Ieri pomeriggio, a San Miniato, nella splendida cornice di Palazzo Grifoni, si è inaugurata A PELLE VIVA (vedi anche http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2016/04/christian-balzano-pelle-viva-cura-di.html), la mostra personale di Christian Balzano che ha progettato appositamente per questo ambiente. Ma è anche una mostra diffusa che varca la soglia delle stanze istituzionali del palazzo e approda all'interno di alcune realtà produttive del territorio.
Curata da Marco Bazzini, con il coordinamento di Filippo Lotti, sostenuta dal C.R.A. e prodotta da Casa d'Arte San Lorenzo, ha attirato visitatori e collezionisti da tutta Italia. Presentata dal Sindaco della città federiciana, è stata la dimostrazione tangibile di come, il connubbio tra amministrazione, impresa e associazionismo, possano arrivare a toccare vertici di livello assoluto.
Più delle parole, parlano le immagini...
l'attesa prima dell'inaugurazione
le installazioni all'interno delle concerie...
l'inaugurazione
Marco Bazzini, il sottoscritto, Vittorio Gabbanini (sindaco di San Miniato) e Christian Balzano |
Paolo Bacchereti, Presidente di Casa d'Arte San Lorenzo |
la mostra nella sua "essenza"
Lo storico Palazzo Grifoni di San Miniato, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, ospita la mostra personale "A pelle viva" di Christian Balzano, a cura di Marco Bazzini.
L’artista livornese, dopo i successi ottenuti in Cile, Libia, Corea del Sud, Stati Uniti e Russia, torna a esporre in Toscana con un ciclo di circa 20 lavori realizzati su pelle, materiale che ha scelto come filo conduttore del progetto in cui alcuni grandi e pressanti temi della contemporaneità entrano in relazione con la vocazione industriale di uno dei distretti conciari più importanti d’Europa.
Sulla pelle l’artista ha immaginato una nuova geopolitica e tracciato inedite cartografie in cui non vi sono limiti, tutto si trasforma in volubili confini. Nel gioco tra codici astratti e figurativi che dominano le diverse superfici, appaiono mappe geografiche liberate da un ordine consolidato e funzionali a istaurarne uno alternativo in cui prevalgono condivisione e solidarietà. Contrariamente a una realtà che è tornata a innalzare muri, a rafforzare le frontiere, a impedire i passaggi, a rafforzare identità chiuse per la paura del diverso, l’arte, che non ha mai conosciuto confini, avanza una proposta diversa di pianeta in cui scambi e libera circolazione siano possibili per uomini e idee. Balzano, come ogni artista, non offre ricette per risolvere i problemi del mondo ma dona punti di vista differenti per poterli dipanare, proprio come fa il bambino nella sua grande installazione che accoglie il visitatore all’ingresso del piano nobile del palazzo.
“A pelle viva” diviene così un monito per vincere la nostra indifferenza, per abbattere quella crosta di resistenza che è la nostra complicità, non fosse altro per il silenzio che adottiamo, di fronte alle tragedie che ogni giorno abbiamo davanti agli occhi.
La pelle diventa così la base di una riflessione sulla libertà, sulla vita e la morte, sulle "open borders"; un supporto vivo su cui creare luoghi e rotte dell'immaginario. Ma la pelle è anche il modo per raccontare il territorio di San Miniato con la sua attività produttiva, la sua memoria storica del fare, la sua vocazione all’accoglienza.
A tutte le opere Balzano ha voluto dare lo stesso titolo, “A pelle viva”, ma lo ha tradotto in lingue diverse ponendo l’attenzione soprattutto sugli idiomi utilizzati da piccole comunità e minoranze culturali, ponendo così l’attenzione su quella che è l’altra faccia della comunicazione globale.
Sala 1
Per i 6 continenti, sono state utilizzati: Frisone, Igbo, Malese, Esperanto, Maori, Creolo e Haitiano. Il continente in più rispetto ai 5 tradizionalmente rappresentati dalla cultura occidentale nasce dall’incrocio di diverse teorie geografiche che mettono insieme differenti modelli di cognizione dello spazio e del tempo. In queste 6 circolari cartografie, rappresentate come antiche mappe, passato presente e futuro sono in movimento; troviamo, infatti, raffigurato l’attuale stato del mondo con i suoi confini aperti e, nelle zone d'ombra, una proiezione di come sarà tra 250.000.
Sulle basi, titoli in Basco e Corsa, la carta dell'Europa, isole comprese, è stata scompaginata e i paesi accatastati uno sopra l’altro, per poi essere bloccati in questo nuovo ordine con due vecchi chiodi in ferro un tempo utilizzati per calafatare i navicelli ( i vecchi barconi utilizzati per il trasporto delle merci).
Sala 2
Sui 4 cerchi prendono vita diverse raffigurazioni di quello che è uno dei soggetti ricorrenti nell’opera dell’artista: il toro. L’animale, simbolo di forza ma anche di ironia, prende corpo dalle diverse aggregazione dei confini di tutte le nazioni dell'Europa continentale. Anche negli altri due lavori in pelle, partendo da elementi rappresentativi quale il cuore e il lampadario, l’artista gioca con la geografia come possibilità del disegno.
Sala 3
Nella grande cartografia, con titolo in arabo, è stata asportata quella parte di mondo che noi europei siamo abituati a vedere al centro e sostituita con l'unica pelle di dromedario presente in tutta la mostra, mettendo così in evidenza il Mediterraneo, oggi luogo di grandi sconvolgimenti e tragedie.
Nei 7 piccoli lavori le incisioni hanno seguito i confini dei paesi che si affacciano su quello che un tempo era definito Mare Nostrum per creare differenti spazi mentali, mentre sulla pelle, partendo da un elemento fortemente rappresentativo, la Madonna, le incisioni danno vita a nuove mappe attraverso intrecci di origine mnemonica.
Sala 4
In questa installazione dal titolo in Suwaili, sono presenti due bambini seduti su una pelle di colore rosso. Le linee tracciate sulla superficie ripercorrono sulla mappa del mondo la migrazione degli esseri umani dall'Africa sub-sahariana di 70 mila anni fa da cui è nata la diffusione dell’uomo sull’intero pianeta.
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