RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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domenica 6 marzo 2016

GOLA CARPI MORLOTTI Tre stagioni fra gli alberi - a cura di Massimo Cogliati e Anna Caterina Bellati

Morlotti, Paesaggio - Vegetazione


GOLA CARPI MORLOTTI
Tre stagioni fra gli alberi

19 e 20 marzo 2016
Nell'ambito delle Giornate FAI di PRIMAVERA

Olgiate Molgora (LC)

Presentazione Venerdì 11 marzo ore 21
a cura di Massimo Cogliati e Anna Caterina Bellati
c/o Scuola Materna di viale Sommi Picenardi
 


Emilio Gola (1851-1923) fra '800 e '900 si affermò come uno dei maggiori post-impressionisti italiani maturando la propria scrittura poetica nell'alveo del Naturalismo lombardo in cui seppe coniugare la propria profonda cultura e la sua straordinaria vena pittorica. Di lui si può senza dubbio dire sia il primo “moderno” della terra lombarda. Le sue pennellate larghe e già materiche e lo studio della “macchia” nonché del chiaroscuro hanno in seguito improntato il mestiere di altri pittori che con lui o i suoi quadri ebbero direttamente a che fare. 


Aldo Carpi fu sfollato a Mondonico durante i primi anni della seconda guerra mondiale.

Qui frequentò il Buttero benché Gola fosse ormai scomparso da vent'anni e restò affascinato dal suo lavoro nonché dal paesaggio che tanti goliani avevano raccontato. Era a Mondonico quando fu arrestato dalla polizia fascista proprio fra queste colline. Da qui la storia terribile è nota: trasferito prima a Mauthausen e poi a Gusen, Carpi riuscì a rischio della vita a comporre le sue memorie edite in seguito con il titolo di Diario di Gusen. 
 
Fra gli studenti di Carpi, direttore di Brera, diventati “grandi” ci fu Ennio Morlotti (1910-1992) che lo considerò sempre suo maestro di vita. Non si vuole costringere il terzo degli artisti rappresentati, Morlotti appunto, a vestire i panni della lezione goliana. Affatto. La forma (o meglio non-forma) che il paesaggio di questo angolo di Brianza assunse in lui è quanto di più lontano ci sia dal Naturalismo, ma da lì ha preso le mosse. Così le Adda burrascose di materia che il lecchese dipinse negli anni '50 nascono, almeno concettualmente, come lettura e rifiuto del Valloncello di Mondonico.
 

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