"Neshamah il respiro conduce all'anima"
sabato 9 febbraio 2013 alle ore 18.30
Palazzo Minoletti
Piazza Garibaldi
Gallarate.
La parola NESHAMAH,
in ebraico viene utilizzata per indicare sia l’“anima”, sia il
“respiro”. In sé potrebbe dare l’impressione di contraddizione, ma
guardando oltre il primo senso interpretativo si coglie che la
contraddizione rilevata nel duplice significato del termine non è poi
così vera. Di fatto il “respiro” non è altro che un “alito vitale” senza
il quale la vita stessa sarebbe impossibile. Esso, quindi, è ciò che si
colloca in intimità profonda con l’“anima”, l’essenza ultima e
primordiale della vita stessa.
Non a
caso il “respiro” ci rende consapevoli della nostro esistere.
Un’esistenza troppo spesso vissuta in modo troppo personalizzato e
povera di sentimenti. Una condizione questa che turba la nostra
coscienza perché estranea alla natura umana, nata per vivere in
relazione con il suo simile. La vita individuale e una vita intimamente
sofferta, solitaria. Una condizione esistenziale che si affaccia alla
coscienza nel momento in cui la nostra “anima” pretende una spiegazione
per la nostra scelta di essere soli, nonostante il nostro agire insieme
agli altri. Una solitudine contro la quale l’“anima” lotta, e per
costringerci ad abbandonare questa condizione di criticità sofferta ci
obbliga a “guardarci dentro”, ad iniziare un “colloquio intimo” con la
nostra coscienza.
Le ferite della
nostra vita interiore, considerate secondo la significazione offerta
dalla parola NESHAMAH, diventano le quindi “vie d’accesso” alla unicità
della coscienza umana. Unica e irripetibile. Simile, ma fondamentalmente
diversa da tutte le altre.
Ciascuno
è se stesso e ciò che lo avvicina al suo prossimo è la sensibilità
verso l’altro e le cose… così ciascuno di noi impara ad interpretare il
Mondo e a partecipare agli avvenimenti dell’Universo secondo il proprio
modo di intendere la Vita ed il Creato. Un modo diverso, ma
universalmente valido, perché proprio della natura dell’Uomo.
Questo
percorso conduce alla scoperta di sé e, per conseguenza, obbliga
ciascuno di noi a compiere un lungo percorso di ricerca interiore, fino a
raggiungere l’essenza spirituale che si cela in ogni cosa… in breve, la
trascendenza che si manifesta in ogni “opera d’arte.”
L’Uomo e la sua arte
Il
rapportarsi con la propria esistenzialità comporta il sorgere di
domande antiche come la vita e a cui l’uomo non ha ancora dato una
risposta definitiva: Chi siamo? Da dove veniamo? Quale messaggio si cela
nella vita? Il vivere è morire? … e la morte apre la porta della vita?
Qual è il confine – se c’è un confine- tra la realtà materiale e quella
spirituale? E poi, perché tanta sofferenza negli esseri viventi?
Sono
questi gli interrogativi che accomunano i CINQUE ARTISTI scelti per
questa mostra. Ciascuno di loro, per sensibilità e per spiritualità
soggettiva, ha dato una “sua” risposta, senza pretendere di essere
l’unica o risolutiva. È comunque un modo per allontanare le sofferenze
materiali e spirituali che ciascuno di noi si porta addosso.
Per
cogliere più facilmente le dinamiche di questi “protagonisti dell’arte”
anticipiamo qualcosa sul senso delle loro “opere” e delle “ragioni
profonde” che li hanno indotti a realizzare quanto viene esposto in
questa mostra.
Filippo Borella
- Una ricerca espressiva che non pone l’uno al di sopra dell’altro, al
fine di cogliere nel gioco dei contrasti quanto di spirituale e angelico
si nasconde dietro le forme e l’essenza delle cose cui fa riferimento.
Ilaria Margutti
– “Mend of me” è un lavoro orchestrato sul tema del confine e si gioca
sull’equilibrio instabile della soglia. Soglia come luogo emblematico,
in grado di evidenziare il duplice carattere del soggetto rappresentato,
pronta a concedere ad Ilaria Margutti la possibilità di accostarsi alla
pittura in un modo decisamente ambivalente.
Giancarlo Marcali
– “Fossile” , 2011. Installazione luminosa realizzata attraverso la
ricostruzione di una cranio da una Tac. La nostra vita è un ciclo dove
la fase della crescita rappresenta la composizione di un mosaico
universale che arriva fino al compimento di questo quadro e che,
purtroppo, spesso, si sviluppa nella malattia fino alla morte.
Andrea Borgonovo - Il
suo modo di intendere la “Luce” offre alle sue figure una diversa
dimensione, una fuga dalla “normalità” del loro semplice esistere. Esse
sembrano rapite e confuse insieme, in un gioco dei chiaro-scuri che le
proiettano nella “dimensione altra”, in quella dimensione in cui è
possibile cogliere la natura spirituale dell’uomo e la sua esigenza di
contatto col divino.
Simona Muzzeddu
– Conoscere la “Via” implica un viaggio a ritroso… una sofferta ricerca
interiore fino a giungere alle origini stesse della vita, o almeno agli
albori della storia. Le pietre tombali diventano così il segno
tangibile del rapporto tra l’uomo e lo Spirito. Un’Essenza percepita ma
mai agita, e per questo sempre cercata dalla coscienza e dalla
razionalità umana.
La mostra ha
ottenuto il Patrocinio della Provincia di Varese, Comune di Gallarate,
Pro Loco di Gallarate. Contributo Fondi di solidarietà Ospedale di
Gallarate.
Inaugurazione: sabato 9 febbraio ore 18.30
Periodo: 9 – 23 febbraio 2013
Luogo: Palazzo Minoletti, Piazza Garibaldi, Gallarate (VA)
Info: Simona Muzzeddu s.muzzeddu@tiscali.it
Periodo: 9 – 23 febbraio 2013
Luogo: Palazzo Minoletti, Piazza Garibaldi, Gallarate (VA)
Info: Simona Muzzeddu s.muzzeddu@tiscali.it
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