Si è inaugurata ieri, 27 marzo, e sarà visitabile fino al 3 maggio... a Monfalcone...
0M/ no place to hide
Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone
a cura di Martina Cavallarin | Stefano Monti
Inaugurazione Venerdì 27 Marzo ore 18.00
Alterazioni Video, Lorenzo Commisso, Francesco Jodice, Masbedo, Marco Mendeni, Marotta & Russo, Ryts Monet, Maria Elisabetta Novello, Elisa Giardina Papa, Antonio Riello, Michele Spanghero, Giuseppe Stampone
La Galleria offre ai Cittadini un luogo di confronto, di dialogo, di apertura all’Europa e al futuro dell’arte nelle sue diverse proposte e sollecitazioni.
Invita il pubblico a guardare avanti con occhi nuovi, a farsi guidare dagli esiti artistici di altissimo livello che abbiamo l’onore di ospitare nella “Comunale”.
0M/ no place to hide è un dispositivo, una suggestione, uno stimolo di riflessione dei curatori Martina Cavallarin e Stefano Monti che coinvolgono un gruppo di artisti italiani chiedendo loro di indagare, muoversi, navigare, all’interno della cultura contemporanea che ha come mantra: “Produci, condividi, commenta”. Più è meglio, sempre e senza eccezioni.
Facciamo di tutto per avere sempre più consenso, pensiamo che sia necessario averlo. Scegliamo la frase giusta, l’hashtag giusto, condividiamo articoli, immagini, rispondiamo ai sondaggi, li allarghiamo, pubblichiamo le nostre foto, la musica che ascoltiamo, le cose che abbiamo acquistato o che vorremmo acquistare, film che abbiamo visto o scaricato, serie TV.
L’obiettivo è controllare like e fan. Siamo felici o delusi a seconda che i nostri post siano più o meno seguiti e condivisi. Vogliamo piacere, questo è insito nella natura umana, con la differenza che oggi abbiamo una metrica costante, in continuo aggiornamento di quanto vogliamo piacere e di come fare per ottenere di piacere. Il meccanismo narcisistico trova nella contemporaneità canali di amplificazione a gettito illimitato.
Questo continuo “aggiornamento” crea assuefazione, fino ad arrivare a un punto in cui ci rendiamo conto che avere tanti fan, tante persone che ci seguono, e che conseguentemente in qualche modo ci controllano, ci giudicano e che vogliamo/dobbiamo “accontentare”; spesso condiziona, seppur a livello di subconscio e involontariamente, le scelte che operiamo, portandole verso un processo di normalizzazione.
“Siete in troppi”. Su questa affermazione 0M/ no place to hide costruisce il suo scarto, afferma una necessità, attiva un’urgenza non ponendosi come una critica sociale, non negando il social, ma interrogandosi e proponendosi come analisi della coscienza individuale e dell’atteggiamento psicologico collettivo, come esercizio di ricerca delle modalità con le quali si abita il mondo e si attraversa la società contemporanea.
Il dispositivo dell’indagine si attiva come reazione o come tentativo di risposta alla reiterata e suggestiva Teoria del complotto, struttura del controllo, al quale siamo costantemente soggetti, della mancanza di privacy, della “nuova” solitudine, determinata dallo stare sempre in compagnia sebbene virtualmente, alla quale siamo ossessivamente soggetti.
Nella Teoria del complotto si annidano tutte le dinamiche insite nelle molteplici sfere dell’esistenza che vanno dal medium freddo -per parafrasare Marshal MacLuhan- che è la televisione ora interattiva, strutturata e a celle dalle quali è possibile entrare e uscire continuamente, al transito nelle strade cittadine sorvegliate da telecamere, fotocamere, fotocellule, alle applicazioni per i device che chiedono posizione, luogo, orario, dati anagrafici, quadro clinico, sino alla rete costituita dai molteplici account dei social media ai quali aderiamo e che quasi automaticamente pubblicano, archiviano tutti i nostri dati.
Il problema non è quello di smettere di essere on-line, ma quello di esserci con maggiore consapevolezza e, soprattutto, quello di cercare, saper costruire, non aver paura di costruire uno spazio “altro”, individuale, privato, una zona nella quale confrontarsi solo con se stessi, dove poter sperimentare in totale solitudine, esprimersi senza tenere in considerazione il giudizio dei “tanti”, in cui sbagliare senza che l’errore sia assoggettato a un giudizio planetario. Uno spazio di erranza del fare e del pensare nel quale singolare e plurale possano trovare le contingenze atte ad attivare un più sincero e auspicabile umanesimo.
L’impopolare, l’insuccesso, il fallimento, sono fondamentali nel processo creativo. Il distacco, la solitudine, il poco, il piccolo, un’utopia a misura d’uomo, diventano il luogo ideale per la ricerca del nuovo.
0M/ no place to hide è il tentativo responsabile dell’arte di attivare una rivalutazione del pensiero individuale, della necessità di ritrovare e costruire dei nuovi spazi di appartenenza, un luogo di libertà. No place to hide inteso come monito e messaggio, tentativo anche di smettere di nascondersi, ambito di non tolleranza evidenziata anche dalla scelta grafica del titolo che si muove solo per scritte come si trattasse di una cartellonistica stradale, di un ordine, di un messaggio per sollecitare la reazione. No place to hide è ricerca di uno scarto, un’ipotesi di deviazione, un abbandono costruttivo, un’azione di spostamento in avanti, fuori dal processo di omologazione nel quale siamo e ci siamo inseriti.
0M/ no place to hide è costituito da un’esposizione collettiva composta da opere create site e time specific, 2015, degli artisti italiani Alterazioni Video, Lorenzo Commisso, Francesco Jodice, Masbedo, Marco Mendeni, Marotta & Russo, Ryts Monet, Maria Elisabetta Novello, Elisa Giardina Papa, Antonio Riello, Michele Spanghero, Giuseppe Stampone.
La posizione curatoriale è quella di lavorare con artisti italiani per un atteggiamento intellettuale che intende valorizzare i talenti nazionali.
*Il titolo è una suggestione che deriva dall’omonimo libro NO PLACE TO HIDE - Sotto Controllo, di Glenn Greenwald su EDWARD SNOWDEN E LA SORVEGLIANZA DI MASSA: Libertà, sicurezza, democrazia, privacy.
Inaugurazione Venerdì 27 Marzo ore 18.00
Alterazioni Video, Lorenzo Commisso, Francesco Jodice, Masbedo, Marco Mendeni, Marotta & Russo, Ryts Monet, Maria Elisabetta Novello, Elisa Giardina Papa, Antonio Riello, Michele Spanghero, Giuseppe Stampone
La Galleria offre ai Cittadini un luogo di confronto, di dialogo, di apertura all’Europa e al futuro dell’arte nelle sue diverse proposte e sollecitazioni.
Invita il pubblico a guardare avanti con occhi nuovi, a farsi guidare dagli esiti artistici di altissimo livello che abbiamo l’onore di ospitare nella “Comunale”.
0M/ no place to hide è un dispositivo, una suggestione, uno stimolo di riflessione dei curatori Martina Cavallarin e Stefano Monti che coinvolgono un gruppo di artisti italiani chiedendo loro di indagare, muoversi, navigare, all’interno della cultura contemporanea che ha come mantra: “Produci, condividi, commenta”. Più è meglio, sempre e senza eccezioni.
Facciamo di tutto per avere sempre più consenso, pensiamo che sia necessario averlo. Scegliamo la frase giusta, l’hashtag giusto, condividiamo articoli, immagini, rispondiamo ai sondaggi, li allarghiamo, pubblichiamo le nostre foto, la musica che ascoltiamo, le cose che abbiamo acquistato o che vorremmo acquistare, film che abbiamo visto o scaricato, serie TV.
L’obiettivo è controllare like e fan. Siamo felici o delusi a seconda che i nostri post siano più o meno seguiti e condivisi. Vogliamo piacere, questo è insito nella natura umana, con la differenza che oggi abbiamo una metrica costante, in continuo aggiornamento di quanto vogliamo piacere e di come fare per ottenere di piacere. Il meccanismo narcisistico trova nella contemporaneità canali di amplificazione a gettito illimitato.
Questo continuo “aggiornamento” crea assuefazione, fino ad arrivare a un punto in cui ci rendiamo conto che avere tanti fan, tante persone che ci seguono, e che conseguentemente in qualche modo ci controllano, ci giudicano e che vogliamo/dobbiamo “accontentare”; spesso condiziona, seppur a livello di subconscio e involontariamente, le scelte che operiamo, portandole verso un processo di normalizzazione.
“Siete in troppi”. Su questa affermazione 0M/ no place to hide costruisce il suo scarto, afferma una necessità, attiva un’urgenza non ponendosi come una critica sociale, non negando il social, ma interrogandosi e proponendosi come analisi della coscienza individuale e dell’atteggiamento psicologico collettivo, come esercizio di ricerca delle modalità con le quali si abita il mondo e si attraversa la società contemporanea.
Il dispositivo dell’indagine si attiva come reazione o come tentativo di risposta alla reiterata e suggestiva Teoria del complotto, struttura del controllo, al quale siamo costantemente soggetti, della mancanza di privacy, della “nuova” solitudine, determinata dallo stare sempre in compagnia sebbene virtualmente, alla quale siamo ossessivamente soggetti.
Nella Teoria del complotto si annidano tutte le dinamiche insite nelle molteplici sfere dell’esistenza che vanno dal medium freddo -per parafrasare Marshal MacLuhan- che è la televisione ora interattiva, strutturata e a celle dalle quali è possibile entrare e uscire continuamente, al transito nelle strade cittadine sorvegliate da telecamere, fotocamere, fotocellule, alle applicazioni per i device che chiedono posizione, luogo, orario, dati anagrafici, quadro clinico, sino alla rete costituita dai molteplici account dei social media ai quali aderiamo e che quasi automaticamente pubblicano, archiviano tutti i nostri dati.
Il problema non è quello di smettere di essere on-line, ma quello di esserci con maggiore consapevolezza e, soprattutto, quello di cercare, saper costruire, non aver paura di costruire uno spazio “altro”, individuale, privato, una zona nella quale confrontarsi solo con se stessi, dove poter sperimentare in totale solitudine, esprimersi senza tenere in considerazione il giudizio dei “tanti”, in cui sbagliare senza che l’errore sia assoggettato a un giudizio planetario. Uno spazio di erranza del fare e del pensare nel quale singolare e plurale possano trovare le contingenze atte ad attivare un più sincero e auspicabile umanesimo.
L’impopolare, l’insuccesso, il fallimento, sono fondamentali nel processo creativo. Il distacco, la solitudine, il poco, il piccolo, un’utopia a misura d’uomo, diventano il luogo ideale per la ricerca del nuovo.
0M/ no place to hide è il tentativo responsabile dell’arte di attivare una rivalutazione del pensiero individuale, della necessità di ritrovare e costruire dei nuovi spazi di appartenenza, un luogo di libertà. No place to hide inteso come monito e messaggio, tentativo anche di smettere di nascondersi, ambito di non tolleranza evidenziata anche dalla scelta grafica del titolo che si muove solo per scritte come si trattasse di una cartellonistica stradale, di un ordine, di un messaggio per sollecitare la reazione. No place to hide è ricerca di uno scarto, un’ipotesi di deviazione, un abbandono costruttivo, un’azione di spostamento in avanti, fuori dal processo di omologazione nel quale siamo e ci siamo inseriti.
0M/ no place to hide è costituito da un’esposizione collettiva composta da opere create site e time specific, 2015, degli artisti italiani Alterazioni Video, Lorenzo Commisso, Francesco Jodice, Masbedo, Marco Mendeni, Marotta & Russo, Ryts Monet, Maria Elisabetta Novello, Elisa Giardina Papa, Antonio Riello, Michele Spanghero, Giuseppe Stampone.
La posizione curatoriale è quella di lavorare con artisti italiani per un atteggiamento intellettuale che intende valorizzare i talenti nazionali.
*Il titolo è una suggestione che deriva dall’omonimo libro NO PLACE TO HIDE - Sotto Controllo, di Glenn Greenwald su EDWARD SNOWDEN E LA SORVEGLIANZA DI MASSA: Libertà, sicurezza, democrazia, privacy.
Nessun commento:
Posta un commento