RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






Vota questo blog

Siti
Visualizzazione post con etichetta Martina Cavallarin. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Martina Cavallarin. Mostra tutti i post

giovedì 28 gennaio 2016

GIANNI MORETTI / MARIA ELISABETTA NOVELLO - AU MILIEU - Un progetto di e a cura di Martina Cavallarin



GIANNI MORETTI / MARIA ELISABETTA NOVELLO
AU MILIEU
Un progetto di Martina Cavallarin
A cura di Martina Cavallarin
Whitelight Art Gallery
Via San Giorgio 12/a Bologna
Vernissage 23 gennaio 2016 h.18.00 - 21.00
Art City White Night
23 gennaio – 16 febbraio 2016

Whitelight Art Gallery, in occasione di ArteFiera 2016, presenta la bipersonale di Gianni Moretti e Maria Elisabetta Novello. Il progetto AU MILIEU, a cura di Martina Cavallarin, sarà inserito nel circuito di Art City White Night.

AU MILIEU è un progetto che si snoda tra il piano di lavoro elaborato dal critico, lo studio in cui l'artista elabora il progetto, l’abitazione delle opere stabilito dal curatore e gli artisti, l’ambito spaziale al quale è destinato il lavoro e il rapporto tra opera e fruitore, quindi tra evento d’arte e spettatore. Si tratta di declinazioni che intendono esercitarsi sul concetto di traccia, mappatura, appoggio, percezione, intercessione ed empatia, attenzione e incontro. Il respiro concettuale che affiora dalle opere esposte è l’importanza di ciò che sta “nel mezzo” che in AU MILIEU si concentra sul “coefficiente d’arte”, lo spettatore, che partecipa e si abbandona all’opera aumentandone potenza e significato.
Scrive Gilles Deleuze a proposito dell’interesse di Carmelo Bene per ciò che è un personaggio minore o maggiore: “Il divenire, il movimento, la velocità, il turbine, si trovano in mezzo. L’interessante è in mezzo, ciò che succede nel mezzo (au milieu). Il mezzo non è un media, è invece un eccesso. Le cose crescono nel mezzo. Era questa l’idea di Virginia Woolf. E il mezzo non vuol dire affatto essere nel proprio tempo, essere del proprio tempo, essere storico; al contrario. È ciò per cui i tempi più diversi comunicano “. (1.)

Un’esposizione d’arte contemporanea non rappresenta, attraverso le opere, ciò di cui parla il progetto, bensì attraverso le opere costruisce una nuova realtà architettata attraverso esperimenti, tentativi, fallimenti, elaborazioni di processi creativi che si muovono nello spazio della galleria e percorrono il tempo dell’esposizione e il tempo d’incontro tra spettatore e opera. In questo senso AU MILIEU agisce, muovendosi nel territorio di mezzo, nell’intermezzo messo in scena dalle installazioni in mostra, nel tentativo di sviluppare un luogo d’incontro in cui mettere in discussione le regole del gioco.

La mostra presenta un’opera a tiratura limitata creata a tre teste e quattro mani, ovvero pensata dal critico e dagli artisti e realizzata concretamente dai due artisti, per una pratica olistica e di investigazione prevista e auspicabile nell’arte contemporanea, che prende vita dalla verbalizzazione per esplicarsi nella visualizzazione. La scatola, di formato A5 edita in 30 copie, contiene una citazione di Gilles Deleuze dalla quale Martina Cavallarin ha preso spunto per strutturare il progetto e due interventi, realizzati da Gianni Moretti e Maria Elisabetta Novello, espressioni della processualità delle opere in mostra. 
Nello spazio espositivo le due installazioni a dimensioni ambientali, si snodano con andamento geometrico, da soffitto a pavimento: un percorso verticale teso al vuoto nel caso di Moretti e orizzontale teso al pieno nel caso di Novello. Partendo da ciò che sta nel mezzo, nell’intervallo tra le cose, Maria Elisabetta Novello svolge una ricerca, che si attiva dallo studio del libro Specie di spazi di George Perec, ricreando una mappatura che niente delinea e raffigura, un rettangolo pieno che intercetta la regione del dubbio, le coordinate dell’incerto, la presenza dell’effimero. La densa polvere a pavimento le cui scritte sul confine rimandano immediatamente alla bianca mappa del mare usata per la caccia allo snark nel poemetto umoristico di Lewis Carrol, crea una zona da attraversare o rispettare, un luogo di astrazione e di presenza, un territorio in cui apparizione e sparizione si alternano senza soluzione di continuità. In opposta direzione ma teso allo studio del medesimo processo di AU MILIEU, Gianni Moretti edifica una struttura verticale che riprende l’antica cinta muraria della città di Bologna. Si tratta di una pelle fragile e inconsistente, una seconda stanza che lavora su una topografia geografica reale mediante la quale l’artista mette in discussione tutte le frontiere e i confini del mondo per una ricerca rivolta allo stato delle cose, ai loro cambiamenti, al concetto di protezione che si scontra inevitabilmente con la chiusura, l’esclusione, la delimitazione. Lo spettatore si avvicina all’opera allertando un sistema di sensori che fanno suonare centinaia di campanelli che abitano asserragliati la struttura precaria di nylon e legno.
Sulle pareti della galleria una serie di disegni realizzati con la cenere da Novello sviluppano il suo discorso di Specie di spazi. Le carte d’oro di Moretti sono organismi saturi di scritte e materia, supporti fragili e densi che cadenzano il ritmo del respiro della struttura verticale.
AU MILIEU tende a tracciare una nuova e più adeguata narrativa della società contemporanea, organismo senza soluzione di continuità e in stato di complessa mutazione nel quale anche chi attiva un piano ideativo, il critico e chi lo dispone nello spazio, il curatore e gli artisti, e chi lo rivela ovvero l’opera, è disposto dallo spettatore: il paradigma è nella direzione di una nuova legislazione del modo d’intendere la società e le forme di aggregazione e interazione che vi circolano e delle quali l’arte rappresenta l’elemento cardine atto al dialogo, al confronto, alla condivisione partecipata che va dall’individuo alla collettività.

1.      Carmelo Bene, Gilles Deleuze, Sovrapposizioni. Quodlibet, 2002, p. 92.
© Martina Cavallarin

Cenni biografici Gianni Moretti :
Gianni Moretti (Perugia, 1978), vive e lavora tra Milano e Berlino.
Tra le mostre collettive e personali: Mongin Art Space, Seoul (Corea del Sud); Museo MAR, Ravenna; Museo d’Arte Contemporanea, Lissone (MB); Museo di Palazzo Poggi, Bologna; Mestna Galerija, Nova Gorica (Slovenia); Palazzo Zenobio, Venezia; I.S.C.P., New York (USA).
Nel 2011 partecipa a “Round the Clock”, evento collaterale della 54° mostra internazionale d’arte - La Biennale di Venezia.
Ha collaborato con il teatro ed è stato selezionato per residenze artistiche a New York, Seoul e Berlino.
Tra i riconoscimenti ottenuti: Nel 2013, Finalista Premio Terna 05, Roma; Premio SetUp 2013, Bologna; Premio d’Arte Rugabella 2011, Milano; Premio San Fedele 2007, Milano; XXIII Premio Oscar Signorini 2006, Milano; Premio Accademia Olimpica Nazionale 2006, Roma; Premio Iceberg 2005, Bologna; Premio Nazionale delle Arti 2003, Roma.

Cenni biografici Maria Elisabetta Novello:
Maria Elisabetta Novello (Vicenza 1974) ha esposto in numerose mostre personali e collettive, in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero.
Tra le sue importanti mostre del 2015 si segnalano “Per una gioiosa entropia” Alessandra Lazzaris Maria Elisabetta Novello, Casa Cavazzini Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine, del 2014 “Sesta edizione Premio della Fondazione VAF, Schaufler Foundation, Schauwerk Sindelfingen, Stadtgalerie Kiel, con l’assegnazione del Primo premio VI edizione Premio fondazione VAF - Palazzo Della Penna, Perugia.
Nel 2013 “ Transparency belongs to Citizens Blumm Prize” vincitrice Primo Premio, Ambasciata Italiana di Brussels, nel 2012 Menzione giuria Premio Combat in pittura, Museo Civico G. Fattori ex Granai Villa Mimbelli, Livorno, nel 2010 Premio Arti Visive, San Fedele, Milano e nel 2007 vincitrice Primo Premio al concorso ManinFesto a cura di Francesco Bonami, promosso dal Centro d’Arte Contemporanea di Villa Manin di Passariano (Udine).
Le sue opere si trovano nelle importanti collezione del MART di Rovereto e della VAF – Stiftung Collection.

Ufficio Stampa
Marta Menegon – cell. 347 5810150

sabato 28 marzo 2015

0M/ no place to hide - a cura di Martina Cavallarin | Stefano Monti

Si è inaugurata ieri, 27 marzo, e sarà visitabile fino al 3 maggio... a Monfalcone... 




0M/ no place to hide

Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone 
 a cura di Martina Cavallarin | Stefano Monti

Inaugurazione Venerdì 27 Marzo ore 18.00

Alterazioni Video, Lorenzo Commisso, Francesco Jodice, Masbedo, Marco Mendeni, Marotta & Russo, Ryts Monet, Maria Elisabetta Novello, Elisa Giardina Papa, Antonio Riello, Michele Spanghero, Giuseppe Stampone

La Galleria offre ai Cittadini un luogo di confronto, di dialogo, di apertura all’Europa e al futuro dell’arte nelle sue diverse proposte e sollecitazioni.
Invita il pubblico a guardare avanti con occhi nuovi, a farsi guidare dagli esiti artistici di altissimo livello che abbiamo l’onore di ospitare nella “Comunale”.

0M/ no place to hide è un dispositivo, una suggestione, uno stimolo di riflessione dei curatori Martina Cavallarin e Stefano Monti che coinvolgono un gruppo di artisti italiani chiedendo loro di indagare, muoversi, navigare, all’interno della cultura contemporanea che ha come mantra: “Produci, condividi, commenta”. Più è meglio, sempre e senza eccezioni.
Facciamo di tutto per avere sempre più consenso, pensiamo che sia necessario averlo. Scegliamo la frase giusta, l’hashtag giusto, condividiamo articoli, immagini, rispondiamo ai sondaggi, li allarghiamo, pubblichiamo le nostre foto, la musica che ascoltiamo, le cose che abbiamo acquistato o che vorremmo acquistare, film che abbiamo visto o scaricato, serie TV.
L’obiettivo è controllare like e fan. Siamo felici o delusi a seconda che i nostri post siano più o meno seguiti e condivisi. Vogliamo piacere, questo è insito nella natura umana, con la differenza che oggi abbiamo una metrica costante, in continuo aggiornamento di quanto vogliamo piacere e di come fare per ottenere di piacere. Il meccanismo narcisistico trova nella contemporaneità canali di amplificazione a gettito illimitato.
Questo continuo “aggiornamento” crea assuefazione, fino ad arrivare a un punto in cui ci rendiamo conto che avere tanti fan, tante persone che ci seguono, e che conseguentemente in qualche modo ci controllano, ci giudicano e che vogliamo/dobbiamo “accontentare”; spesso condiziona, seppur a livello di subconscio e involontariamente, le scelte che operiamo, portandole verso un processo di normalizzazione.
“Siete in troppi”. Su questa affermazione 0M/ no place to hide costruisce il suo scarto, afferma una necessità, attiva un’urgenza non ponendosi come una critica sociale, non negando il social, ma interrogandosi e proponendosi come analisi della coscienza individuale e dell’atteggiamento psicologico collettivo, come esercizio di ricerca delle modalità con le quali si abita il mondo e si attraversa la società contemporanea.
Il dispositivo dell’indagine si attiva come reazione o come tentativo di risposta alla reiterata e suggestiva Teoria del complotto, struttura del controllo, al quale siamo costantemente soggetti, della mancanza di privacy, della “nuova” solitudine, determinata dallo stare sempre in compagnia sebbene virtualmente, alla quale siamo ossessivamente soggetti.
Nella Teoria del complotto si annidano tutte le dinamiche insite nelle molteplici sfere dell’esistenza che vanno dal medium freddo -per parafrasare Marshal MacLuhan- che è la televisione ora interattiva, strutturata e a celle dalle quali è possibile entrare e uscire continuamente, al transito nelle strade cittadine sorvegliate da telecamere, fotocamere, fotocellule, alle applicazioni per i device che chiedono posizione, luogo, orario, dati anagrafici, quadro clinico, sino alla rete costituita dai molteplici account dei social media ai quali aderiamo e che quasi automaticamente pubblicano, archiviano tutti i nostri dati.
Il problema non è quello di smettere di essere on-line, ma quello di esserci con maggiore consapevolezza e, soprattutto, quello di cercare, saper costruire, non aver paura di costruire uno spazio “altro”, individuale, privato, una zona nella quale confrontarsi solo con se stessi, dove poter sperimentare in totale solitudine, esprimersi senza tenere in considerazione il giudizio dei “tanti”, in cui sbagliare senza che l’errore sia assoggettato a un giudizio planetario. Uno spazio di erranza del fare e del pensare nel quale singolare e plurale possano trovare le contingenze atte ad attivare un più sincero e auspicabile umanesimo.
L’impopolare, l’insuccesso, il fallimento, sono fondamentali nel processo creativo. Il distacco, la solitudine, il poco, il piccolo, un’utopia a misura d’uomo, diventano il luogo ideale per la ricerca del nuovo.
0M/ no place to hide è il tentativo responsabile dell’arte di attivare una rivalutazione del pensiero individuale, della necessità di ritrovare e costruire dei nuovi spazi di appartenenza, un luogo di libertà. No place to hide inteso come monito e messaggio, tentativo anche di smettere di nascondersi, ambito di non tolleranza evidenziata anche dalla scelta grafica del titolo che si muove solo per scritte come si trattasse di una cartellonistica stradale, di un ordine, di un messaggio per sollecitare la reazione. No place to hide è ricerca di uno scarto, un’ipotesi di deviazione, un abbandono costruttivo, un’azione di spostamento in avanti, fuori dal processo di omologazione nel quale siamo e ci siamo inseriti.

0M/ no place to hide è costituito da un’esposizione collettiva composta da opere create site e time specific, 2015, degli artisti italiani Alterazioni Video, Lorenzo Commisso, Francesco Jodice, Masbedo, Marco Mendeni, Marotta & Russo, Ryts Monet, Maria Elisabetta Novello, Elisa Giardina Papa, Antonio Riello, Michele Spanghero, Giuseppe Stampone.
La posizione curatoriale è quella di lavorare con artisti italiani per un atteggiamento intellettuale che intende valorizzare i talenti nazionali.





*Il titolo è una suggestione che deriva dall’omonimo libro NO PLACE TO HIDE - Sotto Controllo, di Glenn Greenwald su EDWARD SNOWDEN E LA SORVEGLIANZA DI MASSA: Libertà, sicurezza, democrazia, privacy.

sabato 17 gennaio 2015

POP ICONS a cura di Martina Cavallarin



Roma, 13 gen. (askanews) - La Galleria Restelliartco presenta la mostra POP ICONS presso la Rome International School dal 20 gennaio al 6 febbraio 2015, a cura di Martina Cavallarin.
In esposizione le opere dei più importanti artisti della Pop Art: le immagini pubblicitarie, i volti famosi e gli autoritratti di Andy Warhol, i personaggi di fumetti e cartoni animati di Roy Lichtenstein, i graffiti di Keith Haring, le pin-up di Mel Ramos; e ancora Tom Wesselmann, Romero Britto, Vik Muniz e Albert Watson. Interessante è anche il confronto con una sezione più contemporanea, che arriva sino alle opere degli artisti italiani Claudio Parmiggiani e Elisabetta Benassi.

La Rome International School ospita per la prima volta una mostra di arte contemporanea, dove le opere trovano la giusta collocazione alla stregua di una sede museale. Nei cinque piani dell'istituto, dedicati ognuno ad un percorso tematico, gli studenti possono "toccare con mano" le icone dell'arte pop. Dunque, il processo di avvicinamento all'arte viene eccezionalmente invertito: "è l'arte che entra nella scuola e non la scuola che entra nel museo", secondo quanto sostenuto dal gallerista Filippo Restelli. Come la Pop Art ha elevato ad opera d'arte gli oggetti di tutti i giorni (il detersivo, la Coca Cola e la zuppa Campbell), così le opere della mostra diventano parte della quotidianità degli alunni, offrendo loro lo spunto per riflettere su "ciò che siamo stati e che siamo ora", come afferma la curatrice Martina Cavallarin, che aggiunge: "POP ICONS rappresenta la possibilità di sviluppare un'analisi sociologica e antropologica della collettività contemporanea. A 60 anni dalla sua nascita la Pop Art è più viva che mai […] con la cronaca a ritmo incalzante raccontata attraverso fenomeni ultra attuali come i fumetti, i magazine, la televisione, il cinema, la pubblicità, i prodotti di massa, la musica".

La mostra proseguirà presso la Galleria Restelliartco a partire dal 9 febbraio 2015.

martedì 9 dicembre 2014

LUCA DE ANGELIS | LORENZO DI LUCIDO IL REGIME DELL'IMMAGINE a cura di Martina Cavallarin

Si è inaugurata oggi da Scatola Bianca



LUCA DE ANGELIS | LORENZO DI LUCIDO
IL REGIME DELL'IMMAGINE

a cura di Martina Cavallarin

9 dicembre 2014/16 gennaio 2015

Opening: martedì 9 dicembre, ore 18.30
scatolabianca(etc.) Milano


scatolabianca propone un ciclo dedicato alla pittura attraverso una serie di mostre bi-personali i cui protagonisti rappresentano e si esprimono con un linguaggio classico permeato da un taglio contemporaneo fortemente concettuale, da una temperatura personale, uno stile ad alto tasso di poesia e di chirurgia, da una capacità allestitiva che entra nel codice stesso dell’opera e del progetto espositivo.

I temi proposti si riferiscono ad alcune fasi di criticità che nel Novecento hanno tenuto sotto scacco la società, la cultura e la coscienza antropologica della collettività: il tema dell’Assurdo affrontato da Albert Camus, il sovraccarico d’Immagini denunciato da Jean Baudrillard, il concetto di Paesaggio inteso come sguardo interiore, antropologico, psicologico, culturale, l’Antropologia delle Immagini teorizzata da Hans Belting.
---

Il Regime dell’Immagine. Luca De Angelis - Lorenzo Di Lucido

[...] Negli anni Settanta come nella seconda decade del Duemila i problemi e le risorse sembrano essere sempre a un punto di partenza sebbene siano trascorsi i decenni e con loro si siano moltiplicate le reazioni, gli ozi, gli errori, le ritrosie, i pentimenti e gli infervoramenti. Pasolini si sofferma anche a indagare l’origine dell’apatia che risale al sovraccarico d’immagini, all’inquinamento patologico provocato da città bulimiche e dalla standardizzazione. Jean Baudrillard nel suo testo scelto La sparizione dell’arte sottolinea che “il processo di aggregazione di ricordi produce un effetto di rimozione più che di creatività, portando noi stessi – come l’arte – a una condizione di riciclo, più che di fioritura. Non siamo più interessati al segreto o alla seduzione ma al processo di mummificazione, in cui le immagini diventano parte di una ciclicità senza fine”. “Quando tutto è estetico, niente è più bello né brutto, e l’arte stessa sparisce. I media, l’informatica e i video, in tutto questo, hanno contributo a trasformare lo status dell’arte, rendendo ognuno di noi capace di diventare maestro, e autorizzandolo a poter dire o fare qualcosa con il solo uso di uno strumento senza una base opportuna, pronta realmente all’edificazione di un’efficace innovazione linguistica e visiva. L’arte, per contro, ha reagito minimizzandosi, simulando la sparizione”.

Marshall McLuhan, massmediologo d’eccezione, definisce la televisione un “medium freddo”, anzi il suo massimo rappresentante. Attraverso di essa tutto diventa più che reale, diffuso e sospeso. E quello che Jean Baudrillard intende è che l’immaginazione è morta per overdose d’immagini. Walter Benjamin parlando, nel saggio Il Narratore, dell’impoverimento in senso mentale, dei soldati di ritorno dalla prima Guerra Mondiale, sostiene che alla radice del problema ci sia lo Chockerlebnis ovvero la riduzione dell’esperienza alla mera notizia attraverso la quale i media mettono in atto lo shock. Il particolare ficcante e forte di un’immagine riportata riduce la nostra esperienza allo shock di un dettaglio.

T.J. Clark nel suo libro del 2006, The Sight of Death, parla del suo allontanamento nei confronti dei media affrontando un’estesa e accurata ricognizione e rivisitazione di alcuni dipinti di Poussin che egli cerca di esplorare angolandoli in tutta la laboriosa evidenza della loro mesomeria compositiva. . Clark si chiedeva come potesse funzionare la nostra comprensione di un cambiamento d’immagine nel tempo. Un’interessante crociata dell’arte contro il regime dell’immagine l’ha svolta la mostra Invisible Colors, curata da Karina Daskalov alla Marian Goodman Gallery di Parigi nel 2007. L’esposizione lavora sul “ritardando”, cioè il rallentamento della nostra percezione ormai avvezza a frammenti d’immagine. [...]

©Martina Cavallarin

---

scatolabianca(etc.) – Milano
Via Ventimiglia, angolo Via Privata Bobbio
MM Porta Genova
Tram n. 2 - 9 - 19
orari: giovedì e venerdì, 16.00/20.30
su appuntamento

(+39) 340 1197983
www.scatolabianca.net
info@scatolabianca.net
press@scatolabianca.net
facebook.com/scatolabianca
twitter.com/scatolabianca
youtube.com/scatolabianca

La mostra sarà visitabile dal 9 dicembre 2014 al 16 gennaio 2015.

martedì 18 novembre 2014

L'ABBANDONO - PRATICHE DI RELAZIONE NELL'ARTE CONTEMPORANEA



Mercoledì 19 alle ore 18,00 nella Sala Universitaria di Palazzo Granafei Nervegna a Brindisi, Martina Cavallarin presenterà il suo saggio L'ABBANDONO - PRATICHE DI RELAZIONE NELL'ARTE CONTEMPORANEA, 
Silvana Editoriale. 
In vendita presso la Libreria Indipendenza di Brindisi.

L'incontro prevede un intervento di Giuseppe Ciracì, artista, un punto di vista sulla sua formazione, i suoi luoghi geografici, la sua esperienza in premi e in esposizioni personali e collettive, il suo rapporto con il sistema arte, la scuola, l'educazione.

-------------------


Ciascun artista professionista deve navigare, avanzare e progredire nel Sistema dell'Arte Contemporanea, organismo complesso che prevede una serie di ruoli da rispettare: l’artista che crea, il critico che analizza, il curatore che organizza, il gallerista che espone, il collezionista che tesaurizza, il museo che storicizza, i mass media che divulgano, il pubblico che guarda e intercede.
Per affrontare tutto questo occorre avere un portfolio, strumento specialistico che permette all’autore di pubblicare la descrizione di studi, ricerca e progetti realizzati durante la propria carriera formativa e lavorativa categorizzandoli per esperienze, modelli e competenze in materia.
Il portfolio è composto da una serie di passaggi. La struttura è fatta in modo da permettere la descrizione del processo che ha portato l’autore a produrre il contenuto finale.
L’artista deve comprendere come affrontare un premio, una residenza, una giuria, una valutazione, una proposta, un workshop, un critico, un curatore, una galleria, un’esposizione personale o collettiva e il mercato dell’arte tra collezionismo e acquisizioni pubbliche. Occorre quindi avere cura del proprio lavoro e imparare a parlare della propria poetica, della propria ossessione, descrivendo il tragitto del lavoro, l’investigazione, l’opera e cosa la muove. Il Il portfolio è un documento indispensabile se fatto a regola d’arte, con le informazioni sistemate in progressione, con il giusto peso e dotato di uno statement o di un breve testo critico. Testo critico di base, meglio se a firma dell'artista stesso anche laddove l'autore si avvalli dell'aiuto di un altro autore per redigerlo: non serve essere scrittori o filosofi per fare arte visiva, ma serve saper bene diffondere ciò che si è e cosa si fa. A fronte del PORTFOLIO l’artista deve possedere un archivio personale, inteso come magazzino e luogo ordinato in cui abitano le opere, e una documentazione digitale con immagini catalogate, impaginate, provviste di didascalie e fotografie a bassa e alta risoluzione. L’artista deve inoltre imparare a rapportarsi con il web, i social network, la comunicazione attraverso una pagina personale e un sito gestibile, pulito, chiaro e accessibile. 
© Martina Cavallarin

mercoledì 12 novembre 2014

LORENZO ACETO | PAOLA ANGELINI IL MITO DI SISIFO a cura di Martina Cavallarin da scatolabianca(etc.)



LORENZO ACETO | PAOLA ANGELINI
IL MITO DI SISIFO
a cura di Martina Cavallarin

12 novembre/11 dicembre 2014

Opening: mercoledì 12 novembre, ore 18.30
scatolabianca(etc.) Milano


scatolabianca propone un ciclo dedicato alla pittura attraverso una serie di mostre bi-personali i cui protagonisti rappresentano e si esprimono con un linguaggio classico permeato da un taglio contemporaneo fortemente concettuale, da una temperatura personale, uno stile ad alto tasso di poesia e di chirurgia, da una capacità allestitiva che entra nel codice stesso dell’opera e del progetto espositivo.

I temi proposti si riferiscono ad alcune fasi di criticità che nel Novecento hanno tenuto sotto scacco la società, la cultura e la coscienza antropologica della collettività: il tema dell’Assurdo affrontato da Albert Camus, il sovraccarico d’Immagini denunciato da Jean Baudrillard, il concetto di Paesaggio inteso come sguardo interiore, antropologico, psicologico, culturale, l’Antropologia delle Immagini teorizzata da Hans Belting.



Per IL MITO DI SISIFO Lorenzo Aceto e Paola Angelini si stanno adoperando in una sorta di costruzione corale operata per voce sola. Gli artisti, intervenendo sulle tele e i supporti installati in queste ore nello spazio di scatolabianca(etc.), sfidano le questioni spaziali, la dimora temporanea, l'incrocio tra i loro stili, aprendosi alle contaminazioni che li attraversano.  IL MITO DI SISIFO è una fatica reiterata, aperta e mai conclusa, un piano di lavoro indagato senza paracadute per un'esplorazione che si circonda di incognite, dubbi, suggestioni, visioni, risposte da raggiungere e da aggiungere al verosimile dell'arte.


Il Mito di Sisifo. Lorenzo Aceto - Paola Angelini

Pubblicato da Gallimard nel 1942, qualche mese dopo Lo straniero, il libro di Albert Camus (premio Nobel per la letteratura nel 1957, morto nel 1960 in un incidente automobilistico) è un testo che interloquisce direttamente con la filosofia esistenzialista, allora in auge.

«Qui si troverà soltanto la descrizione di un male dello spirito allo stato puro, senza che, per il momento, sia congiunto ad alcuna metafisica né ad alcuna fede». Queste note sono state premesse al testo, che comincia invece con queste fondamentali considerazioni: «vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia. Il resto viene dopo».

Camus avvia dunque la più radicale riflessione sul senso della vita: «il vivere sotto un tal cielo soffocante, richiede che se ne esca o che vi si rimanga. Si tratta di sapere come se ne esca nel primo caso e perché si resti nel secondo» (p. 29). La mancanza di senso generata dall’incontro col mondo rende l’uomo “assurdo”. Egli si rende conto di essere tale quando affronta le grandi questioni esistenziali: «cominciare a pensare è cominciare a essere minati» (p. 8), «perché le dottrine, che mi spiegano tutto, mi indeboliscono nel medesimo tempo. Esse mi sgravano del peso della mia vita, ma con tutto ciò bisogna bene che io lo porti da solo» (p. 52).

Se la morte è un orizzonte ineliminabile e i valori su cui si basano le diverse scuole di pensiero (religiose e non) non sono in grado di giustificare alcuna scelta, all’“uomo assurdo” non resta che darsi alla ricerca di una vita piena. «Non vuol fare quello che non capisce. [...] Egli non sente che questo: la propria innocenza irreparabile. E questo gli permette tutto. Cosicché, ciò che egli richiede da se stesso è solamente vivere con ciò che sa, adattarsi a ciò che è, e non far intervenire nulla che non sia certo. Gli viene risposto che niente lo è: ma questa, almeno, è una certezza. [...] A questo punto il problema è invertito. In precedenza si trattava di sapere se la vita dovesse avere un senso per essere vissuta; appare qui, al contrario, che essa sarà tanto meglio vissuta in quanto non avrà alcun senso. Vivere un’esperienza, un destino, è accettarlo pienamente». (p. 50). Perché «per un uomo senza paraocchi, non vi è spettacolo più bello di quello dell’intelligenza alle prese con una realtà che la supera. Lo spettacolo dell’orgoglio umano è ineguagliabile» (p. 51).

Se dunque non esistono valori, occorre aumentare il numero di esperienze e cercare di avere una vita lunga: «Battere tutti i record significa, in primo luogo e unicamente, trovarsi di fronte al mondo il più spesso possibile [...] L’errore è quello di pensare che una tal quantità di esperienze dipenda dalle circostanze della nostra vita, mentre non dipende che da noi» (p. 57). Va quindi sottolineata la vitalità del messaggio dell’autore: «l’universo qui suggerito vive soltanto in opposizione a quella costante eccezione che è la morte» (p. 58). Ancor meglio, si potrebbe addirittura parlare di urgenza: «Dal punto di vista di Sirio, le opere di Goethe fra diecimila anni saranno polvere e il suo nome sarà dimenticato [...]

Di tutte le glorie la meno fallace è quella che si vive» (p. 74). E ancora: «non ignoriamo che tutte le Chiese sono contro di noi [...] Quello che esse apportano è una dottrina, alla quale bisogna sottoscrivere. Ma io non so che farmene delle idee e dell’eterno. Le verità, che sono alla mia portata, possono essere toccate dalla mia mano» (p. 84). Sisifo, secondo il mito, fu condannato dagli dèi a trasportare per l’eternità un pesante masso fino alla sommità di un colle, dove il masso sarebbe invariabilmente rotolato a valle, costringendo quindi Sisifo a ricominciare la fatica daccapo.

Per Omero, Sisifo era il più saggio dei mortali. Camus vede quell’uomo «ridiscendere con passo pesante, ma uguale, verso il tormento, del quale non conoscerà la fine [...] In ciascun istante, durante il quale egli lascia la cima e si immerge a poco a poco nelle spelonche degli dèi, egli è superiore al proprio destino» (p. 119); «Tutta la silenziosa gioia di Sisifo sta in questo. Il destino gli appartiene, il macigno è cosa sua [...] Egli sa di essere il padrone dei propri giorni» (p. 120); < Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dèi e solleva i macigni. Anch’egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile né futile [...] Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo» (p. 121). Iniziato all’insegna del nichilismo, il libro si conclude con inno alla vita: «Bisogna immaginare Sisifo felice >.
(Albert Camus, Il Mito di Sisifo, Bompiani Editore, Milano, 2006)

©Martina Cavallarin


scatolabianca(etc.) – Milano
Via Ventimiglia, angolo Via Privata Bobbio
MM Porta Genova
Tram n. 2 - 9 - 19
orari: giovedì e venerdì, 16.00/20.30
e su appuntamento

(+39) 340 1197983
www.scatolabianca.net
info@scatolabianca.net
press@scatolabianca.net
facebook.com/scatolabianca
twitter.com/scatolabianca
youtube.com/scatolabianca

La mostra sarà visitabile dal 12 novembre all'11 dicembre 2014.

mercoledì 29 ottobre 2014

Showing Monograph Annalù 1994-2014




Showing Monograph Annalù
1994-2014 

 a cura di Martina Cavallin
(edito da Silvana Editoriale)

che si terrà

venerdì 31 ottobre 2014 alle ore 18.00

a cura di Luca Beatrice e Guido Curto
presso il

Circolo dei Lettori di TorinoVia Bogino, 9

"Difficile imbrigliare l’arte di questa giovane artista, il cui ventennale percorso ci suggerisce un’evoluzione di sentimenti, di poetica della vita, di storie narrate e ancora da narrare, di sogni e visioni. Annalù è attenta osservatrice delle “cose del mondo”, le guarda, le studia, le fa sue, il suo animo profondo elabora, attraverso le proprie emozione, e restituisce al mondo le “cose del mondo” con un nuovo e personale linguaggio. Ecco che le forme impresse alla liquidità, dall’abilità di Annalù, ci riportano ad attimi di vita, situazioni, emozioni improvvise… e per un attimo ci danno quella sensazione di aver fermato per sempre un istante. Non è così, per sua stessa natura lo stato “liquido” non è in grado di mantenere a lungo la propria forma. Ma non ci deve essere sgomento o smarrimento in questo divenire continuo, la nostra ragione di esseri umani sta nell’essere consapevoli che adattarci al cambiamento è la nostra vera forza."
(Carlotta Canton)

“Liquida. TransApparenze” di Annalù
Torino, Galleria Davico Arte
23 ottobre - 22 novembre 2014
Orari:
 Da martedì a sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30
www.davicoarte.it - galleria@davicoarte.it
Ufficio stampa:
B52Communication
info@b52c.com
; www.b52c.com

venerdì 17 ottobre 2014

LIQUIDA TransApparenze di Annalù a cura di Carlotta Canton


 

LIQUIDA
TransApparenze
di Annalù
a cura di Carlotta Canton
dal 23 ottobre al 22 novembre 2014
opening giovedì 23 ottobre, ore 18:30
Galleria Davico Arte
Galleria Subalpina 21 – Torino

Presentazione “Showing Monograph Annalù 1994-2014”
A cura di Martina Cavallin, Luca Beatrice
venerdì 31 ottobre 2014, ore 18:00
Circolo dei Lettori
Via Bogino 9 – Torino

Sarà Liquida – TransApparenze, mostra curata da Carlotta Canton, direttrice della Galleria Davico Arte, a sancire il debutto ufficiale di Annalù sul territorio torinese con una prima assoluta. La scultrice veneta, reduce dal Collective Ehibition Park View Fine Arts di Hong Kong - ultima tappa in ordine cronologico che fa seguito ad altrettanti esposizioni internazionali realizzate a Los Angeles, San Francisco, San Diego, Parigi, Vienna - sarà a Torino dal 23 ottobre al 22 novembre per presentare le sue opere, molte delle quali inedite.
“Difficile imbrigliare l’arte di questa giovane artista, il cui ventennale percorso ci suggerisce un’evoluzione di sentimenti, di poetica della vita, di storie narrate e ancora da narrare, di sogni e visioni. - come sottolinea la curatrice della Galleria Davico Arte, Carlotta Canton - Annalù è attenta osservatrice delle “cose del mondo”, le guarda, le studia, le fa sue, il suo animo profondo elabora, attraverso le proprie emozione, e restituisce al mondo le “cose del mondo” con un nuovo e personale linguaggio” A sottolineare l’eccezionalità dell’esposizione, che vede Torino come luogo prescelto per celebrare i suoi 20 anni di attività, il 31 ottobre alle ore 18:00 Luca Beatrice illustrerà al Circolo dei Lettori la monografia “Showing Monograph, Annalu 1994-2014” edita dalla Silvana Editoriale, casa editrice che si sta sempre più distinguendo nel panorama internazionale per le scelte di qualità e prestigio degli artisti proposti, guadagnandosi la presenza nei bookshop di musei quali il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, il Metropolitan di New York per citarne solo alcuni tra i principali.
____________________________________________________________________

Testo critico della curatrice Carlotta Canton
Difficile imbrigliare l’arte di questa giovane artista, il cui ventennale percorso ci suggerisce un’evoluzione di sentimenti, di poetica della vita, di storie narrate e ancora da narrare, di sogni e visioni.
Annalù è attenta osservatrice delle “cose del mondo”, le guarda, le studia, le fa sue, il suo animo profondo elabora, attraverso le proprie emozione, e restituisce al mondo le “cose del mondo” con un nuovo e personale linguaggio.
Ecco che le forme impresse alla liquidità, dall’abilità di Annalù, ci riportano ad attimi di vita, situazioni, emozioni improvvise… e per un attimo ci danno quella sensazione di aver fermato per sempre un istante
Non è così, per sua stessa natura lo stato “liquido” non è in grado di mantenere a lungo la propria forma.
Ma non ci deve essere sgomento o smarrimento in questo divenire continuo, la nostra ragione di esseri umani sta nell’essere consapevoli che adattarci al cambiamento è la nostra vera forza.
“Il libro della tempesta”, un groviglio di emozioni forti, metafora della vita, pagine già scritte e pagine ancora da scrivere, interrogativi e certezze... il movimento dell’esistenza.
La forza della natura impressa in “door of silence” è così esplosiva quanto risucchiante, il movimento circolare e vorticoso delle farfalle, la cui breve vita ci serva di monito, ci cattura e improvvisamente ci restituisce al mondo colmi di nuove emozioni.
“Elisir”, l’orchidea, le credenze popolari sui poteri di questo fiore si perdono nella notte dei tempi: streghe e stregoni lo utilizzavano nei loro elisir d’amore e di eterna giovinezza, scrittori e pittori di ogni secolo, hanno da sempre usato l’orchidea come simbolo erotico e di bellezza sensuale, ma qual è quindi il suo attuale significato? Essa è correlata all’amore, per la sua capacità di crescere ovunque, in ogni continente, e allora l’amore come elisir di vita, motore delle nostre esistenze.
E nella trasparenza di ogni forma, ci illudiamo di vedere riflesse al di là della tra speranza le nostre interiorità, magicamente protette dal quel velo di nulla che ci rassicura.

Mostra: “Liquida. TransApparenze” di Annalù, www.annalu.it
Direzione artistica: Carlotta Canton
Luogo: Galleria Davico Arte , Galleria Subalpina 21 www.davicoarte.it - galleria@davicoarte.it
Inaugurazione: 23 ottobre 2014 ore 18:30
Durata: 23 ottobre - 22 novembre 2014
Orari: Da martedì a sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30

Presentazione Presentazione “Showing Monograph Annalu 1994-2014”
venerdì 31 ottobre ore 18:00 Circolo dei Lettori, Via Bogino 9

Ufficio stampa: B52Communication, info@b52c.com; www.b52c.com

domenica 1 dicembre 2013

PROGETTO IRIS



PROGETTO IRIS
scatolabianca | Comune di Milano
02.12.2013 | 17.01.2014

Fabbrica del Vapore
Via Procaccini 4
20154 Milano

Progetto di Martina Cavallarin
A cura di Martina Cavallarin e scatolabianca

Organizzazioni coinvolte:
scatolabianca
Connecting Cultures
Spazio Cabinet

Il Comune di Milano e l'Associazione di Promozione Sociale scatolabianca presentano PROGETTO IRIS, un Festival dell’Arte e del Cittadino che si svolgerà alla Fabbrica del Vapore e nell’area di Milano - tra Corso Sempione, Via Cenisio, la Stazione di Porta Garibaldi, Via Legnano e la zona di Porta Genova- dal 2 dicembre 2013 al 17 gennaio 2014, legando le aree centrali e trafficate con le più periferiche e emarginate, le zone di educazione e i centri culturali con le aree d’incontro e aggregazione, scuole, associazioni di anziani, per espandere formazione e cultura tra gli strati degli abitanti sia dal punto di vista cronologico, giovani e adulti, che dal punto di vista relazionale e sociale.

Corsi, Laboratori e Conferenze animeranno le giornate dei milanesi con la finalità di congiungere e accrescere il tessuto vivo e pulsante della città attraverso l’arte e la cultura.
PROGETTO IRIS coinvolge 3 associazioni di promozione sociale e culturale milanesi di Arti Visive Contemporanee: scatolabianca, Connecting Cultures e Spazio Cabinet. La Fabbrica del Vapore sarà l’epicentro di una serie di azioni - da svolgersi nei suoi spazi interni alla Palazzina Liberty, in cui si esercitano laboratori, incontri, corsi - e spazi pubblici esterni di formazione e aggregazione quali scuole, giardini, associazioni e C.A.M.

PROGETTO IRIS è un’iniziativa studiata per la città di Milano, un piano di lavoro che attraverso Arte, Memoria, Identità stabilisce interconnessioni Antropologiche, Culturali, Ambientali, rivolgendosi alle frange sensibili della popolazione come Giovani, Anziani e Organismi Educativi in Stato di Crescita. Per tutta la durata del Festival gli artisti, insieme ai cittadini che vorranno partecipare ed intervenire a incontri, corsi, laboratori, attueranno il loro progetto appassionante e sinergico. Lo scopo è portare l’arte fuori dai luoghi espositivi, interconnetterla con il tessuto urbano e gli istituti di formazione. Educare i cittadini alla pratica artistica, agire sulla collettività e in armonia con lo spazio circostante che deve essere davvero proprietà di tutti. Mutare il modo di intendere la città, apportare senso e bellezza in tutti i luoghi del vivere, elevare il cittadino passivo al ruolo di cittadino responsabile. Il coinvolgimento è la chiave necessaria sia nel meccanismo di formazione dedicato ai più giovani che ai più anziani, che nell’atto del fare che apporta divertimento e curiosità, al contempo attiva il pensiero e migliora lo spazio che viviamo.

All'interno dI PROGETTO IRIS avrà luogo scatolabianca CityShake con i CORSI IRIS: corsi di Formazione aperti a artisti emergenti, critici, curatori e comunicatori d’arte contemporanea, da svolgersi negli spazi della Fabbrica del Vapore e in alcune strutture pubbliche e di formazione del territorio. È previsto un piano di lavoro in concordato con Accademie, Scuole e con Associazioni Culturali presenti sul territorio, con artisti che si muovono in “solitaria” e abbisognano di imparare le norme professionali per cominciare a esprimersi all’interno del Sistema Arte Contemporanea.
I LABORATORI IRIS sono veri e propri laboratori della Memoria nei quali far convergere giovani, studenti, anziani. In questi luoghi saranno attivi Artisti e Critici d’Arte che inviteranno e stimoleranno le persone a raccontare, aprirsi, insegnare, condividere, tradurre il loro bagaglio di conoscenza intrecciandolo con quello dei loro interlocutori per un percorso di “andata e ritorno” a senso alternato. Il frutto di dialoghi e interviste diverrà soggetto di sperimentazioni Video, Fotografiche Pittoriche e Grafiche elaborate dal punto di vista tecnico da artisti selezionati accuratamente da scatolabianca e da studenti di Accademia e di Istituti pubblici e privati di Alta Formazione. Il lavoro tecnico di documentazione, creazione ed elaborazione del materiale sarà propedeutico a esposizioni a scopo documentaristico e formativo.
Nei DIARI IRIS si lavorerà con Video e Fotografia a taglio Documentario sul concetto d’Identità del Territorio e del Cittadino, in condivisione e grazie ai risultati di LABORATORIO IRIS. DIARIO IRIS sarà la visualizzazione di ciò che si è verbalizzato: dettagli d’immagini, ritratti, panoramiche -in forma cartacea o digitale-. Lo scopo è sommare Memoria Personale e Memoria Collettiva per un’Arte davvero Relazionale. Un frammento di vita di ciascuno può essere trasformato in un DIARIO IRIS che possa essere consultato da chiunque e diventare testimonianza di ogni singolo individuo. Una testimonianza che evidenzia questioni che fino a quel momento sono rimaste nascoste, nell’indifferenza di un sistema, ma che in situazione progettuale divengono punto di partenza per valutazioni collettive. I DIARIO IRIS saranno creati in sinergia con un Critico d’arte che lavorerà assieme a Video Artisti Emergenti, Tecnici, Studenti del settore con una produzione e divulgazione che si protrarrà oltre la durata del Festival.

Connecting Cultures intende realizzare degli incontri che presentino le esperienze milanesi di progettazione artistica in ambito urbano. Durante l'evento verranno presentati alcuni lavori di mappatura e ricerca che hanno proposto una visione molteplice e sfaccettata dei territori su cui si è lavorato confrontando le esperienze di numerosi attori territoriali, professionisti, artisti, ricercatori che hanno realizzato un lavoro rivolto ai cittadini. Connecting Cultures intende coinvolgere importanti istituti di formazione locale quali: Politecnico di Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Naba, ma anche di avvalersi delle numerose reti di associazionismo presenti sul territorio con cui Connecting Cultures lavora da anni.

Spazio Cabinet proporrà Spazio Cabinet Urban Discovery. Al di là dei numeri, dei dati statistici e degli studi svolti al riguardo, quello che sta avvenendo nelle città italiane è tanto semplice quanto allarmante: i centri storici si spopolano di residenti e si trasformano in contenitori di uffici e negozi. I prezzi proibitivi degli alloggi spingono gli abitanti in periferia, dove è necessario costruire dal nulla quartieri e servizi per i nuovi arrivati, consumando rapidamente aree verdi e splendidi paesaggi. Il variegato tessuto connettivo della convivenza sociale, che ha formato borghi e città nei secoli, si sfalda cedendo il posto a villette e palazzoni, collegati da superstrade e centri commerciali. Capita che un amministratore si rivolga a degli artisti per ripensare un luogo. Non stiamo parlando evidentemente di ornarlo o abbellirlo. Parliamo di pensare al destino di quel luogo. Di quel centro storico, di quel patrimonio d’idee e di cultura che mille e più anni fa era stato immaginato e che oggi rischia di scomparire, assoggettato a una sorte che via, via lo porterà ineludibilmente a modificarsi se non a scomparire. Cosa possono fare questi artisti? L’artista pare oggi aver trovato il suo senso nel rappresentare se stesso all’interno di un sistema di valori, di tendenze, di un mercato, in gran parte autoreferenziali, trovandosi a ridurre il suo raggio d’azione drasticamente.


SCATOLABIANCA | FABBRICA DEL VAPORE (PALAZZINA LIBERTY)
PROGETTO IRIS

Progetto di Martina Cavallarin
A cura di Martina Cavallarin e scatolabianca
dal 2 dicembre 2013 al 17 gennaio 2014

Associazioni coinvolte:
scatolabianca
Connecting Cultures
Spazio Cabinet

Coordinamento organizzativo:
Roberta Donato
Assistenti: Chiara Cortesi, Nicole Malizia

Coordinamento culturale e scientifico:
Gianni Moretti, Mirko Canesi
Assistenti: Luca De Angelis, Matteo Rudolf Di Gregorio, Elena Modorati, Maria Letizia Tega

Responsabile Centro documentazione:
Massimo Grossi, Silvia Mariotti
Assistente: Matteo Cremonesi

PR e Ufficio Stampa:
Roberta Donato
press@scatolabianca.com
(+39) 340 1197983

Contatti:
scatolabianca
info@scatolabianca.com
www.scatolabianca.com
www.scatolabianca.net
facebook.com/scatolabianca
twitter.com/scatolabianca
youtube.com/scatolabianca
pinterest.com/scatolabianca
(+39) 340 1197983


-----

PROGETTO IRIS | PROGRAMMA

TEMPISTICHE:
Dicembre 2013, gennaio 2014. Cadenza di un vero Festival dell’Arte e del Cittadino che prende un periodo di due mesi circa.

DATE:
Dal 2 dicembre 2013 al 17 gennaio 2014

---

CONFERENZE IRIS.
a cura di Martina Cavallarin e scatolabianca

Orari:
Martedì, Mercoledì, Giovedì e Venerdì dalle 17.00 alle 19.00
Inizio giovedì 05 dicembre termine venerdì 20 dicembre

scatolabianca
05-06 dicembre
19-20 dicembre
27-28 dicembre

Connecting Cultures
11-12 dicembre

Spazio Cabinet
10-13 dicembre

--

CORSI IRIS
a cura di Martina Cavallarin e Roberta Donato

Orari:
I mercoledì dalle 15.00 alle 19.00
(non si svolgono mercoledì 25 dicembre e 1 gennaio 2014)
Inizio mercoledì 04 dicembre termine mercoledì 15 gennaio

--

LABORATORI IRIS
a cura di Gianni Moretti, Mirko Canesi con interventi di Pierluigi Antonucci, Luca De Angelis, Michele Tocca

Orari:
Giovedì e Venerdì dalle 15.00 alle 19.00
(non si svolgono giovedì/venerdì 26/27 dicembre e giovedì /venerdì 2/3 gennaio 2014)
Inizio giovedì 28 novembre, termine venerdì 17 gennaio

--

LUOGHI:
Fabbrica del Vapore con i suoi spazi deputati agli incontri e ai laboratori: la Palazzina Liberty con una sala conferenze di circa 80 posti e le due relative sale adiacenti. Centri di aggregazione Scuole, Istituti, nella zona di PROGETTO IRIS - Fabbrica del Vapore individuata dalle Associazioni e approvata dal Comune di Milano. La sede di scatolabianca a Porta Genova in cui installare il materiale di documentazione e i progetti artistici che sono andati formandosi durante i laboratori e le conferenze alla Fabbrica del Vapore e nei luoghi adiacenti.

COME:
Per tutta la durata del Festival gli artisti attueranno il loro progetto appassionante e sinergico. Si coinvolgono le strutture prescelte nella zona PROGETTO IRIS - Fabbrica del Vapore che a giorni e orari prestabiliti lavoreranno con gli artisti.

venerdì 8 novembre 2013

Ilaria Del Monte QUANDO TERESA SI ARRABBIÒ CON DIO a cura di Martina Cavallarin

Ilaria Del Monte: 
quel filo rosso che unisce la colta e raffinata pittura di Balthus all'universo contemporaneo. A Milano, da non perdere!

 

Ilaria Del Monte
QUANDO TERESA SI ARRABBIÒ CON DIO
A cura di Martina Cavallarin
21.11.2013 – 21.12.2013

Opening: giovedì 21 novembre, ore 18.00
scatolabianca(etc.) - Milano

Oggi ho da fare molte cose: devo uccidere fino in fondo la memoria, devo impietrire l’anima, devo imparare di nuovo a vivere. (2)
L'arte non riproduce il visibile; piuttosto, crea il visibile. (3)

L’opera d’arte sembra destinata sempre alla vista e allo sguardo. Tuttavia concepire una creazione partendo da ciò che è invisibile si inscrive, senza alcuna schizofrenia, nello stesso meccanismo di ciò che è visibile. Infatti, se attraverso le opere, le parole o i suoni, si può arrivare a una dimensione altra, magari più alta, a una dimensione ascetica, significa allora che la creazione artistica, anche quella visiva, appare lasciando però passare molto più di ciò che si vede. La lettura ultra-retinica non si ferma alla contemplazione pellicolare, ma ci porta a un esame spirituale. In questo senso visibile e invisibile nell’estasi dell’opera da sempre tengono aperto il dibattito e allargano la domanda. Harald Szeeman stigmatizza come il suo atteggiamento estetico anti-retinico o anti-visivo preferendo Duchamp avvalersi, come un detective, della traccia o indice.

In un momento storico e sociale costipato dalle immagini la pittura e il talento del fare occupano un posto importante nel processo di ricerca, sperimentazione e progressione del senso. Ilaria Del Monte usa la sua mano con questa consapevolezza e, attraverso la sapienza gestuale, la sua ricerca culturale e letteraria trova in QUANDO TERESA SI ARRABBIÒ CON DIO i suoi spazi, i suoi interstizi per appoggiarsi negli angoli del luogo espositivo come pagine rilegate in un libro.

Tale ricerca dal campo imprevedibilmente grande o suggestivamente piccolo permette di armare chi fruisce dell’opera di un’intensità di veduta che esiste solo in potenza. L’eloquenza formale del suo atteggiamento artistico concettuale, seppur linguisticamente classico, si sposta continuamente dal campo semantico -estetico a quello semantico - intellettuale che con il passare del tempo e la sedimentazione della tecnica diviene sempre più una grammatica distribuita con agire personale e individualistico in associazioni poetiche che tendono all’espansione e alla complessità. E ancora quindi quello che Ilaria Del Monte afferma con i suoi quadri e disegni è l’operare con maniacalità sullo spostamento progressivo dello stile senza perdere di vista le sue peculiarità di ripetizione e differenza. Prendendo il via dall’uso intenzionale di stereotipi e stilizzazioni la sua direzione, partendo dal dono iniziale dello sguardo, porta prontamente a variazioni sottili e imprevedibili che creano uno stato straniante di spaesamento e rallentamento. La ricerca si pone sulla linea sottile dell’incorporeo che, dall’eccesso dell’immagine, ci porta a un’iconografia a indirizzo strettamente personale frutto di una tecnica e di un’impostazione concettuale sempre lampante, lacerata e illuminante.

La tautologia affermata da Frank Stella “what you see is what you see” è portata al parossismo dalla tecnica compositiva che Ilaria Del Monte applicata a intervalli costanti, costruendo un arco allargato di sensazioni e direzioni che implodono in uno spazio residuo, eppure universale.
© Martina Cavallarin

1. Titolo della mostra, da Alejandro Jodorowsky, Quando Teresa si arrabbiò con Dio, Feltrinelli Editore, 1998, Milano
2. Anna Achmatova
3. Paul Klee
---

Ilaria Del Monte
QUANDO TERESA SI ARRABBIÒ CON DIO
A cura di Martina Cavallarin
21.11.2013 – 21.12.2013

Opening: giovedì 21 novembre, ore 18.00

In collaborazione con
Roberta Lietti Arte Contemporanea

scatolabianca(etc.)
Via Ventimiglia, angolo Via Privata Bobbio
20124 – Milano
MM Porta Genova
Tram n. 2 -9 -19

Per ulteriori info:
Roberta Donato
PR & Ufficio Stampa
(+39) 340 1197983
www.scatolabianca.com
www.scatolabianca.net

lunedì 4 novembre 2013

FEEDBACK Francesco Bocchini - Bartolomeo Migliore - Michael Rotondi a cura di Martina Cavallarin



FEEDBACK
Francesco Bocchini - Bartolomeo Migliore - Michael Rotondi
a cura di Martina Cavallarin

scatolabianca @ Spazio Ferramenta, Torino
dal 05 al 10 novembre 2013
dalle 20.00 alle 23.00

Finissage: domenica 10 novembre, ore 12.00 con brunch e Live Set di Diego Perrone.

scatolabianca viene accolta nello Spazio Ferramenta di Torino con un progetto sinuoso e complesso, articolato come il luogo che la ospita e interpretato dalle opere di 3 artisti italiani di caratura internazionale, Francesco Bocchini - Bartolomeo Migliore - Michael Rotondi. Il titolo della mostra è un’interferenza, un rumore di fondo, una controreazione a temperatura incostante come l’installazione a parete dal segno graffiante di Rotondi, i meccanismi rumorosi e stridenti di Bocchini, il lavoro black e underground di Migliore.

feedback ‹fìidbäk› (o feed-back) s. ingl. (pl., raro, feedbacks ‹fìidbäks›), usato in ital. al masch. – Nel linguaggio tecn. e scient., termine equivalente all’ital. retroazione, che designa il processo per cui l’effetto risultante dall’azione di un sistema (meccanismo, circuito, organismo, ecc.) si riflette sul sistema stesso per variarne o correggerne opportunamente il funzionamento: feedbacks. positivo o negativo, secondo che si abbia, come risultato finale, l’intensificazione oppure l’attenuazione dell’effetto. In elettronica, feedback negativo è, in un amplificatore, il riporto di una parte del segnale di uscita di uno stadio qualunque all’ingresso di quello stadio o di uno stadio precedente, fatto allo scopo di stabilizzare l’amplificazione. Il termine si è diffuso anche in altre discipline -neurologia, linguistica, psicologia- per designare fenomeni di retroazione.

Il feedback acustico o di ritorno è il tipico fischio rimandato con potenza d’innesco nel circuito chiuso di un sistema che va dall’altoparlante agli strumenti elettrici e ritorno. L’interferenza non è percepibile dall’orecchio umano se non attraverso la presenza dei dispositivi. Così nell’arte tale processo va dall’artista, all’opera alla sua affermazione nel luogo d’esibizione per un continuo flusso di scambio dal privato al pubblico, dal singolare al plurale. La sua percezione è resa plausibile e conoscibile dall’esistenza dell’opera le cui condensazioni, rimozioni, dislocamenti intercederanno nello spazio sprigionando un’altra energia, irriconoscibile. Nella vicinanza tra positivo e negativo di nietzschiana memoria, solo per poco tale intensità apparirà una minaccia per rivelarsi invece un disordine che è solo denuncia di un altro ordine e di un’altra natura smascherando tutto ciò che è formale, dichiarato, corretto, stabilito. In quest’universo a clima variabile la difformità crea uno scarto e provoca l’opera che altro non è che un’impertinenza (1.), una necessità fisiologica e tale fisiologia dell’impertinenza è la più straordinaria delle imperfezioni possibili, è arte e vita insieme.
© Martina Cavallarin

1. Jean - François Lyotard, DISCORSO, FIGURA, Mimesis Edizioni, 2008.
---

FRANCESCO BOCCHINI
Nato a Cesena (Italia) nel 1969. Vive e lavora a Gambettola (Cesena).
La sua operatività si concentra su latte e ferri smaltati per produrre macchine dai marchingegni elementari. Meccanismi, installazioni, teche, disegni: lamiera di ferro dipinta a olio, un processo in equilibrio tra ironia, mistero e dramma. Dalla metà degli anni ’90 il suo lavoro è stato esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, in gallerie private e in spazi pubblici. La sua galleria di riferimento è Galleria L’Affiche, Milano.

BARTOLOMEO MIGLIORE
Nato a Santena, Torino (Italia) nel 1960, vive e lavora a Torino.
Attivo dalla metà degli anni novanta, mescola e sovrappone parole derivanti solitamente dalla scena musicale indipendente in tele, disegni, ma anche installazioni, composte con acrilici, spray e matite. Le sue gallerie di riferimento sono Galerie Luciano Fasciati, Chur, Svizzera e Galleria Pack, Milano.

MICHAEL ROTONDI
Nato a Bari (Italia) nel 1977. Vive e lavora a Milano. Il lavoro di Rotondi, attraverso la distorsione e la rielaborazione del carattere illustrativo e narrativo del disegno, riflette la sua epoca. Egli s’interroga sul rapporto tra musica contemporanea, memoria personale e tradizione popolare. L’artista spesso crea degli altari votivi, dove dispone opere e disegni tracciati come note, appunti veloci, dai quali emerge la sua convinzione: ogni gesto è opera d’arte. Una sorta di accumulo di ricordi, dove lo spettatore s’immerge in una dimensione intima riflettente l’intreccio necessario tra arte e vita come opera. Gallerie di riferimento Area/B , Milano, Spazio Meme , Carpi (MO), Sakshi Gallery, Mumbai , India.
---

SPAZIO FERRAMENTA
Nato nel gennaio 2011, Spazio Ferramenta è un progetto culturale indipendente che coinvolge un gruppo di cinque persone, la cui direzione artistica è a cura di Raffaella Bassi e Susanna Sara Mandice. Tra gli obiettivi istituzionali: la promozione dei giovani artisti e la collaborazione con realtà indipendenti e spazi culturali al fine di favorire la sperimentazione artistica e la contaminazione tra linguaggi contemporanei. In quest'ottica si inserisce la partnership con lo spazio milanese scatolabianca, invitato a proporre un progetto culturale nella settimana torinese dedicata all'arte contemporanea. Feedback quindi, oltre a essere una mostra di qualità, rappresenta l'occasione per i torinesi di conoscere una realtà nuova, per scatolabianca un'opportunità di visibilità e promozione e per Spazio Ferramenta la possibilità di ampliare il proprio network di contatti e collaborazioni.

SCATOLABIANCA
scatolabianca è un'Associazione di Promozione Sociale fondata in Italia nel 2010; si occupa della valorizzazione e promozione di artisti emergenti, italiani ed internazionali, attivi nel campo delle Arti Contemporanee. scatolabianca ha una visione aperta, interdisciplinare e multimediale sia come linguaggi artistici impiegati sia come intenti di coinvolgimento. scatolabianca si pone, infatti, come una piattaforma culturale attenta alla gestione partecipata, alla sostenibilità ambientale, all’integrazione tra arte e vivere civile. scatolabianca ha lo scopo di allargare le visioni e innestare strategie che leghino l’arte contemporanea alle sfere economiche e finanziarie della società ponendosi come una possibilità concreta di investimento, lungimiranza, riqualificazione, germinazione condivisa di cultura e formazione, intelligenza aperta a scoprire risorse e vincere scommesse. In questo senso le realtà imprenditoriali, sociali e culturali coinvolte nelle iniziative di scatolabianca sono inquadrate come veri e propri partner con i quali tenere aperti dialogo e confronto per una finalità che ha nello sviluppo dei talenti, nella crescita comune e nell’incremento delle opportunità il suo scopo principale.
---

FEEDBACK
Francesco Bocchini - Bartolomeo Migliore - Michael Rotondi
a cura di Martina Cavallarin
scatolabianca @ Spazio Ferramenta, Torino
05-10 novembre 2013
Orari: 20.00/23.00
Finissage: domenica 10 novembre, ore 12.00 con brunch e Live Set di
Diego Perrone
Si ringrazia il Ristorante Sibiriaki per la collaborazione.

Si ringrazia la Galleria L’Affiche per le opere di Francesco Bocchini

Spazio Ferramenta Via Bellezia 8/G (ingresso dal ristorante) - Torino

Segnaliamo inoltre, nell'ambito di The Others e di
Azione! Seconda, progetto curatoriale di Spazio Ferramenta, in collaborazione con Sponge Arte Contemporanea e scatolabianca, la performance di
Terzo Fuoco (Luigi Massari, Patrizia Emma Scialpi)
dal titolo “Questo gallo annuncia la libertà”.
A cura di scatolabianca.

Venerdì 8 novembre - ore 21.00/22.30
The Others (c/o Ex carcere Le Nuove)
Via Paolo Borsellino 3
10138 - Torino


Per ulteriori informazioni:
Roberta Donato
PR e Ufficio Stampa
(+39) 340 1197983
www.scatolabianca.com


evento fb
https://www.facebook.com/events/717623628265781/?ref_dashboard_filter=upcoming