Consiglio...
DEVI CAMBIARE LA TUA VITA
una mostra di
Flavia Albu, Federico Cantale, Alessandro Facchini, Luca Laurora, Jimmy
Milani e Giacomo Montanelli.
a cura di Bianca Frasso
«Ogni artista, ossia ogni specie, cerca di realizzare l’acrobazia delle acrobazie, vale a dire
sopravvivere»
Sloterdijk, Devi cambiare la tua vita (2009)
La mostra riunisce Flavia Albu, Federico Cantale, Alessandro Facchini, Luca Laurora,
Jimmi Milani e Giacomo Montanelli all’interno degli spazi dell’hangar dell’Ex Macello di Milano.
Per i sei artisti questo luogo non è solo una cornice, ma lo scheletro su cui costruire i muscoli di un
discorso sul fare artistico, intrecciato a riflessioni che guardano all’antropologia filosofica.
Diverse sono le suggestioni cui queste pareti rimandano. La volta carenata in cemento dei
primi del ‘900, una moderna cattedrale della Milano industriale. La pancia di una Molly Aida in
disarmo, celebre nave di Fitzcarraldo, corriera di meraviglia e distruzione: come Fitzcarraldo
portava Caruso agli Indios Aguaruna, gli artisti portano qui immagini e oggetti che impongono allo
spettatore di essere guardati. Un luogo consacrato all’esposizione, la loro chiesa dell’arte. Lo spazio
e le azioni che in essa prendono forma non sono neutri; ogni gesto veicola un messaggio, che lo si
voglia o no. Le immagini possono essere ammiccanti, le forme manipolatrici e in questo gioco di
forze di potere l’artista assume una posizione ambigua. Entrare nello spazio espositivo vuol dire
accettare di esporsi alle sue tensioni e influenze.
Fare arte è per l’artista un esercizio prima di tutto individuale, un’antropotecnica volta al
tentativo di ricostruzione del proprio dove – una sfera immunologica – in cui poter sostenere
serenamente il confronto con una natura potentissima e inconoscibile (Sloterdijk). Ma il momento
dell’esposizione all’altro traccia quella soglia dove l’esercizio su se stessi diventa intervento sul
mondo e talvolta colonizzazione del pensiero altrui. Tutte le metafisiche religiose e filosofiche,
antiche e moderne, sono condotte da questo vettore verticale, dove l’azione è volta in direzione
migliorativa. Devi cambiare la tua vita, il monito che sussurrano le pareti di questo spazio, allude
provocatoriamente a questa tensione verticale, bandita dal pensiero contemporaneo a partire dagli
ultimi decenni del ‘900 perché tacciata di condurre a pericolose derive metafisiche o moraleggianti.
Riconsiderare questa spinta verticale non vuol dire però erigere nuove chiese, fondare nuove
dottrine o scuole. Vuol dire pensare in termini di rivoluzione, anziché di evoluzione. Nella
consapevolezza che il soggetto non è altro che una costruzione, la chiamata all’azione proviene da
una forza superiore: dal mondo stesso, dalla necessità di una risposta comunitaria alla crisi globale
(Sloterdijk).
Ancora lontani dal voler proporre nuovi modelli del vivere su scala globale, i sei artisti in
mostra abbozzano i loro primi esercizi per la cura del sé (Foucault). Gli strumenti del fare di cui si
muniscono sono vie di intervento sul mondo, dove allo stato di cose si sostituisce un immaginario
con effetti altrettanto reali sul loro quotidiano, oltre che sullo sguardo di chi incontrano.
2 – 9 maggio 2017
Opening: 2 maggio 2017 | ore 18.30
Hangar Ex Macello, MACAO
Viale Molise, 68, 20137 Milano
evento Fb