RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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giovedì 7 marzo 2013

Remake - personale di Giuseppe Bombaci a Siracusa

Vi avevo gia dato notizia di questa mostra qualche post fa...
ora un po' più di info:

Remake
personale di Giuseppe Bombaci
Galleria d'arte contemporanea 
Quadrifoglio
via SS. Coronati, 13
96100 Siracusa
28 marzo - 13 aprile 2013
testo crititico di Roberto Milani

di seguito il mio testo per la mostra

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Per Giuseppe Bombaci
in occasione della mostra Remake


"Ama l'arte; fra tutte le menzogne è ancora quella che mente di meno."

Gustave Flaubert


Giuseppe Bombaci è un artista raro. Non è uno di quegli artisti, come oggi se ne incontrano tanti, che ha la cultura dell’evento.
A lui, interessa di più l’evento di cultura.
Ecco perché ogni sua apparizione pubblica è già di per sé un evento.

Per Giuseppe Bombaci, essere artista è una condizione di vita. Non si fa ammaliare dalle luci del vernissage, dalle lusinghe del collezionista o del critico. Lui crea.

L’atto creativo è anche una questione liturgica.
E’ una sorta di rito, con gesti, movenze, abitudini che hanno un ordine ben preciso.
Giuseppe Bombaci non è immune a questa liturgia.

Il suo fare arte è una eterna sfida.
Vincere la superficie della tela, addomesticare un colore, gestire la composizione, senza mai tralasciare la necessità impellente di trasmettere qualcosa, è per lui un’esigenza.
Qualcosa che arriva dal profondo, dall’anima.
Ogni opera è un atto liberatorio.
Ha in sé la condivisione dell’essere.

Pochi artisti oggi sono dotati come Giuseppe Bombaci.
Magari sono più furbi, più ruffiani, più scaltri. Scendono a continui compromessi per soddisfare le richieste più disparate. Quelle che provengono dai mercanti, dai critici, dai curatori e anche dagli stessi collezionisti.
Lui no.
Non accetta compromessi.
Arriva a fare solo ed esclusivamente quello che ritiene opportuno per aggiungere un tassello a quell‘avventura meravigliosa che si chiama pittura.

Parlare con Bombaci della sua arte è un viaggio a ritroso nel tempo. Sembra quasi di entrare “a bottega” dove ogni tipologia di tela o superficie (che sia lino, juta, rame o acetato) ha le sue caratteristiche, ogni colore ha le sue peculiarità, ogni pennello ha una storia da raccontare.

Sembra quasi un personaggio anacronistico ed invece è il più contemporaneo che conosca.

Attraverso il proprio racconto, descrive, indaga, esalta la condizione dell’uomo. Uomo come centro dell’universo ma allo stesso tempo creatura fragile e vulnerabile.

Non concede nulla alla leziosità; la sua pittura è feroce, graffiante ma anche dolce, tenera, innocente. Quasi un atto d’amore. Pensiamo solo alla serie dedicata ai cani.
Ai suoi cani, ai cosiddetti ”guardiani”.

Gestisce e risolve ogni lavoro, ogni tema, con apparente disinvoltura. Ma non è così. Ogni opera è sofferta, meditata, vinta. Nulla è lasciato al caso.

Anche in questa mostra, dal titolo emblematico “REMAKE”, troviamo il  miglior Bombaci. Una sorta di antologia che la sua amata terra, il siracusano, gli dedica.

Ma attenzione non chiedete a Giuseppe di dipingere “cose belle” chiedetegli solo di dipingere bene, come lui sa.
Con quelle tonalità che spaziano dal grigio più cupo a un non colore. Dagli azzurrognoli, agli ocra. Con quelle virate verso il rosa o il giallo che concedono all’occhio di chi indaga, una pausa.
Chiedete a Giuseppe verità non menzogne e lui vi saprà trasmettere ciò che di più vero c’è in pittura, dalle origini fino ai giorni nostri: chiedetegli di mettere in atto il miracolo dell’artista.

Se cercate decorazione, non soffermate lo sguardo su un dipinto di Bombaci. Andate oltre, cercate da altre parti. Se volete invece una pittura colta, raffinata, intima, vera, allora fatevi rapire e guidare da una delle tante “apparizioni” che riempiono questi lavori. Ci troverete tante citazioni che provengono direttamente dal passato: Antonello Da Messina, Jusepe Ribera, Diego Velasquez, Mimmo Paladino, Gino De Dominicis e non solo. Troverete lacrime e gioia. Crudezza e verità.

Troverete un “non tempo” che di fatto è tutto nostro, che forse, sì,  abbiamo dimenticato o solo tralasciato, ma che ci appartiene e più che mai oggi dobbiamo tornare a fare proprio.

In una breve riflessione sul proprio lavoro, Bombaci nel 2010, scrive:

“Spesso mi chiedo cosa sia un quadro, una scultura o un’installazione…
Mi chiedo se una di queste forme d’arte debba essere un modo per vedere “oltre” e non fermarsi solo al risultato di “ bellezza formale” inteso come facile modo per dire qualcosa.

Credo che l’arte e in questo senso il mio lavoro vada in una direzione complessa, una direzione in cui non si crea l’opera, ma piuttosto una “situazione” dove vari elementi convivono: segno , pittura spazio e simbolo.

La mia opera è sempre stata caratterizzata da “differenze” sia formali sia di soggetto: animali, personaggi dimenticati, presenze e simboli convivono, si parlano e si interscambiano informazioni.”

Arte è dialogo, è scambio, e quasi sempre chi guarda, riceve ed ottiene molto di più di chi l’ha prodotta.

Il vero artista è generoso, anche il più tirchio, anche il più “taccagno”. Dona, a volte consapevolmente altre no, emozioni dimenticate, quasi assopite.
Ci coinvolge attraverso cose o fatti che magari avevamo accantonato, ma quando le ritroviamo, viviamo una esperienza unica, vera. Ci sentiamo vivi.

Ogni volta che il mio sguardo si sofferma, ed entra dentro un dipinto di Bombaci ne esco sconfitto. Lui ha la verità.
La verità della pittura, dell’arte.

Questo è per me il segreto del grande artista. E Giuseppe Bombaci lo è!


Roberto Milani

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