RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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lunedì 19 settembre 2016

A Pisa... MARINA ABRAMOVIĆ

A Pisa... MARINA ABRAMOVIĆ



THE SPACE IN BETWEEN
MARINA ABRAMOVIĆ
AND BRAZIL

di Marco Del Fiol

Una delle più grandi artiste viventi in un film sospeso tra arte e vita
http://www.nexodigital.it/the-space-in-between-marina-abramovic-and-brazil/

Dal 3 ottobre alle 15:00 al 5 ottobre alle 23:00
Multisala ODEON Pisa
P.zza San Paolo All'orto, 18, 56127 Pisa
 
Per info e biglietti 
 
 

martedì 31 luglio 2012

"Mario Carbone. Posto Fisso. Marina Abramović e Ulay a Bologna, 1977"

FOTOGRAFIA Festival Internazionale di Roma

Mario Carbone
POSTO FISSO
MARINA ABRAMOVIĆ A BOLOGNA, 1977

a cura di Paola Paleari e Paola Scremin

lunedì 10 settembre, ore 19:00

s.t. foto libreria galleria
via degli ombrellari, 25 Roma

fino al 10 ottobre 2012; dal lunedì al sabato 10:30-19:30

Nell’ambito del circuito di Fotografia Festival Internazionale di Roma, s.t. foto libreria galleria presenta, dal 10 settembre al 10 ottobre 2012, Mario Carbone/Posto Fisso. Marina Abramović a Bologna, 1977: una mostra, curata da Paola Paleari e Paola Scremin, che rende congiuntamente omaggio al lavoro di un fotografo e regista italiano e a quello di un’artista fra le più significative della scena internazionale.
Classe 1924, fotografo di formazione e per passione, Mario Carbone, nel corso della sua carriera di autore di documentari per il cinema e la TV, non ha mai smesso di fotografare, riuscendo talvolta a eseguire, nell’ambito di un unico progetto, un duplice lavoro di documentazione foto-cinematografica.
E’ quanto accadde nel 1977, in occasione delle Settimana internazionale della Performance alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Alla manifestazione, curata da Renato Barilli, parteciparono una cinquantina di artisti italiani ed europei, fra cui Vito Acconci, Franco Vaccari, Giuseppe Chiari, Fabrizio Plessi, Vincenzo Agnetti, Luca Patella, Luigi Ontani, Fabio Mauri, Vettor Pisani, Hermann Nitsch. Carbone seguì e documentò, fra gli altri, il lavoro concepito da Marina Abramović con Ulay, suo partner dell’epoca: Imponderabilia, una delle creazioni più note dell’artista serba, riproposta nel 2010 in occasione della sua retrospettiva al MOMA, e ri-messa in scena anche quest’anno, nello stand di una galleria newyorkese, durante la fiera Art Basel.
Abramović e Ulay, entrambi integralmente nudi, si posizionarono l’una di fronte all’altro in un varco ricreato nell’atrio del museo, in modo da delimitare e restringere il passaggio del pubblico con la propria presenza. Per varcare questa “porta umana” e superare l’ostacolo, i visitatori erano dunque chiamati a cambiare posizione, ruotando a loro volta il proprio corpo verso uno dei due performer. Il transito del pubblico veniva registrato da una telecamera a circuito chiuso e trasmesso su due schermi posizionati subito dopo il “posto di blocco”, con un ritardo di qualche minuto rispetto all’azione reale: ciò permetteva a coloro che avevano appena superato il varco di rivedersi, di osservare la propria reazione suscitata dal contatto con i due corpi nudi.
L’azione venne a un certo punto interrotta dalla polizia, che arrestò e ritirò i passaporti agli artisti per atti osceni in luogo pubblico.
Imponderabilia è dunque un’opera che traccia e registra dal vivo i limiti e gli urti impercettibili della comunicazione, mettendo in questione non solo la tradizionale staticità, ma il territorio univoco, il posto fisso, dell’opera d’arte stessa.
In mostra vengono presentati il cortometraggio prodotto e diretto da Carbone e una selezione di immagini incentrate sulla performance della Abramović: dieci stampe in bianco nero eseguite in camera oscura dallo stesso regista-fotogafo, nonché una serie di foto a colori di piccolo formato, tratte dai frame del documentario. In occasione della mostra stessa, s.t. foto libreria galleria proporrà altri documentari sull’arte del Novecento di Mario Carbone e una più ampia panoramica della sua attività di fotografo: dai primi ritratti in studio a quelli dedicati agli artisti, passando per i numerosi scatti dedicati all’esplorazione della realtà sociale, non solo italiana.


Mario Carbone, nato San Sosti (Cosenza) nel 1924, apprende giovanissimo il mestiere di fotografo -dal ritocco alla stampa, dalle foto-tessera ai ritratti degli sposini, svolgendo un lungo apprendistato prima nella natia Calabria e poi a Milano, dove lavora anche nello studio di Elio Luxardo.
Nel 1955 arriva a Roma e inizia la sua attività in ambito cinematografico, come operatore e poi regista di documentari. Con una propria cinepresa, decide di filmare le manifestazioni politiche e sociali: un lavoro pressoché volontario, che durerà fino al’68 , quando si trova a documentare anche la rivolta degli studenti alla facoltà di architettura di Roma. Questi materiali sono ora conservati presso l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operario e Democratico. Contemporaneamente, Carbone si lega agli artisti che gravitano attorno a Piazza del Popolo: Aldo Torchiaro (allievo di Guttuso), Mimmo Rotella, Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli, con il quale divide lo studio e a cui dedicherà poi il cortometraggio “Inquietudine”.
Nel 1959 vince il Nastro d’Argento per la migliore fotografia ne “I vecchi” di Raffaele Andreassi. L’anno successivo Carlo Levi gli chiede di accompagnarlo in un viaggio in Lucania per documentare fotograficamente i luoghi di confino dello scrittore di Cristo si è fermato a Eboli. Carbone scatta circa quattrocento fotografie, alcune delle quali confluiranno poi nel libro”Viaggio in Lucania con Levi”.
Nel 1963 Cesare Zavattini lo chiama a collaborare, in qualità di operatore e regista, ne “I Misteri di Roma”. Nel 1964 vince il Nastro d’Argento per la regia di un documentario sulla nobiltà calabrese dal titolo: “Stemmati di Calabria”. Sempre nel 1964 è in India. Realizza con Giuseppe Ferrara due filmati commissionati dall’Eni e fotografa scene di vita quotidiana nelle grandi città (Calcutta, Bombay, Madras, New Delhi) ma anche in villaggi sperduti. Alcune di queste foto, sono state riproposte nella mostra e nel volume “Paralleli. India-Italia anni sessanta” (Gangemi, 2006)
Nel 1966 è premiato al Festival di Tour per un’inchiesta sul lavoro contadino intitolata “Dove la terra è nera”. Conquista quindi il Leone d’argento alla Biennale di Venezia con “Firenze, novembre 1966″, testimonianza della drammatica alluvione, con i testi di Vasco Pratolini.
A metà degli anni settanta, insieme alla moglie Elisa Magri -che per un periodo ha diretto la galleria d’arte Ciak a Roma, decide di dedicarsi alla produzione di documentari sull’arte contemporanea. Mario Schifano, Tano Festa, Mimmo Paladino, Enrico Baj, Renzo Vespignani, Carla Accardi, sono alcuni dei protagonisti dei ritratti realizzati da Carbone. Parallelamente alle produzioni per il cinema e la TV, non smette mai di fotografare, riuscendo talvolta a eseguire, nell’ambito di un unico progetto, un duplice lavoro di documentazione foto-cinematografica. E’ quanto accadde nel 1977, in occasione delle Settimana internazionale della Performance alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, dove con entrambi i media segue, fra gli altri, gli interventi di Marina Abramović, Vincenzo Agnetti, Luca Patella, Hermann Nitsch, Luigi Ontani, Vettor Pisani.
Nel corso degli anni Novanta, con la decisione della RAI di non proseguire la serie di documentari “Astisti allo specchio”, e quando ormai l’elettronica ha definitivamente sostituito il cinema in ambito documentaristico, Carbone è costretto a chiudere la sua casa di produzione e a disfarsi dei vecchi macchinari. Anche se negli ultimi anni si sono moltiplicate le ricerche e gli eventi espositivi legati al lavoro di Mario Carbone, il suo straordinario archivio foto-cinematografico attende tutt’ora di essere adeguatamente valorizzato in maniera organica.



s.t. foto libreria galleria
via degli ombrellari, 25
Roma (Borgo Pio) 00193
t/f +39 0664760105
info@stsenzatitolo.it
www.stsenzatitolo.it

lunedì 21 febbraio 2011

“OTTOMARZO” ad Arezzo

Wow, che mostra!!! I nomi delle artiste presenti in questa esposizione, meritano il viaggio e se per caso si dovesse rimane delusi (ne dubito), si può approfittare per andare a vedere il ciclo della Vera Croce di Piero Della Francesca... o meglio, si possono fare fanno e due le cose... due gusti is meglio che one...



Ilaria Margutti
“OTTOMARZO” a cura di Susanna Buricchi e Igino Materazzi
Inaugurazione: sabato 5 marzo 2011 ore 18.30
Periodo di svolgimento: 5 marzo – 1 maggio 2011
Luogo: Arezzo, Via Oberdan, 61 ex chiesa della Madonna del Duomo






ARTISTE PRESENTI: Marina Abramoviĉ, Vanessa Beecroft, Nan Goldin, Kathe Burckhard, Liz Taylor, Gina Pane, Sylvie Fleury, Shilpa Gupta, Margherita Manzelli, Cao Fei, Yin Xiuzhen, Regina Josè Galindo, Ilaria Margutti

Sarà inaugurata sabato 5 marzo alle ore 18.30 la mostra d’arte contemporanea “Ottomarzo”, seconda tappa della rassegna “Contemporanearte” apertasi quest’inverno con “Out of the sacred”. La mostra è realizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Madonna del Duomo ONLUS, il patrocinio gratuito del Comune, della Provincia, della Regione e della Camera di Commercio di Arezzo e la partecipazione dell’Azienda Usl 8 in qualità di sponsor dell’iniziativa.
Nell’ambito di questa rassegna, che intende presentare ad Arezzo opere di alcuni tra i massimi protagonisti della scena artistica contemporanea internazionale accanto a giovani già molto affermati, gli ideatori e curatori Susanna Buricchi, storica e critica d’arte e Igino Materazzi, conoscitore dei linguaggi artistici contemporanei, in questa esposizione hanno voluto dedicare una particolare attenzione al tema dell’arte contemporanea al femminile, offrendo uno spaccato di sguardi di donne artiste sul mondo e sulla propria identità.
Per la prima volta l’Azienda Usl 8 di Arezzo ha deciso di sostenere un progetto dedicato all’arte contemporanea attraverso un’idea originale che intende aprire all’arte e alla creazione artistica le sedi deputate alla cura e alla diagnosi delle malattie: ad ognuna delle 14 opere selezionate è stato abbinato un dipartimento dell’Azienda sanitaria aretina in modo tale da creare un legame simbolico e ricco di significati tra le opere stesse, i loro significati e il contesto socio-operativo a cui sono state assegnate.
Il titolo della Mostra “Ottomarzo” è di per sé un omaggio alle donne che in questa mostra sono molto più che oggetto delle opere: sono artefici e padrone di mezzi espressivi - video, pittura, fotografia - e spesso, anche se non sempre, soggetto privilegiato della ricerca artistica. Sono in mostra opere realizzate da alcune artiste di più alto riconoscimento nazionale ed internazionale e di cultura e provenienza geografica diverse. Tra di queste Marina Abramoviĉ, che fin dagli esordi a Belgrado negli anni settanta è stata una delle protagoniste principali della scena artistica mondiale, della quale viene presentata la foto “Mambo a Marienbad” – 2001 – gentilmente concessa in prestito dalla Galleria d’Arte Continua di San Gimignano (SI). Il tentativo di catturare un’identità del genere femminile contraddistingue il lavoro di Vanessa Beecroft, della quale è presentata una foto del 1994, di modelle che indossano parrucche a trecce di colore arancio, colte in un istante di pensosa inquietitudine. Di Nan Goldin, icona americana dell’arte contemporanea, famosissima fotografa e autrice di video, si espongono tre fotograife, “Trixie”, “Monopoli game” e “Geno in the lake – Bavaria-”, che tracciano aspetti dell’identità di diversi tipi di donne. Altra artista americana in mostra è Kathe Burckhard, pittrice concettuale, con un lavoro tratto dalla famosa serie dedicata a Liz Taylor, in cui l’attrice hollywoodiana diviene un modello di dominio femminile e di potere sessuale. Dell’artista francese Gina Pane, famosa per essere stata una delle rappresentanti più autorevoli della Body art, si propone la fotografia “Psyche”, tratta dall’ omonima performance degli anni settanta, in cui l’artista ha sperimentato il tema della sofferenza fisica, facendo nascere l’idea del proprio corpo come limite da conoscere e superare. Forti allusioni erotiche sono presenti nell’opera dell’artista svizzera Sylvie Fleury dal titolo “Play girl”, nella quale si invoca una parità sessuale delle donne, prendendo ironicamente a prestito i mezzi e i modi con cui la stampa, riservata all’universo maschile, fa uso delle immagini del corpo femminile.
Le altre artiste presenti in mostra sono tra le giovani più interessanti dell’ ultima generazione come Shilpa Gupta, indiana, che è presente con una foto della serie “ I have many dreams”-sonoro- 2007-2008, in cui si svelano sogni ed aspirazioni di bambine-future donne del continente indiano; Margherita Manzelli con il dipinto “Quello che ho visto-La montagna-”; le due cinesi Cao Fei con la foto “Dog Bone” e Yin Xiuzhen con l’istallazione “Shoes”, nella quale scatole contenenti scarpe, ovvero l’oggetto feticcio per eccellenza di ciascuna donna in ogni parte del mondo, rievocano poeticamente le loro proprietarie.
La serie continua con Ilaria Margutti, nata a Modena, già affermatasi a livello nazionale e internazionale con mostre a Berlino e a San Diego (CA), presente in mostra con la tela “Agnese’s mend” di grande forza poetica nel cantare le ferite che le donne sanno ricucire; la guatemalteca Regina Josè Galindo, presente con il video “La voy a gritar al viento”, in cui l’artista stessa, appesa con una corda all’Arco del Palazzo delle Poste di Città del Guatemala, legge poesie al vento, per esprimere tutta la straordinaria energia vitale delle donne e la forza indomabile delle loro emozioni.

La mostra rimarrà aperta dal 5 marzo al 1 maggio 2011 con il seguente orario: giovedì e venerdì 16.00-19.30; sabato, domenica e festivi 11.00-13.00 e 16.00-19,30.