RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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lunedì 19 giugno 2017

Il Suono Interiore - Esposizione Personale di Chiara Mazzocchi

A Laigueglia (Savona, Liguria), in mostra, fino al 30 giugno, le opere di una artista che ritengo fra le più interessanti della scena contemporanea: Chiara Mazzocchi



Le opere fotografiche e video di Chiara Mazzocchi, tornata da poco in Italia, dopo sette anni a Berlino, saranno ospitate a Laigueglia (Savona, Liguria), “Perla della Baia del Sole”, accreditata come “Uno dei Borghi più Belli d’Italia” in occasione del PERCFEST® - Festival Europeo del Jazz e delle Percussioni sotto la direzione artistica di Rosario Bonaccorso che offre decine e decine di appuntamenti musicali GRATUITI dal 15 al 18 Giugno.

Chiara Mazzocchi è un’artista internazionale che esplora se stessa e la precarietà dell’esistenza umana attraverso processi personali interiori tramite l’autoscatto e l’ autoripresa video.
Fotografa, regista e performer, ha basato l’arte e la sua vita sulla trascendenza, consapevolezza e ricerca umanistica, una battaglia costante contro l'impossibilità di raggiungere la presenza.
Dalla stampa estera è stata definita “ A Spiritual beings having a human experience”.
L’espressione si avvale soprattutto del ritmo cosmico, un lavoro colmo di vibrazioni musicali.
Chiara, infatti, preferisce chiamare i suoi autoscatti “Listening”, condizione di ascolto. Proiezioni, visioni, percezioni, vibrazioni, fenomeni guidati dall’ emisfero destro del cervello.

"Il Suono Interiore"
Mostra Personale di Chiara Mazzocchi - Fotografia e Videoarte
Curatore Galleria Sangiorgi
Presentazione di Francesca Bogliolo
Dal 15 al 30 Giugno 2017
Piazza Cavour 7, Sala S. Marittima, Laigueglia (Savona, Liguria)
INGRESSO LIBERO
ORARIO APERTURA
17-19 / 21-23
e su appuntamento:
info@chiaramazzocchi.com

Direzione Rosario Bonaccorso
PERCFEST®
http://www.percfest.it/

Info Programma dal 15 al 18 Giugno:
http://www.percfest.it/percfest2017.pdf

giovedì 16 febbraio 2017

MIA Photo Fair Milano



Apre il prossimo 10 marzo, fino al 13, la nuova edizione del MIA Photo Fair - Milano. 
Il concept fieristico interamente dedicato alla fotografia ospitato oramai da anni nel cuore della città meneghina.
Un viaggio molto interessante per tutti gli appassionati e non, all'interno del mondo della fotografia.

Tanti eventi, ospiti, opere insomma una tre giorni tutta all'insegna del "Click".

Fra le tante cose da vedere in questa occasione il mio consiglio è quello di non perdervi il lavoro di una bravissima artista ligure, oramai berlinese di adozione, che con il suo personalissimo modo di interpretare la fotografia trasmette tutto il suo essere a coloro che posano il proprio sguardo su una delle sue immagini: Chiara Mazzocchi (Spazio San Giorgi - Stand N. 33 Corridoio A).





evento fb

sabato 22 ottobre 2016

Fontana e quelli di Franco Fontana

Si inaugura oggi a Milano...




Fontana e quelli di Franco Fontana

Franco Fontana con 31 fotografi a Spazio Tadini. Inaugura il 22 ottobre, e dura fino al 20 novembre 2016, la mostra Franco Fontana & Quelli di Franco Fontana, a cura di Federicapaola Capecchi e Mosé Franchi. 
Un’esposizione di 100 fotografie, un’avventura tra paesaggi urbani e rurali – e non solo –, presi per mano dalla luce e dal colore, un cammino tra prospettive, luci e paesaggi, orizzonti naturalistici ma soprattutto intimi e personali, che occuperà tutta la Casa Museo Spazio Tadini: nel Salone principale Fontana, nelle altre sale un gruppo eterogeneo ma comunicante di 31 fotografi che hanno studiato col Maestro – “Quelli di Franco Fontana” -: Denis Almar, Dario Apostoli, Lisa Bernardini, Marzia Braulin, Luca Brezigor, Francesco Bucchianeri, Francesco Corbetta, Fausto Corsini, Carolina Cuneo, Massimo De Gennaro, Roberto Del Bianco, Francesca Della Toffola, Silvia Dominici, Laura Fabbri, Mauro Faletti, Valentina Fioravanti, Tea Giobbo, Paolo Guidotti, Mirko Lamonaca, Marco La Vista, Maestroni, Giuliana Mariniello, Elena Melloni, Alex Mezzenga, Roberto Mirulla, Matilde Montanari, Paola Musumeci, Michela Petti, Andrea Razzoli, Arianna Rossi, Andrea Simone Sarchi, Franco Sortini, Roberto Tibuzzi.


Il Maestro Fontana sarà presente all’inaugurazione, ed è lui stesso ad aver scelto i fotografi che esporranno insieme a lui dando vita ad un vero e proprio viaggio fotografico. Selezionati dopo aver partecipato ai suoi seminari in giro per il Mondo come: Tokyo, Roma, Milano, New York, Bruxelles, Taipei, Toronto, Amsterdam, Barcellona, Parigi.

L’ idea madre di questa Mostra è di organizzare un “viaggio” insieme al Maestro Fontana prima che un evento fotografico. Conoscere da vicino Franco Fontana è un raro privilegio. Si potranno ammirare le opere di questo “Maestro del colore”, e di coloro che ne stanno seguendo le orme.

“La foto non deve documentare la realtà, ma interpretarla. La realtà ce l’abbiamo tutti intorno, ma è chi fa la foto che decide cosa vuole esprimere. La realtà è un po’ come un blocco di marmo. Ci puoi tirar fuori un posacenere o la Pietà di Michelangelo.” Franco Fontana

Riconosciuto come uno dei fotografi più “pittorici”, Franco Fontana vive la fotografia in modo totale, spaziando tra vari generi fotografici: paesaggio, reportage, nudo, pubblicità, moda, fine art. In ognuno di essi fa della fotografia mezzo di espressione artistica e dichiara manifestamente l’importanza e la difficoltà al tempo stesso del colore, che va interpretato, che obbliga ad avere controllo e padronanza dei toni come dell’equilibrio cromatico, come delle forme. L’esposizione attraversa la sua ricerca fotografica ed è un’esplorazione della sua originale interpretazione del paesaggio, sia esso rurale o urbano e un continuo confine tra rappresentazione e astrazione, della sua abilità compositiva. E’ un percorso in una dimensione dove l’uomo sembra spesso un’ombra, i corpi e gli oggetti quasi inconsistenti, come fossero scatti che cancellano per sottolineare. Una mostra che è un viaggio nella sintesi delle cose, dove le fotografie esprimono e interpretano ciò che è dinanzi.

Nelle sale al piano inferiore il cammino prosegue con “Quelli di Franco Fontana”, 31 fotografi che seguono l’importanza dell’esprimere anziché dell’illustrare. Le loro fotografie sono un’ulteriore indagine della luce e del colore. Nessuno di loro ha cercato la ripetibilità di uno stile. Perché uno degli insegnamenti più importanti ricevuti dal Maestro è stato proprio quello di essere sé stessi, l’irripetibilità di uno stile, l’importanza che il lavoro sia autentico, assolutamente personale, funzioni e si sostenga solamente, come si dice in filosofia. Ognuno di loro è in mostra con la propria personalità, la propria esperienza fotografica, la propria onestà individuale, fotografica e artistica. Così, citando solo alcuni dei fotografi presenti, Dario Apostoli espone il suo progetto Morfeo, dalle Metamorfosi di Ovidio; Lisa Bernardini propone tre foto tratte dalla serie “Sguardo su Wonderland“, e tre tratte dalla serie “Prospettiva behind“; Francesco Bucchianeri, espone il lavoro “Fabbriche”. “Behind a Little House” è il lavoro di Manuel Consentino, “Visionaria” e “Attesa” i 2 lavori di Fausto Corsini, “Accerchiati Incanti” il progetto di Francesca Della Toffola; “Acquae Mundi” è la serie di scatti di Silvia Domenici. “Inseguendo la luce” di Alex Mezzenga, è progetto vincitore del Premio della Giuria al ToscanaFotoFestival 2014, “Notturni” è il lavoro di Roberto Mirulla. Alessio Necchi espone “Prospettive a posteriori”, Elena Melloni, “L’ufficio provvisorio”; Fabrizio Fontanelli è in mostra con “Talking hands”, Michela Petti con “Luce”, e Roberto Salgo con “Liquidi Confini”.
Franco Fontana & Quelli di Franco Fontana

è una mostra caratterizzata da un mix perfetto ed equilibrato di emozione, ricerca di colore ed originalità; visioni poliedriche ed appassionate che hanno tuttavia un filo conduttore a legarle: il cambiamento dei propri orizzonti dopo l’incontro-scontro con il Maestro modenese.

SPAZIO TADINI Casa Museo

Via Niccolò Jommelli 24

http://www.spaziotadini.com

http://www.storiemilanesi.org

mercoledì 22 giugno 2016

Al Lu.C.C.A. "MAGNUM SUL SET I GRANDI FOTOGRAFI E IL CINEMA " a cura di Maurizio Vanni

Al Lu.C.C.A., torna come tutte le estati una grande mostra dedicata alla fotografia... Un altro appuntamento da non perdere in questa estate 2016!



MAGNUM SUL SET
I GRANDI FOTOGRAFI E IL CINEMA
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art
2 luglio – 13 novembre 2016

a cura di Maurizio Vanni
Una produzione:
MAGNUM PHOTOS | Versicherungskammer Kulturstiftung

Dal 2 luglio al 13 novembre 2016 si terrà la mostra “Magnum sul set. I grandi fotografi e il cinema”, a cura di Maurizio Vanni, organizzata dal Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art in collaborazione con MVIVA, e prodotta da Magnum Photos e Versicherungskammer Kulturstiftung (Monaco di Baviera).


L’esposizione riunisce 116 fotografie di backstage realizzate sui set di dodici capolavori del cinema dai più grandi fotografi dell’agenzia Magnum: W. Eugene Smith, Inge Morath, Jean Gaumy, Burt Glinn, Erich Lessing, Dennis Stock, Eve Arnold, Cornell Capa, Henri Cartier-Bresson, Bruce Davidson, Elliott Erwitt, Ernst Haas, Erich Hartmann, Nicolas Tikhomiroff, Bruce Davidson, David Hurn, Peter Marlow, Gueorgui Pinkhassov.

Scatti che ci fanno riflettere sul rapporto tra realtà e finzione, tra verità e illusione, e tra quotidianità e sogno. “Quello dei fotografi Magnum – scrive il curatore Maurizio Vanni – è un lavoro che non ha niente a che vedere con la fotografia di scena, immagini prevedibili realizzate sul set a fini promozionali, ma è una vera e propria perlustrazione creativa realizzata senza vincoli, con onestà intellettuale e libertà creativa, per raccontare il dietro le quinte non tanto del set cinematografico, ma dei personaggi che, di lì a poco, avrebbero fatto la storia del grande schermo”. Sotto gli occhi dei visitatori sfilerà una parata di grandi star tra cui Charlie Chaplin, Marilyn Monroe, John Wayne, Elizabeth Taylor, Katharine Hepburn, Gregory Peck, Charlton Heston, James Dean, Romi Schneider, Klaus Kinski, Dustin Hoffman, John Malkovich.

Un viaggio dunque nella storia del cinema, attraverso uno sguardo insolito sui suoi protagonisti e sui segreti della ripresa. Le immagini ci riporteranno sul set di “Luci della ribalta” di Charlie Chaplin, “Quando la moglie è in vacanza” di Billy Wilder, “Gioventù bruciata” di Nicholas Ray, “Moby Dick” di John Huston, “Il processo” di Orson Welles, “Il pianeta delle scimmie” di Franklin J. Schaffner, “Zabriskie Point” di Michelangelo Antonioni e numerosi altri.

“La narrazione visiva della mostra – prosegue Vanni – evidenzia un rapporto di complicità tra attori e fotografi, un feeling che, da una parte libera i personaggi dal dover stare in pose convenzionali; dall'altra stimola i fotografi a cercare tutti i particolari che rendono unico e irripetibile ogni momento, quindi più vero della stessa realtà. Ironia, fragilità, consapevolezza espressiva, impertinenza, emozione, vulnerabilità e devozione per la propria professione: ne risulta una galleria di ritratti, di composizioni non convenzionali, di momenti visivi talmente implausibili da proiettare il visitatore in una dimensione alternativa, più intima e riservata, anche laddove c'è la consapevolezza di essere di fronte a un obbiettivo”.

La mostra mette inoltre in luce lo stretto rapporto tra Magnum e il mondo del cinema, iniziato con Robert Capa: le sue amicizie avevano permesso a lui e a molti altri fotografi dell’agenzia l’accesso all’universo affascinante di Hollywood. Una relazione che prosegue da circa settant’anni e che ha portato ad includere film e star di tutto il mondo.

L’evento lucchese è realizzato con il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Lucca, Opera delle Mura, Camera di Commercio di Lucca, Confindustria Toscana Nord, Confcommercio Province di Lucca e Massa Carrara, Confesercenti Toscana Nord, Confartigianato Imprese Lucca, e con il supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca, Gesam Gas+Luce.
Biglietto Intero: 9€
Biglietto Ridotto: 7€ (Per gruppi superiori alle 15 unità; minori di 18 e maggiori di 65 anni; residenti nel Comune di Lucca; scolaresche (primarie e secondarie), universitari, insegnanti; disabili; soci: Arci, Edumuseicard, FAI, Touring Club Italiano, C.R.A., giornalisti stranieri con tesserino, guide turistiche con tesserino)
Gratuito per bambini fino ai 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, accompagnatore disabile, due accompagnatori per scolaresche, giornalisti italiani con tesserino, soci ICOM, militari e forze dell'ordine con tesserino.

Magnum sul set
I grandi fotografi e il cinema
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
2 luglio – 13 novembre 2016
a cura di Maurizio Vanni

Per info:
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca tel. +39 0583 492180
Tel. +39 0583 492180
Mail: info@luccamuseum.com
www.luccamuseum.com

lunedì 30 maggio 2016

Chiara Mazzocchi "Exhibition/Sell Photos" a cura di Käthe Bauer



Dal prossimo 5 giugno a Berlino, presso la OpenAirGallery si inaugura "Exhibition/Sell Photos" a cura di Käthe Bauer dove si potrà ammirare il lavoro fotografica dell'ottima Chiara Mazzocchi... se passate di lì...

sabato 7 maggio 2016

Vi ricordate di Fabiano Parisi?

"Il mondo che non vedo", Mercati generali di Roma (2009)


Vi ricordate quando 10/12 anni fa proponevo l'opera del giovanissimo fotografo Fabiano Parisi?
Con grande piacere vi racconto dove è arrivato, anzi lo racconta Ludovica Amoro dalle pagine web di Repubblica...

leggete qui

giovedì 28 aprile 2016

MIA Photo Fair



Ha aperto i battenti il MIA Photo Fair, la fiera internazionale della fotografia e dell'immagine in movimento. Tutto il mondo della fotografia e dell'arte si è dato appuntamento a Milano per questi quattro giorni di frenetici click... 

per saperne di più clicca su

sabato 23 aprile 2016

Giacomo Montanelli . "Finestre sul niente" - Fotografia Europea (RE)

Grandi speranze per il futuro!

 


Giacomo Montanelli
"Finestre sul niente"
Fotografia Europea (RE)
a cura di Gualtiero Sacchi & Cristian Gori

In occasione del festival FOTOGRAFIA EUROPEA - Reggio Emilia: www.fotografiaeuropea.it

Orari di apertura:
Venerdì: 16:00 - 22:00
Sabato: 10:00 - 13:00 e 16:00 - 22:00
Domenica: 10:00 - 13:00 e 16:00 - 20:00

Tema prediletto di Giacomo Montanelli è lo spazio, dove spesso si sovrappongono immagini reali a segni, simbolo di una presenza che riesce a penetrare questi luoghi. Fedele alla tradizione della pittura di paesaggio, GM presenta i suoi spazi attraverso la finestra (ad esempio nel caso della serie “In guerra col cielo” vengono usate delle fotografie), che delimita, ritaglia dall’estensione naturale di uno spazio, un “paesaggio” come veduta. Il “paesaggio” è quindi delimitato ed è inteso come un frammento che rimanda a qualcos’altro, ad un’estensione che si cela oltre ciò che ci è permesso di vedere. Di questo altro che ci rimane nascosto non restano che alcuni segni sgraziati che escono dai “paesaggi” e prolungano la realtà nel foglio, senza cambiarne la natura. Il segno diviene simbolo di una forza che tenta di sconfinare oltre i limiti fisici, riuscendo a mettere in relazione uno spazio visibile con uno invisibile, che non vuole più assoggettare e dominare ciò che si rappresenta, ma piuttosto abbandonarsi all’indeterminatezza mitologica o alla simbolicità sacrale. Col segno non si vuole coprire, cancellare né modificare ciò che ci mostra la fotografia, copia della realtà, ma piuttosto far-si spazio stesso, mimetizzarsi (quale poi prima funzione dell’arte dall’antica Grecia, quella di “imitare”) nei paesaggi, pur lasciando una traccia dello sforzo compiuto, della resistenza a ciò che è esistente, ma che a confronto dei segni di GM resta piatto e distante, lontano e mortifero. La serie “Paesaggi compresi” ha come oggetto il corpo inteso anche stavolta come spazio, rifacendosi alla tradizione filosofica che da Cartesio vede la materia soltanto come estensione, il corpo soltanto come res extensa. Se il corpo è ridotto a materia e movimento, cioè a meccanicismo, si è liberi di poterlo trattare come oggetto, inerte sotto le nostre azioni. Non è strano, allora, che quel corpo della serie sia disteso, che ci ricordi un cadavere e che l’artista, come se la tavola fosse un tavolo anatomico, lo dissezioni e lo sfaldi nei segni lasciati sul foglio. Nell’epoca dell’età della tecnica il corpo non può esser altro che strumento, ridotto ad oggetto da consumare, si fa idolo, (dal greco εἴδωλον, éidolon, cioè “forma”), ma allo stesso tempo vittima che trae piacere dalla propria condizione. Elena Camiciottoli

www.giacomomontanelli.it

evento FB

martedì 7 aprile 2015

ELLIOTT ERWITT. RETROSPECTIVE - a cura di Maurizio Vanni

Al Lu.C.C.A., un'altra grande mostra dedica alla fotografia!



ELLIOTT ERWITT. RETROSPECTIVE

A cura di Maurizio Vanni
In collaborazione con MAGNUM PHOTOS
dal 18 Aprile al 30 Agosto 2015




Che cosa significa raccontare la storia di un grande fotografo attraverso 136 scatti legati a oltre 60 anni di carriera? Ripercorrerne la vita, intercettare le sue passioni, percepire la sua filosofia esistenziale e comprenderne la grandezza attraverso la professionalità e l'originalità dei suoi scatti.

Pur avendo avuto come mentori Robert Capa, Edward Steichen e Roy Stryker, la fotografia di Erwitt ha assunto uno stile proprio, al tempo stesso intimista, ironico, sorprendente, certe volte impertinente e dolcemente irriverente, ma sempre tecnicamente impeccabile. Anche gli scatti più evocativi, però, sono legati all'occasionalità del momento, al qui e ora di un luogo e di un tempo, al sorriso spontaneo di fronte a una scena atipica o a un ossimoro visivo.

Tutti i suoi lavori sono stati filtrati dall'emisfero destro del cervello, tutte le sue immagini sono frutto di un'elaborazione cerebrale istantanea che, attraverso un generoso utilizzo di più scatti, bloccano un momento che colpisce la sua attenzione creativa. Tra tutti i negativi ce n'è sempre uno che corrisponde a un compiuto equilibrio tra struttura compositiva e visione. “Tutte le immagini dovrebbero essere – afferma Erwitt rispondendo a una domanda di Angela Madesani –, se non perfette, per lo meno bilanciate, graficamente e geograficamente corrette. La composizione è assolutamente fondamentale e basilare per qualsiasi fotografia”.

Non deve sorprendere la sua dimestichezza con il mondo del cinema: a New York frequenta corsi di cinematografia alla New School for Social Research e, successivamente, si trasferisce a Hollywood dove starà sul set di molti film. Erwitt dichiarerà più volte di amare il cinema neorealista italiano, che considera tuttora il migliore, e di aver imparato molto dalle pellicole di Rossellini e Visconti, o quantomeno di aver cercato illuminazione dal bianco e nero e dal “realismo senza artificio”.

“Un professionista per mestiere e un dilettante per vocazione” che ama la sottile ironia: il senso dell'umorismo è qualcosa di innato in un fotografo. È possibile affinare la tecnica, educare il senso estetico e compositivo, ma di certo non si può migliorare l'acutezza percettiva, la sagacia di spirito, la fantasia e l'estro intellettivo che determina la creazione di scatti unici. Erwitt, oltre ad avere una fervida immaginazione, possiede una grande capacità di osservare le persone, gli animali, le cose e la vita attraverso ironia e disincanto, perspicacia e intelligenza, spirito ludico e raffinatezza mentale. Potremmo parlare di ironia esistenziale che corrisponde al desiderio di prendere le distanze dal consueto e dal convenzionale per concepire un confine tra se stesso e tutte le cose che lo circondano.



Biglietto Intero: 9€

Biglietto Ridotto: 7€

Da martedi alle domenica dalle 10 alle 19

La biglietteria è aperta fino ad un'ora prima della chiusura

Lunedì chiuso

venerdì 3 aprile 2015

MIA Fair 2015


MIA Fair, la fiera internazionale d’arte contemporanea dedicata alla fotografia e all’immagine in movimento, è in scena con la sua quinta edizione a Milano, nella cornice di The Mall (Porta Nuova), dall’11 al 13 aprile.
Piazza Lina Bo Bardi - Porta Nuova Varesine (Zona Piazza Repubblica), Milano 

mercoledì 25 marzo 2015

La Passiflora non è una passeggiata en plein air - di Rita Vitali Rosati

La Passiflora non è una passeggiata en plein air


Immagine in linea 1

di

Rita Vitali Rosati




Giovedì 26 marzo 2015, alle ore 17.30 presso la Chiesa di San Vito in Pasquirolo a Milano, Largo Corsia dei Servi 4 (p.zza San Babila), verrà presentato il libro/catalogo La Passiflora non è una passeggiata en plein air. Relatori: Emanuele Beluffi e Iaia Barzani. Presenta Paolo Tempo.

Questo è il titolo, tra dramma e ironia del nuovo libro/catalogo fotografico di Rita Vitali Rosati (Vanilla edizioni, marzo 2013).

Introdotto dal testo di Paolo Nardon il libro si presenta come il risultato di una contaminazione tra immagine e testo arricchito con particolare cura da un’impaginazione dall’impianto ideativo anti classico, in grado di fornire una lettura su piani diversificati, creando così un luogo fisico altro, animato da altre presenze. Poetiche.
Sono ospitate le voci di Eugenio De Signoribus, Alessandro Moscè, Franco Loi, Maria Lenti, Francesco Scarabicchi, Anna Buoninsegni, Paolo Ruffilli, Enrica Loggi Gianni D’Elia, Maria Grazia Maiorino, Remo Pagnanelli, Guido Garufi, Nicola Monti, Natalia Thacyk, Bianca Varela.


“Passiflora nella natura. Passiflora nell’arte”, scrive Paolo Nardon, “Povera flora, della consunzione e del trapasso. Chi ama i fiori deve amarli anche nella dissoluzione”.



Rita Vitali Rosati, traduttrice da sempre di quel “disagio della civiltà”, indicato da Freud, circoscrive la sua ricerca privilegiando idee e concetti che si evolvono in immagini. Come in un’ ”arena”, facendosi essa stessa protagonista assoluta di un progetto infinito, l’artista, alternando uno sguardo per natura bipolare, osserva e registra l’eros drammatico della vita, come quello più ironico, per arrivare alla radice delle cose, ribaltandone i punti di vista. Le sue opere sono l’espressione di un’attitudine trasgressiva, forte ed agguerrita, destabilizzante, tipici di una volontà socialmente impegnata e libera. Coniugando il flusso del gioco, della favola, ai suoi dialoghi serrati sul “capitale umano”, invita così lo spettatore ad  interpretare anche il suo nonsenso, e le trame più nascoste. Consapevole che la coscienza del tempo è senza tempo.





Mostre personali recenti: 2014 “La Passiflora non è una passeggiata en plein air”, a cura di R. Peros e N. Štokić, Palazzo Ducale (Knezeva Palaca), Zara, Croazia; “La Passiflora non è una passeggiata en plein air”, a cura di M. Letizia Paiato, Associazione Yoruba, Porta degli Angeli, Ferrara; 2013 “In-tervista”, a cura di M. Becci, Ex Carceri “Le Nuove”, Torino; 2010 “Il Punctum di Rita”, Sponge Living Space, Pergola (PU), a cura di Massimo Raffaeli; 2010 “Alla scoperta del tempo perduto”, spazio espositivo Pake, Castelvetro (MO), a cura di Luca Panaro; 2008 “Metastasi”, L’inizio e la fine, Galleria Marconi, Cupra Marittima (AP), a cura di Claudio Libero Pisano; 2007 Rita Vitali Rosati a cura di Luca Panaro, “Piaggeria Arte”, Sassuolo (MO); 2001 “Inventario, fuori elenco”, Studio Cavalieri, Bologna; 2000 “Postcards”, Galleria Approdi, Roma, a cura di Francesca Pietracci.

Mostre collettive recenti: 2015 Setup-Artefiera Bologna, Sponge ArteContemporanea, Pergola (PU); 2014 “Occupazione CON-TEMPORANEA gli artisti scendono in piazza”, a cura di Sponge ArteContenporanea, Pergola, (PU); “BIO 50”, 24th Biennal of Design, Ljubjana, (Slovenia), a cura di Sponge ArteContemporanea; “Ibridi Fogli”, a cura di A. Baglivo e V. Pinto, Pinacoteca provinciale, Salerno; “Marche Centro d’Arte”, a cura di M. Letizia Paiato, Palariviera, San Benedetto del Tronto (AP); 2014 “La grande illusione”, a cura di M. De Leonardis, Gallery of Art, Temple of Rome, Roma;  2013 “Zaino in spalla”, a cura di Sponge ArteContemporanea e RAVE, Atelier Giorgi, Torino; “Così vanno le cose”, a cura di Sponge Arte Contenporanea, Indipendents 4, Art Verona; 2013 “Perfect Number”, a cura di Milena Becci, Sponge Living Space, Pergola, (PU); “Art.1 Costituzione Italiana”, a cura di Nikla Cingolani, Museo Civico Villa Collaredo Mels, Recanati, (Mc); 2012 ”Il corpo solitario. L’autoscatto”, a cura di Giorgio Bonomi, Palazzo Ducale, Senigallia; “Marche centro d’arte”, a cura di Luca Panaro, Galleria Marconi, Palariviera, San Benedetto del Tronto (AP); 2011 “4+4”, a cura di Victorya Marusic, Arsenal Hrvatska, (Croazia); “In corpo 012” BT’F Extra, Bologna a cura di Sponge ArteContemporanea; “Dalla performance al video”, galleria BT’F, Bologna, a cura di Emanuele Beluffi; “Naturacultura –Snaturati”, Galleria Marconi, Cupra Marittima (AP), a cura di Gloria Gradassi; “54esima Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia”, a cura di Vittorio Sgarbi, Mole Vanvitelliana, Ancona; “Contemplazioni d’arte…attendendo”, Ospedale Muraglia, Pesaro, a cura di Roberta Ridolfi; “Le petit Poucet”, luoghi vari, Fabriano (AN) a cura di Francesco Sala Stefano Verri, Davide Quadrio, 2010 “Marche Centro d’Arte”, galleria Marconi, Cupra Marittima, a cura di Dario Ciferri; ”Manifesti d’Artista 2010”, Trieste, a cura di Maria Campitelli; “Perfect Number”, Sponge Living Space, Pergola (PU), a cura di Carolina Lio; 2009 “Di sentimento in sentimento tra ragione e passione”, Rocca Paolina, Perugia, a cura di Roberta Ridolfi; “Alda e le altre”, galleria EnPleinAir, Pinerolo (To), testo critico di Michele Bramante; “Pro Vegetali Ignoti Artbook”, c/o Ciocca Arte Contemparanea, Milano.




Chiesa di San Vito in Pasquirolo
Largo Corsia dei Servi 4 
20122 Milano

martedì 3 febbraio 2015

Fabiano Parisi fra i finalisti del Pulse Prize



Fabiano Parisi, l'orami noto fotografo che agli inizi della sua strepitosa carriera ha mosso i primi passi in Casa d'Arte San Lorenzo, è stato nominato fra i finalisti del Pulse Prize, che si terrà a New York durante la settimana del Armory Show (http://www.thearmoryshow.comnei giorni 5-8 marzo al Salone Metropolitan Pavilion-Solo dove esporrà con la galleria di Cynthia Corbett

PULSE Contemporary Art Fair | New York

Complimenti Fabiano!

martedì 27 gennaio 2015

“Figure Out”



 “Figure Out”
Federico Rui Arte Contemporanea

Martina Antonioni | Alessandro Busci | Gianluca Chiodi | Roberta Coni | Alfio Giurato | Giovanni Iudice | Andrea Mariconti

GIOVEDI 29 GENNAIO 2015 si inaugura la collettiva “Figure Out”, che segna la 40ma mostra dell'attività di Federico Rui.
Verranno esposti quindici lavori di sette artisti figurativi che rappresentano il passato e il futuro della galleria: una sorta di manifesto sulle nuove tendenze della Pittura.
Dalle opere della più giovane Martina Antonioni (classe 1986), a quelle del più affermato Giovanni Iudice (classe 1970), il percorso si snoda attraverso la figura nelle sue varie interpretazioni. In contrapposizione alle più recenti mode astrattoinformali, la pittura di immagine sta vivendo un clima di forte fermento, e ha da sempre caratterizzato la ricerca artistica della Galleria. Con un taglio critico trasversale, vengono proposti i lavori di artisti che la Galleria segue in permanenza e che si differenziano per diversità tecnico espressiva: dal realismo di Iudice al surrealismo astratto della Antonioni, dal colore diluito
della Coni alla matericità di Giurato, dagli elementi naturali come la cenere di Mariconti ai ferri arrugginiti di Alessandro Busci, fino ad arrivare alle sperimentazioni fotografiche di Chiodi.

mercoledì 10 dicembre 2014

“BAIL BOND” di Clara Vannucci / Fabrica



 “BAIL BOND” di Clara Vannucci / Fabrica

Nelle ex carceri fiorentine una grande mostra fotografica sul sistema
giudiziario USA che ci porta ad approfondire la nostra conoscenza su
cacciatori di taglie, garanti e imputati.
Clara Vannucci è una fotogiornalista italiana che divide il suo tempo tra
gli Stati Uniti e l’Italia. Le sue storie raccontano il sistema carcerario
di entrambi I paesi: il teatro in carcere a Volterra, la sezione di donne
maltrattate nel carcere di Rikers Island a NYC. Clara ha lavorato a Bail
Bond tra il 2013 e il 2014, durante il suo soggiorno a Fabrica. E’ fotografa
freelance per magazine e giornali come New York Times, Stern e Vogue, ed è
rappresentata da DB Daria Bonera per corporate e advertising.

La mostra Bail Bond inaugura il giorno 12 dicembre alle ore 18.00 presso Le Murate. Progretti Arte Contemporanea,
Piazza delle Murate.
Apertura dal 12 dicembre al 2 gennaio 2015
da martedì a sabato con orario 14.00-20.00. Per info Tel. +39 055 2476873 mail. info.pac@muse.comune.fi.it

mercoledì 26 novembre 2014

The Cal – Collezione Pirelli. Forma e Desiderio in esposizione a Palazzo Reale a Milano


 
MILANO

A PALAZZO REALE

DAL 21 NOVEMBRE 2014 AL 22 FEBBRAIO 2015

FORMA E DESIDERIO

The Cal - Collezione Pirelli



Dal 21 novembre 2014 al 22 febbraio 2015, Palazzo Reale a Milano ospita la mostra “Forma e Desiderio. The Cal - Collezione Pirelli” che presenta una selezione di circa 200 fotografie tratte dai Calendari Pirelli dalla nascita a oggi.

L’esposizione - curata da Walter Guadagnini e Amedeo M. Turello, promossa dal Comune di Milano-Cultura con il patrocinio di Expo e organizzata e prodotta da Palazzo Reale e GAmm Giunti - nasce grazie al fondamentale contributo di Pirelli che, ai fini della selezione espositiva, ha messo a disposizione il suo archivio, con migliaia di fotografie dei più grandi fotografi mondiali.

Diventato in breve tempo un oggetto di culto, il Calendario da più di cinquant’anni interpreta i cambiamenti sociali e culturali e anticipa le tendenze delle nuove mode, attraverso l’occhio attento dei più celebrati autori contemporanei, da Herb Ritts a Richard Avedon, da Peter Lindberg a Bruce Weber, da Peter Beard a Steve McCurry, da Patrick Demarchelier a Steven Meisel.

“Un progetto che restituisce la giusta dimensione artistica a una delle più importanti campagne di comunicazione degli ultimi cinquant’anni, che ha saputo entrare nell’immaginario di ciascuno di noi grazie al fascino senza tempo delle modelle e al talento dei fotografi che l’hanno realizzato”, ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno.

“GAmm Giunti - afferma Filippo Zevi, consigliere delegato GAmm Giunti - è lieta di aver avviato la produzione della mostra ‘Forma e Desiderio’, che propone circa duecento immagini scattate dai più grandi fotografi degli ultimi cinquant'anni, per realizzare ogni anno l'edizione del Calendario Pirelli”.

“GAmm Giunti - continua Filippo Zevi - conferma in questo modo la propria attenzione ai maestri della fotografia mondiale, sia come produttore che come partner privilegiato di iniziative dedicate a questa meravigliosa forma d’arte. In una stagione espositiva contraddistinta da grandi eventi, questa rassegna rappresenta per il pubblico milanese un’occasione imperdibile per ripercorrere quanto di meglio la fotografia ha saputo produrre in mezzo secolo di storia, e di entrare in contatto con un universo di enorme fascino ed eleganza formale”.

“Tutti i grandi fotografi protagonisti del Calendario Pirelli - sostiene Walter Guadagnini - da Stern a Weber, da Avedon a Newton, da Testino a Sorrenti, da Ritts a Lindbergh e oltre, si confrontano con la storia, con le simbologie e le mitologie, con gli apparati scenografici e con le composizioni astratte, con la ricerca esplicita della seduzione – magari anche solo quella del luogo, non necessariamente quella del corpo – in un tempo sospeso, tra realtà e illusione, elementi tutti che ritornano con costanza ma con diversi pesi nelle singole scelte, e che danno però la cifra complessiva di una straordinaria avventura fotografica”.

“Un’avventura - conclude Walter Guadagnini - che è ancora oggi ben lontana dall’aver esaurito la sua forza propulsiva, nonostante gli anni e gli incredibili mutamenti sociali, tecnici, culturali e di gusto attraverso i quali i passata, non solo indenne ma ogni volta rafforzata”.

Secondo Amedeo M. Turello, “Da ormai più di cinquant’anni le immagini del Calendario Pirelli sono parte della nostra cultura poiché, come in pochi altri progetti in cui è protagonista la fotografia, sono testimoni di particolari cambiamenti, di nuove mode, di nuove idee e di tante invenzioni creative e tecniche. Oggi possiamo vedere con gli occhi dei più grandi fotografi come la realtà sia cambiata e come il modo di rappresentarla si è evoluto”.

“L’intenzione di questa mostra - ricorda ancora Amedeo M. Turello - è, invece, di mettere da parte per un attimo l’ordine cronologico, il susseguirsi degli anni scanditi appunto dai calendari, di dimenticare i riferimenti temporali in un processo di rilettura critica in grado di proporre una nuova dialettica, fatta di relazioni, analogie, citazioni e contrasti fra le immagini”.



Con un percorso narrativo che va oltre la scansione cronologica, tipica dei calendari in sé, la galleria di immagini di “Forma e Desiderio” propone un itinerario tematico, seguendo un processo che esplora e accosta relazioni, analogie, citazioni e contrasti fra le immagini di oltre mezzo secolo. L’esposizione si sviluppa attraverso cinque stanze, ognuna delle quali dedicata agli elementi che accumunano le foto contenute nello spazio: dalla seduzione alla provocazione, dal mito all’eleganza.

La mostra si apre con la sezione L’incanto del mondo nella quale vengono presentate quelle fotografie che, almeno fino al 1972, venivano realizzate con l'intento di guidare lo spettatore attraverso due elementi fondamentali come il paesaggio e l’espressione delle modelle. I paesaggi sono quelli caratteristici della fuga verso i paradisi tropicali, oppure si tratta di interni, come nella serie di Sarah Moon, nei quali le protagoniste si abbandonano alla dimensione sognante avulsa dal tempo della reverie. Si tratta di atteggiamenti e luoghi che nell'immaginario collettivo trovano, in quegli anni, i loro corrispondenti nelle pagine di Love Story e nelle ambientazioni dei primi James Bond e che ritornano come rimandi nei cicli di John Claridge del 1993, di Herb Ritts del 1994, di Peter Lindbergh del 1996, di Bruce Weber del 2003 o di Mario Sorrenti del 2012.

Una delle caratteristiche più ricorrenti nelle diverse annate è quella della citazione dotta, del d'aprés, ovvero di un rapporto non competitivo ma di rispetto verso alcuni dei monumenti della storia dell'arte del passato. Ne Il fotografo e la sua musa (sedotti dall’arte) si analizza l’omaggio a Leni Riefenstahl che Arthur Elgort le dedicò nel 1990, o quello di Clive Arrowsmith che l'anno successivo elaborò una sequenza di citazioni dei maestri dell’arte quali Delacroix, Velázquez, Rembrandt. Particolare è il caso di Annie Leibovitz che cita testualmente non solo i maestri della fotografia ma alcune precise immagini, al fine di trasformare le pagine del Calendario in una sorta di esercizio di gusto volutamente, e provocatoriamente, accademico.

Accanto a queste fotografie si troveranno quelle originate da simboli, figure mitologiche, incarnazioni, in cui artisti quali Joyce Tenneson e Karl Lagerfeld fanno assumere alle modelle il ruolo delle muse greche delle arti.

La sezione Lo sguardo indiscreto è incentrata sulle immagini caratterizzate da un misto di provocazione, gioco, trasgressione, che segnano un altro degli elementi caratterizzanti l'identità stessa del Calendario.

Dal ‘1969’ di Harri Peccinotti, stampato sulla maglietta di una delle ragazze con un non involontario doppio senso, al numero ‘10’ attaccato allo slip di Terry Richardson, la sezione passerà in rassegna i lavori di Helmut Newton e del suo tipico linguaggio di matrice raffinatamente voyeurista, e dei più recenti e più ammiccanti Mario Testino, Bruce Weber, Patrick Demarchellier, tutti cantori di un erotismo che si dichiara nella sua essenza. Le modelle ritratte sono profondamente carnali, nelle quali provocazione e umorismo viaggiano di pari passo.

Il Calendario Pirelli propone sin dall'inizio la presenza di immagini costruite sui principi del modernismo fotografico, in cui la visione fotografica del dettaglio, la trasformazione del mondo a seconda del punto di vista prescelto, la metamorfosi delle cose grazie all'inquadratura, sono elementi cruciali del linguaggio che, nel corso degli anni, hanno inciso anche nei generi e nelle professionalità.

Ne La natura dell’artificio si potranno ammirare gli scatti di Brian Duffy, di Peter Knapp, fino a raggiungere i vertici nella ricostruzione del mondo per via di geometrie, ispirate dalle tracce del pneumatico sul corpo delle modelle, di Uwe Ommer; o ancora di Barry Lategan, o di Nick Knight, autore di una delle edizioni certo più anomale e sorprendenti, vocata alla sottolineatura di una sperimentazione linguistica che travalica il genere della composizione con figure per arrivare ai limiti della pura astrazione.

La mostra si chiuderà idealmente con Il corpo in scena che rimarca come, nella storia del Calendario, la combinazione tra modella e ambiente ha assunto un ruolo centrale nella concezione della serie realizzata. È questo il caso di Norman Parkinson o di Bert Stern dove persone, luoghi, abiti diventano personaggio, palcoscenico, set cinematografico, costume, studio fotografico non più nascosto allo spettatore ma rivelato nella sua essenza di grande macchina di costruzione di una realtà parallela. Una concezione che si condensa nella sorprendente sequenza di Peter Lindbergh del 2002, dove la modella interpreta se stessa che interpreta il Calendario, in una totale e ricercata sovrapposizione di ruoli e di luoghi. In modo non meno eclatante, Peter Beard inscena un autentico viaggio nell’esotismo attraverso un gioco che sembra provocare lo spettatore e invitarlo e riflettere sul confine tra la realtà e le proprie proiezioni.

Accompagna la mostra un catalogo GAmm Giunti, con i testi di Walter Guadagnini, Amedeo M. Turello e Alberto Barbera e le note biografiche dei 42 fotografi.

Presentato per la prima volta nel 1964, il Calendario Pirelli giunge alla sua quarantaduesima edizione con l’anno 2015, realizzato da Steven Meisel.

Fino a ora, la più importante mostra retrospettiva, allestita dall’architetto Gae Aulenti, si era tenuta nel 1997 a Milano (Palazzo Reale - Sala delle Cariatidi) e a Venezia (Palazzo Grassi), per poi partire per un tour mondiale che ha toccato alcune della principali capitali mondiali come Parigi, Berlino, Mosca, Buenos Aires e Tokyo.



Milano, 14 novembre 2014





FORMA E DESIDERIO

The Cal - Collezione Pirelli

Milano, Palazzo Reale

21 novembre 2014 – 22 febbraio 2015



Orari: lunedì 14.30 – 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30; giovedì e sabato 9.30 – 22.30. Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura



Ingresso: intero € 10,00; ridotto € 8,50; ridotto speciale € 5,00.



Info e ticket online: www.mostrathecalpirelli.it

www.comune.milano.it/palazzoreale



Catalogo: GAmm Giunti

Ufficio stampa mostra
CLP Relazioni Pubbliche

Marta Paini, tel. 02 36 755 700 - marta.paini@clponline.it

Comunicato stampa e immagini su www.clponline.it

Ufficio stampa Comune di Milano
Elena Conenna, tel. 02 884533

elenamaria.conenna@comune.milano.it

giovedì 30 ottobre 2014

Fabiano Parisi a Lugano



Fabiano Parisi, dopo aver esposto le proprie fotografie per il premio Young Masters Art Prize 2014, ha inaugurato la sua personale The Long Bright Dark presso la sede UBS di Lugano
L'esposizione sarà visibile fino al prossimo 15 Gennaio, 2015

venerdì 17 ottobre 2014

Nicolò Paoli - Weather - a cura di Viana Conti



Nicolò Paoli - Weather

Silvy Bassanese Arte Contemporanea, Biella, riconferma l’appuntamento annuale di attenzione ai giovani artisti, inaugurando sabato 25 ottobre 2014, dalle ore 18 alle 21, la mostra personale Weather dell’artista Nicolò Paoli, a cura di Viana Conti. Un manifesto documenta la mostra con fotografie e testi critici.
La mostra, appositamente ideata per gli spazi della galleria, attua, con fotografie, dipinti, disegni, video- installazioni, un ribaltamento ambientale immaginario dei torrenti montani nelle onde del mare, del folto del bosco nelle sabbie del deserto, abitate da seducenti ed inquietanti cactus chiodati, da piante siliconate, dai colori artificiali e acidi, visitate da insetti postatomici. Una mostra meteoropatica questa? Il titolo Weather indica il clima e la temperatura dell’evento espositivo, ma anche la sua intima motivazione: mettere in opera una condizione aerea, gassosa, vulcanica, geo e antropologica, superficiale e abissale, ossigenata e inquinata al tempo stesso. È una mostra-autoritratto dell’artista, riflesso nei frammenti di uno specchio deformante. Ha un unico concept, ma si articola in quattro stanze mentalmente visionarie: Stanza dei Tuffi, di Rorschach, dei Cactus, dei Fossili. L’artista: residente a Genova, nato a Mirandola il 25 novembre 1980, Nicolò Paoli è un corsaro romantico che naviga sulla cresta di adrenaliniche onde del Web, un rabdomante che fa sgorgare la pioggia sul deserto, volare le nuvole in galleria, per rianimare i suoi metal cactus, i suoi fiori inquinati dalle consuetudini quotidiane, è un solitario che dialoga amabilmente con le mucche, un aspirante glottologo che parla fluentemente russo a Genova e genovese in Russia. Quando, nel suo atelier di Quinto, non inchioda cactus, non scatta fotografie, non allestisce set, non prepara collage, non videoriprende Barbie dai tacchi a spillo, non disegna nudi femminili, in fantasiose posizioni erotiche, suona con la band dal nome, di suggestione ipnotico-ansiolitica, Roypnol. Pittore, alchimista, videomaker, performer, strumentista, si cala, senza difficoltà, in ognuno dei suoi alter ego. Nicolò Paoli, come da adolescente era dedito ad una subcultura giovanile di fumetti, animazione, icone, tatuaggi, piercing, scritte, pezze, stivali, jeans, capelli lunghi, aggrovigliati effetto dread o corti, dal giallo al blu, da adulto non esita a crearsi un ventaglio di alterità di cultura underground. Come Dylan Dog gotico e rassicurante, può portare sulle spalle lunghe trecce brune, indossare bermuda mimetici, ma, a differenza del protagonista del fumetto horror, non è astemio
La sua opera, intessuta dell’assurdità del reale e della credibilità dell’assurdo, è animata da componenti surreali, fantascientifiche, fumettistiche. Il tempo, protagonista, ricorre nelle due dimensioni cronologica e atmosferica. Le Metalphoto e i Metalfossili di Nicolò Paoli, entrati in un processo matericamente e virtualmente alchemico, accadono nel tempo, risentono delle condizioni ambientali e meteo, fanno razza con le ossidazioni del supporto; come un vegetale, sono fotosensibili. Le spine dei Cactus, queste piante primitive, sono diventate, nelle opere di Nicolò Paoli, lunghi chiodi d’acciaio che, ferendo la superficie della tela vergine, la trapassano violentemente. Il loro fusto, cilindrico o globoso, ha un indubbio aspetto fallico, che assume, nell’immaginario dell’autore, non senza una profonda autoironia, l’allusione a certe ostentate ritualità della comunità virile. Le Metalphoto, di medie e grandi dimensioni, delle Stanze dei Tuffi, delle Macchie di Rorschach, dei Fossili, detengono il messaggio subliminale di una mostra in cui la presenza del soggetto umano viene dissimulata, mascherata, travestita, spogliata, mitizzata e smitizzata. Nelle mega fotografie digitali dei Tuffi, a effetto metallico satinato, qualcuno, un essere, un oggetto, un ente, di sé lascia labili tracce liquide, spruzzi d’acqua nell’aria, giochi di luce e ombra, per poi scomparire al di sotto di una superficie piatta, immobile, specchiante, come se nulla fosse accaduto. Eppure quello scintillio di gocce, quello spostamento d’acqua parlano di un trapasso dal visibile all’invisibile, di un metaforico tuffo nel passato, di un’immersione nel tempo. Tematica non meno significativa è quella delle sue Macchie di Rorschach: fotografie digitali, in bianco e nero, rinvianti al noto test psicologico proiettivo, teso a indagare dinamiche interpersonali, profili e nodi dell’io, risvolti della creatività. Inedito, questo ciclo di lavoro recente, riferito in particolare alle orchidee, è di impatto formale e psicologico coinvolgente ed inquietante. Rientrano nel suo work in progress sull’identità e sulla dissimulazione, scatti analogici, elaborati poi digitalmente, di grandi nudi femminili o ritratti del volto (stupendo quello, in mostra, della madre Paola), sottoposti a solarizzazione, a trattamenti di ossidazione, a interventi

gestuali con resine e vernici, che li assimilano, in qualche modo, a ritrovamenti, fittizi, di fossili: ognuno di questi lavori fotografici è un pezzo unico, irripetibile, in antitesi con la riproducibilità connessa a tale mezzo. L’effetto-fossile si estende, nel suo lavoro, dalla figura a resti ittici, di vegetazione o animali primitivi, non esclusa la comparsa di un’archeologia portuale di gru ad acqua, a mano, a vapore, tipica del porto di Genova: testimoni tutti di una remota vita transitata, come in natura lo è dalla bio alla litosfera, così, in arte, dall’immagine originaria ad un supporto che ne accolga le vestigia, tramite un’alchimia segreta. Tali immagini in bianco e nero si contaminano con gli affioramenti ruggine del fondo metallico, che non cessa di agire nel tempo, maculando progressivamente la superficie. Cresce, in parallelo, un ciclo di disegni a matita acquarellabile, che addensa e al tempo stesso sfrangia i contorni del segno, lasciandoli colare verso il fondo della tela bianca: i soggetti sono per lo più nudi che trovano ascendenze, per intensità espressionista, negli abbandoni, nelle torsioni e contrazioni dei soggetti maschili e femminili di Egon Schiele. Nell’opera di Nicolò Paoli, i diversi linguaggi interagiscono, si contaminano, si scambiano i ruoli, entrano nella quarta dimensione del tempo: il fermo immagine video-fotografico, le installazioni ambientali, si animano sotto interventi gestuali di spray painting, di proiezioni, di azioni esibitivo-performative, spesso sconfinanti sul piano sonoro.


INFO:
Nicolò Paoli
WEATHER
Mostra a cura di Viana Conti
Inaugurazione sabato 25 ottobre 2014 ore 18
Durata - 25 ottobre 201 – 31 gennaio 2015
Orari della galleria da martedi a venerdi 16 – 19
Sabato, domenica e festivi su appuntamento.
Galleria Silvy Bassanese Arte Contemporanea
Via G. Galilei 45 13900 Biella Italy
Tel 015355414 mob 3382540156   e-mail silvy.bassanese@libero.it
Facebook  Galleria Silvy Bassanese Arte Contemporanea



Nicolò Paoli
Weather

Silvy Bassanese Arte Contemporanea, Biella
a  cura di Viana Conti


Ho preso tempo, da quando ero un bambino, un bambino dai capelli rasta naturali. Ho perso tempo. Nella mia vita d’artista, caoticamente ordinata, sono regista unico del buono e del cattivo tempo. Trovo credibile far piovere sul deserto per rianimare i miei metal cactus, piangere e urinare sui miei fiori inquinati di consuetudini quotidiane, dialogare con una mucca che mi riconosce e saluta. La contraccambio subito dipingendola con un’aureola da santa, tra le corna. Voglio parlare undici lingue contemporaneamente, scrivere un libro che chiunque, sotto i ponti o a Copacabana, possa comprendere, voglio tuffarmi in un buco nero e riemergere raggiante tra le onde della scogliera di Nervi, tra le rocce taglienti che feriscono, leniscono, guariscono, le mie ferite. Voglio cantare, a voce spiegata, ogni bicchiere di vodka che mi sono bevuto urlando, giocando con Leone, rinascendo, strinato, dal centro della Terra. Weather è la mia pelle che si abbronza e si sbronza, è il deposito di polveri su cui esplode ogni mio istante, è quel remoto fossile su cui, un giorno, nel tempo, un terrestre o un alieno, sorridendo pronunceranno, forse, il mio nome.
                                                     Nicolò Paoli

Premessa Nicolò Paoli, residente a Genova, nato a Mirandola il 25 novembre 1980, è un artista che condivide l’anima di un sognatore romantico e quella di un pirata postmodern: windsurfer di adrenaliniche onde del Web. Fatalmente attratto dall’immagine e dal suono, non cessa di praticare, da sempre, la musica dell’arte e l’arte della musica. Come Dylan Dog,  reale e immaginario, gotico e rassicurante, può portare sulle spalle lunghe trecce brune, viaggiare in mini, indossare bermuda mimetici, ma, a differenza del protagonista del fumetto horror, non è astemio. Soffre di qualche fobia, ma in compenso è meteoropatico e ipocondriaco. Non nutre particolare interesse per il denaro, mentre Dylan si fa  pagare in anticipo. Quando, nel suo atelier di Quinto, non inchioda cactus, non scatta fotografie, non allestisce set, non prepara collage, non videoriprende Barbie tacchi a spillo e guêpière, non disegna nudi femminili in fantasiose posizioni erotiche, suona con la band dal nome, di suggestione ipnotico-ansiolitica, Roypnol, con sonorità sincretica grunge, heavy metal, punk rock.
Pittore, alchimista, videomaker, performer, strumentista, si cala, senza difficoltà, a intermittenza o simultaneamente, in ognuno dei suoi alter ego, non escluso quello del figlio Leone e della moglie Barbara. La sua opera è intessuta dell’assurdità del reale e della credibilità dell’assurdo. La sua identità, indecidibile quanto inafferrabile, affonda le radici in un remix di figure fondamentali ed estreme, al tempo stesso, da Gandhi al chitarrista Dimebag (un tipo di Marijuana scadente usata in Texas) Darrell dei Pantera, per intenderci, ma che hanno segnato anche la sua generazione. Una generazione Punk che ha adottato la parola d’ordine No future! dei Sex Pistols, parola che riecheggia ancora in un diffuso ribellismo giovanile, dolente, insicuro, disincantato, scippato, dal mondo del potere adulto, di prospettive concrete, compulsivamente segnato dall’iperconsumismo di un erotismo mediatico, dall’istantaneismo cyborg del tempo reale, dalla derealizzazione identitaria, dall’estetizzazione dell’esistenza, ora globalmente galleggiante sui canali elettronici, ora collassata e implosa nei buchi della rete. È un artista che, con il suo interlocutore, usa disinvoltamente il pronome noi, raccogliendo la moltitudine delle voci, dei suoni, delle icone, delle pulsioni, delle proiezioni, che gli provengono dalle sue varie anime. D’altronde non era già Rimbaud che scriveva È falso dire: IO penso: si dovrebbe dire io sono pensato. Car JE est un autre. Si le cuivre s'éveille clairon, il n'y a rien de sa faute.  Perché IO è un altro – continua - Se l'ottone si sveglia tromba, non è affatto colpa sua. La cosa mi pare ovvia: io assisto allo sbocciare del mio pensiero: lo guardo, lo ascolto: do un colpo d'archetto: la sinfonia si agita nelle profondità, oppure salta con un balzo sulla scena – da Une Saison en Enfer, Arthur Rimbaud. E per restare nel mondo dell’arte, non è il poeta visuale genovese Martino Oberto che dichiara, nella sua Anaphilosophia: Io non penso, spenso?
Oggi, le dilaganti Interactive Touch Screen Tablet, i Social network, non cessano di indurre questa generazione, anche minorenne, a comunicare e interagire con chiunque,  prescindendo dal proprio corpo, divenuto ormai un’estensione immateriale, uno strumento bionico, con l’esito di rendere fluida, multipla, sfuggente, liquida, l’identità personale. Soggetti ormai esperti sul terreno del simbolico, tentano di esercitare i loro alter ego anche fuori dalle reti, pratica in cui l’artista risulta, da sempre, maestro.
Nicolò Paoli, come da adolescente era dedito ad una subcultura giovanile di fumetti, animazione, icone, tatuaggi, piercing, scritte, pezze, stivali, jeans, capelli lunghi, aggrovigliati effetto dread o corti, dal giallo al blu, da adulto non esita, visionariamente, a crearsi un ventaglio di alterità in cui identificarsi, di provenienza, appartenenza, tessuto sociale, gruppo, cultura underground, svago, delocalizzati e trasversali, aderenti a un’ideologia anarco-pacifista, mai, tuttavia, perdendo di vista i valori dell’autenticità. Uno dei suoi miti? Il suddetto chitarrista statunitense heavy metal, anni Ottanta, Dimebag o Diamond Darrell (Dallas 1966, Columbus 2004) assassinato da un suo fan durante un concerto. Di lui sottoscrive il celebre aforisma Heavy metal is what I’m into. Shit that moves you. Shit that has heart and soul! Heavy metal è ciò che sono nel mio intimo. Merda che ti muove. Merda con cuore e anima.

Una mostra meteoropatica Il titolo Weather indica clima e temperatura di questo evento espositivo, ma anche la sua intima motivazione: mettere in opera una condizione aerea, gassosa, vulcanica, geo e antropologica, superficiale e abissale, ossigenata e inquinata al tempo stesso. È una mostra-autoritratto dell’artista, riflesso nei frammenti di uno specchio deformante. Il tempo, ineludibile protagonista, ricorre nelle due dimensioni cronologica e atmosferica. La mostra ha un unico concept, ma si articola in quattro stanze mentalmente visionarie: Stanza dei Tuffi, di Rorschach, dei Cactus, dei Fossili. Ogni spettatore potrà identificarsi, associandosi o dissociandosi da uno spazio di autoriconoscimento.
Le Metalphoto e i Metalfossili di Nicolò Paoli, entrati in un processo matericamente e virtualmente alchemico, accadono nel tempo, risentono delle condizioni ambientali e meteo, fanno razza con le ossidazioni del supporto; come un vegetale, sono fotosensibili, mutano impercettibilmente e dialogano con le diverse prospettive e aspettative di chi guarda. Sono opere leggibili su un terreno instabile, di impermanenza materico-percettivo-emozionale.
Sulle pendici di Monte Moro, Quartiere Azzurro, a Genova, vegeta e fiorisce, naturalmente, un lussureggiante universo di ulivi, alberi tropicali, ninfee, rampicanti, fiori esotici, erbe aromatiche, basilico: è il giardino dei Paoli. Al primo piano dello stabile si espande però un altro giardino, l’atelier di Nicolò Paoli, che sembra scaturito dall’immaginario di Tim Burton ed accudito da Edward Mani di forbice: lì crescono e proliferano inverosimili cactus chiodati, lì fioriscono piante siliconate, abitate da insetti postatomici, dai colori artificiali e acidi. Non è inverosimile che dal suo immaginario scaturisca anche la savana africana, delineando, sulle sue tele bianche, tra un baobab e un’acacia, le sagome nere, immobilizzate, di zebre al galoppo, leoni in caccia, rinoceronti all'attacco, caimani sonnolenti, ippopotami a mollo, giraffe di vedetta. I suoi cactus, rigogliosi e prolifici, a giudicare dai mini e maxi globi che si riproducono dal corpo centrale, non sono usciti da una foresta tropicale, ma da un laboratorio da metalmeccanico. Le spine di queste piante primitive, con potenzialità allucinogene, sono diventate, nelle opere di Nicolò Paoli, lunghi chiodi d’acciaio che, ferendo la superficie della tela vergine, la trapassano violentemente. Il loro fusto, cilindrico o globoso, ha un indubbio aspetto fallico, che assume, nell’immaginario dell’autore, non senza una profonda autoironia, l’allusione a certe ostentate ritualità della comunità virile. La sua chiodata Cactus Passion trova anche una colorazione dark nella loro fioritura notturna, frequente in alcune specie, nella loro impollinazione da inquietanti chirotteri e lepidotteri come i pipistrelli e le falene. Irrinunciabile il riferimento, in campo artistico, con i dovuti distinguo di ordine storico-critico, alle foreste di chiodi di Günther Ücker, esponente tedesco del Gruppo Zero.
Le Metalphoto, di medie e grandi dimensioni, delle Stanze dei Tuffi, delle Macchie di Rorschach, dei Fossili, detengono il messaggio subliminale di una mostra in cui la presenza del soggetto umano viene dissimulata, mascherata, travestita, spogliata, mitizzata e smitizzata. Nelle mega fotografie digitali dei Tuffi, a effetto metallico satinato, qualcuno, un essere, un oggetto, un ente, di sé lascia labili tracce liquide, spruzzi d’acqua nell’aria, giochi di luce e ombra, per poi scomparire al di sotto di una superficie piatta, immobile, specchiante, come se nulla fosse accaduto. Eppure quello scintillio di gocce, quello spostamento d’acqua parlano di un trapasso dal visibile all’invisibile, di un volo nel vuoto, in picchiata, senza paracadute, di un metaforico tuffo nel passato, di un’immersione nel tempo. Tematica non meno significativa è quella delle sue Macchie di Rorschach: fotografie digitali, in bianco e nero, rinvianti al noto test psicologico proiettivo, teso a indagare dinamiche interpersonali, profili e nodi dell’io, risvolti della creatività. Inedito, questo ciclo di lavoro recente, riferito in particolare alle orchidee, è di impatto formale e psicologico coinvolgente ed inquietante, alla luce della loro morfologia, maculatura, presenza di affinità genetiche, messa in atto di mimetismi sessuali, ibridismi. L’orchis (dal greco oρχις=testicolo, per via dei suoi rizotuberi accoppiati) seducente fiore di natura polimorfa, dalle caratteristiche, talvolta, epifite e saprofite, riunisce, in un unico corpo colonnare, organi maschili e femminili, si può riprodurre sessualmente e asessualmente, diffonde odori attrattivi. Un soggetto quindi che, nella sua struttura alata di petali, sepali, labello e sperone, nelle sue strategie simulative, non manca di stimolare a livello formale, strutturale e comportamentale, l’immaginario di un artista, di per sé, già incline  alla multidimensionalità dell’io. Rientrano nel suo work in progress sull’identità e sulla dissimulazione, scatti analogici, elaborati poi digitalmente, di grandi nudi femminili o ritratti del volto, sottoposti a solarizzazione, a trattamenti di ossidazione, a interventi gestuali con resine e vernici, che li assimilano, in qualche modo, a ritrovamenti, fittizi, di fossili: ognuno di questi lavori fotografici è un pezzo unico, irripetibile, in antitesi con la riproducibilità connessa a tale mezzo. L’effetto-fossile si estende, nel suo lavoro, dalla figura a resti ittici, di vegetazione o animali primitivi, non esclusa la comparsa di un’archeologia portuale di gru ad acqua, a mano, a vapore, tipica del porto di Genova: testimoni tutti di una remota vita transitata, come in natura lo è dalla bio alla litosfera, così, in arte, dall’immagine originaria ad un supporto che ne accolga le vestigia, tramite un’alchimia segreta. Tali immagini in bianco e nero si contaminano con gli affioramenti ruggine del fondo metallico, che non cessa di agire nel tempo, maculando progressivamente la superficie. Cresce, in parallelo, un ciclo di disegni a matita acquarellabile, che addensa e al tempo stesso sfrangia i contorni del segno, lasciandoli colare verso il fondo della tela bianca: i soggetti sono per lo più nudi che trovano ascendenze, per intensità espressionista, negli abbandoni, nelle torsioni e contrazioni dei soggetti maschili e femminili di Egon Schiele.
Nell’opera di Nicolò Paoli, i diversi linguaggi interagiscono, si contaminano, si scambiano i ruoli, entrano nella quarta dimensione del tempo: il fermo immagine video-fotografico, le installazioni ambientali, si animano sotto interventi gestuali di spray painting, di proiezioni, di azioni  esibitivo-performative, spesso sconfinanti sul piano sonoro.
Viana Conti