RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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martedì 29 giugno 2010

"Confronto a dieci" a cura di Alberto Agazzani

La riviera romagnola con la sua "capitale", Rimini, sarà meta di molti villeggianti anche questa estate. Oltre al mare, i divertimenti, l'ottima cucina e quant'altro non dimenticate di mettere nella vostra borsa da viaggio un po' di cultura... nel caso contrario, la troverete in loco... con un sigillo di garanzia: Alberto Agazzani!.


Mostra a cura di Alberto Agazzani

da venerdì 9 luglio 2010 alle ore 18.00
a domenica 8 agosto 2010 alle ore 23.00

Castel Sismondo
Piazza Malatesta
Rimini







Antologia poetica a cura di Davide Rondoni
Coordinamento storico di Beatrice Buscaroli



Poeti e pittori

Sergio Zavoli e Alberto Sughi
Roberto Mussapi e Piero Guccione
Giancarlo Pontiggia e Vladimir Pajevic
Gianfranco Lauretano e Mauro Moscatelli
Antonio Riccardi e Andrea Martinelli
Davide Rondoni e Giovanni Manfredini
Iole Toini e Omar Galliani
Daniele Mencarelli e Davide Frisoni
Isabella Leardini e Sonia Alvarez
Davide Brullo e Massimo Pulini



Visioni

La prima edizione Riminese di “Sismondi – Moti d’arte e di poesia contemporanee”, svoltasi nel 2009 ed incentrata sulla mostra “Contemplazioni. Bellezza e Tradizione del Nuovo nella pittura italiana contemporanea”, poneva fortemente l’accento sul piano dell’arte visiva, in questo caso la pittura, ospitando nella città malatestiana oltre cento artisti del nostro oggi (in ideale complementarietà con la mostra “Collaudi” al Padiglione Italia della Biennale di Venezia) e significando così un’ampia panoramica di ciò che rappresenta l’eccellenza espressiva in fatto di pittura contemporanea nel nostro Paese, dai grandi e storicizzati “moderni maestri” fino alle ultimissime generazioni. La mostra nasceva da un’idea critica molto lucida, che nella Bellezza, intesa come supremo sistema di valori etici e morali, non solo come mero fatto estetico, e nella “Tradizione del Nuovo”, cioè in quella propensione tutta nostra di saper far convivere tradizione ed avanguardia, significava le specificità più autentiche dell’Arte italiana dalle sue origini fino ai giorni nostri. Da lì la selezione di artisti e di opere che non rappresentassero solo l’armonia estetica e il rigore formale fini a se stessi, ma che in un qualche modo significassero il trionfo dell’espressività, e quindi della Poesia, su qualunque altro pseudo valore indotto da una modernità collassata e traboccante di cinismo.
Il progetto comprendeva che in quell’occasione avvenisse l’incontro di un illustre “manipolo di fratelli” poeti, raccolti da Davide Rondoni, per tentare di far incontrare la contemplazione visiva a quella indotta dalla parola/significato/suono, in un confronto che è sfociato nella manifestazione di quest’anno e nella quale, doverosamente, la scena sarà dominata dalla Parola.
La scelta dei dieci artisti convenuti, tra i massimi esponenti dell’arte italiana contemporanea, è avvenuta attraverso l’intimo confronto di 10 poeti con altrettanti pittori tra quelli presenti a Castel Sismondo ed al Palazzo del Podestà nell’estate del 2009. E da questa scelta è scaturito un ideale laboratorio, una fucina d’idee che dalla parola scritta e declamata ha portato al segno sulla tela, all’immagine quasi sindonica di significati e visioni e, viceversa, ha trasformato in verbo la visione contemplativa fissata sulla tela.
Ne è nato così un percorso corale a 20 voci; un percorso di parole, suoni ed immagini che nella sua vastità e varietà intende rappresentare un autentico viaggio iniziatico nella contemplazione attraverso visioni pittoriche rese estatiche dalla potenza della parola; quella stessa visione estatica perfettamente rappresentata dal capolavoro del Guercino che apre idealmente questo “viaggio”, “La visione di San Girolamo” proveniente dalla Confraternita di San Girolamo a Rimini, scelto come fulcro dell’intero percorso, unione ideale nel tempo tra il verbo incarnato dal padre e dottore della Chiesa, l’estasi indotta dalla sua anacoretica e silenziosa meditazione e la visione contemplativa, trionfante di colore e visionarietà, del pittore centese.
Alla luce di ciò si comprende bene come il ruolo del curatore abbia assunto una funzione puramente di coordinamento e supervisione, sovraintendendo la selezione degli autori e delle opere esposte in sintonia coi singoli poeti e Davide Rondoni, ma altresì cercando di minimizzare il più possibile l’impatto critico del proprio intervento affinché il progetto rimanesse il più possibile libero e nelle mani dei dieci poeti, i veri, ancorché involontari, curatori dell’evento espositivo.
Riprese le redini curatoriali ho sin da subito immaginato questo secondo appuntamento come una sorta di “viaggio iniziatico” del visitatore attraverso dieci stanze, dieci “gironi poetici” lontani dall’affollata festosità di “Contemplazioni”: una sorta di ”Odissea della Parola” e, contemporaneamente, “Laica Commedia dell’immagine”, che vede nella granitica figura di Davide Rondoni una sorta di Virgilio ideale ed in quella di Beatrice Buscaroli un’altrettanto ideale Beatrice/Alice, alla quale è affidato il complesso compito di accompagnarci alla scoperta dell’Estasi contemplativa fuori dal tempo e fuori dallo spazio, oltre quello “specchio” rappresentato dalla grande tela del Barbieri. Immagino dunque che siano il silenzio e la meditazione indotta dalla parola a far da sfondo alle immagini qui esposte; voci scritte e dipinte che, come in un mottetto o in un codice miniato, s’assommano una ad una, rendendo possibile quella mantrica contemplazione che è alla base di qualunque esperienza autenticamente artistica.
Il progetto così concepito con Rondoni e Buscaroli assume oggi più che mai, in un mondo dominato da immagini senza riflessione, una valenza, insieme, coraggiosamente reazionaria e arditamente avanguardista: dall’immagine si torna alla parola e, sopra tutto, a quella meditazione, a quell’interrogarsi e confrontarsi col Trascendente: pratiche dimenticate, anzi rimosse sistematicamente nell’era della televisione, dell’audience e dell’appiattimento sistematico di qualunque contenuto eticamente e moralmente scomodo.
Si capirà, dunque, perché non intendo entrare in modo alcuno nel merito dei confronti singoli, di pittori e poeti il cui unico commento sensato è quello intimo ispirato al visitatore dall’alchimia evocativa e visionaria del connubio espressivo, dalle parole dei poeti ed alle immagini dei pittori.

Alberto Agazzani

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