Tom Porta – The
Box
L’artista
milanese inaugura il 26/11 alle 18,30, presso la Galleria Mario Giusti
HQ-Headquarter,
la mostra dei suoi nuovi lavori, una serie di 60 teschi umani, tutti diversamente evocativi,
colorati e “brandizzati” con marchi icona del nostro tempo.
la mostra dei suoi nuovi lavori, una serie di 60 teschi umani, tutti diversamente evocativi,
colorati e “brandizzati” con marchi icona del nostro tempo.
Vanitas
vanitatum, omnia vanitas
(“vanità delle vanità, tutto è vanità”, La Bibbia, Ecclesiaste)
(“vanità delle vanità, tutto è vanità”, La Bibbia, Ecclesiaste)
Milano, 16 novembre 2015 – Diceva
Enzo Cucchi: «il teschio non è una cosa spaventosa, è solo un
elemento primario, elemento di conoscenza, la cosa più vecchia e tranquilla che
abbiamo». Questo, principalmente, è il motivo del
ritorno a Milano di Tom Porta, alla Galleria Mario Giusti HQ-HEADQUARTER, con una grande installazione di sessanta opere, questa volta di piccolo formato
(40x50cm), dal titolo THE BOX, Beauty Overkill:
presentarsi appunto con un lavoro
“tranquillo” che scaricasse un po’ la fatica fisica e psicologica accumulata
con la grande mostra per il Centenario
della Guerra Mondiale, Inferno 1914/1918, tenutasi per ben due mesi, con un
successo straordinario, al Famedio di Milano, da aprile a giugno.
Scrive Porta: «La scatola. Un
rimando alla scatola cranica, intesa come contenitore. Lo scrigno della mente.
Il luogo dove nascono le idee. La perfetta architettura del teschio, non è
altro che quello. Soggetto molto visitato nella storia dell'arte, ricco di
simbolismi o semplicemente "natura morta". I miei teschi sono altro.
Ironici, dissacratori, colorati. Non sono più simbolo di morte ma i silenti
custodi dell'ingegno, rivestiti di tutto punto. Moda, arte, fumetto, tutto
infilato in una scatola e fatto riapparire da un illusionista in un contesto
inaspettato. Ancora una volta non parlo di morte, ma di quel che resta dopo la
vita. Non avrei potuto scegliere testimoni migliori».
Dunque un omaggio alla vanitas che nella storia del
teschio nell’arte ha un posto primario. Ma non con l’idea di natura morta che, moraleggiando,
contrappone la bellezze della vita terrena all’incombere inevitabile della
morte. Infatti, questa, è forse il luogo del pensiero più frequentato
dall’uomo, un assillo culturale ed universale che attraversa tutta la storia
dell’umanità. Mark Rothko diceva che “ tutta l’arte è in rapporto con la
morte”, infatti, il teschio ha sempre costituito un potente motivo di
attrazione per gli artisti.
Da un punto
di vista iconologico, rimanendo in Europa, tutto inizia nel Medioevo, quando l’ossessione
della morte e della precarietà dell'esistenza umana determinavano una paurosa
coscienza del vuoto di senso. Ed i rimandi e le citazioni sono continui in
epoca contemporanea: Guercino, Tiziano, Poussin presenti nelle opere di Adami,
Klimt fino al Selfportrait at four Ages (in cui l’ultimo è appunto un
teschio) di Yan Pei-Ming (2006). Le foto di Mapplethorpe e i quadri di Haring e
Basquiat (angosciati dallo spettro dell’Aids e della droga), i lavori degli anni
‘70 di Warhol. Quest’ultimo, nella serie degli Skull, mette in scena con magistrale freddezza la sua autentica
ossessione per il vuoto e la morte. La mania-gioco di Damien Hirst con il suo
teschio di platino e migliaia di diamanti, dal valore commerciale talmente
smodato e conflittuale con l’arte da rappresentare una vera provocazione (per
chi volesse approfondire, esiste un libro recente di Alberto Zanchetta, Frenologia della vanitas).
Invece il lavoro di Porta non desidera dimostrare rimandi culturali, pur nella totale
consapevolezza, come di fatto scrive, che il cranio abbia una vera tensione
espressiva e formale connessa a un’intensità di valori, anche quando, in modo
giocosamente citazionista, dipinge sul suo teschio opere di Klimt, Picasso o
Mondrian. Singolare, unico, base per tutte le opere: è l’uomo uguale che si differenzia nei pensieri!
No, in questi nuovi lavori
di Porta, il teschio, già dipinto in altre opere dei suoi cicli passati, va
visto come rappresentazione laica ed anarchica di vita/pensiero/azione/passione:
marchi, artisti, opere d’arte, musica, cinema, oggetti e, soprattutto, miti sono
così accostati a un teschio, ammonimento ironico, caustico quanto tremendo.
Come ad esempio nel caso del pericolo e delle armi.
Diciamo che è più facile
vederci un rimando potentemente iconico alle feste di tradizione politeista, dove
spesso il teschio è usato come costume, religioso e pagano al tempo
stesso, collegamento narrativo con i morti per esaltare la vita ed il passato.
Per semplificare: spettacolare esempio di relazione con la poetica immaginifica di Porta è l’incipit del nuovo 007, Spectre con una gigantesca festa dei
morti a Città del Messico, dove scenario, estetica, contemporaneità e passato
compiono un miracolo visivo e narrativo. Questo legame con il cinema in termini
puramente visivi e di scenografia corre su 2 binari paralleli: di pura citazione, come nel caso del
quadro che ritrae La Morte Nera, omaggio alla saga di Guerre Stellari o di riferimento
visivo, per i potenti fondali, tipici della pittura di Porta.
Si evince dunque che, per lui, la storia delle immagini è intesa come deposito da cui
trarre nuove possibilità di riflessione su un tema così intriso di rimandi
simbolici: in questa mostra cambia la valenza del teschio, prima e da
altri visto come memento mori o
vanitas di potere, sia temporale che metafisico, per portarsi più sul piano del
gioco comunicazionale, dunque educativo: troppa morte in giro quindi
scherziamoci su!
Quasi una moderna visone granguignolesca e acida
che ci viene consegnata con gran leggerezza e humor, anche per la formazione
“rockettara” dell’artista, cui egli non rinuncia, soprattutto in questi lavori.
D’altronde, l’anello col teschio di Keith Richards è il “cranio” più famoso del
mondo!
Ora, se è vero che il cranio, THE BOX, utilizzato da moltissimi artisti quasi sempre in modo
superficiale e falsamente provocatorio, è un elemento iconografico che è
dilagato anche nella moda a livello generale, come nel caso dell’invasione di
magliette e tatuaggi, per Porta, consapevole che con il gioco arrivano i
fondamenti dell’etica, è invece un incrocio di testimonianze. Testimonianze
anzitutto di una materia umana che percorre la terra, spesso non rispettandola,
cui alludono le citazioni di grandi marchi delle benzine, che bisogna ancora e
sempre denunciare, raccontare, indicare.
Sotto la banalizzazione dell’immagine del teschio,
nella cultura visiva contemporanea sono sempre pronte le pulsioni ataviche
della violenza estrema.
Per questo motivo, alla fine, è l’eterno gioco
della vanità: il famoso mantra secondo cui tutti veniamo dalla polvere e tutti
alla polvere ritorneremo torna ad essere di grandissima attualità.
Tom Porta – THE
BOX, Beauty Overkill
Inaugurazione giovedi
26 novembre, ore 18,30: galleria
Mario Giusti HQ-HEADQUARTER, via
Cesare Correnti 14 Milano – 26 novembre/15 gennaio - lu/ve 10-19 (orari
differenti su appuntamento)
Contatti
Stampa:
Mario Gazzola, 342-7613134 - mariog64@gmail.com
Giovanna Vitacca, 348-1436371 – gvitacca@duelhq.com
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