Oggi, grazie all'artista Bernard Guillot, ho scoperto un poeta a me sconusciuto: Costantino Kavafis (madre mia quante cose che non conosco!!!)...
Voglio condividere con voi i versi della sua "ITACA"
Quando
ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Costantino Kavafis |
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Bernard Guillot
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Bernard Guillot nasce e cresce ad Avignone dove ha seguito i corsi di
Architettura presso l’Accademia di Belle Arti. Si trasferisce a Parigi
dove inizia a lavorare nell’ambiente della moda, disegnando tessuti come
stilista e creando collezioni donna per Guy Laroche. Per Christian Dior
e Paco Rabanne realizza collezioni maschili e disegna accessori. Nello
stesso periodo si interessa di opera lirica
e teatro, scrive articoli di critica musicale sulla rivista Opéra
International, disegna scenografie e crea costumi di scena per opere
liriche in Italia. Viaggiatore curioso, conosce l’India e la sua musica
classica, restandone affascinato. Trascorre lunghi periodi tra la
Francia e il Senegal, dove vive attualmente. Durante i suoi frequenti
soggiorni italiani, disegna arredamenti d’interni per alberghi, show
room e case private; ìdea mobili e oggetti d’arredamento che vengono
realizzati da artigiani italiani.
Per Bernard la pittura è diventata per lui il modo più congeniale per rivelare emozioni, raccontare aneddoti, per esprimersi. E’ solo attraverso la velocità, l’immediatezza del gesto che riesce a dar vita alle sue figure suggestive, cariche di tratti, colore, movimento.
Usa un supporto povero, carta Kraft di grandi dimensioni. Dipinge partendo da una nitida idea di base che allargandosi, lascia il suo significato iniziale per assumere forme, colature e significati imprevisti e talvolta involontari. Lo spazio arriva a moltiplicarsi per due o per tre senza un piano prestabilito, riempie pareti che, malgrado possano apparire di estensioni esagerate, finiscono per abbracciarti, renderti parte di sé e parlarti.
Nelle sue immagini, che richiamano l’Africa, l’India e tutto il suo universo, riesce a creare una simbiosi tra la realtà e ciò che non lo è.
Il tempo è un altro elemento importante; la velocità di cui parlavamo si concretizza nelle date (reali) che vengono annotate sul dipinto. Quando un messaggio è completo Bernard appone la data finale e per lui questa esperienza è conclusa. "
- Francesca Grifoni
" I racconti del viaggiatore, man mano che aggiunge una mappa al suo atlante personale, si arricchiscono di nuove parole: alcune tratte dalle lingue incontrate, altre frutto di reinterpretazioni di quelle conosciute,
altre coniate appositamente per spiegare un odore o un sapore mai sentiti prima. I dipinti di Bernard Guillot sono tutto questo tradotto in colori. La cultura visiva europea, sua lingua madre, si arricchisce delle tonalità delle luci dei luoghi visitati, apprende nuovi accostamenti stilistici, si sorprende talvolta a riconoscere nella realtà ciò che aveva immaginato. In questo caso l’Africa dai colori netti, rosso, giallo, celeste, nero, affollata, brulicante, invidiabile.
Ma le nuove esperienze servono al viaggiatore anche per stabilire quanto già albergava dentro di lui, per dargli forma, rivelazione. Per Bernard è stato persuadersi a dipingere ed esprimere consecutivamente avventure e angosce, scoperte e solitudini. La sua firma, come la fattura di un onesto artigiano, è composta dalle date dei giorni di lavoro occorsi per portare a termine il quadro oppure, potremmo dire, dei giorni necessari a ricostruire il ricordo e ciò che gli ha insegnato. "
- Antonella Serafini
Per Bernard la pittura è diventata per lui il modo più congeniale per rivelare emozioni, raccontare aneddoti, per esprimersi. E’ solo attraverso la velocità, l’immediatezza del gesto che riesce a dar vita alle sue figure suggestive, cariche di tratti, colore, movimento.
Usa un supporto povero, carta Kraft di grandi dimensioni. Dipinge partendo da una nitida idea di base che allargandosi, lascia il suo significato iniziale per assumere forme, colature e significati imprevisti e talvolta involontari. Lo spazio arriva a moltiplicarsi per due o per tre senza un piano prestabilito, riempie pareti che, malgrado possano apparire di estensioni esagerate, finiscono per abbracciarti, renderti parte di sé e parlarti.
Nelle sue immagini, che richiamano l’Africa, l’India e tutto il suo universo, riesce a creare una simbiosi tra la realtà e ciò che non lo è.
Il tempo è un altro elemento importante; la velocità di cui parlavamo si concretizza nelle date (reali) che vengono annotate sul dipinto. Quando un messaggio è completo Bernard appone la data finale e per lui questa esperienza è conclusa. "
- Francesca Grifoni
" I racconti del viaggiatore, man mano che aggiunge una mappa al suo atlante personale, si arricchiscono di nuove parole: alcune tratte dalle lingue incontrate, altre frutto di reinterpretazioni di quelle conosciute,
altre coniate appositamente per spiegare un odore o un sapore mai sentiti prima. I dipinti di Bernard Guillot sono tutto questo tradotto in colori. La cultura visiva europea, sua lingua madre, si arricchisce delle tonalità delle luci dei luoghi visitati, apprende nuovi accostamenti stilistici, si sorprende talvolta a riconoscere nella realtà ciò che aveva immaginato. In questo caso l’Africa dai colori netti, rosso, giallo, celeste, nero, affollata, brulicante, invidiabile.
Ma le nuove esperienze servono al viaggiatore anche per stabilire quanto già albergava dentro di lui, per dargli forma, rivelazione. Per Bernard è stato persuadersi a dipingere ed esprimere consecutivamente avventure e angosce, scoperte e solitudini. La sua firma, come la fattura di un onesto artigiano, è composta dalle date dei giorni di lavoro occorsi per portare a termine il quadro oppure, potremmo dire, dei giorni necessari a ricostruire il ricordo e ciò che gli ha insegnato. "
- Antonella Serafini
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