Devo ammettere che la programmazione dello Spazio Art E' di Reggio Emilia, grazie all'attenzione di Alberto Agazzani, non ha nulla da invidiare a quello di una ottima galleria d'arte. Ora è la volta di Raffaele Minotto
Raffaele Minotto - Fascinazioni - a cura di Alberto Agazzani
Spazio Art E'
Via Battaglione Toscano 1/b, 42121
Reggio nell'Emilia, Italy
23 giugno - 19 luglio 2012
Raffaele Minotto
manifesta nella sua pittura e nella sua espressività così “venete”,
soprattutto in questa fase di prima ma già definita maturità, quel
retaggio quasi genetico che immediatamente, oltre qualunque altro
parallelo possibile, lo ricollega al genio cadorino ed alla sua
strabiliante invenzione visiva: la solidità granitica del grumo e della
spatolata, realizzati con infallibile rapidità, l'uso controllatissimo
eppure così seducente del colore, la definizione di immagini che solo
alla prima occhiata si concedono, per poi ritirarsi nel fitto mistero
della pittura... Una scelta linguistica impossibile da compiere
razionalmente e replicare da parte dell'individuo-pittore, ma piuttosto
la risultante di una scelta della pittura stessa, di quel particolare,
unico e irreplicabile stile che ha più le caratteristiche della
necessità espressiva di una (innata? genetica?)vocazione.
Ricordo con molta gioia il grande stupore provato allorché, segnalatomi dal giovanissimo Giovanni Gasparro, altro piccolo maestro dell'intrigante ambiguità dipinta, m'imbattei primariamente nelle immagini dei dipinti di Minotto. Ritornai immediatamente al Marsia tizianesco ed a quella pittura così vera, così difficile, così lontana dalle contraddizioni, dalla ruffianeria, dalla concettosità gratuita e dalla facilità che tanto piacciono a riviste patinate e curatori in eterne gramaglie. La gioia della Pittura, di, appunto, un “qualcosa” che non si concede, che t'intriga, ti rapisce, financo t'inquieta nel non lasciarsi possedere mai completamente. E poi i soggetti. Ritratti di gente comune che assumono le dimensioni di monumenti all'Umanità: volti rassicuranti e rasserenanti, sia pure sotto il peso della loro stanchezza e fatica di vivere. E poi gli scorci ed i paesaggi, portatori di un panico che è mistero prima ancora che terrore, le tavole imbandite e gli interni, dai quali scaturisce la memoria o il desiderio di un'eterna epifania di natali e domeniche, case e famiglie, affetti, piccole e grandi cose di semplice, festoso (e perché no fastoso), quotidiano buon gusto.
La riflessione di Minotto sfugge qualunque fascinazione spettacolare, ma s'insinua nel cuore segreto della realtà e la restituisce con la magia dell'evocazione, del mistero, della seduzione.
Poesia per l'anima.
Alberto Agazzani
Ricordo con molta gioia il grande stupore provato allorché, segnalatomi dal giovanissimo Giovanni Gasparro, altro piccolo maestro dell'intrigante ambiguità dipinta, m'imbattei primariamente nelle immagini dei dipinti di Minotto. Ritornai immediatamente al Marsia tizianesco ed a quella pittura così vera, così difficile, così lontana dalle contraddizioni, dalla ruffianeria, dalla concettosità gratuita e dalla facilità che tanto piacciono a riviste patinate e curatori in eterne gramaglie. La gioia della Pittura, di, appunto, un “qualcosa” che non si concede, che t'intriga, ti rapisce, financo t'inquieta nel non lasciarsi possedere mai completamente. E poi i soggetti. Ritratti di gente comune che assumono le dimensioni di monumenti all'Umanità: volti rassicuranti e rasserenanti, sia pure sotto il peso della loro stanchezza e fatica di vivere. E poi gli scorci ed i paesaggi, portatori di un panico che è mistero prima ancora che terrore, le tavole imbandite e gli interni, dai quali scaturisce la memoria o il desiderio di un'eterna epifania di natali e domeniche, case e famiglie, affetti, piccole e grandi cose di semplice, festoso (e perché no fastoso), quotidiano buon gusto.
La riflessione di Minotto sfugge qualunque fascinazione spettacolare, ma s'insinua nel cuore segreto della realtà e la restituisce con la magia dell'evocazione, del mistero, della seduzione.
Poesia per l'anima.
Alberto Agazzani
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