Ho ricevuto più di una mail dove mi veniva richiesto di sviluppare ulteriormente questo blog, con degli interventi personali (anche di taglio "critico" cosa che assolutamente non sento di essere ne ho la preparazione per esserlo...) al posto del classico "copia ed incolla" che ne ha caratterizzato l'impostazione fino ad oggi. Confesso che la volontà di fare tutto questo esiste fin dall'inizio, è il tempo che manca il più delle volte.
Prometto che ci proverò ed approfitto di questo post ed il relax di un sabato pomeriggio noioso e piovoso per incominciare.
Prometto che ci proverò ed approfitto di questo post ed il relax di un sabato pomeriggio noioso e piovoso per incominciare.
Il pretesto è la comunicazione di questa mostra, che si inaugura oggi in terra di Toscana, a Cortona di un artista, mia vecchia conoscenza, brindisino di nascita e piemontese di Domodossola d'adozione: Massimiliano Alioto.
Le sue capacità sono indubbie ed indiscusse. Lo erano e lo aveva già dimostrato tempo fa quando collaboravamo insieme e muoveva i suoi primi passi della sua fortunata carriera di artista ambizioso.
Le sue capacità sono indubbie ed indiscusse. Lo erano e lo aveva già dimostrato tempo fa quando collaboravamo insieme e muoveva i suoi primi passi della sua fortunata carriera di artista ambizioso.
Il tema di questa esposizione è la "Natura Selvaggia".
Paesaggi fantastici e animali selvatici hanno sostituito definitivamente quei soggetti, tanto amati, dai collezionisti che erano le periferie, le ferrovie (con i quali organizzammo un grande ciclo di mostre itineranti con il povero Sciaccaluga in collaborazione con Grandi Stazioni), quei "Vicino la città" (degli esordi) fino ad arrivare ai primi soggetti con figure zoomorfe "i bastardi" (cani, presentati al primo Scope New York) per arrivare all'indagine sul volto umano "Made in Japan" con il quale abbiamo condiviso l'avventura di un fuori fiera al vecchio Spazio Consolo di Milano.
La vita è fatta di scelte e Massimiliano ha fatto la sua. Approfitto di queste pagine per rinnovare a lui la mia stima e ammirazione anche se lo apprezzavo di più quando era, magari ancora un po' acerbo e di Frangiana memoria, più incazzato e sfogava la sua rabbia violentando ed aggredendo la tela.
Paesaggi fantastici e animali selvatici hanno sostituito definitivamente quei soggetti, tanto amati, dai collezionisti che erano le periferie, le ferrovie (con i quali organizzammo un grande ciclo di mostre itineranti con il povero Sciaccaluga in collaborazione con Grandi Stazioni), quei "Vicino la città" (degli esordi) fino ad arrivare ai primi soggetti con figure zoomorfe "i bastardi" (cani, presentati al primo Scope New York) per arrivare all'indagine sul volto umano "Made in Japan" con il quale abbiamo condiviso l'avventura di un fuori fiera al vecchio Spazio Consolo di Milano.
La vita è fatta di scelte e Massimiliano ha fatto la sua. Approfitto di queste pagine per rinnovare a lui la mia stima e ammirazione anche se lo apprezzavo di più quando era, magari ancora un po' acerbo e di Frangiana memoria, più incazzato e sfogava la sua rabbia violentando ed aggredendo la tela.
dal sito di Itailian Factory:
Massimiliano Alioto
Naturale Selvaggio
a cura di Vittorio Sgarbi
Palazzo Casali, Cortona (Arezzo)
dal 20 giugno al 14 luglio 2010
Massimiliano Alioto si dà alla natura selvaggia. L'artista brindisino, da più di dieci anni rifugiatosi in montagna, vicino a Domodossola, arriva così alla terza tappa del suo progetto "Naturale". Dopo le prime due tappe, a Cortina nel 2007, con il ciclo dedicato proprio al paesaggio di montagna, e a Milano nel 2008, con quello dedicato al paesaggio marino, ecco arrivare a compimento il terzo capitolo della trilogia naturale di Alioto, con una serie di quadri dedicati alle foreste e agli animali selvaggi.
Un ciclo ancora più "estremo" dei primi due, perché sempre più figurativo, e con più d'una strizzata d'occhio, tra il sapiente e il divertito, al folklore e alla tradizione dell'iconografia naturalistica, in puro stile "National Geographic", con un segno iperfigurativo e sciolto che sembra rimandare vuoi alla pittura romantica, vuoi a certo realismo di stampo ottocentesco.
"La trilogia dedicata al paesaggio naturale", spiega l'artista, "nasce dopo che per anni avevo rivolto la mia attenzione al paesaggio urbano. Il paesaggio di montagna ha costituito la prima tappa del progetto, perché da ormai dieci anni vivo in mezzo alle montagne. Il paesaggio marino la seconda, perché è parte del mio Dna, in quanto nativo di Brindisi. Infine, l'amore che nutro da sempre per gli animali e per la natura incontaminata ha portato a questo nuovo ciclo".
Ciclo che sarà costuito da una quarantina di quadri, nei quali si vedono foreste e valli incantate degne di una scenograifa disneiana, e poi tigri, orsi, aironi, scimpanzè, gorilla… "Le immagini di animali", spiega ancora Alioto, "provengono quasi tutti da un reportage fotografico che ho fatto allo zoo-safari di Fasano, vicino a Brindisi. Del resto, io parto sempre da un dato reale, per esempio una foto o un appunto preso dal vivo su un quadernetto, e poi rielaborato con la pittura in studio. In fondo, la pittura è un meraviglioso gioco, è come una performance in cui non si può mai progettare granché prima: il cuore del quadro nasce sempre dipingendo".
E come mai una così forte virata verso il figurativo più stretto, quasi a un passo dall'illustrazione?
"La pittura", risponde l'artista, "è gioco, è divertimento, è il gusto di sperimentare sempre strade nuove. A me è sempre piaciuto spaziare tra gli stili più diversi, passando da una pittura magari al limite con l'astrazione a un realismo rigoroso, quasi ossessivo. Non credo nelle etichette e nelle ideologie, oggi con la pittura si può fare di tutto, chiudersi in uno stile preciso e rimanerne ancorati mi sembrerebbe una dannazione".
"Quest'ultimo ciclo della trilogia sfocia ora in una personale dell'artista, che si tiene a Cortona (Arezzo), a Palazzo Casali, dal 20 giugno al 14 luglio 2010.
La mostra è curata da Vittorio Sgarbi, che nel catalogo, edito da Maretti, scrive: "Ad Alioto piace giocare con l’arte, anche con piglio autoironico, non fossilizzarsi in una cifra stilistica e viverci di rendita, come farebbe utile anche al mercato.
Tanti artisti si compiacciono nella prevedibilità, nella replica all’infinito di uno stesso motivo fino alla noia. Alioto preferisce concepire l’arte in un altro modo, più avventuroso e meno opportunistico, avendo anche il coraggio di rischiare, non mostrandosi interessato a tutelare la buona reputazione che si era fatto, con pieno merito, nel genere 'metropolitano'. Lo spiazzamento del critico, lo sconcerto, non sono sue preoccupazioni, ma, anzi, suoi sottili obiettivi, per alimentare la gratificazione che l’autore ottiene dal modo spregiudicato, imprevedibile con cui cambia faccia artistica, come un Fregoli, uno Zelig, un Arturo Brachetti.
L’adozione di un’iconografia convenzionale, da sussidiario degli anni Sessanta, illustrativa, non porta Alioto a smentire il realismo, solido, ma essenziale, delle architetture metropolitane. Quello che cambia è l’immaginario visivo di riferimento. E allora, dove sta lo scandalo? E’ vero o non è vero che una delle tendenze più nobili dell’arte contemporanea, dal Pop al Graffitismo, per non dire delle manifestazioni ancora oggi riconducibili all’inesauribile filone del Primitivismo, sta nel rielaborare i codici di larga diffusione popolare, nati fuori dai luoghi canonici dell’arte “alta”, allo scopo di scardinarne l’insopportabile, anacronisitica chiusura?".
"MASSIMILIANO ALIOTO"
Naturale Selvaggio
Cortona (Arezzo), Palazzo Casali
dal 20 giugno al 14 luglio 2010
catalogo Maretti Editore
a cura di Vittorio Sgarbi
testi di Vittorio Sgarbi e Fabio Migliorati
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