FLASHBACK.
UNA CONVERSAZIONE CON VALENTINA DE’ MATHÀ
Paolo
Cappelletti
...crepuscolo
pensoso delle notte illuni trasparenti…
Aleksàndr S. Puškin, Il cavaliere di bronzo
PC. Che cosa stai cercando di raggiungere attraverso la tua
pratica artistica, Valentina?
VDM. Una
più alta consapevolezza dell’esistenza umana.
PC. La tua ricerca sul concetto di simultaneità di causa ed
effetto intride la tua arte. Come riesci a circoscrivere questo tema nei lavori
della serie presentata in Flashback? Inoltre, poiché credo che alcuni
dei lavori della serie richiamino alla mente sintetici paesaggi notturni —
topograficamente ambigui ma cinematograficamente vividi —, vorrei chiederti
un’altra cosa: attraverso quale tecnica riesci a lasciar emergere e poi
imbrigliare la loro luce?
VDM. Si
tratta di opere create in camera oscura attraverso sovrapposizioni di sostanze
chimiche, variazioni di temperatura di quest’ultime, dell’acqua e fonti
luminose su carte emulsionate. Il processo di realizzazione è spesso lungo e
complesso, ma va gestito con velocità e dinamicità, tenendo conto delle giuste
dosi dei chimici, dei movimenti, dei tempi. La tecnica è basata sul concetto di
causa-effetto e sulla visione dialettica tra gli input che io
do alla materia e la sua capacità di reazione, lasciando però ampio margine ad
una percentuale di meccanismi non deterministici e sfumature tipici della
fisica quantistica, altro punto cardine della mia ricerca. Narrano paesaggi
luminosi, fantastici, distorsioni della psiche, epifanie, déjà vu,
visioni oniriche e, appunto, flashback. Sono ambivalenti,
intrisi di luce e, paradossalmente, vengono realizzati nella quasi totale
assenza di essa.
PC. Altri
lavori ricordano le largamente note macchie di inchiostro utilizzate da Hermann
Rorschach negli omonimi test psicologici proiettivi. Immagino che ciò non
rappresenti una coincidenza…
VDM. No,
non è una coincidenza; è una serie di lavori dedicati proprio alle tavole di
Rorschach, ma in questo caso le figure ambigue sono ottenute grazie a
procedimenti chimici. Mi affascinano la psiche umana e la psicologia in
generale — anche se non credo nella psicoterapia. In particolare, alcuni
meccanismi che si innescano in modo incontrollato nella mente umana catturano
il mio interesse. In passato ho creato un’installazione interpretando la teoria
di Jacques Lacan sulla “mancanza-ad-essere”, da lui denominata béance,
e due video-art (Trip e Il godimento è una tensione che non
raggiunge mai la sua realizzazione, poiché può avere luogo solo quando non ha
luogo) basati sui viaggi della mente, sulle dipendenza, sulle mancanza di
lucidità, sul disturbo ossessivo-compulsivo e sul desiderio irrisolto.
PC. Da tempo, attraverso il tuo lavoro, analizzi le capacità
reattive che gli esseri umani mettono in gioco di fronte a eventi inesplicabili
e apparentemente inevitabili. Senti che anche in questa serie il tema sia, in
qualche modo, trattato?
VDM. Assolutamente,
sia attraverso la tecnica di realizzazione sia attraverso il concetto su cui è
basato l’intero progetto espositivo. I flashback, le visioni
oniriche, i déjà vu, i test psicologici, sono in qualche modo la
manifestazione di qualcosa che è già avvenuto, la conseguenza di un evento
passato che torna improvvisamente e inspiegabilmente, in modo incontrollato,
nel presente.
PC. E quanto il tema della resilienza di fronte all’aumento di
disordine (entropia) del sistema sociale pervade il tuo lavoro?
VDM. Sono
fondamentalmente una persona incoerente e reputo ciò un pregio. L’incoerenza mi
dà modo di mettermi in gioco quotidianamente, di essere dinamica e sentirmi in
movimento, in crescita. Alimenta il mio bisogno di rimettermi in discussione
quando è necessario e di adattarmi, di plasmarmi in qualche modo rispetto agli
eventi che mi circondano nel quotidiano e che inevitabilmente mi nutrono e
coinvolgono, nonostante il percorso da seguire sia comunque già indirizzato e
la mia indole ben definita. Il mio lavoro per andare avanti, nutrirsi e
crescere, ha necessariamente bisogno di adattarsi al mio passo, di essere
anch’esso resiliente. Quasi sempre creo delle opere in base ai materiali che ho
a disposizione, ai luoghi che mi circondano in quel determinato momento e quasi
mai il contrario. Cerco di assecondare quasi sempre i tempi della natura e di
vivere, per quanto possa essere possibile, il presente.
PC. Nel finale di Belye noči, Le notti bianche,
il sognatore di Fëdor Dostoevskij riassume così il suo tormento d’amore e la
sua riconoscenza per Nasten’ka: “Dio mio! Un intero attimo di beatitudine!”
Credi che il processo creativo e i suoi risultati possano, parimenti, portarci
verso quell'attimo di beatitudine?
VDM. Mi
fa piacere che tu abbia citato Dostoevskij e il suo romanzo Le notti
bianche, in qualche modo riferibile ai paesaggi notturni presentati
in Flashback. Sono molto legata ai grandi maestri russi e, in
particolare, Andrej Tarkovskij e Dostoevskij sono annoverabili tra i miei punti
cardini fondamentali. Sì, credo che questa totale apertura dell’emisfero destro
durante la fase creativa e, successivamente, quella contemplativa, ti porti a
toccare determinati punti che ti proiettano in uno stato di totale estasi e
beatitudine che si raggiungono quando si entra in contatto con il Tutto.
PC. Che cosa è per te l'estasi artistica? Verso quali visioni ti
conduce?
VDM. È
un legame tra me e il Tutto. È il sentirsi concreti attraverso il senso di
identità che si raggiunge tramite il fare.
PC. Vi è spesso nei tuoi lavori un quid che rimanda,
a mio giudizio, a una sorta di sacralità o comunque a una ierofania, cioè alla
coscienza della presenza di qualcosa di sacro. È così?
VDM. Il
lavoro è sacro e va maneggiato con cura. Ha un’anima. Un’anima propria sommata
alla tua. Ha bisogno dei giusti tempi, di essere contemplato e toccato da occhi
sinceri e rispettato e difeso sopra ogni cosa perché è la parte più intima di
te, è la rivelazione della tua catarsi.
PC. Dimostri sempre la capacità di gestire la tua pratica
secondo il motto ne quid nimis, niente di troppo. Come raggiungi
questa essenzialità?
VDM. Attraverso
la ritualità del lavoro.
Nellimya: light art exhibition
Piazza Riforma 9, 2° piano, vis-à-vis municipio
CH-6900 Lugano, Svizzera
nellimya-exhibition.ch
t +41(0)91/911.88.09
f +41(0)91/911.88.02
Piazza Riforma 9, 2° piano, vis-à-vis municipio
CH-6900 Lugano, Svizzera
nellimya-exhibition.ch
t +41(0)91/911.88.09
f +41(0)91/911.88.02
Nessun commento:
Posta un commento