C'è tempo fino al prossimo 19 febbraio e vi dico che merita!!!
LOVE. L’ARTE CONTEMPORANEA INCONTRA L’AMORE
Dal 29 settembre 2016 al 19 febbraio 2017 il Chiostro del Bramante di
Roma ospita LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore, a cura di
Danilo Eccher.
Il Chiostro del Bramante festeggia i suoi 20 anni di attività con una mostra dal carattere internazionale.
Una novità assoluta e imperdibile nel panorama delle proposte
culturali capitoline degli ultimi anni che si candida a riportare la
città di Roma in linea agli stessi livelli delle più stimate realtà
espositive internazionali. Per la prima volta saranno riuniti tra i più importanti artisti dell’arte contemporanea,
come Yayoi Kusama, Tom Wesselmann, Andy Warhol, Robert Indiana, Gilbert
& George, Francesco Vezzoli, Tracey Emin, Marc Quinn, Francesco
Clemente e Joana Vasconcelos, con opere dai linguaggi fortemente
esperienziali (All the Eternal Love I Have for the Pumpkins della Kusama tra le più instagrammate al mondo) e adatte a coinvolgere il pubblico attraverso molteplici sollecitazioni.
L’arte incontra l’amore.
L’esposizione romana intende affrontare uno dei sentimenti
universalmente riconosciuti e da sempre motivo d’indagini e
rappresentazioni, l’Amore, raccontandone le diverse sfaccettature e le sue infinite declinazioni.
Un amore felice, atteso, incompreso, odiato, ambiguo, trasgressivo,
infantile, che si snoda lungo un percorso espositivo non convenzionale,
caratterizzato da input visivi e percettivi.
Love va oltre il concetto di museo.
Il vero protagonista della mostra è il pubblico che si riappropria
degli spazi espositivi, divenendo fruitore e divulgatore allo stesso
tempo, avendo la possibilità di fotografare liberamente tutte le opere esposte (hashtag ufficiale #chiostrolove).
Un coinvolgimento sensoriale a 360° caratterizza l’esperienza museale,
abbracciando il concetto di ‘open access’ e di museo in continua
evoluzione.
Inoltre, in coerenza con il progetto scientifico voluto dal DART Chiostro del Bramante, il visitatore potrà vivere un’ esperienza di guida attiva assolutamente fuori dal comune,
scegliendo per la prima volta tra 5 “partner audio”: John, Coco, Amy,
David e Lilly saranno gli speciali compagni di viaggio, a seconda del
tipo di esperienza che si vuole intraprendere, che racconteranno le
opere esposte e aiuteranno il pubblico ad apprezzare le emozioni in esse
contenute. Le audioguide sono state realizzate dalla Zeranta
Edutainment s.r.l. società specializzata nell’educational ed
entertainment.
Artisti presenti: Vanessa Beecroft, Francesco Clemente, Nathalie
Djurberg e Hans Berg, Tracey Emin, Gilbert & George, Robert Indiana,
Ragnar Kjartansson, Yayoi Kusama, Mark Manders, Ursula Mayer, Tracey
Moffatt, Marc Quinn, Joana Vasconcelos, Francesco Vezzoli, Andy Warhol,
Tom Wesselmann.
La mostra “LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore” è prodotta e
organizzata da Dart – Chiostro del Bramante in collaborazione con
Arthemisia Group.
La mostra vede come sponsor JTI e Generali Italia.
Il catalogo è edito da Skira.
Il catalogo è edito da Skira.
GLI ARTISTI E LE OPERE
La mostra è una rassegna unica che esibisce le svariate sfaccettature
dell’Amore, il cui percorso inizia proprio con l’opera Love
(1966-1999), un quadrato di lettere che Robert Indiana
ha tracciato agli inizi degli anni Sessanta e che da allora continua a
rappresentare l’icona più forte e suggestiva di un’immagine che si fa parola, che invade lo spazio, che espone l’essenza dell’arte stessa.
Amore è anche il mettersi in gioco in prima persona,
la scelta estrema fra ammirare e partecipare, la necessità, ancor prima
del piacere, di esserci nell’opera e non più guardarla da fuori. È ciò
che Yayoi Kusama chiede a chi “entra” nella sua ultimissima Infinity Mirrored room, All the Eternal Love I Have for the Pumpkins (2016), dove lo spazio è ripetuto all’infinito in un caotico gioco di specchi
nel quale bisogna immergersi, abbandonarsi, respirare la solitudine.
Sono i confini tra uomo e mondo, tra verità e incanto che crollano
nell’attimo in cui si chiude la porta dell’Infinity room e allucinati
paesaggi di zucche restituiscono il mistero di atmosfere mentali, sogni
psichedelici nei quali le dimensioni si falsano, le prospettive
si capovolgono, gli oggetti e i personaggi si confondono.
Essenzialità stilistica e centralità assoluta dell’immagine sono poi protagoniste di Smoker #3 (3-D) del 2003 di Tom Wesselmann:
un’immagine volutamente stereotipata e commerciale, dettata dalla
cultura di massa che impone la propria grammatica, il proprio
vocabolario che va a scardinare l’ordine sociale delle
immagini attraverso un amore pop e coraggioso, che non teme di sfiorare anche la seduzione e l’erotismo.
Infido e paludoso è il terreno sul quale fluttuano gli acquarelli di Francesco Clemente:
i suoi lavori respirano gli aromi delle spezie orientali e presentano
infiniti volti, come Androgyne Selfportrait III (2005), dove sorriso e dolore convivono, dove la vita e la morte si abbracciano indissolubilmente.
In queste immagini l’amore si riconosce in tutta la sua ambiguità, si
riflette su una piccola barca alla deriva prima di affondare e alzare
dal proprio cuore il simbolo della resa, come nell’opera Surrender
(2015).
Allo stesso universo turbolento appartiene l’opera di Marc Quinn con le sue rappresentazioni vittoriose di una natura felice, colorati mazzi di fiori e quel tripudio abbagliante di luci che allontana il sospetto del male ma
che lascia spiragli al biancore gelido della fine, del tempo scaduto:
sono fiori recisi come in Thor in Nenga del 2009: colori bloccati dalla
chimica, natura congelata, è il meraviglioso sorriso della morte che si affaccia, con arabeschi e pennacchi, in tutto il suo trionfo.
Sono immagini dell’intensa bellezza dell’amore che custodisce la
propria tragedia, la gioia di un sentimento profondo che affoga nelle
lacrime di un inganno.
Ma è forse, in assoluto, l’immagine di Marilyn Monroe con One
Multicoloured Marilyn (Reversal Series) del 1979-1986 a rappresentare,
con più solida suggestione, il complesso ingorgo emotivo dell’amore. Marilyn è il volto stesso dell’amore, ed è naturale che la sua immagine sia diventata la firma di un artista come Andy Warhol:
non solo l’icona più riprodotta della contemporaneità, ma un sogno
visionario, allucinato di bellezza e disperazione, di eleganza e
povertà, di infantile dolcezza e segreta perversione. Un’intera vita
contorta e contraddittoria congelata nella santità di un volto, il silenzio di uno sguardo in cui convivono tutte le espressioni, tutti i sentimenti, tutte le immagini possibili.
Video-istallazioni raccontano nel percorso espositivo differenti linguaggi sperimentati da Ragnar Kjartansson, Tracey Moffatt, da Nathalie Djurberg e Hans Berg. L’amore è raccontato nell’ingannevole impianto teatrale di God (2007) di Ragnar Kjartansson e nelle romantiche e storiche scene dei baci cinematografici in Love (2003) di Tracey Moffatt; voci distorte di un mondo oscuro, fiori giganti di cartapesta che alludono a una bellezza inquietante, una struttura teatrale e filmica sono invece i protagonisti dell’opera The Clearing (Pastels and Red and Purple, 2015) di Nathalie Djurberg e Hans Berg.
Video-istallazioni raccontano nel percorso espositivo differenti linguaggi sperimentati da Ragnar Kjartansson, Tracey Moffatt, da Nathalie Djurberg e Hans Berg. L’amore è raccontato nell’ingannevole impianto teatrale di God (2007) di Ragnar Kjartansson e nelle romantiche e storiche scene dei baci cinematografici in Love (2003) di Tracey Moffatt; voci distorte di un mondo oscuro, fiori giganti di cartapesta che alludono a una bellezza inquietante, una struttura teatrale e filmica sono invece i protagonisti dell’opera The Clearing (Pastels and Red and Purple, 2015) di Nathalie Djurberg e Hans Berg.
L’arte e la scrittura raccontano indelebili frammenti di vita attraverso l’intima e luminosa grafia di Tracey Emin
con My Forgotten Heart (2015); fragilità e timore si manifestano in
tutta la loro evidenza nei corpi torturati e feriti delle sculture
femminili di Mark Manders.
Con Francesco Vezzoli il linguaggio scultoreo e quello filmico si accarezzano in un dialogo sottilmente seducente:
in Self Portrait as Apollo del Belvedere’s (Lover) del 2011 il silenzio
marmoreo della statuaria romana imperiale e la cinematografia lussuosa e
barocca alla Luchino Visconti si fondono nel gioco di un amore impossibile ricamato con lacrime, colto in sguardi intensi, profumato da labbra sfiorate.
E ancora un esercizio di equilibrio è quello espresso in Crystal Gaze (2007) da Ursula Mayer e l’algido involucro che avvolge le sue modelle eteree,
bellissime e lontanissime, prive di respiro, manichini eleganti dai
sentimenti impossibili sul vortice del peccato. Lo stesso feticistico
rapporto con la statuaria classica è quello di Vanessa Beecroft che privilegia il corpo reale delle modelle e la fotografia come in VBSS.003.MP (2006). Altro azzardo è compiuto da Gilbert & George
che in Metalepsy (2008) sfigurano i loro stessi corpi in un intreccio
di immagini e in un gioco in cui è impossibile abdicare al grande sogno
identitario di arte e vita.
E, perché l’arte è anche musica, a completare il caleidoscopico
quadro di sensazioni Coração Independente Vermelho #3 (PA) [Red
Independent Heart #3 (AP)] il gigantesco cuore fatto di posate di plastica rosse di Joana Vasconcelos canta, con la voce di Amalia Rodriguez, l’incanto del fado. Si
contrappone così l’armonia della musica alla cantilena della tristezza,
l’immagine simbolica dell’amore alla quotidianità ripetitiva raccontata
dalle posate di plastica con cui la Vasconcelos rincorre ora gli
aspetti più tormentati del simbolo, ora quelli più concettuali della
grammatica compositiva.
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