Proseguono le mostre monografiche, alla Permanente di Milano, dedicate ai protagonisti dell’arte
italiana del ‘900, volte ad approfondire il lavoro delle personalità che
hanno animato la scena artistica e culturale italiana, con una
particolare attenzione agli artisti attivi a Milano. Fino al 30 novembre
2014 è aperta la mostra Omaggio a Piero Ruggeri, a cura di Francesco Poli.
Martedì 2 dicembre, alle ore 18.30, inaugura “Omaggio a Roberto Crippa” (Monza 1921 – Bresso 1972).
La mostra, a cura di Nicoletta
Colombo, intende offrire una sintetica testimonianza, in quindici opere,
dell’attività di Crippa, artista dotato di energico vitalismo
sperimentale, attivo in epoca post-bellica in un contesto, quello
milanese, stimolante per le giovani generazioni e in dialogo con un più
vasto panorama internazionale.
Dopo il diploma all’Accademia di Brera
nel 1948, dove aveva studiato con i maestri Carlo Carrà, Aldo Carpi e
Achille Funi, Roberto Crippa si avvicina al MAC (Movimento Arte
Concreta) e scopre l’astrazione e un grafismo curvilineo, associato a
ingranaggi meccanomorfi (Composizione meccanica, 1949-1950. Museo della
Permanente), sfociato nel 1949 nell’astrattismo segnico dei primi
“discorsi nello spazio”, come originariamente definiva il groviglio
fluente delle sue “spirali”.
La frequentazione della Galleria del Naviglio di Milano lo aggrega ai giovani componenti del Movimento Spaziale, costituitosi attorno a Lucio Fontana, al quale aderisce ufficialmente nel 1950, firmandone il terzo manifesto.
Il giovanissimo artista soggiorna tra il 1951 e il 1952 a New York, vi conosce Fautrier, Brauner, Duchamp, Ernst, Matta, Donati, l’opera di Pollock e degli action painters e si apre a una visione internazionalista, foriera di una carriera brillante e dai precoci successi.
Le sue Spirali, in mostra largamente rappresentate, sono il frutto della passione per il volo acrobatico, di cui era provetto pilota istruttore, e segnalano il recupero del gesto e dell’automatismo surrealista (Pesce e spirale materica, 1953), insieme alla volontà di conquista dello spazio. Verso il 1955, all’astrazione delle spirali segue un condensarsi del segno nella simbologia barbarica, primordiale dei Totem, anch’essi presenti in esposizione, simboli arcaici di una umanità grottesca e anticipatrice di antropologie extraterrestri, postatomiche, nucleari.
Alla fine degli anni Cinquanta la sperimentazione sulla materia fisicamente intesa e l’amore per i materiali lo portano a manipolare sugheri, giornali, legni, cortecce, che assembla con sapienza artigianale e con il gusto del possesso dell’organismo pittorico inteso nella sua fisicità. Ne sono esempio Composizione (1958), Figure (1961) e Sole (1962).
Dopo la deflagrazione della “metafisica della materia”, l’artista negli anni Sessanta rintraccia materiali pittorici meno tattilmente connotati, esiti di una più sofisticata elaborazione mentale e concettuale: le ironiche citazioni di paesaggi e ordigni spaziali tradotti nelle amiantiti (Brooklyn Bridge, 1966; Paesaggio solare, 1966) si alternano ai collage a cere colorate trasparenti, le une e le altre icone di affabulazioni spaziali e di utopie interplanetarie.
Crippa scompare precocemente nel 1972, precipitando con il suo aereo monomotore nei pressi dell’aeroporto di Bresso.
La frequentazione della Galleria del Naviglio di Milano lo aggrega ai giovani componenti del Movimento Spaziale, costituitosi attorno a Lucio Fontana, al quale aderisce ufficialmente nel 1950, firmandone il terzo manifesto.
Il giovanissimo artista soggiorna tra il 1951 e il 1952 a New York, vi conosce Fautrier, Brauner, Duchamp, Ernst, Matta, Donati, l’opera di Pollock e degli action painters e si apre a una visione internazionalista, foriera di una carriera brillante e dai precoci successi.
Le sue Spirali, in mostra largamente rappresentate, sono il frutto della passione per il volo acrobatico, di cui era provetto pilota istruttore, e segnalano il recupero del gesto e dell’automatismo surrealista (Pesce e spirale materica, 1953), insieme alla volontà di conquista dello spazio. Verso il 1955, all’astrazione delle spirali segue un condensarsi del segno nella simbologia barbarica, primordiale dei Totem, anch’essi presenti in esposizione, simboli arcaici di una umanità grottesca e anticipatrice di antropologie extraterrestri, postatomiche, nucleari.
Alla fine degli anni Cinquanta la sperimentazione sulla materia fisicamente intesa e l’amore per i materiali lo portano a manipolare sugheri, giornali, legni, cortecce, che assembla con sapienza artigianale e con il gusto del possesso dell’organismo pittorico inteso nella sua fisicità. Ne sono esempio Composizione (1958), Figure (1961) e Sole (1962).
Dopo la deflagrazione della “metafisica della materia”, l’artista negli anni Sessanta rintraccia materiali pittorici meno tattilmente connotati, esiti di una più sofisticata elaborazione mentale e concettuale: le ironiche citazioni di paesaggi e ordigni spaziali tradotti nelle amiantiti (Brooklyn Bridge, 1966; Paesaggio solare, 1966) si alternano ai collage a cere colorate trasparenti, le une e le altre icone di affabulazioni spaziali e di utopie interplanetarie.
Crippa scompare precocemente nel 1972, precipitando con il suo aereo monomotore nei pressi dell’aeroporto di Bresso.
In occasione della mostra,
mercoledì 10 dicembre, alle ore 18, Nicoletta Colombo, curatrice
dell’esposizione, parlerà di Roberto Crippa, grande animatore con Lucio
Fontana e gli Spaziali del fervido clima degli anni Cinquanta a Milano.
La mostra resterà aperta fino al 20 dicembre 2014.
Orari di apertura: da martedì a sabato 10.00-13.00 e 14.30-18.30; chiuso domenica e lunedì.
INGRESSO LIBERO
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