Si inaugura il 26 maggio da Sour Milk (http://www.sourmilk.it/ ) a Menzago di Sumirago, in provincia di Varese: "Specialità della Casa" personale di Alice Olimpia Attanasio curata da Clarissa Tempestini.
La mostra, risolta in maniera straordinaria, dall'artista tratta un tema "scomodo": il cannibalismo.
L'ottima Tempestini introduce così l'evento:
“Il diluvio di carni macellate che cade ogni giorno sulle città dell'Occidente annuncia stragi, malattia, pazzia collettiva, perdita d'anima, oscuramento e imbrattamento mentale. Più energie malsane per teste da sbatacchiare nel buio. C'è dentro la maledizione delle quaglie alle tombe dell'Ingordigia”. Guido Ceronetti
Alice invita educatamente a tavola, approfittando del più alto momento di convivialità per servire la specialità del giorno. Il vostro istinto di sopravvivenza giace sul piatto, acre nella sua deforme maschera odierna: vorace cannibalismo disperato, inconsapevole e quindi pericolosamente indifferente, sviluppato e sfigurato nel tentativo inerte di restare a galla, sulla superficie terrestre occidentale. Banchettiamo voracemente i resti amabili di una società che non è più possibile definire solo competitiva, è andata oltre e ha rotto argini con il sangue.
La crisi globale contro la quale sbattiamo costantemente ci rende ingordi di conferme che scavalcano ogni rapporto umano in nome di affermazione sociale, in un mare di insicurezze e paure labili ma penetranti. Nelle artiche città fatte di lavoro e capitale, nel mercato costruitio da ermetici grafici, nella corsa a vincere un premio fatto di complimenti e denaro, sopravvive solo chi mangia l’altro.
Tutto è concesso, niente è punito, l’inferno della gola e dell’omicidio è la normalità collettiva. Basta uno sguardo anche superficiale alla cronaca più recente per seguire la degenerata perdita della bussola.
Obama uccide Osama.
Le leggi costituzionali sono infrante.
Nessuno paga.
Il fine giustifica i mezzi, soprattutto in un mondo dove i limiti sono solo vaghi suggerimenti aggirabili in nome di una giustizia che è abuso sfacciato.
In questo quadro contemporaneo è servito nelle stanze della Sourmilk Gallery il menù di carne succulenta composto dai resti delle vittime che nella vostra foga alla scalata sociale avete seminato.
Omicidi morali e cannibalismo civilizzato sono le spoglie dell’allegoria di una società che Alice Olimpia Attanasio mette in mostra con una semplicità sconcertante, mostrando con oscura genuinità, realtà sociali complicate.
Fotografie delicatamente potenti e installazioni da vaudeville snaturato e sinistro sono al centro del ristorante dell’arte proposto dall’Attanasio, dove lo spettatore invitato a cena si troverà presto nel ruolo del carneficie, davanti alle sue colpe, davanti alle sue azioni spietate, ai risultati della violenza del suo individualismo, degno di primitive leggi della giungla.
“La grande Abbuffata” cinematografica tradotta in linguaggio figurativo, che di nuovo propone con fare meno grottesco ma sempre allusivo una critica che passa sotto le spoglie di simbolo, di allegoria. Critica feroce, tenace, presentata con tutta la (in)concepibile banalità del male.
“Siete grotteschi! Grotteschi e disgustosi! Perché continuate a mangiare se non avete fame!?”
La Grande Abbuffata
Tempo fa, Alice mi chiese se potevo dare anch'io un contributo a questa mostra.
Sapete, tutti voi che mi seguite su queste pagine, in quale considerazione tenga questa Artista. Ovviamente non potevo esimermi... ecco il risultato:
Uhmm… buono, che cosa è?
breve introduzione alla lettura delle opere di
Alice Olimpia Attanasio
in occasione della personale
“Specialità della casa”
Nell’ultima porzione di anno, il lavoro di Alice Olimpia Attanasio si è evoluto.
È virato in una direzione decisamente “pesante”.
Come avrebbe detto mia nonna, “sta camminando sulle uova”.
Il cammino che ha deciso di intraprendere è veramente difficile,
ma vero e realistico, consono alle sue capacità.
Molti, i più, saranno quelli che additeranno questa artista come scomoda, spregiudicata, gratuita.
Altri la innalzeranno agli onori della fama.
Io sto con i secondi, perché l’arte contemporanea è solo questione di intelligenza. E non la capacità di proporre e di produrre trucchi e colpi di teatro.
E lei lo è, artista intelligente.
Riesce a mettere a nudo i drammi e le fragilità del nostro oggi, in maniera decisa, a volte feroce, attraverso metafore di una lucidità disarmante. Mai banale. E mai didascalica.
Lo ha fatto con “Medication” prima, con “Panopticon” poi e con “The last supper” ultimamente.
Ora ci invita ad un banchetto dove l’argomento trattato, o meglio servito, è il cannibalismo.
Inutile gridare allo scandalo.
Il cannibalismo è molto più presente nella nostra vita, di quanto possiamo immaginare.
Dalla notte dei tempi fino ad ora.
Che sia reale, spirituale o mediatico. Legato al mondo dell’infanzia o pratica sessuale. È con noi.
Qualche esempio?
Vogliamo parlare della mitologia? Non abbiamo studiato che c’era un certo Krònos, padre di Zeus, che mangiava la propria prole?
O la nostra mamma non ci ha mai raccontato la favola di Pollicino dove il male era il personaggio cattivo che mangiava i bambini?
E Hanzel e Gretel? Dove li vogliamo mettere?
E quante volte abbiamo sentito dire ( in questi giorni, di campagna elettorale, rispolverato ed abusato ), il detto popolare che
“i comunisti mangiano i bambini”?
E i riti sciamanici (che i grandi antropologhi ci hanno descritto in libri, documentari e fotografie), di antiche tribù, residenti negli angoli più remoti del pianeta, mettevano e mettono ancora in atto, dove l’apoteosi si raggiunge ingerendo i resti dei propri avi?
E, ancora, quante volte abbiamo sentito parlare di cannibalismo industriale o economico/finanziario, rappresentato nella pratica monopolistica di grandi gruppi, che per eliminare la concorrenza inglobano all’interno della propria struttura, gli eventuali competitor?
E la fellatio? E la pratica del cunnilingus? Anche queste sono da considerarsi delle pratiche cannibali, o no?
E il rito dell’Eucarestia, accompagnato dal “prendetene e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto per voi…”, quante volte lo abbiamo sentito, fatto, eseguito?
Potrei andare avanti così ancora per molto, fino a riempire cartelle su cartelle di esempi di pratiche cannibali o rimandi a tale costume, che quasi inconsapevoli perpetuiamo quotidianamente.
Ma sarebbe inutile, solo un banale elenco di fatti
.
Fra i tanti gesti di questo lungo elenco, però, voglio porre l’accento sul più banale, istintivo, atto, che ognuno, e dico ognuno, ha messo in pratica migliaia di volte.
Quante volte, ferendoci o pungendoci, abbiamo portato alla bocca la parte dolorante o sanguinante del nostro corpo, ad esempio un dito ( nella ricerca di un sollievo seppur momentaneo), e abbiamo succhiato il nostro sangue? Cannibalismo? Vampirismo? Nooo, istinto naturale e non ci siamo nemmeno scandalizzati; non abbiamo giudicato…. E allora, perché farlo adesso?
A questo punto vorrei ricordare alcuni elementi tipici dello stereotipo dell’artista contemporaneo: essere cronista della propria epoca, essere anticipatore dei tempi che verranno, senza dimenticare però, i tratti provenienti del passato e con la capacità di mettere a nudo i lati più veri ed intimi del proprio essere, scoprendo i lati più caratterizzanti della società che lo circonda.
Non molti ci riescono. Lei sì. L’Attanasio è artista contemporaneo.
Usa tutti i media che ha a disposizione per esprimersi ed è esattamente l’esempio concreto di quanto scritto poco fa: artista.
Insomma, questo lungo e forse noioso prologo, per darvi dimostrazione di quanto noi siamo cannibali, inconsapevolmente e di quanto sia dotata Alice, consapevolmente.
E di quanto sia coinvolgente ed attuale l’argomento principe trattato dall’autrice, in questa mostra.
Di conseguenza, togliamoci le vesti del giudice e prima di additare e giudicare, riflettiamo.
Se non sbaglio era la Caselli che cantava negli anni sessanta
“… la verità ti fa male, lo so…” e quando si trattano certi argomenti, è facile cadere in equivoci.
Basta mantenere lucidità e capacità di analisi. Ed accettare alcune, anche seppur scomode, verità.
Ecco perché spero, anzi mi auguro, che girando negli ambienti di questo spazio espositivo, che ospita egregiamente i lavori della Attanasio, vogliate riflettere e fare vostre le opere in visione.
E soprattutto quello che ci indicano. Senza preconcetti, pregiudizzi e inibizioni varie.
Del resto sono autobiografiche.
Attenzione, non per l’artista, ma per chiunque posi su di loro l’attenzione.
Abbiamo o no, constatato che ognuno di noi è un po’ cannibale,
e allora?
Gustiamoci la mostra. E se dovessimo scoprire che le opere in questione, sono un po’… crude…
…non preoccupatevi e…
Buon appetito!
In una domenica di primavera, verso l’ora di pranzo,
Roberto Milani
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