"Rubo" questo articolo da Exibart per ricordare questa mostra dedicata al grande Maestro, che mi onoro di avere conosciuto (anni e anni fa, ero poco più che adolescente...), visibile presso la Fondazione Magnani-Rocca
“Gli artisti non scoprono nulla: fanno conoscere”, diceva Guttuso. 65 opere, lettere, bozzetti ripercorrono la vita di un artista popolarissimo. Appassionato e impegnato...
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Produzione sterminata, quella di Renato Guttuso (Bagheria, Palermo, 1912 - Roma, 1987). Frutto di una lunga vita e di un’attività di pittore iniziata fin da giovanissimo nelle terre d’origine, quelle siciliane.
Tra le quasi tremila opere, una raffinata scelta è ora esposta alla Fondazione Magnani Rocca, nei dintorni di Parma, città che forse fu pioniera nel proporre il pittore sulla scena artistica nazionale, organizzando una celebre mostra nel 1963, curata da Roberto Longhi e Augusta Ghidiglia Quintavalle. Un "ritorno” dunque, a distanza di più di cinquant’anni, in un’antologica che mette l’accento più sulle tematiche principali del lavoro di Guttuso che non su una ricostruzione dei contesti in cui operò l’artista, dei contatti con gli altri pittori della Roma degli anni ‘60 e oltre, delle contestazioni verso l’astrattismo e l’informale.
E infatti nelle elegantissime e storiche sale della villa di Mamiano, tra arredi stile Impero e una collezione preziosa di pittura dal Medioevo a Morandi, le tele del pittore siciliano sono accostate in base ad argomenti (sequenza seguita anche nell’impaginazione del catalogo), illustrati in lunghi e - ammettiamolo - piuttosto noiosi pannelli didattici. Sezioni quali "Ritratto”, "Guerra, lavoro, politica, memoria” cedono il passo a meno strutturate sale dedicate al binomio "Vita collettiva, solitudine” o "Allegoria”. Se la disposizione potrebbe favorire un livello di fruizione popolare più immediato, l’allestimento ridotto all’essenziale (tempi di "vacche magre”...) lascia un po’ la sensazione di un’occasione sprecata.
Ma la visita alla mostra vale assolutamente per la qualità e la quantità dei dipinti esposti, che ripercorrono quasi tutte le fasi della carriera di Guttuso, in particolare gli anni centrali della sua frequentazione romana di gruppi quali Corrente o il Fronte Nuovo delle Arti, sempre legati indissolubilmente al tema della rappresentazione del reale, a cui il pittore associa, fedele sostenitore del Partito Comunista, tematiche quali la contestazione delle guerre (Fosse ardeatine, 1950; Martire algerina, 1960), le condizioni dei lavoratori (Zolfara, 1953-55), le manifestazioni di popolo (Comizio, 1962).
Oltre a ciò, numerosi esempi di pittura cosiddetta "di genere”: nature morte, che molto devono al Cubismo e a Giorgio Morandi, paesaggi sia naturali sia urbani, ritratti degli amici intellettuali (come Manzù e Morlotti). Strepitose le grandi tele affollate di personaggi, dove a opere allegoriche a cui non manca una vena surrealista (Spes contra spem, 1982) si accostano il Caffè greco, Van Gogh porta il suo orecchio tagliato al bordello di Arles (1978), la Spiaggia (1955-56).
Pittore storico-civile, forse il più celebre del Novecento italiano, testimone esplicito del proprio tempo, come sottolinea nel catalogo Enrico Crispolti, Guttuso ha messo al centro del suo fare la fisicità delle cose, l’esigenza di comunicare e un’assidua pratica del disegno, pensando la pittura in termini di figura e realizzandola sostanzialmente nel colore.
Tra le quasi tremila opere, una raffinata scelta è ora esposta alla Fondazione Magnani Rocca, nei dintorni di Parma, città che forse fu pioniera nel proporre il pittore sulla scena artistica nazionale, organizzando una celebre mostra nel 1963, curata da Roberto Longhi e Augusta Ghidiglia Quintavalle. Un "ritorno” dunque, a distanza di più di cinquant’anni, in un’antologica che mette l’accento più sulle tematiche principali del lavoro di Guttuso che non su una ricostruzione dei contesti in cui operò l’artista, dei contatti con gli altri pittori della Roma degli anni ‘60 e oltre, delle contestazioni verso l’astrattismo e l’informale.
E infatti nelle elegantissime e storiche sale della villa di Mamiano, tra arredi stile Impero e una collezione preziosa di pittura dal Medioevo a Morandi, le tele del pittore siciliano sono accostate in base ad argomenti (sequenza seguita anche nell’impaginazione del catalogo), illustrati in lunghi e - ammettiamolo - piuttosto noiosi pannelli didattici. Sezioni quali "Ritratto”, "Guerra, lavoro, politica, memoria” cedono il passo a meno strutturate sale dedicate al binomio "Vita collettiva, solitudine” o "Allegoria”. Se la disposizione potrebbe favorire un livello di fruizione popolare più immediato, l’allestimento ridotto all’essenziale (tempi di "vacche magre”...) lascia un po’ la sensazione di un’occasione sprecata.
Ma la visita alla mostra vale assolutamente per la qualità e la quantità dei dipinti esposti, che ripercorrono quasi tutte le fasi della carriera di Guttuso, in particolare gli anni centrali della sua frequentazione romana di gruppi quali Corrente o il Fronte Nuovo delle Arti, sempre legati indissolubilmente al tema della rappresentazione del reale, a cui il pittore associa, fedele sostenitore del Partito Comunista, tematiche quali la contestazione delle guerre (Fosse ardeatine, 1950; Martire algerina, 1960), le condizioni dei lavoratori (Zolfara, 1953-55), le manifestazioni di popolo (Comizio, 1962).
Oltre a ciò, numerosi esempi di pittura cosiddetta "di genere”: nature morte, che molto devono al Cubismo e a Giorgio Morandi, paesaggi sia naturali sia urbani, ritratti degli amici intellettuali (come Manzù e Morlotti). Strepitose le grandi tele affollate di personaggi, dove a opere allegoriche a cui non manca una vena surrealista (Spes contra spem, 1982) si accostano il Caffè greco, Van Gogh porta il suo orecchio tagliato al bordello di Arles (1978), la Spiaggia (1955-56).
Pittore storico-civile, forse il più celebre del Novecento italiano, testimone esplicito del proprio tempo, come sottolinea nel catalogo Enrico Crispolti, Guttuso ha messo al centro del suo fare la fisicità delle cose, l’esigenza di comunicare e un’assidua pratica del disegno, pensando la pittura in termini di figura e realizzandola sostanzialmente nel colore.
dal 10 settembre all'otto dicembre 2010
Renato Guttuso - Passione e Realtà
a cura di Stefano Roffi
Fondazione Magnani-Rocca
Via Fondazione Magnani-Rocca, 4 - Mamiano di Traversetolo (Parma)
Orario: da martedì a venerdì ore 10-18; sabato, domenica e festivi ore 10-19
Ingresso: euro 8 (comprensivo delle raccolte permanenti; ridotto euro 4
Catalogo Mazzotta
iInfo: tel. +39 0521848327; fax +39 0521848337; info@magnanirocca.it;www.magnanirocca.it
Renato Guttuso - Passione e Realtà
a cura di Stefano Roffi
Fondazione Magnani-Rocca
Via Fondazione Magnani-Rocca, 4 - Mamiano di Traversetolo (Parma)
Orario: da martedì a venerdì ore 10-18; sabato, domenica e festivi ore 10-19
Ingresso: euro 8 (comprensivo delle raccolte permanenti; ridotto euro 4
Catalogo Mazzotta
iInfo: tel. +39 0521848327; fax +39 0521848337; info@magnanirocca.it;www.magnanirocca.it
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