Zen-zero
Personale di Giuseppe Bombaci
a cura di Alberto Agazzani
Titolo della Mostra: “Zen-Zero” dell’artista Giuseppe Bombaci
Vernice: 17 aprile
Location: Galleria San Lorenzo - Via Sirtori s.n.c. (a fianco del numero 33)
20129 Milano Tel. +39.0274236426 - 3396561812
Durata esposizione: 17 Aprile – 14 Maggio 2010
Orari: dal lunedì al sabato dalle ore 15 alle ore 19; mattina su appuntamento
Ingresso: gratuito
Info: www.arte-sanlorenzo.it milano@arte-sanlorenzo.it galleria@arte-sanlorenzo.it
Curatore: Alberto Agazzani
Uffico stampa: Patrizia Milani p.milani@arte-sanlorenzo.it
Catalogo: Zeta Scorpii
Testo critico : Alberto Agazzani
Zen come stato zero dell'arte, come punto di partenza, come nuova esperienza e nuova storia. Zenzero come radice che esalta i sensi e che cura gli aspetti dell'arte, ma anche come memoria delle origini del sud.
La mostra vuol unire i vari aspetti dell'arte di Bombaci, sia come poeticità e linguaggio ma anche come forma di pittura, scultura, ed installazione.
Il percorso della nostra porterà lo spettatore a scoprire gli elementi che compongono Zen- Zero attraversando luoghi della memoria, organici e spirituali, che delineano un metaforico autoritratto in opera dell’artista.
Una mostra che spazia, grazie all’utilizzo di immagini legate alla storia, dai cani alla rappresentazione di alcuni miti sacri (Buddha) Questi elementi fungono da ponte, collegandosi l’uno all’altro come una sorta di DNA che in sintesi diventa il cassetto contenitore dei ricordi rappresentati attraverso le varie Icone.
La presenza di Buddha è scelto ad incarnare un aspetto ambivalente dell’arte di Bombaci: la profondità del significato spirituale delle opere ed al tempo stesso la risata con cui prendere distacco dall’arte stessa
Nota di Alberto Agazzani
Il sonno della pittura genera sogni.
L’oblio, il sonno, un sottile e sempre vitale desiderio di morte, lo stesso di cui parla il principe di Salina al piemontese Chevalley nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, sta alla base della sicilianità più pura. Ed un desiderio di oblio sognante, un tuffo nel passato per riscoprire e ritrovare le radici della nostra cultura, rappresenta l’anima più intima ma evidente della ricerca pittorica del siracusano di Milano Giuseppe Bombaci. Memoria del passato ma anche lucida consapevolezza di un presente che vorticosamente si consuma in ogni attimo e che il pittore insegue, cerca di imprigionare e, appunto, obliare, sublimare sulla tela. Ma ancor più lo sforzo è quello di afferrare la dimensione del tempo, rinchiudendo nelle due dimensioni del dipinto il senso di quella memoria che torna per scomparire, di una Bellezza, pittorica e figurativa, che non cede all’incuria (sopra tutto a quella spirituale) di una modernità collassata e degenerante, che tutto corrompe, lacera, cerca invano di distruggere, accentuandone così il fascino irresistibile. Ed ecco allora tornare i fantasmi della grande pittura del “Secolo d’oro”, di quel Velazquez sopra tutti, che Bombaci affronta di petto carico di un coraggio ideale, caricandone il ricordo dipinto d’inquieta ma splendida visionarietà. La grande pittura seicentesca incontra la modernità espressiva di un giovane pittore senza tempo ma che dipinge il tempo, a significare, insieme, il trionfo dell’oblio e la potenza della Bellezza.
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