Vi avevo gia dato notizia di questa mostra qualche post fa...
ora un po' più di info:
Remake
personale di Giuseppe Bombaci
Galleria d'arte contemporanea
Quadrifoglio
via SS. Coronati, 13
96100 Siracusa
28 marzo - 13 aprile 2013
testo crititico di Roberto Milani
di seguito il mio testo per la mostra
Per Giuseppe Bombaci
in occasione della mostra Remake
"Ama l'arte; fra tutte le menzogne è ancora quella che
mente di meno."
Gustave
Flaubert
Giuseppe
Bombaci è un artista raro. Non è uno di quegli artisti, come oggi se ne
incontrano tanti, che ha la cultura dell’evento.
A lui,
interessa di più l’evento di cultura.
Ecco perché
ogni sua apparizione pubblica è già di per sé un evento.
Per
Giuseppe Bombaci, essere artista è una condizione di vita. Non si fa ammaliare
dalle luci del vernissage, dalle lusinghe del collezionista o del critico. Lui
crea.
L’atto
creativo è anche una questione liturgica.
E’ una
sorta di rito, con gesti, movenze, abitudini che hanno un ordine ben preciso.
Giuseppe
Bombaci non è immune a questa liturgia.
Il suo fare
arte è una eterna sfida.
Vincere la
superficie della tela, addomesticare un colore, gestire la composizione, senza
mai tralasciare la necessità impellente di trasmettere qualcosa, è per lui
un’esigenza.
Qualcosa
che arriva dal profondo, dall’anima.
Ogni opera
è un atto liberatorio.
Ha in sé la
condivisione dell’essere.
Pochi
artisti oggi sono dotati come Giuseppe Bombaci.
Magari sono
più furbi, più ruffiani, più scaltri. Scendono a continui compromessi per
soddisfare le richieste più disparate. Quelle che provengono dai mercanti, dai
critici, dai curatori e anche dagli stessi collezionisti.
Lui no.
Non accetta
compromessi.
Arriva a
fare solo ed esclusivamente quello che ritiene opportuno per aggiungere un
tassello a quell‘avventura meravigliosa che si chiama pittura.
Parlare con
Bombaci della sua arte è un viaggio a ritroso nel tempo. Sembra quasi di
entrare “a bottega” dove ogni tipologia di tela o superficie (che sia lino,
juta, rame o acetato) ha le sue caratteristiche, ogni colore ha le sue
peculiarità, ogni pennello ha una storia da raccontare.
Sembra
quasi un personaggio anacronistico ed invece è il più contemporaneo che
conosca.
Attraverso
il proprio racconto, descrive, indaga, esalta la condizione dell’uomo. Uomo
come centro dell’universo ma allo stesso tempo creatura fragile e vulnerabile.
Non concede
nulla alla leziosità; la sua pittura è feroce, graffiante ma anche dolce, tenera,
innocente. Quasi un atto d’amore. Pensiamo solo alla serie dedicata ai cani.
Ai suoi
cani, ai cosiddetti ”guardiani”.
Gestisce e
risolve ogni lavoro, ogni tema, con apparente disinvoltura. Ma non è così. Ogni
opera è sofferta, meditata, vinta. Nulla è lasciato al caso.
Anche in
questa mostra, dal titolo emblematico “REMAKE”, troviamo il miglior Bombaci. Una sorta di antologia che
la sua amata terra, il siracusano, gli dedica.
Ma
attenzione non chiedete a Giuseppe di dipingere “cose belle” chiedetegli solo
di dipingere bene, come lui sa.
Con quelle
tonalità che spaziano dal grigio più cupo a un non colore. Dagli azzurrognoli,
agli ocra. Con quelle virate verso il rosa o il giallo che concedono all’occhio
di chi indaga, una pausa.
Chiedete a
Giuseppe verità non menzogne e lui vi saprà trasmettere ciò che di più vero c’è
in pittura, dalle origini fino ai giorni nostri: chiedetegli di mettere in atto
il miracolo dell’artista.
Se cercate
decorazione, non soffermate lo sguardo su un dipinto di Bombaci. Andate oltre,
cercate da altre parti. Se volete invece una pittura colta, raffinata, intima,
vera, allora fatevi rapire e guidare da una delle tante “apparizioni” che
riempiono questi lavori. Ci troverete tante citazioni che provengono
direttamente dal passato: Antonello Da Messina, Jusepe
Ribera, Diego Velasquez, Mimmo Paladino, Gino De Dominicis e non solo. Troverete
lacrime e gioia. Crudezza e verità.
Troverete un “non tempo” che di fatto è tutto nostro, che
forse, sì, abbiamo dimenticato o solo
tralasciato, ma che ci appartiene e più che mai oggi dobbiamo tornare a fare
proprio.
In una breve riflessione sul proprio lavoro, Bombaci nel
2010, scrive:
“Spesso mi chiedo cosa sia un quadro, una scultura o un’installazione…
Mi chiedo se una di queste forme d’arte debba essere un modo per vedere “oltre” e non fermarsi solo al risultato di “ bellezza formale” inteso come facile modo per dire qualcosa.
Credo che l’arte e in questo senso il mio lavoro vada in una direzione complessa, una direzione in cui non si crea l’opera, ma piuttosto una “situazione” dove vari elementi convivono: segno , pittura spazio e simbolo.
La mia opera è sempre stata caratterizzata da “differenze” sia formali sia di soggetto: animali, personaggi dimenticati, presenze e simboli convivono, si parlano e si interscambiano informazioni.”
Mi chiedo se una di queste forme d’arte debba essere un modo per vedere “oltre” e non fermarsi solo al risultato di “ bellezza formale” inteso come facile modo per dire qualcosa.
Credo che l’arte e in questo senso il mio lavoro vada in una direzione complessa, una direzione in cui non si crea l’opera, ma piuttosto una “situazione” dove vari elementi convivono: segno , pittura spazio e simbolo.
La mia opera è sempre stata caratterizzata da “differenze” sia formali sia di soggetto: animali, personaggi dimenticati, presenze e simboli convivono, si parlano e si interscambiano informazioni.”
Arte è dialogo, è scambio, e quasi sempre chi guarda, riceve
ed ottiene molto di più di chi l’ha prodotta.
Il vero artista è generoso, anche il più tirchio, anche il
più “taccagno”. Dona, a volte consapevolmente altre no, emozioni dimenticate, quasi
assopite.
Ci coinvolge attraverso cose o fatti che magari avevamo
accantonato, ma quando le ritroviamo, viviamo una esperienza unica, vera. Ci
sentiamo vivi.
Ogni volta che il mio sguardo si sofferma, ed entra dentro
un dipinto di Bombaci ne esco sconfitto. Lui ha la verità.
La verità della pittura, dell’arte.
Questo è per me il segreto del grande artista. E Giuseppe
Bombaci lo è!
Roberto Milani
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