervenute sono completamente al di fuori di quello che viene proposto e non sanno come interagire. E' un po' come se invitassi alla lettura di Tolstoj un bambino di prima elementare o come se fornissi un telefonino di ultimissima generazione a colui che fino ad ora a usato il piccione viaggiatore.
Pardendo dalla base risulta più facile scalare la piramide. Pardendo dalla cima si rischia solo di cadere....

giovedì 13 settembre 2012

Domani al MAN...




VENERDI 14 SETTEMBRE ORE 16.00
Venerdì 14 settembre, dalle ore 16.00, il MAN promuove una giornata di studi dedicata alle recenti esperienze curatoriali e alle nuove realtà espositive in Sardegna. Il seminario, oltre a tentare una mappatura dei progetti nati negli ultimi anni, intende sviluppare una riflessione condivisa sullo stato del sistema artistico regionale attraverso il punto di vista dei nuovi operatori. Interverranno, tra gli altri: Alessandro Biggio (Innesti), Alessandro Olla (Signal Festival), Valentina Daga, Elisa Desortes (Aliment(e)azioni), Pastorello e Davide Mariani (Galleria LEM), Emanuela Falqui, Marta Anatra (Funivie veloci), Emiliana Sabiu (Cherimus), Ercole Bartoli, Alessandra Menesini (Fondazione Bartoli Felter), Francesca Sassu (Le Ville Matte), Gian Gavino Pazzola (Residenza Candelieri di Sardegna), Giannella Demuro, Antonello Fresu (PAV), Giovanni Casu, Giusy Sanna (Berlin Island), Leonardo Boscani (EX-Q), Marco Lampis (Reverse), Micaela Deiana, Dario Costa (Wilson Project), Paolo Carta, Giorgio Plaisant (MEME Arte contemporanea e prossima), Pino Giampà (Giuseppe Frau Gallery), Roberta Filippelli (Blublauerspazioarte), Roberta Vanali (Artribune), Sonia Borsato e Maria Giovanna Fara (Ben venga maggio), Marta Pettinau (Resistenze).
A moderare l’incontro sarà Paolo Merlini. Le conclusioni sono affidate a Marco CianciottaIvo Serafino Fenu e Raffaella Venturi.



Venerdì 14 settembre 2012 – ore 16.00
Via S. Satta 27 – Nuoro
www.museoman.it

mercoledì 18 luglio 2012

Al MAN di Nuoro: CARATTERI EREDITARI E MUTAZIONI GENETICHE

Trovo Il Man di Nuoro una delle realtà più significative della realtà istituzionale dell'Arte Italiana. Un esempio di ottima gestione, qualità e buone idee... 
Se siete in vacanza in Sardegna, rinunciate a qualche ora di sole e investitele per aprite la mente... 
la vacanza serve anche a questo!



IL MAN_MUSEO D’ARTE PROVINCIA DI NUORO

Presenta

CARATTERI EREDITARI E MUTAZIONI GENETICHE


Roberto Fanari, Fabiola Ledda, Pierpaolo Luvoni, Tonino Mattu, Lorenzo Oggiano, Francesca Randi

19 luglio – 02 settembre 2012


Vernissage → giovedì 19 luglio ore 19


Giovedì 19 luglio si inaugurerà il terzo appuntamento di Caratteri ereditari e Mutazioni genetiche, un progetto iniziato nel 2011 in cui alcuni giovani artisti sono invitati a dialogare con le opere della collezione permanente del MAN e a tradurre l’ispirazione iniziale che ha portato alla nascita e crescita della collezione DNA (acronimo di Dal Novecento Ad oggi), avvalorando in questo modo la vocazione contemporanea del museo e la necessità di rappresentarne il testimone che la nostra epoca lascerà in eredità. La declinazione del progetto prevede un duplice sguardo, maschile e femminile, invitando sei artisti per ognuno degli appuntamenti previsti a relazionarsi con le opere della collezione.

Il titolo riprende una tematica, quella delle mutazioni genetiche, che ha una duplice valenza sempre in bilico fra trasformazione imprevedibile e perfezionamento, mutazioni che non possono prescindere dal mantenere un legame diretto e indelebile con i propri caratteri ereditari. La mostra vuole mettere in evidenza quanto è rimasto nell’operare dei giovani artisti contemporanei della ricerca fatta dai loro predecessori nel secolo scorso, quali sono le confluenze e le divergenze, gli interessi e i desideri.
Un confronto che si sviluppa come dialogo dove una linea senza tempo tiene unite diverse generazioni in un processo evolutivo che allo stesso tempo lascia visibile la testimonianza della tradizione e dove i caratteri di ognuno si delineano in modo indelebile, grazie anche a una mutazione graduale, in una ricombinazione genetica che non ha stravolto il meccanismo evolutivo.

La collezione è una delle testimonianze più importanti della crescita, dell’evoluzione e del costante impegno del museo. Un lavoro complesso e difficile, fatto di accelerazioni, stasi e nuovi slanci che definiscono un percorso in continua trasformazione che non si esaurisce nell’esaltazione di alcuni punti fermi, ma che fa della sua singolare ricerca nel panorama artistico isolano una caratteristica esclusiva che dà spazio a opere e autori meno noti, ma non per questo meno interessanti, che, grazie agli esiti del loro percorso, restituiscono un contesto di inaspettata ricchezza.
Nel tentativo di ridefinire la percezione di patrimonio e identità, il MAN invita artisti contemporanei ad un dialogo aperto, creando suggestivi spazi di sospensione, contemplazione e cortocircuito, vere e proprie stazioni di un percorso che intreccia precise conversazioni con i maestri della storia dell’arte in Sardegna. Lo spazio condiviso invita a una riflessione e nello stesso tempo offre nel suo insieme un'immagine efficace della qualità dei diversi linguaggi artistici.



Roberto Fanari (1984)
I suoi oggetti e personaggi, realizzati con il filo di ferro, sono immersi in uno spazio invisibile. La linea, elemento essenziale di tutto il lavoro, disegna e costruisce lo spazio, ricostruendo il contesto assente,  vero protagonista del lavoro. Il vuoto, la trasparenza, la fitta trama di filo, assumono una valenza quasi cromatica. Come nella "Stanza delle Meraviglie”, sorta di personale collezione sulla linea delle Wunderkammer, o “Seconda B”, un gruppo di bambini "in gita" tra le stanze del museo.


Fabiola Ledda (1971)
Sarda nata in Germania, è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna, città dove vive e lavora. Indaga una molteplicità di linguaggi: fotografia, pittura, installazione, performance, azione scenica, interventi di natura ritmica e sonora. La sua ricerca è orientata prevalentemente su tematiche di denuncia sociale. Esordisce nel 1995 in contesti di sperimentazione e interazione fra i linguaggi. Questo la porta a collaborare con grandi personalità della letteratura e dell'arte in varie parti d'Europa (Parigi, Berlino, Sarajevo, Heidelberg, Paesi Baschi, Napoli).


Pierpaolo Luvoni (1979)
Nato ad Alghero nel 1980, vive e lavora a Porto Torres (SS) .Si diploma in scultura presso l'Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari (dove è attualmente docente) e frequenta poi una residenza alla Summer Academy in Austria. Ha all'attivo diverse mostre personali e collettive in Italia e all'estero.
“Nel fare delle cose l’uomo è condannato ad essere libero”, in queste parole di Jean Paul Sartre lui si riconosce e  riconosce il suo lavoro. Quello presentato in mostra concentra l’attenzione su un oggetto come la boa, punto fermo in un organismo mutevole e mobile. Il suo fascino sta nell’essere fissa nella mutevolezza, un punto fisso e irremovibile nel divenire delle cose, libero o forse condannato.


Tonino Mattu (1979)
Rivolge la sua ricerca alla creazione di immagini cispirate da una visione comparatistica e critica degli avvenimenti storici e dei fenomeni sociali e mediatici. Il lavoro spesso consiste nella rielaborazione di immagini d'archivio, cambiandone le coordinate storiche e temporali, in maniera tale da creare un ponte tra passato e presente. Sono frequenti anche i riferimenti all'iconografia religiosa tradizionale e al mondo dei mass media. Una ricerca volta a riscrivere a ritroso un passato mai esistito e a prospettare un futuro già accaduto.


Lorenzo Oggiano (1964)
Lavora con fotografia, video, new media, installazioni e assemblaggi. Laureato in arti visive all'Università degli studi di Bologna (D.A.M.S.) con una tesi sui rapporti tra arti e nuove tecnologie, dai primi anni novanta è impegnato in una ricerca artistica e teorica sulle mutazioni biologiche, sensoriali e cognitive indotte dalle nuove tecnologie e sulle potenzialità estetico-comunicative dei nuovi media. Dal 2003 lavora al ciclo “Quasi-Objects”, una pratica di “re-design organico” orientata alla produzione di organismi ed ecosistemi di sintesi che intende stimolare il pensiero e il dialogo intorno alla progressiva relativizzazione delle forme di vita naturali a seguito dell'evoluzione tecno-biologica.


Francesca Randi (1976)
Attraverso il mezzo fotografico sviluppa uno stile personale, onirico e pensoso, duro e malinconico, con un immaginario fortemente surreale. L’identità femminile e maschile, l’infanzia e l’adolescenza, il teatro off come fuga dai ruoli convenzionali, il paesaggio notturno in movimento, in bilico tra l’incubo quotidiano e la solitudine esistenziale, il doppio e il perturbante: sono alcuni dei temi affrontati dall’artista. Attualmente vive e lavora tra Cagliari e Bologna come fotografa e designer e collabora con varie gallerie d’arte italiane ed estere.


Info:
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Satta, 27 - 08100 Nuoro - Tel. +39 0784 252110
orari: 10:00-13:00 / 16:00-20:00 (lunedì chiuso)