AGOSTINO ARRIVABENE – TÓ PÁTHEI MÁTHOS
29 giugno - 20 ottobre
Panorama Museum
29 giugno - 20 ottobre
Panorama Museum
Am Schlachtberg 9
06567 Bad Frankenhausen/Kyffhäuser
Per la prima volta al
pubblico tedesco sarà presentato il lavoro dell’artista italiano
Agostino Arrivabene, nato a Gradella di Pandino (CR) nel 1967.
Alla presenza dell’artista e sotto la curatela di Gerd Lindner, direttore del museo, e Rosaria Fabrizio, verrà inaugurata il prossimo 29 Giugno al Panorama Museum di Bad Frankenhausen (Turingia) la mostra, nella quale si potranno ammirare più di 120 opere tra dipinti, tecniche miste, disegni e incisioni. Fino al 20 Ottobre la mostra ripercorrerà gran parte dell’excursus artistico di Agostino Arrivabene, dalle opere degli anni 90 fino a quelle più recenti.
Paesaggi misteriosi, personaggi allegorici, figure mitologiche, immagini sacre, sono i protagonisti delle opere dell’artista lombardo, le quali, dipinte secondo il linguaggio artistico dei grandi maestri del passato, rivelano visioni che trascendono verso l’infinito, visioni che ci uniscono ad uno spirito divino onnipotente e onnipresente.
I dipinti, sovente immersi di misticismo, mettono a nudo le passioni umane, le tribolazioni che ogni uomo ha da sopportare, le angoscie e i patimenti. Tó Páthei Máthos asseriva Eschilo. La saggezza dalla sofferenza, questo è il credo dell’artista, del quale impregna le sue tele.
Alla presenza dell’artista e sotto la curatela di Gerd Lindner, direttore del museo, e Rosaria Fabrizio, verrà inaugurata il prossimo 29 Giugno al Panorama Museum di Bad Frankenhausen (Turingia) la mostra, nella quale si potranno ammirare più di 120 opere tra dipinti, tecniche miste, disegni e incisioni. Fino al 20 Ottobre la mostra ripercorrerà gran parte dell’excursus artistico di Agostino Arrivabene, dalle opere degli anni 90 fino a quelle più recenti.
Paesaggi misteriosi, personaggi allegorici, figure mitologiche, immagini sacre, sono i protagonisti delle opere dell’artista lombardo, le quali, dipinte secondo il linguaggio artistico dei grandi maestri del passato, rivelano visioni che trascendono verso l’infinito, visioni che ci uniscono ad uno spirito divino onnipotente e onnipresente.
I dipinti, sovente immersi di misticismo, mettono a nudo le passioni umane, le tribolazioni che ogni uomo ha da sopportare, le angoscie e i patimenti. Tó Páthei Máthos asseriva Eschilo. La saggezza dalla sofferenza, questo è il credo dell’artista, del quale impregna le sue tele.
L’arte di Agostino Arrivabene è sicuramente autobiografica,
attraverso di essa si possono comprendere i passaggi più intimi e
profondi che hanno caratterizzato la sua vita, i dolori provati e i
percorsi intrapresi per distaccarsi da essi. Vita artistica e vita
personale sono perennemente fuse tra loro. L’arte è per Arrivabene una
catarsi, un’elevazione dal basso verso l’alto, dalla fragilità umana
verso la Bellezza Eterna e la Magnificenza Somma.
L’arte è per lui un’ascetica via alchemica.
Egli stesso si ritrae di volta in volta a seconda delle visioni in cui è immerso. Lo riconosciamo in un Eros adolescenziale che si muove di notte, tra sensualità e spiritualità, oppure in un autoritratto senza sensi, o ancora circondato da lucciole che illumano il buio. Più avanti nel tempo, in un momento di forte tensione fisica e psicologica, lo ritroviamo come obnubilato in una nube battirica, per poi risorgere come Cristo Pantocratore, che tutto domina, salvando e donando vita nuova. Il suo percorso è sempre caratterizzato da conflitti accesi e furibondi tra la paura della sofferenza da un lato e la speranza della vittoria su di essa dall’altro, tra la morte e la vita, sempre in perenne ricerca verso un rapimento estatico.
E, come scrive Rosaria Fabrizio nel suo testo, Agostino Arrivabene ci conduce in domini “fantastici”, passando dal mondo terreno ci trasporta verso mondi “altri”. Dove si posiziono questi mondi è difficile dirlo. Nello stato di veglia o di sonno? Nella dimora della psiche o nelle sue rovine? Nell’alto dei Cieli o nell’ombra delle Tenebre? Le opere di Arrivabene non restano intrappolate dalla cornice, ma da essa traboccano, andando in tutte le direzioni del possibile e … dell’impossibile.
Il catalogo, compagno della mostra, sarà in lingua tedesca e italiana e conterrà, oltre tutte le immagini delle opere presenti in mostra, i testi di Gerd Lindner, Rosaria Fabrizio, Agostino Arrivabene e Peter Weiermair.
L’arte è per lui un’ascetica via alchemica.
Egli stesso si ritrae di volta in volta a seconda delle visioni in cui è immerso. Lo riconosciamo in un Eros adolescenziale che si muove di notte, tra sensualità e spiritualità, oppure in un autoritratto senza sensi, o ancora circondato da lucciole che illumano il buio. Più avanti nel tempo, in un momento di forte tensione fisica e psicologica, lo ritroviamo come obnubilato in una nube battirica, per poi risorgere come Cristo Pantocratore, che tutto domina, salvando e donando vita nuova. Il suo percorso è sempre caratterizzato da conflitti accesi e furibondi tra la paura della sofferenza da un lato e la speranza della vittoria su di essa dall’altro, tra la morte e la vita, sempre in perenne ricerca verso un rapimento estatico.
E, come scrive Rosaria Fabrizio nel suo testo, Agostino Arrivabene ci conduce in domini “fantastici”, passando dal mondo terreno ci trasporta verso mondi “altri”. Dove si posiziono questi mondi è difficile dirlo. Nello stato di veglia o di sonno? Nella dimora della psiche o nelle sue rovine? Nell’alto dei Cieli o nell’ombra delle Tenebre? Le opere di Arrivabene non restano intrappolate dalla cornice, ma da essa traboccano, andando in tutte le direzioni del possibile e … dell’impossibile.
Il catalogo, compagno della mostra, sarà in lingua tedesca e italiana e conterrà, oltre tutte le immagini delle opere presenti in mostra, i testi di Gerd Lindner, Rosaria Fabrizio, Agostino Arrivabene e Peter Weiermair.