Continua questo interessantissimo ciclo di esposizioni a Palazzo Ducale di Massa...
AMORE SACRO AMORE PROFANO
Si apre sabato 10 dicembre a Palazzo Ducale di Massa (Ms) – inaugurazione ore 17 – la mostra dello scultore Marco Cornini dal titolo “Amore sacro amore profano” che rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2017. Si tratta della terza mostra del ciclo “Oltre l’immagine” organizzata dall’Associazione Quattro Coronati in collaborazione con il Comune di Massa e curata da Mauro Daniele Lucchesi
Marco Cornini “è uno scultore che fa sculture”…
Fin dal suo primo apparire non ha concesso nulla allo “sperimentalismo”, alla facile ricerca di stampo concettuale, né ha mai deviato da una scelta poetica e ideologica non sempre facile da mantenere .
Cornini scultore milanese doc, con uno studio bohémien in una vecchia fornace alla periferia della città, ha esordito giovanissimo nel mondo dell’arte, appena ventiduenne e, in un periodo in cui imperavano “sperimentazioni” concettuali e videoarte, ha scelto di utilizzare, come materiale privilegiato se non esclusivo, la terracotta, mostrando una straordinaria coerenza e fedeltà a un mezzo espressivo spesso considerato “minore”.
Una scelta “inattuale” ma che lo stesso artista ha subito sentito come istintiva e immediata, in netta controtendenza con gli umori e gli indirizzi all’interno dell’Accademia milanese e con un diffuso e imperante desiderio di stupire a tutti i costi, e che lo fa notare allo scrittore e critico d’arte Mario De Micheli, che alla sua mostra d’esordio (a soli 22 anni) lo segnala come giovanissimo scultore di grande talento, “da mettere i brividi …”, come scrive lo studioso in quel primo testo.
Luca Beatrice (curatore del Padiglione Italia alla 53^ Biennale di Venezia del 2009) accosta il lavoro di Marco Cornini ad un racconto di Dino Buzzati “Un amore”: “un testo secco, disseminato di ritratti poetici e di straordinari protagonisti. Straordinari nel loro essere ordinari. Nella cornice di una Milano grigia e consumata, abitata di borghesismi, case popolari e bordelli, si scoprono esistenze periferiche, estremamente possibili e tutt’altro che immaginarie. È una sceneggiatura fatta da uomini normali che s’innamorano di giovani prostitute, ordinarie anche loro, prive di perversioni e di ostentazioni. Non c’è volgarità e nemmeno falsità … Buzzati, pittore oltre che giornalista e scrittore, amava le donne. Come Marco Cornini. A legarli lo stesso spirito “milanese”, quello delle vie di Brera, di Corso Garibaldi, dove lo scultore, in tempi più recenti, ha trascorso la sua formazione artistica e culturale. Le stesse donne poi, quelle dipinte nei fumetti pittorici e noir di Buzzati, e le sculture con i tacchi alti di Cornini. Ragazze, belle certamente, giovani e attraenti anche se mai perfette, sempre attraversate da un alone d’imperscrutabile mistero. Normali, ordinarie, provocanti, modelle del quotidiano descritte in pose consuete. Donne, o chissà puttane, demoni e perché no, angeli, (da qui Amore sacro, Amore profano) come quelle anime cantate dal poeta De Andrè…
Semidee nude o abbigliate di minigonne e abiti succinti, canottiere e slip, mai eccessive nel loro essere svestite o vestite, giustamente calibrate in quello sguardo penetrante e assente. Provocanti si diceva, per quella duplicità tutta femminile di attrarre e respingere (come solo l’amore sa fare). Eppure così vere. Le donne ritratte da Cornini, prendono forma lentamente fra le sue dita e si aggiustano in composti di terre e acrilici. Il colore naturale si somma a quello artificiale che permette la restituzione di una versione della scultura rinnovata, dunque contemporanea. Perché a quel profilo etrusco, si sommano, in pose tutt’altro che arcaiche, abiti, dettagli e cromie che non svincolano mai dal presente, dall’oggi. Seppur confinate in un tempo incompiuto, nell’attimo in cui sembrano essere custodite, le modelle di Cornini s’inseriscono a pieno titolo nella contemporaneità. E non solo per quei dettagli concreti che le fanno prelevare direttamente da qualche periferia cittadina, ma anche e soprattutto per quello sguardo svogliato e seduttore da “vergini suicide”,
Cornini riporta in auge quel gradito e sottile sentore di purezza e perversione insieme (Amore sacro, Amore profano) che anela dalle sculture antiche, quello delle carni tradotte in iperrealismo interpretativo e del nudo materico. Mette in atto il suo teatro, la sua nuova sceneggiatura scultorea: conosce l’opera di Arturo Martini, la bellezza simbolica e la fisicità delle opere del grande Maestro sicuramente, ha bene in mente i capolavori di Martini. Usa un linguaggio antico nella tecnica assemblato al gusto moderno che impiega i costumi della quotidianità per costruire microstorie dell’ordinario. Immortala il soggetto femminile, donne che amano svelarsi, senza pudore, con un insolito ma giustificato piacere davanti all’occhio di chi guarda (l’amore è in se un sentimento puro). Donne che guardano dritte verso uno spettatore indiscriminatamente voyuer, immobilizzate nel dettaglio di una ripresa fortuita ed eterna che le congela nell’attimo prima di potersi dare a qualsivoglia reazione, animate da una nuova vita, per la strana alchimia dell’opera d’arte che rilascia continui significanti pur risiedendo nella materia inerme, si lasciano osservare, ora cercandolo ora respingendo, come solo una donna sa e può fare, lo sguardo complice di chi le vorrebbe, anche solo per un istante, poter toccare.
La mostra “Amore sacro amore profano” di Marco Cornini rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2017 ad ingresso libero nel Palazzo Ducale di Massa (Ms), Piazza Aranci 35, dal giovedì alla domenica dalle ore 16.30 alle 19.30.
Informazioni:
mobile : 3288375423
e-mail: mdlucc57@gmail.com
Pagina facebook: Marco Cornini: Amore Sacro Amore Profano
Ufficio Stampa, agenzia ILogo, Fabrizio Lucarini cell. 3407612178, www.ilogo.it
Si apre sabato 10 dicembre a Palazzo Ducale di Massa (Ms) – inaugurazione ore 17 – la mostra dello scultore Marco Cornini dal titolo “Amore sacro amore profano” che rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2017. Si tratta della terza mostra del ciclo “Oltre l’immagine” organizzata dall’Associazione Quattro Coronati in collaborazione con il Comune di Massa e curata da Mauro Daniele Lucchesi
Marco Cornini “è uno scultore che fa sculture”…
Fin dal suo primo apparire non ha concesso nulla allo “sperimentalismo”, alla facile ricerca di stampo concettuale, né ha mai deviato da una scelta poetica e ideologica non sempre facile da mantenere .
Cornini scultore milanese doc, con uno studio bohémien in una vecchia fornace alla periferia della città, ha esordito giovanissimo nel mondo dell’arte, appena ventiduenne e, in un periodo in cui imperavano “sperimentazioni” concettuali e videoarte, ha scelto di utilizzare, come materiale privilegiato se non esclusivo, la terracotta, mostrando una straordinaria coerenza e fedeltà a un mezzo espressivo spesso considerato “minore”.
Una scelta “inattuale” ma che lo stesso artista ha subito sentito come istintiva e immediata, in netta controtendenza con gli umori e gli indirizzi all’interno dell’Accademia milanese e con un diffuso e imperante desiderio di stupire a tutti i costi, e che lo fa notare allo scrittore e critico d’arte Mario De Micheli, che alla sua mostra d’esordio (a soli 22 anni) lo segnala come giovanissimo scultore di grande talento, “da mettere i brividi …”, come scrive lo studioso in quel primo testo.
Luca Beatrice (curatore del Padiglione Italia alla 53^ Biennale di Venezia del 2009) accosta il lavoro di Marco Cornini ad un racconto di Dino Buzzati “Un amore”: “un testo secco, disseminato di ritratti poetici e di straordinari protagonisti. Straordinari nel loro essere ordinari. Nella cornice di una Milano grigia e consumata, abitata di borghesismi, case popolari e bordelli, si scoprono esistenze periferiche, estremamente possibili e tutt’altro che immaginarie. È una sceneggiatura fatta da uomini normali che s’innamorano di giovani prostitute, ordinarie anche loro, prive di perversioni e di ostentazioni. Non c’è volgarità e nemmeno falsità … Buzzati, pittore oltre che giornalista e scrittore, amava le donne. Come Marco Cornini. A legarli lo stesso spirito “milanese”, quello delle vie di Brera, di Corso Garibaldi, dove lo scultore, in tempi più recenti, ha trascorso la sua formazione artistica e culturale. Le stesse donne poi, quelle dipinte nei fumetti pittorici e noir di Buzzati, e le sculture con i tacchi alti di Cornini. Ragazze, belle certamente, giovani e attraenti anche se mai perfette, sempre attraversate da un alone d’imperscrutabile mistero. Normali, ordinarie, provocanti, modelle del quotidiano descritte in pose consuete. Donne, o chissà puttane, demoni e perché no, angeli, (da qui Amore sacro, Amore profano) come quelle anime cantate dal poeta De Andrè…
Semidee nude o abbigliate di minigonne e abiti succinti, canottiere e slip, mai eccessive nel loro essere svestite o vestite, giustamente calibrate in quello sguardo penetrante e assente. Provocanti si diceva, per quella duplicità tutta femminile di attrarre e respingere (come solo l’amore sa fare). Eppure così vere. Le donne ritratte da Cornini, prendono forma lentamente fra le sue dita e si aggiustano in composti di terre e acrilici. Il colore naturale si somma a quello artificiale che permette la restituzione di una versione della scultura rinnovata, dunque contemporanea. Perché a quel profilo etrusco, si sommano, in pose tutt’altro che arcaiche, abiti, dettagli e cromie che non svincolano mai dal presente, dall’oggi. Seppur confinate in un tempo incompiuto, nell’attimo in cui sembrano essere custodite, le modelle di Cornini s’inseriscono a pieno titolo nella contemporaneità. E non solo per quei dettagli concreti che le fanno prelevare direttamente da qualche periferia cittadina, ma anche e soprattutto per quello sguardo svogliato e seduttore da “vergini suicide”,
Cornini riporta in auge quel gradito e sottile sentore di purezza e perversione insieme (Amore sacro, Amore profano) che anela dalle sculture antiche, quello delle carni tradotte in iperrealismo interpretativo e del nudo materico. Mette in atto il suo teatro, la sua nuova sceneggiatura scultorea: conosce l’opera di Arturo Martini, la bellezza simbolica e la fisicità delle opere del grande Maestro sicuramente, ha bene in mente i capolavori di Martini. Usa un linguaggio antico nella tecnica assemblato al gusto moderno che impiega i costumi della quotidianità per costruire microstorie dell’ordinario. Immortala il soggetto femminile, donne che amano svelarsi, senza pudore, con un insolito ma giustificato piacere davanti all’occhio di chi guarda (l’amore è in se un sentimento puro). Donne che guardano dritte verso uno spettatore indiscriminatamente voyuer, immobilizzate nel dettaglio di una ripresa fortuita ed eterna che le congela nell’attimo prima di potersi dare a qualsivoglia reazione, animate da una nuova vita, per la strana alchimia dell’opera d’arte che rilascia continui significanti pur risiedendo nella materia inerme, si lasciano osservare, ora cercandolo ora respingendo, come solo una donna sa e può fare, lo sguardo complice di chi le vorrebbe, anche solo per un istante, poter toccare.
La mostra “Amore sacro amore profano” di Marco Cornini rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2017 ad ingresso libero nel Palazzo Ducale di Massa (Ms), Piazza Aranci 35, dal giovedì alla domenica dalle ore 16.30 alle 19.30.
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