RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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venerdì 22 gennaio 2016

Il Simbolismo Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra - a Milano

A Palazzo Reale - Milano arrivano i SIMBOLISTI


 
 Il Simbolismo
Arte in Europa dalla Belle Époque alla Grande Guerra

Una straordinaria mostra che mette per la prima volta a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a circa un centinaio di capolavori provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private.
Opere mai viste in Italia che già stanno generando una grande aspettativa fra pubblico e critica: Carezze (L’Arte) la straordinaria donna-ghepardo di Fernad Khnopff; la testa di Orfeo galleggiante sull’acqua di Jean Delville, entrambi provenienti dal Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles; l’enorme, sublime opera di Ferdinand Hodler, intitolata l’Eletto, dall’Osthaus Museum di Hagen e Il silenzio della foresta di Arnold Böcklin, dalla Galleria Nazionale di Poznan.

03.02.16 | 05.06.16
PALAZZO REALE Milano

Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group, la mostra è a cura di Fernando Mazzocca e Claudia Zevi in collaborazione con Michel Draguet.

Con 24 sale site al piano nobile di Palazzo Reale, la mostra mette per la prima volta a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a circa un centinaio di dipinti, oltre alla scultura e un’ eccezionale selezione di grafica, provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private.
Nelle varie accezioni in cui si è manifestato in Europa – dall’Inghilterra alla Francia, dal Belgio all’area nordica, dall’Austria all’Italia – il Simbolismo ha sempre dato un grande rilievo ai miti e ai temi che coincidevano con i grandi valori universali della vita e della morte, dell’amore e del peccato, alla costante ricerca dei misteri della natura e dell’umana esistenza.
La mostra presenta per la prima volta in Italia alcuni tra i più significativi capolavori del simbolismo europeo: innanzitutto alcune delle icone dell’idea simbolista del mondo: Carezze (L’Arte) la straordinaria donna/ghepardo di Fernand Khnopff; la testa di Orfeo galleggiante sull’acqua di Jean Delville, entrambi provenienti dal Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles; l’enorme, sublime opera di Ferdinand Hodler, intitolata l’Eletto, dall’Osthaus Museum di Hagen e Il silenzio della foresta di Arnold Böcklin, dalla Galleria Nazionale di Poznan. Si tratta di opere mai viste in Italia che già stanno generando una grande aspettativa fra pubblico e critica.
Una delle sezioni più scenografiche della mostra è composta dalle sale dedicate alla Biennale del 1907: una straordinaria vetrina di confronto tra l’arte italiana più evoluta, cresciuta anche dal confronto con le grandi mostre della Secessione di Berlino e di Vienna. Giulio Aristide Sartorio è presente con l'imponente ciclo pittorico Il poema della vita umana, realizzato per la Biennale del 1907, la stessa dove venne allestita la famosa Sala dell'Arte del Sogno che ha rappresentato la consacrazione ufficiale del Simbolismo in Italia. Il ciclo di Sartorio è affiancato dall’installazione dell’artista vicentino Alberto Tadiello, il cui intervento sonoro - l’incipit di una composizione musicale ripetuto molte volte in modo sfalsato- crea una nuova esperienza di fruizione artistica.
Attraverso 21 sezioni tematiche, il percorso espositivo si svolge poi tra atmosfere e dimensione oniriche: accompagnato dalle poesie di Baudelaire, tratte dalla raccolta ‘I fiori del Male’ il visitatore attraversa le sale della mostra passando dalle rappresentazioni demoniache di Odillon Redon, alle rappresentazioni dei miti di Gustave Moreau, al vitalismo di Ferdinand Hodler, al colorismo dei Nabis. Le interpretazioni dell’amore di Giovanni Segantini, l’immaginario divisionista di Gaetano Previati e la magia della decorazione di Galileo Chini rendono conto, tra l’altro, dell’importanza del movimento simbolista in Italia, permettendo così di riscoprire nomi meno conosciuti: Luigi Bonazza, seguace italiano di Klimt, Leo Putz, Giorgio Kienerk e gli scultori Leonardo Bistolfi e Amleto Cataldi. Il percorso espositivo si chiude immergendo lo spettatore nell'atmosfera fantastica delle Mille e una notte, il ciclo decorativo realizzato da Zecchin alla vigilia della Grande Guerra.

domenica 10 gennaio 2016

Sono stato a visitare la mostra "Da Raffaello a Schiele. Capolavori dal Museo di Budapest" curata da Stefano Zuffi a Palazzo Reale - Milano



Sono stato a visitare la mostra "Da Raffaello a Schiele. Capolavori dal Museo di Budapest" curata da Stefano Zuffi a Palazzo Reale - Milano. 
E non mi ha entusiasmato. 
Devo ammettere però, che forse le mie aspettative erano altre, dovuto magari anche al fatto che di questa mostra si è parecchio scritto e parlato ed i toni e modi utilizzati l'hanno sempre presentata come chissà quale mostra.
Senza nulla togliere alla qualità delle opere esposte, mi pare ovvio e che per alcune di queste, l'aggettivo "capolavoro" trova realmente la sua essenza, è maio giudizio una mostra mediocre.
Gli spazi sono angusti e se ci mettiamo dentro anche gruppi di 15, 20 persone che occupano interamente le "salette", il fruitore solitario o la famiglia sono obbliagati ai margini degli spazi. 
Le opere sono ammassate e spesso illuminate in maniera poco efficace (troppi i riflessi) ed obbligano colui che guarda a spostarsi in continuazione per poter leggere al meglio il dipinto in questione.
L'audioguida è compresa nel prezzo, che non è del tutto popolare: 12 euro, ed il catalogo ne costa "soli" 29 anziché i 34 di copertina.

Ovviamente è comunque una mostra che va visitata, non fosse altro, soltanto per poter rivedere a Milano la "Madonna Esterhàzy" o comunemente chiamata "Madonna col bambino e San Giovannino" di Raffaello Sanzio (che già venne esposta nella città meneghina, a Palazzo Marino, nel passato inverno) o un Cezanne da brivido o ancora un Rubens veramente notevole. 

Per chi volesse, potrà visitare la mostra fino al prossimo 7 febbraio

https://www.youtube.com/watch?v=0PHBmreKjA4


mercoledì 25 novembre 2015

Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau - a Milano



Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau
Palazzo Reale - Milano
10 dicembre 2015 – 20 marzo 2016

Con oltre 220 opere la mostra Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau propone al pubblico un percorso variegato e complesso che ricostruisce il gusto elegante, prezioso e sensuale dell’epoca attraverso le creazioni di Alfons Mucha, gli arredi e le opere d’arte decorativa di artisti e manifatture europei, attivi nello stesso periodo storico.

La mostra è prodotta e organizzata da Palazzo Reale di Milano, Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 Ore, in collaborazione con la Richard Fuxa Foundation e il Centro di Ricerca Rossana Bossaglia, Dipartimento Culture e Civiltà, Università di Verona; si avvale del patrocinio della città di Praga ed è promossa nella tappa milanese dal Comune di Milano – Cultura.

Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau, è curata da Karel SRP, già curatore della mostra sull’artista tenutasi a Praga nel 2013, per la parte relativa alle opere di Mucha e da Stefania Cretella, studiosa di arti decorative, per la parte dedicata alle arti decorative del periodo art nouveau.

Innovativa è la formula della curatela: le competenze scientifiche e i materiali di studio forniti per la realizzazione della mostra, verranno valorizzati attraverso un significativo contributo per il cofinanziamento di assegni di ricerca e borse di studio per giovani studiosi e per le attività scientifiche del Centro di ricerca “Rossana Bossaglia”, diretto da Valerio Terraroli e fondato nel 2015 presso l'Università di Verona, Dipartimento Culture e Civiltà, in ricordo di una grande studiosa di Liberty, Déco e Novecento. Si tratta di un virtuoso esempio di fattiva e organica collaborazione tra soggetti pubblici e privati promotori di cultura e un centro universitario di ricerca avente come obiettivo comune la formazione specialistica e la professionalizzazione di giovani storici dell'arte, con una particolare attenzione alla storia del gusto e delle arti decorative.

La mostra si inserisce come anticipazione in un percorso che Palazzo Reale intraprenderà nel 2016, teso ad approfondire, attraverso i gradi movimenti artistici e i loro protagonisti, quel periodo di transizione e importanti trasformazioni che si colloca tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento: una riflessione che culminerà con la mostra sul Simbolismo in apertura a febbraio 2016 e a cura di Michel Draguet, Ferdinando Mazzocca, con il coordinamento scientifico di Claudia Zevi.

Dopo Milano, la mostra si sposterà a Palazzo Ducale di Genova, dove sarà visitabile da fine aprile a tutto settembre 2016.

Il nucleo principale della mostra è costituito da 149 opere tra affiches e pannelli decorativi di Alfons Mucha (1860-1939), provenienti dalla Richard Fuxa Foundation. L’artista ceco è stato uno dei più significativi interpreti dell’Art Nouveau, divenendo ben presto il "promotore" di un nuovo linguaggio comunicativo, di un'arte visiva innovativa e potente: le immagini femminili dei suoi manifesti erano molto diffuse e popolari in tutti i campi della società del suo tempo e, ancora oggi si può facilmente individuare la sua inconfondibile cifra stilistica, che lo ha reso eterno simbolo dell’Art Nouveau.

Lo “Stile Mucha”, unico e riconoscibile, si è dimostrato adatto per essere applicato ad una grande varietà di contesti: poster, decorazione d’interni, pubblicità per qualsiasi tipo di prodotto, illustrazioni e addirittura produzioni teatrali, design di gioielli e opere architettoniche. Mantenendo come perno centrale la figura di Mucha, le opere dell’artista sono affiancate in mostra da una serie di ceramiche, mobili, ferri battuti, vetri, sculture e disegni di artisti e manifatture europei affini a quella medesima sensibilità squisitamente floreale e sinuosa che caratterizzava un certo filone del modernismo internazionale, tipico soprattutto dell’area francese, belga e, almeno in parte, italiana. Scopo della mostra è dunque quello di restituire appieno l’idea di un’epoca ricca e sfaccettata, facendo dialogarele invenzioni di Mucha con gli ambienti e le decorazioni contemporanee così da ricostruire il clima magico e sfavillante della Belle Epoque.

Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau
Palazzo Reale- Piazza del Duomo 12, Milano
10 dicembre 2015 – 20 marzo 2016

Orari apertura
lunedì 14,30 - 19,30
martedì - mercoledì - venerdì - Domenica 9,30 - 19,30
giovedì - sabato 9,30 - 22,30
Biglietti
Intero 12 €
Ridotto 10 €
Ridotto speciale 6 €
Biglietto Famiglia € 10,00 adulto (1 o 2 adulti) € 6,00 per bambino da 6 a 14 anni

Informazioni e prenotazioni: +39 02 54915
www.ticket24ore.it/mucha
www.mostramucha.it
www.palazzorealemilano.it

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#mostramucha

Matisse e il suo tempo - a Torino

 Matisse e il suo tempo

Dal 12 dicembre 2015 al 14 maggio 2016
in Palazzo Chiablese a Torino



Matisse “l’ansioso, il follemente ansioso” - così lo descrive uno dei suoi amici divisionisti - domina l’arte della prima metà del XX Secolo ed è considerato uno delle coscienze artistiche più affascinanti del Novecento. Sempre al centro di dibattiti, durante tutta la sua carriera è stato capogruppo dei fauves, osservatore critico del cubismo, discepolo di Signac, Renoir e Bonnard, rivale di Picasso, maestro d’accademia e infine precursore di un’arte che anticipa l’espressionismo astratto newyorkese.

Con 50 opere di Matisse e 47 di artisti a lui coevi quali Picasso, Renoir, Bonnard, Modigliani, Miró, Derain, Braque, Marquet, Léger - tutte provenienti dal Centre Pompidou - la mostra “Matisse e il suo tempo” si prefigge di mostrare le opere di Matisse attraverso l’esatto contesto delle sue amicizie e degli scambi artistici con altri pittori. Così, per mezzo di confronti visivi con opere di artisti suoi contemporanei, sarà possibile cogliere non solo le sottili influenze reciproche o le fonti comuni di ispirazione, ma anche una sorta di “spirito del tempo”, che unisce Matisse e gli altri artisti e che coinvolge momenti finora poco studiati, come il modernismo degli anni quaranta e cinquanta. Opere di Matisse quali Icaro (della serie Jazz del 1947), Grande interno rosso (1948), Ragazza vestita di bianco, su fondo rosso (1946) sono messe a confronto con i quadri di Picasso, come Nudo con berretto turco (1955), di Braque, come Toeletta davanti alla finestra (1942), di Léger, come Il tempo libero – Omaggio a Louis David (1948-1949).

Promossa dal Comune di Torino - Assessorato alla Cultura, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e dal Polo Reale di Torino e organizzata dal Centre Pompidou di Parigi, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group, la mostra curata da Cécile Debray conservatore Centre Pompidou sarà visitabile a Palazzo Chiablese di Torino dal 12 dicembre 2015 al 15 maggio 2016.

Dieci sezioni in mostra illustrano, secondo un percorso cronologico intercalato da approfondimenti tematici, le figure matissiane delle odalische - come in Odalisca con pantaloni rossi del 1921 -; la raffigurazione dell’atelier, soggetto ricorrente nell’opera di Matisse ma che, negli anni bui della Seconda Guerra Mondiale, dà luogo a quadri stupefacenti a firma di Braque (L'Atelier IX, 1952-56) e Picasso (Lo studio, 1955); l’opera e il percorso di Matisse dai suoi esordi con Gustave Moreau (1897-99) fino alla sua scomparsa negli anni Sessanta e alle ultime carte dipinte e ritagliate.

Matisse e il suo tempo

Dal 12 dicembre 2015 al 14 maggio 2016

Palazzo Chiablese
Piazza San Giovanni 2 Torino

Giorni di apertura e orari di mostra
Lunedì 14.30 - 19.30
Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato, Domenica 9.30 - 19.30
Giovedì 9.30 - 22.30
(Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura)
Biglietti
Intero € 13 (audioguida esclusa)
Ridotto € 11 (audioguida esclusa)

Informazioni e prenotazioni
T. +39 011 0240113
www.mostramatisse.it
www.ticket.it/matisse

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#MatisseTorino

lunedì 9 novembre 2015

Alla GAM di Torino, MONET dalle collezioni del Musée d'Orsay

Si è inaurata circa un mese fa e sarà visitabile fino a fine gennaio... da non perdere!

 


MONET 
dalle collezioni del Musée d'Orsay

2 ottobre 2015
31 gennaio 2016


Dopo la mostra di Degas nel 2012 e quella dedicata a Renoir nel 2013, la collaborazione tra la Città di Torino e l’asse Musée d’Orsay e gruppo Skira si rinnova con una straordinaria esposizione dedicata a Claude MONET (1840-1926), capofila della grande stagione impressionista accanto a Manet, Renoir, Degas, Pissarro, Sisley e Cézanne.
Il Musée d’Orsay, che conserva la più importante collezione di opere di Claude Monet, ha concesso oltre quaranta capolavori per dare vita a una strabiliante mostra monografica incentrata sul maestro.
Sono presenti in mostra alcune opere di carattere eccezionale, mai presentate prima in Italia: un esempio su tutti è quello del grande frammento centrale della Colazione sull’erba, opera fondamentale nel percorso di Monet per la precoce affermazione di una nuova, audace concezione della pittura en plein air, rappresentativa di un passaggio cruciale che culminerà con l’Impressionismo.
Attorno a questa straordinaria opera, cui si lega anche il bellissimo ritratto a figura intera di Madame Louis Joachim Gaudibert, sono stati selezionati due prestigiosi nuclei di dipinti che documentano i luoghi che accolsero le fasi decisive della ricerca di Monet, da un lato gli studi dei riflessi della luce sull’acqua ad Argenteuil, dall’altro quelli legati al soggiorno di Vétheuil, che riprendono nello studio della resa luminosa della neve il precoce motivo de La Gazza, anch’essa esposta.
La mostra documenta, proprio a partire da opere capitali come la Colazione sull’erba, momenti decisivi del percorso di Monet sino al 1886, anno in cui l’artista realizza l’emblematica figura intrisa di luce dello Studio di figura en plein air: donna con parasole girata verso destra, affiancando a essa capolavori come il dipinto Rue Montorgueil a Parigi. Festa del 30 giugno 1878, con l’immagine delle bandiere che si sfaldano nella luce parigina o Le ville a Bordighera (1884) che restituisce gli sfolgoranti colori che Monet registra nel suo primo soggiorno nella Riviera ligure.
A evocare la ricchezza dell’ultima parte della produzione dell’artista sono altre presenze d’eccezione, note al grande pubblico: le due straordinarie versioni della La cattedrale di Rouen. Il portale con tempo grigio (Armonia grigia) e La cattedrale di Rouen. Il portale e la torre Saint-Romain in pieno sole: qui il gioco di scelte cromatiche quasi antitetiche rimanda alla messa a punto di serie e ripetizioni che egli compone tra gli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, mentre in Londra, il Parlamento, effetto di sole nella nebbia, l’architettura monumentale del parlamento inglese è ormai pressoché dissolta nella luce.
La mostra consente dunque di mettere a fuoco alcuni tratti decisivi della complessa evoluzione del percorso artistico di Monet, evidenziando la varietà e qualità della sua tecnica pittorica, concentrando lo sguardo su temi e innovative soluzioni che ne fanno uno dei padri indiscussi dell’arte moderna.



sabato 3 ottobre 2015

A Firenze per Koons e a Palazzo Strozzi per Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana




Oggi, avendo finalmente una mezza giornata libera, mi sono regalato un pomeriggio a Firenze. Ovviamente, prima tappa di questa gita "fuori porta": Jeff Koons, del quale avevo già dato notizia qualche tempo fa... (Vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2015/09/jeff-koons-in-florence.html). Rimango della mia opinione: MERITA! Anche se in effetti due opere soltanto, sono poche per far capire ai feroci conservatori, che hanno fatto e detto di tutto contro Koons in piazza della Signoria, l'intera poetica di questo grande contemporaneo.
Seconda tappa, Palazzo Strozzi per La mostra "Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana". Una bella mostra, ben concepita con un percorso assolutamente interessante e con alcune opere degne dell'attenzione di tutti... Merita la visita...


Renato Guttuso


Marc Chagall

Vincent Van Gogh

Pablo Picasso

Jean-François Millet

 


"Un’eccezionale mostra dedicata alla riflessione sul rapporto tra arte e sacro tra metà Ottocento e metà Novecento attraverso oltre cento opere di importantissimi artisti italiani, tra cui Domenico Morelli, Gaetano Previati, Felice Casorati, Lorenzo Viani, Gino Severini, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Emilio Vedova, e internazionali come Vincent van Gogh, Jean-François Millet, Edvard Munch, Pablo Picasso, Max Ernst, Georges Rouault, Henri Matisse.

Grandi protagonisti della mostra sono capolavori come L’Angelus di Jean-François Millet, eccezionale prestito dal Museé d’Orsay di Parigi, opera che emana una religiosità atavica, un senso del sacro trasversale e universale; la Pietà di Vincent van Gogh dei Musei Vaticani, fondamentale perché – nonostante la vocazione religiosa e mistica – l’artista ha rappresentato raramente soggetti sacri, e lo ha fatto ispirandosi a opere di altri autori; la Crocifissione di Renato Guttuso delle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, opera emblematica con un’intensa connotazione politica che esprime, come Guernica, un
grido di dolore, la Crocifissione bianca di Marc Chagall, proveniente dall’Art Institute di Chicago, l’opera d’arte più amata da papa Bergoglio"

lunedì 21 settembre 2015

"La grande madre"... per tutti ma solo solo per pochi!



Nei giorni passati, trovandomi a Milano, ho approfittato per girare un po'... 
Vista la vastita della proposta che offre in questo periodo la città meneghina ed il poco tempo comunque a disposizione, dopo lunghe riflessioni, mi sono trovato di fronte ad un bivio: Giotto o Gioni? ho optato per la seconda ipotesi e mi sono avvicinato alla mostra ospitata sempre a Palazzo Reale, curata appunto da Massimiliano Gioni:"LA GRANDE MADRE" (mostra della quale vi avevo già fornito qualche informazione in un post precedente, vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2015/08/la-grande-madre-palazzo-reale-cura-di.htm).
Cosa devo dire, è una mostra che sconsiglio vivamente a tutti. 
E' troppo! 
E una mostra per tutti ma solo solo per pochi!
E' troppo ben allestita, con opere straordinarie, ambietate in un contesto di raro fascino con un percorso omogeneo e lineare, dove vengono presentate al pubblico delle testimonianze di rilevanza unica e raffinata preziosità.
E' troppo perchè forse, non sono (sarebbe meglio dire non siamo), abituato a vedere tutte insieme tante rarità, proposte in maniera intelligente e didascalica.

Se però, doveste decidere di andare comunque a visitare questa mostra, seguite il percorso con la preziosa guida che vi viene offerta gratuitamente all'ingresso e al posto delle solite fredde audioguide, sappiate che in ogni sala sarete accolti da una persona, lì a vostra disposizione, pronta a raccontarvi ciò che state guardando... 



Dialogerete con tutti i grandi protagonisti del contemporaneo e non solo. 
Vedrete video, foto, dipinti, sculture ed installazioni che vi condurranno passo, passo nel contemporaneo...



E se ne uscirete entusiasti come ne è uscito il sottoscritto, portatevi a casa il catalogo edito per i tipi di Skira... è un'altra opera d'arte...

La Grande Madre è una mostra promossa da Comune di Milano | Cultura, ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi insieme a Palazzo Reale per Expo in città 2015
 

Comunque seguite il mio consiglio, non andateci... potreste veramente innamorarvi dell'arte, ed è una malattia incurabile!

venerdì 4 settembre 2015

Aspettando l'inverno… in autunno su e giù per l'Italia



Arriva l'autunno ed arrivano le grandi mostre… ed in attesa dell'inverno ci si scalderà con una vasta scelta di grandi mostre "istituzionali", che per gli appassionati, scegliere sarà veramente imbarazzante...

"Giotto e l'Italia", a Palazzo Reale di Milano apre questo lungo e sicuramente incompleto elenco di mostre ed esposizioni che ci accompagnerà in questo autunno 2015.

La mostra, dedicata al grande del '300, dove per la prima volta sono riunite 13 opere, tra cui la "Maestà della Vergine", "Dio Padre in trono" il "polittico Stefaneschi", sarà senza ombra di dubbio la "mostra evento" dell'anno. 

Sempre lì, a Paazzo Reale, arriverà di seguito "Da Raffaello a Schiele"… ed anche questa meriterebbe la visita… oltre alla mostra curata da Gioni "La Grande Madre" di cui ho già parlato in questo blog in un post precedente...

A Firenze, poi, a Palazzo Strozzi, approda "La Bellezza Divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana".

A Genova, a Palazzo Ducale, verrà allestita una grande mostra dal titolo "Dagli Impressionisti a Picasso", con opere di Monet, Van Gogh, Gauguin, Cezanne, Renoir, Degas, Picasso, Modigliani, Matisse, Kandinsky ect. ect.

 A Torino, alla Gam, arriva "Monet" e alla Venaria Reale i capolavori di Raffaello, mentre a Roma, dal 15 ottobre al 7 febbraio all'interno del Complesso del Vittoriano ci sarà "Impressionisti Tete a Tete", con lavori di Manet, Renoir, Degas, Pissarro, Cezanne. 
Sempre nella capitale alle Scuderie del Quirinale e Villa Medici, la grande retrospettiva dedicata a Balthus, mentre alle Terme di Diocleziano troverà spazio Henry Moore.

A Palazzo Zabarella di Padova, arriva Giovanni Fattori. 
Ancora a Padova, i Musei Eremitani propongono "Il giovane Casorati" mentre a casa dei Carraresi di Treviso, arriva "Seurat-Van Gogh-Mondrian. Il Divisionismo in Europa". 

Tornando in Toscana,  a Palazzo Blu, Pisa, approda Henry Toulouse Lautrec mentre in Emilia-Romagna "De Chirico a Ferrara 1915-1918. Pittura metafisica e avanguardie europee", sarà a Palazzo dei Diamanti di Ferrara.

Infine, sempre in Emilia, una grande mostra dedicata a Giacomo Balla, sarà allestita, dal 12 settembre all'8 dicembre, alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma), intitolata "Giacomo Balla. Astrattista Futurista" e poi tante altre iniziative come fiere, dibatti, incontri e tanti appuntamenti promossi e prodotti dalle tante gallerie ed associazioni del territorio, che sono di fatto la vera linfa vitale della cultura italiana… un po' sparpagliati a macchia di leopardo in tutto il nostro stivale

Sarà imbarazzante scegliere… tenendo presente che ancora, fino a novembre c'è la Biennale, l'Expo e tanto altro!

Viva l'Italia e la sua cultura!

martedì 4 novembre 2014

SIGNORINI, FATTORI, LEGA E I MACCHIAIOLI DEL CAFFE' MICHELANGIOLO RIBELLI SI NASCE a cura di Maurizio Vanni e Stefano Cecchetto

 

 

SIGNORINI, FATTORI, LEGA E I MACCHIAIOLI DEL CAFFE' MICHELANGIOLO

RIBELLI SI NASCE

 

a cura di Maurizio Vanni e Stefano Cecchetto

dal 21 novembre 2014 al 6 aprile 2015


I giovani ribelli che hanno segnato l'Ottocento toscano – spesso con gli scritti – ma soprattutto con la pittura, intendevano affermare il loro credo estetico con le opere e, a dispetto di una contemporaneità che non li apprezzava e forse allora li compativa, hanno continuato a lavorare nel tentativo di rieducare una società viziata dai preconcetti accademici e da una produzione commerciale che vedeva nell'arte soltanto materiale di arredo per le case della nuova borghesia.
Ribelli si nasce quindi, per impeto, per passione, ma anche e soprattutto per un effetto della ragione.  Questi artisti, dopo aver intuito in maniera limpida la visione della realtà, hanno saputo restituirla attraverso sottilissime reazioni che dichiarano una lungimirante modernità.
Ecco perché alcuni capolavori di quel periodo si possono rileggere oggi in chiave moderna quale espressione di uno stato lirico che indaga il colore e la forma, nell'universo pittorico di una rappresentazione dove ogni dettaglio è indispensabile alla sua continuità nel tempo.
La rappresentazione di un 'tempo sospeso' è il segno concettuale che diventa il tema conduttore di gran parte della pittura dell'Ottocento, anticipando quindi la grande svolta che la psicanalisi darà poi al linguaggio del Novecento nell'esplorazione di temi più consoni all'introspezione dell'individuo.
Ma qui, è ancora il gusto poetico del paesaggio e della figura a determinare il filo rosso che unisce i poli di una pittura che vuole rappresentare – al di là dell'aneddoto –  il percorso della vita quotidiana e il suo procedere lirico. 
Ecco perché la panoramica sull’arte toscana dell’Ottocento che emerge da tale osservatorio privilegiato non include solo i macchiaioli, e tra questi non esclusivamente Silvestro Lega e Giovanni Fattori, ma anche Cristiano Banti, Giuseppe Abbati, Luigi Bechi, Giovanni Boldini, Raffaello Sernesi,  Odoardo Borrani, Vincenzo Cabianca, Vito D'Ancona, Cesare Ciani, Nico Costa, e la famiglia Tommasi con Adolfo, Angiolo e Lodovico, artefici di un rinnovamento pittorico che apre le istanze al linguaggio del Novecento. 
Certo tutte le opere di questi artisti riflettono ancora lo scandire del tempo e la sacralità di una lentezza antica di giornate trascorse all’interno di stanze borghesi e all’aperto nei giardini; una lentezza che racconta il percorso di un  processo rispettoso della condizione umana dell'esistenza. Un ‘clima’ di vita che entra nei luoghi e li illumina non soltanto di luce, ma soprattutto di elementi narrativi ricchi di stati d’animo e di emozioni intime. 
Per l’artista, dipingere è il gesto che permette di ricostruire l’equilibrio tra finito e infinito, l’immagine inquadrata nella tela ristabilisce le dimensioni dell’universo, profonde lontananze di luce ravvisano quella voglia di cercare che lo spinge a una sorta di ‘approfondimento’ interiore. Degli artisti di quel periodo è importante segnalare il carattere personale del 'colpo d'occhio' a conferma di quell'emozione improvvisa che distingue colui che guarda da colui che 'vede'. Il che sta a dimostrare quanto i pittori toscani avessero posto originalmente in opera alcune delle esigenze più vive dell'esperienza francese, riportandole però agli elementi di un linguaggio figurativo che esula dalla tecnica pittorica e si sposta verso la dimensione di una nuova e più autentica 'spiritualità'.

sabato 4 ottobre 2014

Luigi Ontani "er" "SIMULACRUM" "amò" - a cura di Giacinto Di Pietrantonio




Luigi Ontani
"er" "SIMULACRUM" "amò"

A cura di Giacinto Di Pietrantonio


Dal 3 ottobre 2014 all’11 gennaio 2015 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita un’importante personale di Luigi Ontani, tra gli artisti più rappresentativi del panorama internazionale degli ultimi quarant’anni.


Figura poliedrica, presente sulla scena artistica dagli anni Sessanta, all’inizio del decennio seguente inizia a prendere parte e, successivamente, a imporsi nel dibattito artistico contemporaneo con i suoi tableaux vivants: performance vestite o, meglio, travestite; iconografie viventi in cui Ontani – trasformato e mascherato – impersona figure storiche, mitologiche, letterarie e popolari tra cui Pinocchio, Dante Alighieri, Giuseppe Garibaldi, San Paolo di Caravaggio, San Luca del Guercino o I Prigioni di Michelangelo.


La mostra accoglie una selezione di opere fotografiche, frutto dell’intensa ricerca dell’artista bolognese, ritenuta germinale e particolarmente significativa all’interno dello sviluppo della sua produzione.


Ontani sceglie la fotografia quale mezzo che meglio si confà a interpretare la sua opera; uno strumento che documenta le sue performance artistiche, tradotte – appunto – in fotografie dai formati diversi, recuperando una pratica che può essere fatta risalire alle interpretazioni viventi dei vangeli medievali, ai trionfi allegorici rinascimentali e barocchi, nonché ai veri propri tableaux vivants realizzati durante la rivoluzione francese anche da artisti del calibro di Jacques-Louis David e tornata in voga nei salotti della Roma di inizio XX secolo.


Ontani ricorre alla tecnica fotografica in quanto occasione per sperimentare molteplici possibilità e formulare nuove variazioni sui temi e i soggetti che più gli interessano, percorrendo così il suo viaggio "transtorico" attraverso il mito, la maschera, il nudo, il simbolo e la rappresentazione iconografica.


Reinterpretando situazioni storicamente e/o geograficamente lontane, l’artista fa rinascere le forme di celebri dipinti del passato o del rito, praticando una “poetica dell’essere altrove” che accorcia, al contempo, le distanze tra arte e vita, in cui il corpo dell’artista è sempre il soggetto, recuperando così un tema fondante in tutta la storia dell’arte, a partire dalla tradizione classica.


La mostra intende restituire la varietà di questa produzione, mostrando il susseguirsi di performance, d’après quali, tra gli altri, San Sebastiano nel bosco di Calvenzano d'après Guido Reni (1970), Meditazione après de la Tour (1970), DaviDRatto (1974-2008), Déjeunersurl’ArT (1992); opere come Bacchino (1970), Dante (1972), Pinocchio (1972), Le Ore (1975), Lapsus Lupus (1992), il dittico EvAdamo (1973-2004), e un ciclo indiano che comprende anche una serie di lavori degli ultimi anni.


Il titolo della mostra racchiude in sé un gioco linguistico sulla città che la ospita, Bergamo, da cui l'artista ha eliminato la "B" e la "g". Le sillabe ottenute sono intervallate dal termine Simulàcum, riferimento al vero e al non vero, frutto ancora una volta dell'ironia propria di Ontani, caratteristica fondante di tutta la sua produzione artistica.


Luigi Ontani è considerato uno dei più influenti e innovativi artisti italiani contemporanei.

Dalla fine degli anni Sessanta ha utilizzato mezzi espressivi differenti quali la fotografia, la performance e video, sviluppando al contempo un uso molto personale di pittura e scultura. I suoi leggendari tableaux vivants e le sculture policrome in ceramica a grandezza naturale hanno prodotto una rottura netta con la tradizione, proponendo un’interpretazione assolutamente unica.
Tra le mostre più recenti e significative dell’artista ricordiamo alcune retrospettive dei suoi video e film giovanili (Tate Modern, 2010), nuove performance commissionate dalla Serpentine Gallery di Londra (2010) e dall'Hammer Museum di Los Angeles (2011).
Una grande retrospettiva del suo lavoro è stata ospitata dal Castello di Rivoli, Torino (2011) e alla Kunsthalle diBerna (2012).
Altre mostre personali sono state ospitate al Kunstverein di Francoforte e al Groninger Museum (Paesi Bassi, curata da Jan Hoet nel 1996), al MoMAPS1 di NewYork (curata daCarolyn Christov Bakargiev nel 2001), alla Bangkok National Gallery (2002) allo S.M.A.K.di Ghent (2004), al MAMbo di Bologna (2008) e al Museo di Capodimonte, Napoli(2010).
Ontani è stato invitato alla Biennale di Sydney (1986), alla Triennale di Nuova Delhi (1991), a Manifesta (2008) e ha partecipato a sei edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1978, 1984, 1986, 1995, 2003).

Accompagna la mostra un catalogo bilingue – edito GAMeC Books – che include testi di Giacinto Di Pietrantonio (Direttore GAMeC) e di Laura Cherubini (Curatore, Critico e Docente all’Accademia di Brera).

Masbedo - Fondazione Merz, Torino a cura di Olga Gambari

 

Masbedo

Fondazione Merz, Torino

a cura di Olga Gambari

La Fondazione Merz presenta un progetto dei Masbedo (Nicolò Massazza e Jacopo Bedogni), dal titolo Todestriebe, incentrato sul tema dell’incomunicabilità, che coinvolge linguaggi, tematiche e soggetti diversi sia nell’ambito della creatività sia sul territorio cittadino e avviene in concomitanza con l’uscita del primo film dei Masbedo “The Lack” presentato alla 71. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Giornate degli Autori.


Fulcro del progetto è la mostra costituita da 9 opere video, alcune realizzate appositamente e altre che ripercorrono gli ultimi dieci anni del loro lavoro. È pensata come un’unica installazione che coinvolge tutte le opere e che occupa l’intero spazio espositivo trasformandolo in un ambiente in cui lo spettatore si “immerge” per compiere un viaggio attraverso i lavori esposti.

Le opere di questa coppia di artisti diventano sfondo per riflessioni e approfondimenti che esplorano il rapporto dell’arte con il teatro, il cinema, la letteratura, la musica, la danza così come la capacità visionaria che l’arte ha di rappresentare la condizione umana e la natura.

Come da tradizione della Fondazione Merz, la mostra comprende un momento centrale di confronto e di dialogo con la figura e l’opera di Mario Merz. Gli artisti hanno scelto il video Lumaca, realizzato da Gerry Schum nel 1970, opera in cui si vede Merz disegnare una spirale su un vetro posto davanti a lui, e hanno immaginato un‘opera collettiva, un’installazione dalla forma spirale, coinvolgendo un gruppo di video artisti internazionali (tra cui Jan Fabre, Marzia Migliora, Catherine Sullivan, Nicolas Provost, Sigalit Landau, Shaun Gladwell, Damir Ocko, Emmanuelle Antille, Rä Di Martino, Gianluca e Massimiliano De Serio).


Attorno all’esposizione ruotano una serie di eventi che approfondiscono le tematiche del lavoro degli artisti: un convegno che prevede la partecipazione di diverse figure internazionali, tra cui Romeo Castellucci e Michel Maffesoli, una rassegna di video degli artisti e la proiezione in anteprima nazionale del loro primo film “The Lack” presentato alla 71. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino. Infine un workshop condotto dagli artisti in collaborazione con la Scuola Holden e l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino.


Ufficio stampa

Nadia Biscaldi: +39.011.19719436 press@fondazionemerz.org

La mostra viene inaugurata il 3 ottobre alle ore 19 con una performance, che sarà uno spettacolo di suoni e immagini live, realizzata dagli artisti nello spazio esterno della Fondazione.


Fondazione Merz

via Limone, 24 10141 Torino
Orari:
martedì-domenica 11-19, lunedì chiuso
Ingresso:
intero Euro 5,00
ridotto Euro 3,50 (studenti, gruppi organizzati min. 10 persone, possessori di Pyou Card)
gratuito (bambini fino a 10 anni, maggiori di 65 anni, disabili e accompagnatori, possessori tessera Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card e ogni prima domenica del mese)

Mario Sironi Complesso del Vittoriano, Roma a cura di Elena Pontiggia

 

Mario Sironi

Complesso del Vittoriano, Roma

a cura di Elena Pontiggia

Tra i più grandi Maestri del Novecento italiano, Mario Sironi viene presentato al Complesso del Vittoriano di Roma con una grande retrospettiva. La mostra Mario Sironi. 1885-1961 sarà aperta dal 4 ottobre 2014 all’8 febbraio 2015.

Attraverso le sue opere più significative si intende ricostruire la complessa attività del Maestro, ripercorrendo tutte le stagioni della sua pittura, dagli esordi simbolisti al momento divisionista, dal periodo futurista a quello metafisico, dal Novecento Italiano alla pittura murale fino alle opere secondo Dopoguerra.

L’organizzazione generale è di Comunicare Organizzando.

“Mario Sironi. 1885-1961” riflette l’attenzione del Vittoriano per la pittura italiana del Ventesimo secolo, un percorso iniziato nel 2012 con Renato Guttuso e proseguito nel 2013 con la mostra dedicata a Cézanne e ai pittori italiani che dal padre dell’impressionismo trassero ispirazione. Un’attenzione che nella primavera 2015 sarà ancora confermata dalla presenza al Vittoriano di un altro grande artista del nostro Novecento, “Giorgio Morandi. 1890-1964”.

La mostra

Sironi è stato uno dei più originali pittori italiani, nonché tra i più rappresentativi della sua epoca, come testimonia la stima dei colleghi, e non solo, nei suoi confronti. Scrive Elena Pontiggia in uno dei saggi in catalogo: «Sironi è stato mussoliniano ma, per parafrasare Vittorini, non ha mai suonato il piffero della rivoluzione fascista perché la sua arte, intrisa di dramma, era più funzionale alla verità che alla propaganda. Sironi, insomma, è stato il più tedesco dei pittori italiani e il più italiano dei pittori tedeschi».

Attraverso novanta dipinti, e attraverso bozzetti, riviste, e un importante carteggio con il mondo della cultura del Novecento italiano, la mostra, partendo dalle creazioni giovanili fino ad arrivare quelle degli ultimi giorni, intende far conoscere meglio un artista di statura europea, del quale lo stesso Picasso diceva “avete un grande Artista, forse il più grande del momento e non ve ne rendete conto”.
Cuore pulsante dell’esposizione romana saranno le opere monumentali di Sironi, come Il lavoratore (1936) e L’Impero (1936), perché, spiega ancora la curatrice, «la grandiosità di quella che, non per caso, è chiamata Città Eterna influenza profondamente la sua concezione dell’arte. L’ideale della Grande Decorazione che Sironi coltiva negli anni trenta si forma in lui ben prima di quegli anni (e ben prima del fascismo), guardando l’Arco di Tito e il Colosseo, la basilica di Massenzio e la Colonna Traiana, il Pantheon e le Terme di Caracalla, gli affreschi di Raffaello e di Michelangelo».

Il catalogo, edito da Skira, darà conto di nuove ricerche capillari svolte negli ultimi anni negli archivi dell’artista. Saranno presenti saggi di Maria Stella Margozzi, Lea Mattarella, Roberto Dulio, Luigi Cavallo e Virginia Baradel. Organizzazione e realizzazione sono di Comunicare Organizzando.
La mostra, che nasce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, si avvale del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, del Ministero degli Affari Esteri, ed è realizzata in collaborazione con la Regione Lazio, con Roma Capitale, con la Camera di Commercio di Roma e con l’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, è curata da Elena Pontiggia, in collaborazione con l’Archivio Sironi di Romana Sironi.

Collaboratori ufficiali:
Istituto Luce Cinecittà, Rai Teche, Gondrand
In Più Broker, Dimensione Suono 2, Gruppo LT Multimedia, Hotel Eden, The Duke Hotel

Catalogo: Skira

Organizzazione e produzione: Comunicare Organizzando S.r.l.

Ufficio stampa
Paola Polidoro- Comunicare Organizzando
Tel. ++39 06 3225380, E-mail p.polidoro@comunicareorganizzando.it

Inaugurazione 4 ottobre

Complesso del Vittoriano
via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali) - Roma Lazio Italia
Orario: 10.30 - 19.30
Ingresso libero

domenica 21 settembre 2014

'Roy e l'opera prima' a cura di Danilo Eccher alla GAN - Torino


 
Roy e l'opera prima
a cura di Danilo Eccher
27 settembre 2014 - 25 gennaio 2015
GAM - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea
Via Magenta, 31
10128 – Torino


Roy Lichtenstein, una delle principali figure dell’arte Americana nel XX secolo, nasce a New York nel 1923. Nell’estate del 1940 studia presso la Art Students Legue di New York prima di iscriversi all’Università Statale dell’Ohio dove consegue la laurea di primo livello nel 1946 e di secondo livello nel 1949.

Qui, Lichtenstein inizia il suo intrigo, lungo tutta la sua carriera, con le idee riguardo alla percezione visiva. Chiamato alle armi nel 1943, Lichtenstein serve l’esercito militare degli Stati Uniti e presta servizio attivo in Europa all’inizio del 1945. Nel 1951 si tiene la sua prima mostra personale a New York. Viene riconosciuto internazionalmente come caposcuola della Pop-Art Americana nel 1962 quando espone le tele raffiguranti immagini di serie di fumetti e di prodotti comuni con tecniche prese in prestito dai mass media come l’utilizzo di colori primari e ombreggiati con il puntinato Ben-Day. Nella decade successiva, si trasferisce a Southampton, New York, ed espande l’uso delle riproduzioni oltre alla pubblicità e alle riviste di fumetti per includere stili e movimenti della storia dell’arte, dell’architettura e delle arti decorative. Questa decade testimonia anche il compimento di un certo numero di lavori pubblici e privati di grande scala.

Le indagini di Lichtenstein intorno all’illusionismo, all’astrazione, alla serializzazione, alla stilizzazione e all’appropriazione continuano ininterrotte attraverso tutte le tecniche negli anni ’90. Nel 1994 completa un murales lungo più di 16 metri in seguito allestito nella stazione della metropolitana di Times Square a New York. Nel 1995, gli viene conferita la Medaglia Nazionale delle Arti, una delle onorificenze più prestigiose degli Stati Uniti. In aggiunta alla lista delle sue speculazioni visive, Lichtenstein inizia ad analizzare un’altra nuova realtà conquistata dagli anni ’90: i dipinti virtuali. Tuttavia le sue sperimentazioni sono presto stroncate dalla sua morte nel 1997.

La Mostra

GAM Torino presenta una importante esposizione dedicata ai lavori su carta e a grandi dipinti di Roy Lichtenstein, maestro indiscusso della Pop Art. La mostra è prodotta congiuntamente da Fondazione Torino Musei e Skira editore.

Per la prima volta arrivano in Italia 235 opere, grazie alla stretta collaborazione con l’Estate e la Roy Lichtenstein Foundation, oltre a importanti prestiti provenienti da prestigiosi musei internazionali come la National Gallery di Washington, il Museum of Modern Art e il Whitney Museum di New York, l’Art Institute di Chicago e da collezioni pubbliche e private europee e italiane.

Insieme ai disegni, che abbracciano un arco temporale che va dai primi anni Quaranta al 1997, GAM presenta anche alcuni strepitosi grandi dipinti e una documentazione fotografica, testimonianza dell’artista al lavoro.
Un’occasione imperdibile che GAM offre al pubblico perché è rara la possibilità di ammirare un tanto rilevante quanto ricco corpus di opere del maestro americano.

La mostra torinese, a cura di Danilo Eccher, direttore GAM, presenta la parte più intima e privata del lavoro di Roy Lichtenstein. L’esposizione si focalizza, infatti, sulle Prime Idee, ossia le idee primigenie, fonte di ispirazione di opere che in un secondo tempo sono divenute i grandi capolavori conosciuti nel mondo.

"Drawing is the basis of my art. It is where my thinking takes place. It is a big part of my painting. The paintings are always the same, only larger. But they may not get at all better. I am not thinking it up while I am actually doing the painting. A certain spontaneity is lost. Drawing has more interesting traces..."
Roy Lichtenstein

sabato 20 settembre 2014

Visita a "Pablo Picasso e la modernità spagnola" - Palazzo Strozzi Firenze



Sono stato a Firenze, a visitare, all'interno della splendida cornice di Palazzo Strozzi. la mostra inaugurata oggi, 20 settembre 2014, "Pablo Picasso e la modernità spagnola", curata da Eugenio Carmona, della quale vi avevo già dato notizia alcuni giorni fa... (vedi  http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2014/08/picasso-e-la-modernita-spagnola-palazzo.html ).

Merita la visita! 


Una grande mostra, curata nell'allestimento, fruibile e di notevole interesse. 
Ottimo anche il catalogo!

Certo non è la mostra per chi voglia vedere decine e decine di opere di Pablo Picasso ma il concept delle evento non viene assolutamente tradito. 
Mirò, Dalì, Tàpies, Gris sono solo alcuni degli artisti esposti insieme al grande Maestro del Cubismo. Una rassegna ricca di spunti e di riflessioni per indagare ancora una volta uno dei più grandi geni creativi del XX secolo.

giovedì 18 settembre 2014

La Divina Marchesa - Arte e vita di Luisa Casati dalla Belle Époque agli Anni folli a Venezia



La Divina Marchesa
Arte e vita di Luisa Casati dalla Belle Époque agli Anni folli
Dal 3 Ottobre 2014 all’ 8 Marzo 2015
Palazzo Fortuny, Venezia
Ideata da Daniela Ferretti
A cura di
Fabio Benzi e Gioia Mori
 
Venezia rievoca la figura e il mito della donna che affascinò d’Annunzio e con le sue follie divenne la musa dei più grandi artisti del tempo da Boldini a Bakst, da Marinetti a Balla, da Man Ray ad Alberto Martini, da Van Dongen a Romain e Brooks.

Palazzo Fortuny a Venezia, uno dei “luoghi” più amati dalla Divina Marchesa, sarà la sede della prima straordinaria mostra interamente dedicata a Luisa Casati Stampa, la donna che a inizio Novecento, con il trucco esagerato, le trasgressive ed eccentriche performance e una vita sopra le righe, fu capace di trasformare se stessa in opera d’arte, leggenda vivente, conturbante e sorprendente rappresentazione di modernità e avanguardia.
L’esposizione, ideata da Daniela Ferretti, curata da Fabio Benzi e Gioia Mori, è coprodotta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e da 24ORE Cultura – Gruppo 24 Ore, conta oltre un centinaio opere tra dipinti, disegni, gioielli, sculture, fotografie e abiti provenienti da collezioni private e da musei internazionali.
Della straordinaria collezione di opere d’arte e di ritratti che le furono dedicati o da lei commissionati, in mostra saranno esposti pezzi provenienti da collezioni private, come la testa di ceramica policroma opera di Renato Bertelli, La Marchesa Casati di Romain e Brooks e la scultura di Paolo Troubetzkoy Ritratto della marchesa Casati con un levriero.
Si affiancano poi capolavori assoluti provenienti da musei di tutto il mondo come Ritratto della marchesa Casati di Giovanni Boldini della GNAM di Roma, Marchesa Casati di Augustus Edwin John dell’Art Gallery of Ontario, i molti ritratti che le dedicò Alberto Martini, Linee di forza di paesaggio maiolicato di Giacomo Balla e i gioielli di Cartier a lei ispirati.
Da segnalare anche le molte fotografie che ritraggono Luisa Casati Stampa: dagli scatti di Adolphe Gayne de Meyer, Man Ray e Mariano Fortuny, a quelli rubati, quando viveva in miseria a Londra, di Cecil Beaton.
Il percorso della mostra, attraverso continui rimandi, ricostruisce le relazioni sociali e artistiche che attraversarono la vita di Luisa Casati Stampa: dalla gabbia dorata dell’alta società all’incontro con Gabriele d’Annunzio – che la cambiò per sempre e che divenne un legame d’amore e amicizia che durò tutta la vita – dalle stravaganze ai travestimenti,alla pratica dell’occulto per arrivare al periodo “futurista” in cui incontra Filippo Tommaso Marinetti e sposa la causa del movimento artistico, promuovendone gli artisti e collezionando le loro opere, per concludersi con la rovina economica e l’esilio nella capitale britannica dove muore nel luglio 1957.

Tre piani di Palazzo Fortuny “immergeranno” il visitatore nell’atmosfera in cui visse la Divina Marchesa che, per mezzo secolo, fu una leggenda vivente, una dark lady, un’importante collezionista d’arte e mecenate, musa di simbolisti, fauves, futuristi e surrealisti: un mito che ispira ancora oggi gli artisti e le grandi maison dell’alta moda.