RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






Vota questo blog

Siti

martedì 4 gennaio 2011

Lisa Chi su Affaritaliani.it

Lisa Chi è una giovane artista bergamasca. L'ho conosciuta in occasione dell'ultima edizione del Premio Patrizia Barlettani (vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.com/2010/11/in-anteprima-il-testo-per-il-catalogo.html ), dove è rientrata a pieno merito fra i trenta finalisti. Sa dipingere e per uno come me, che ama la pittura è qualità non da poco. Ha contenuti e per uno come me, che ama l'arte è un'altra qualità fondamentale. 
Lisa ha rilasciato un'intervista ad Affaritaliani.it (http://affaritaliani.libero.it/coffeebreak/cool/lisa_chi_siamo_tutti_delle_bambole_vi_dipingo_da_facebook030111_1.html ) molto interessante... e proseguendo nella mia filosofia che bisogna dare visibilità all'arte in generale ma in maniera particolare ai giovani che hanno qualcosa da dire, mi sono permesso di "rubarla". Buona lettura...



La rappresentazione di sé su Facebook? E' arte...

ARTE CONTEMPORANEA E WEB/ Lisa Chi, bergamasca classe '84, "ruba" le foto dei profili su Facebook e le trasforma in ritratti, indagando la rappresentazione del sé sui social network. Nelle sue opere ci mostra come su Fb cambia l'approccio al corpo e all'apparenza. Ad Affaritaliani.it raccolta il suo viaggio tra i modelli di femminilità contemporanei all’interno della Rete: "L’obiettivo è offrire spunti di riflessione su ciò che ci si aspetta da una donna perché sia considerata tale...". L'INTERVISTA E LE IMMAGINI

Martedí 04.01.2011 10:44
di Maria Teresa Melodia
Arte che manipola, reinterpreta e riflette sull’estetica. Nascono così i dipinti pop di Lisa Chi, artista classe 1984, che indaga la rappresentazione del sé sui social network. Una personale ricerca su come dobbiamo essere e su come vorremmo essere, con particolare riferimento al corpo e all’apparenza. Lisa Chi, nome d’arte di Lisa Chiari, giovane ma determinata figlia dell’operosa  provincia bergamasca, diplomata alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, ha dato via a un  progetto denominato Pediofobia, termine che indica la paura delle bambole, frutto di un percorso tra i modelli di femminilità contemporanei all’interno della Rete. Primo passo:“rubare” gli scatti degli utenti di Facebook e crearne ritratti, sfacciatamente colorati e provocanti. “L’obiettivo, racconta, è quello di offrire spunti di riflessione su ciò che ci si aspetta da una donna perché sia considerata tale”.


IL NUOVO BUCO DELLA SERRATURA - “La prima fase della mia ricerca è vergognosamente voyeuristica: navigo sui social network tra le foto caricate in rete da amici o conoscenti virtuali cercando volti interessanti. In seguito contatto i proprietari e chiedo il permesso di utilizzare l’immagine per un dipinto”.
LA FOTO OK -  “Quello che mi attrae è la consapevolezza del corpo e del proprio spazio nel mondo”, specifica Lisa. L’immagine giusta deve esprimere una femminilità che fa riferimento a modelli alternativi, insomma non solo donne in carriera o donne-velina.
I VOLTI RITRATTI - Studentesse, giovani lavoratrici che si fotografano davanti allo specchio, performer burlesque come la sensuale Janet Fischietto e anche uomini che non temono di mostrare i propri lati femminili. Sono questi i protagonisti dei dipinti dell’artista che aggiunge: “Chi l’ha detto che la femminilità sia riservata alle donne?” Il file rouge in termini di caratteristiche è “la spiazzante ricerca della propria individualità. Forti e fragili, dolci e aggressive. Sono bambole che con tutta la loro forza affermano di esistere e di non essere più disposte ad una rigida catalogazione in schemi troppo ristretti”.
IN CERCA DI UN “LIKE” SU FACEBOOK - I social network sono centrali in quanto svolgono un ruolo di rilevo nell’affermazione individuale. “Tra le foto caricate su Facebook e su Myspace, spiega,  è possibile indagare ciò che riguarda l’ideale di bellezza: l’avatar che creiamo e che ci rappresenta on-line può anche essere distante dalla realtà del nostro aspetto estetico ma, essendo il frutto di una scelta personale, è sempre rivelatore della percezione che abbiamo di noi stessi, oppure del modo in cui vorremmo essere.
IMMAGINI DIKTAT – “Sono i modelli dettati dagli uomini, modelli che nel tempo abbiamo iniziato a credere che fossero anche i nostri. L’immagine e l’immaginario proposto soddisfa completamente  il senso della vista, che è il senso privilegiato nell’uomo. Nelle società matriarcali invece vengono privilegiati l’udito e il tatto e oggi questi sensi sono particolarmente trascurati”, puntualizza. Ma c’è una speranza: “Il concetto di femminilità sta mutando. Sembra ci sia ormai una saturazione nel comune immaginario, ribadisce Lisa Chi, forse, anche grazie ad internet si sta aprendo uno spazio in cui esibire la propria unicità attraverso l'imperfezione”.
ALLA SCOPERTA DELLE NUOVE BAMBOLE – “Personalmente trovo che le bambole siano personaggi assurdi, di una perfezione esasperata e irreale. Esattamente ciò che la società dei mass media ci chiede di diventare: icone, bambine fuori dal tempo sempre curate e ben vestite. Forse la pediofobia è più diffusa di quanto si pensi: c’è chi, come me, ha paura degli effetti sociali della continua esibizione di bambolone in tv e chi, invece, ha paura di una femminilità che ricerca e sperimenta nuovi modi di esprimersi. Si tratta di quelle che io definisco le “nuove” bambole. Quelle che decidono autonomamente quale abito e quale personalità indossare. La maturità sta anche nel considerare le fasi della vita come tutte equamente importanti e nell’amare, rispettare e ascoltare i cambiamenti del proprio corpo in ogni momento della vita”. In conclusione, “con il mio corpo vivo un rapporto amoroso un po’ altalenante ma anche nei momenti più difficili è pur sempre una storia d’amore!”, confessa l’artista.


Nessun commento:

Posta un commento