L'OMICIDIO SAREBBE AVVENUTO PER MOTIVI DI INTERESSE
Ucciso e fatto a pezzi il gallerista
Schubert, fermato un uomo
Il corpo dell'uomo, 76 anni, trovato a Milano: era stato gettato nelle acque del Naviglio Pavese
MILANO - Una fine atroce per il gallerista milanese Giovanni Schubert, titolare della galleria «Arte Borgogna» di via Visconti di Modrone 20. Il suo corpo, fatto a pezzi, è stato trovato nel Naviglio Pavese. C'è già un fermato per l'omicidio: si tratta di un giovane di 36 anni che pure si occupa di arte, in particolare di quadri d'autore. E' stato lui a indicare con una telefonata, dopo il delitto, il luogo dove trovare il corpo del gallerista. La scomparsa del gallerista è stata denunciata giovedì mattina dal genero della vittima, il quale ha detto che Schubert aveva appuntamento mercoledì sera con l'uomo fermato. Nella ricostruzione degli investigatori, dopo una lite per questioni economiche, C.M. avrebbe picchiato la vittima fino ad ucciderla, per poi fare a pezzi il corpo gettandolo in un canale che confluisce nel Naviglio Pavese.
LA CONFESSIONE AL TELEFONO - Il corpo è stato ritrovato in cinque o sei pesanti sacchetti depositati sul fondo del Naviglio in Alzaia Pavese all’altezza di via Gattinara, quasi al confine tra Milano e Rozzano. A ripescarli, in un punto in cui il Naviglio è profondo da uno a due metri, sono stati i sommozzatori dei Vigili del Fuoco, intervenuti intorno alle 12.30 di giovedì su richiesta della polizia, giunta sul posto circa 15 minuti prima. I sommozzatori si muovevano in base alle indicazioni fornite «in diretta telefonica» dal 36enne autore dell'omicidio. I sacchetti sono stati poi presi in consegna dagli agenti della Scientifica, mentre il sostituto procuratore Stefania Carlucci continuava ad ascoltare la confessione del fermato, che ha rivelato di aver assassinato e fatto a pezzi il gallerista per motivi di interesse.
L'INDAGINE PER DIPINTI CONTRAFFATTI - Giovanni Schubert era rimasto coinvolto qualche anno fa in un'indagine dei carabinieri del reparto operativo tutela patrimonio culturale di Roma e Napoli che avevano sgominato un'organizzazione specializzata nella contraffazione di dipinti di noti artisti, tra cui Mario Schifano e Mario Sironi. Le indagini all'epoca furono coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Il gallerista milanese, che fu arrestato con altre due persone, era accusato di aver allestito mostre antologiche di noti artisti con quadri contraffatti, presentandole con eleganti depliant illustrativi. Le indagini erano scattate dopo il sequestro di numerosi quadri presentati ad una mostra su Schifano, allestita nella Reggia di Caserta, da uno degli arrestati. Accuse che poi caddero in dibattimento.
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