RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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domenica 10 aprile 2016

Ivan Quaroni per IGNORARTE



Bella l'intervista fatta a Ivan Quaroni da Annarita Borelli per Ignorarte... 



"...Si parla tanto del caos in cui navigherebbe attualmente l’arte contemporanea, raccontaci il tuo punto di vista.
Il caos, se per caos, ad esempio, intendiamo la libertà dalle logiche aziendali, è il motivo per cui ho deciso di fare questo mestiere. Una spiacevole controindicazione, purtroppo, riguarda la generale mancanza di rispetto tra i vari addetti ai lavori. Galleristi che disprezzano gli artisti, artisti che detestano i critici, critici che si comportano da prime donne o da piccoli dittatori, collezionisti che non rispettano il lavoro dei galleristi e così via. Il caos è in parte il risultato della totale deregulation che affligge il settore, della mancanza di politiche fiscali favorevoli all’arte, ma soprattutto dell’incapacità degli addetti ai lavori di “fare squadra”. Le responsabilità sono equamente distribuite tra tutti. Le cose cambiano se tu sei in grado di cambiare per primo e di portare un po’ di etica e di giustizia all’interno del tuo ambiente di lavoro..."

continua a leggere su:

martedì 22 settembre 2015

L'intervista che mi ha fatto Beluffi per Kriticaonline nella nuova rubrica "GALLERISTI, CHE GENTE"









L'amico Emanuele Beluffi, curatore intelligente ed ideatore di KritiKaonline, mi ha intervistato (per la seconda volta, a distanza di qualche anno), per il suo portale, all'interno della nuova rubrica "GALLERISTI, CHE GENTE".
 
Ecco cosa ne è venuto fuori...
 
 
 
 
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"A cosa serve l’arte? A niente. In un momento di crisi, come quello che si sta vivendo, non serve più nemmeno a fare soldi"
Così il gallerista Roberto Milani in un articolo scritto in esclusiva per un fogliuzzo kritiko tempo fa.
Son passati tre anni da quella zingarata editoriale (la nostra, non la sua) a kunstArt12 a Bolzano, ma pare che non vi sia granché di nuovo sotto il sole, almeno dal punto di vista dell’economia dell’arte, almeno dal punto di vista dell’Italia.
A farne le spese sono gli attori principali del business, i galleristi e gli artisti (‘ché senza questi non ci sarebbero nemmeno i primi).
Io sono un grande “fan” delle gallerie private: in un paese, l’Italia, in cui fare impresa è un’attività da eroi, gli oneri gravano tutti sulle loro spalle. Il confronto col settore pubblico, che fa le grandi mostre attraverso il Minculpop e gli enti inutili come le Regioni o le Province (abolite, ma reintrodotte surrettiziamente), è impietoso.
Forse dovremmo prendere esempio da Prada e Trussardi, fare i sarti e darci all’arte. Todos cabelleros sulla rive gauche dell’impegno.
Lo dico sempre, la politica dovrebbe stare fuori dalla cultura: lo Stato dovrebbe estinguersi (almeno da lì). Non ci vuole il Ministero per promuovere la cultura, ma un valido commercialista che, legibus solutus, realizzi, tanto per fare un esempio, una drastica riduzione dell’iva (ecco perché i quadrucci costano tanto signora mia!).
Quella del gallerista è la realizzazione più chiara  del processo economico chiamato reinvestimento degli utili.
Non vedrete mai un gallerista scorrazzare su una Lambo Sesto Elemento, a meno che non sia ricco di famiglia: il suo status economico infatti non glielo consentirà mai, dovendo costantemente reinvestire il fatturato di galleria in una serie di attività (mostre, fiere, cataloghi, comunicazione, viaggi et cetera, cui si aggiunge il “dazio” allo Stato) rispetto alle quali il vernissage, quel momento di cui parlan tutti, persino Sette del Corriere della Sera,  è solo l’aspetto cerimoniale e, a volte, nemmeno così importante. Dopo, resta ben poco per darsi alla dolce vita.
Per carità, “pescecani” (non mi riferisco a Gagosian: lui è noto con il soprannome di “squalo”) e cialtroni sono anche qui, ma si identificano facilmente. Come insegnava un vecchio spot tv, se li (ri)conosci li eviti.
In compenso, cittadine e cittadini, Roberto Milani lo conosco e non lo evito, al punto da inaugurare proprio con lui questa nuova rubrica kritiKa...
 
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Per continuare a leggere l'intervista vai su
 
 
 
 

lunedì 15 settembre 2014

Thomas Berra su ESPOARTE



Non so per quale strano mitivo mi sia sfuggita al momento della pubblicazione, ma rimedio ora!
Ecco l'intervista rilasciata ad Alberto Maria Martini per EspoArte sul numero di giugno da Thomas Berra in Occasione della sua personale "CASABARATTA" (vedi: http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2014/04/a-proposito-di-casabarata-di-thomas.html ) nei locali di Banca Sistema...

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Casabarata: Thomas Berra viaggia, sogna e “riassembla” l’anima di Tangeri



Intervista a THOMAS BERRA di Alberto Mattia Martini
La mostra Casabarata nasce nel 2013, in occasione di una residenza artistica. Thomas Berra (Desio, 1986), partito per il Marocco, approda a Tangeri ed inevitabilmente, come è accaduto per grandi scrittori, artisti e registi, ne rimane affascinato ed ispirato. Il percorso espositivo, che si snoda su due piani all’interno della sede della Banca Sistema, comprende 28 disegni incorniciati su carta dai temi e colori con forti influenze marocchine e 32 disegni su carta e l’opera in legno Casabarata.

Presso la Banca Sistema a Milano, è attualmente in corso una tua mostra personale, il cui titolo è: Casabarata. Se non sbaglio le opere esposte nascono durante e dopo un viaggio. Ci racconteresti di che cosa si tratta?
Casabarata è il nome di un quartiere-mercato di Tangeri, la città marocchina che mi ha ospitato per una residenza di un mese lo scorso dicembre insieme ad un altro artista italiano, Matteo Zinesi. Una residenza che mi ha portato a sviluppare una mostra sia a Tangeri, in una fondazione gestita da una italo-francese, lo Spazio Tabadoul, sia, successivamente a Milano, a Banca Sistema appunto. Il percorso marocchino è arrivato anche a Milano dunque. E’ un’esperienza, un viaggio che mi sono portato dietro, non per scelta, ma come necessaria esigenza di dover riportare delle immagini e delle sensazioni a casa mia, a Milano. Dunque Casabarata è un racconto di un viaggio.

 

Nel corso di una chiacchierata con l’artista – nuovo protagonista del progetto no-profit Banca Sistema Arte – abbiamo scoperto di più riguardo la mostra, la sua ricerca e il “bugiardo” che compare in molte delle sue opere…

 





mercoledì 14 maggio 2014

Emotive Portraits di Raluca Andrea Hartea

Su LASTAMPA.IT (http://www.lastampa.it) è stato pubblicato qualche giorno fa dall'amico Fortunato D'Amico, un bell'articolo/intervista ad Raluca Andrea Hartea, vincitrice della seconda edizione del Premio Patrizia Barlettani. Un talento che avevamo individuato in tempi non sospetti e che ora giustamente cavalca gli onori della visibilità con questo suo ultimo interessante progetto.

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Emotive Portraits è un progetto rivoluzionario della giovane artista rumena Andreea Hartea che coniuga arte e ipnosi. Un'opera unica nel suo genere che racconterà in un libro dʼartista 50 personaggi del panorama artistico italiano attraverso un linguaggio innovativo che privilegia l'uso dell'istinto rispetto alla ragione. 

 
FORTUNATO D'AMICO INTERVISTA RALUCA ANDREEA HARTEA  

 
FDA:  Come ti sei avvicinata al mondo dell'arte?  
RAH: Sono cresciuta a Palermo, una città meravigliosa, dove ho trascorso l’adolescenza e mi sono nutrita inconsapevolmente di tanta storia dell’arte. Ma il richiamo più forte l’ho avuto dalla tv. Incredibile no!? Un programma pomeridiano trasmetteva biografie sulla vita di politici, scienziati, imperatori, rivoluzionari e artisti. Tutte persone che hanno inciso profondamente sulla realtà che li circondava, trasformandola secondo i loro desideri. Ne rimasi impressionata e mi appassionai alle loro storie, in particolare a quelle degli artisti. Così ho iniziato a leggere biografie e a guardare documentari, diventando monotematica. Il libro e il video li ho sempre considerati strumenti magici perché hanno la capacità di riassumere e trasmetterci le tappe fondamentali della vita di qualcuno: i fallimenti in cui si sono imbattuti, ma che sono sempre stati fonti di grandi ispirazioni per superare l’ottusità morale e spirituale degli altri con forza e coraggio, l’incrollabile fede nella vita, gli alti e bassi. In seguito ho frequentato La Nuova Accademia di Belle Arti, poi L’Istituto di Psicologia Analogica e Ipnosi Dinamica.  

 
FDA: Ma tu non sei Italiana?  
RAH: No, non lo sono. Ma d'italiano ho l’accento, 20 anni di residenza, e un po’ la mentalità. Sono nata e ho vissuto l’infanzia a Bucarest, durante il regime di Ceausescu, ma solo adesso, perché sono cresciuta in Italia, percepisco i segni lasciati dal comunismo. E’ stato un sistema che ha impedito di guardare alla realtà e che ha imposto di adeguarla sempre a uno schema preconfezionato. Con delle conseguenze molto limitanti che la mia generazione paga tuttora.  

 
FDA:  Sei una delle giovani artiste italiane che si è avvicinata all’arte partendo da un punto di vista molto originale. Di che cosa si tratta?  
RAH: L’arte è fatta dagli uomini per gli uomini… Nel mio caso, la fascinazione per l’essere umano mi porta a indagare l’universo interiore come metodo per esplorare il mondo che mi circonda. Attraverso il mio lavoro esploro il significato di soggettività relazionandomi al contenuto dell'opera e alla percezione emotiva dell'osservatore, cercando di coniugare la psicologia analogica, la biologia della percezione, dell'emozione e dell'empatia. Attraverso la tecnica dell’ipnosi porto l’interno all’esterno, poi ritorno all’interno, come punto di partenza per pensare all’ambivalenza delle pulsioni per analogie; sicché la combinazione tra il familiare e l’incognito esprime il ritorno del rimosso, la ritualizzazione dei complessi infantili sopiti. Detto così sembra molto complicato, ma il risultato è tutt’altro..... 

Per leggere l'intero articolo vai su:


lunedì 10 febbraio 2014

Intervista doppia: Fabio Calvetti / Maurizio Vanni in attesa di una doppia mostra personale

Nei prossimi mesi e più precisamente fra aprile e giugno, Fabio Calvetti sarà protagonista di due importanti mostre personali... 
Sull'argomento c'è ancora una sorta di velato mistero. 
Insomma, ancora si conosce poco a proposito di questo importante evento,
se non i luoghi, le date -Certaldo, Palazzo Pretorio, 26 aprile - 22 giugno
Pontassieve, Sala delle Colonne, 17 maggio - 22 giugno-, ed il curatore: 
il grande Maurizio Vanni.

E' noto anche l'editore del prezioso volume che accompagnerà i due eventi: 
Nidiaci di San Gimignano ma nulla di più.

Essendo ambedue cari amici, ho posto loro alcune domande a proposito di questo ambizioso progetto e non solo.
Una sorta di intervista doppia fra il serio ed il faceto....



INTERVISTA DOPPIA

FABIO CALVETTI / MAURIZIO VANNI


Nuova mostra, una nuova avventura. Articolata in due sedi, un progetto moto ambizioso. Di che cosa si tratta esattamente?

FC:

Dopo un lungo periodo in cui ho avuto la fortuna di presentare le mie opere in giro per il mondo, finalmente mi ritroverò di nuovo ad esporre nella mia Toscana. Questo piano espositivo prevede due mostre pubbliche contemporanee e complementari ma unite dallo stesso progetto artistico e documentate in uno stesso catalogo.
Inutile dire che per me questi appuntamenti della prossima primavera sono un po’ diversi da tanti altri; sia per il fatto che tornare nella “tua” terra ti costringe ad una maggiore responsabilità ma anche per l’importanza e la dimensione delle sedi coinvolte: Sala delle Colonne a Pontassieve e Palazzo Pretorio a Certaldo non sono proprio uno scherzo!!

MV:

Ogni mostra è sempre differente dalla precedente: un nuovo rapporto tra curatore e artista, un inedito racconto da esprimere con l’allestimento, con il saggio in catalogo e con una presentazione verbale che, almeno per quanto mi riguarda, corrisponde al desiderio di offrire in modo agile e profondo alcune chiavi di lettura che permetteranno, sia alla stampa che a ogni visitatore di non perdersi nei meandri della mente-labirinto dell’artista. Fabio ha preparato una narrazione visiva che si presta perfettamente alla doppia sede: alcuni temi presiederanno gruppi di opere, perciò sarà naturale muoversi da una location all’altra per capire come la storia… andrà a finire. Non importa da dove si parte, ma è fondamentale avere un punto d’arrivo che faccia riflettere e faccia desiderare di ricominciare. Il mio supporto dovrà servire proprio come una sorta di filo di Arianna aperto e interattivo

Quando e come è nato questo nuovo progetto?

FC:

Nasce dalla semplice proposta di Sindaco di Certaldo di tornare ad esporre in Palazzo Pretorio dopo 17 anni. Dopo un periodo di riflessione ho accettato la richiesta e da quel momento ho sentito forte la sfida di impegnarmi in una ricerca che poi mi ha portato alla realizzazione di nuove opere nelle quali ho potuto sperimentare in piena libertà e senza rinnegare la mia matrice pittorica l’inserimento di nuovi materiali e schemi compositivi. Nel tempo questo iter progettuale ha preso vita trovando un importante supporto scientifico in Maurizio Vanni e successivamente la possibilità di estendere l’esposizione a Pontassieve grazie all’Assessore Alessandro Sarti

MV:

Certi progetti nascono in modo naturale e, per certi versi, casuale: prima della mia partenza per un lungo viaggio, Fabio mi invita a vedere un ciclo di opere inedite. Gli prometto che al mio ritorno sarei passato dal suo studio. Dal mio stupore per una proposta visiva evoluta e per certi versi rivoluzionaria rispetto alla predente, al desiderio reciproco di lavorare insieme il passo è strato brevissimo. Certaldo è la sua casa e Pontassieve la città di un caro amico comune che ama la cultura.

Non è la prima volta che lavorate insieme. Cosa è cambiato, se è cambiato qualcosa in questi anni?

FC:

Con Maurizio condivido una amicizia che viene da lontano, basata su stima reciproca e grande rispetto. Per certi versi abbiamo fatto un percorso simile nel mondo dell’arte proprio partendo dagli stessi valori della provincia. Chi parte da un luogo semplice e conosce i principi dell’impegno costante e della conquista attraverso il merito può viaggiare lontano.
Adesso, grazie a questo progetto, ci siamo ritrovati di nuovo a collaborare ed è stato immediatamente facile e bello perché abbiamo ancora la stessa amicizia ma anche tante esperienze individuali maturate nel tempo. Insomma, lavorare con la massima professionalità ma anche in amicizia e trasparenza rende tutto più semplice.

MV:

In effetti è il secondo progetto espositivo che facciamo: il primo risale al 2001 quando, a Pietrasanta, ero Direttore artistico della Galleria Tornabuoni. Sono passati tanti anni, ma lo spirito libero e incontaminato di entrambi è rimasto lo stesso. Ero felice allora di condividere un progetto con Fabio come lo sono adesso, probabilmente spinto da una curiosità differente, più matura e consapevole.

L’arte italiana è davvero così malata?
 

FC:

Questa è una domanda complessa e resa più complicata da implicazioni economiche, finanziarie e politiche che spesso sfuggono alla mia comprensione. Di fatto il disagio è grande e talvolta incomprensibile perché l’Italia possiede potenzialmente tutte le cose più belle che dagli altri Paesi ci invidiano: arte, territorio, moda, cucina; in sintesi la “bellezza”
Per quanto mi riguarda penso che questa malattia si possa combattere solo con un impegno rinnovato e la volontà di affermare la qualità delle idee e dei manufatti (io cerco di farlo con la pittura).

MV:

L’arte italiana non è mai stata malata e non lo sarà mai. Piuttosto è il sistema delle arti ad essere retrogrado e imbalsamato. Gli artisti ci sono e ci saranno sempre: si nutrono di un dna culturale unico al mondo e di una creatività che non teme alcun confronto. La maggior parte dei musei, invece, non è riuscita a stare al passo con le esigenze di un pubblico sempre più attento e preparato, e con le caratteristiche peculiari di strutture analoghe internazionali. Molti galleristi, anche in relazione alla non facile situazione economica, si occupano più della vendita che del lancio di giovani promesse e le pubbliche amministrazioni non partecipano in alcun modo alla crescita internazionale di giovani creativi. In questa situazione, purtroppo, non posso biasimare coloro che decidono di trasferirsi in altri paesi. I migliori artisti e professionisti di settore esploderanno certamente: peccato se non sarà in Italia.

Chi è Fabio Calvetti?

FC: 


Qui la risposta è semplice. Sono un pittore formato nel secolo scorso che opera e si confronta in un millennio nuovo dove regole e riferimenti sono spesso mutevoli e confusionari. Quello in cui credo e che cerco ancora oggi è l’impegno etico che deve portare l’artista ad una continua ricerca e messa in discussione anche di ciò che è già acquisito.

MV:


Fabio Calvetti è un artista serio, impegnato, professionale e affidabile. Se essere contemporanei significa esprimere in tempo reale pensieri, stati d’animo, concetti, emozioni ed energie propulsive, Fabio è testimone del proprio tempo in quanto trasforma le considerazioni in visioni, gli stati d’animo in forme e colori utilizzando una modalità espressiva personale e legata al filo doppio alla sua filosofia di vita. Per Fabio essere è fare

Dopo questa mostra quali programmi avete?

FC: 


In realtà adesso cono completamente impegnato in questi eventi di primavera dai quali stanno prendendo già vita contatti nuovi che di sicuro porteranno nuove mostre soprattutto all’estero nel periodo di fine anno e inizio 2015

MV:

Non ci eravamo mai del tutto persi, ma a causa dei viaggi di entrambi la frequentazione era diminuita molto. Dopo questa “doppia mostra” ci siamo proposti di capire se potremmo lavorare fianco a fianco anche in altre avventure internazionali magari crescendo insieme. Un sogno possibile che proveremo a trasformare in realtà. Per quanto mi riguarda, invece, sto preparando per la metà di marzo un progetto espositivo che solleticava la mia mente da alcuni anni: capire se c’è relazione tra le arti visive più sperimentali del secondo Novecento e le espressioni artistiche contemporanee. Una specie di incontro-scontro che dovrebbe tracciare una griglia stilistica evolutiva differente da quelle precedenti. Per l’estate, invece, sto ordinando la mostra del più grande foto-reporter di guerra del secolo scorso: Robert Capa. Anche quest’anno passerò molto tempo in altri paesi: già pronti progetti espositivi, show-conference, lecture, workshop e kermesse di video-arte in Libia, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Paraguay, Corea del Sud, Stati Uniti e Russia.

Infine un gioco: datemi una ricetta
 

FC: 

Il mondo della cucina è una cosa seria che ho imparato a conoscere meglio grazie a mio figlio Andrea che è un ottimo chef prestato oggi alla pasticceria di alto livello. Mi diletto da sempre ai fornelli e qualche volta mi piace pensare che Andrea ha scelto questa professione proprio vedendomi preparare i miei piatti che comunque sono semplici e rispettosi della tradizione.
Dunque accetto la provocazione e il gioco di Roberto proponendo una bella ricetta di carne dal carattere forte come noi toscani.

Agnello al gusto mediterraneo:

ingredienti:

agnello, rosmarino, cipolla, aglio, timo, coriandolo, prezzemolo, salvia, alloro, ginepro, maggiorana, olio extravergine di oliva, fior di sale, pepe, succo di un limone, patate piccole.

Procedimento:

Ad eccezione della carne, fare un trito finissimo di tutti gli ingredienti. Disporre l'agnello tagliato a pezzi in una teglia abbastanza larga quindi versare la salsina sulla carne. Lasciare marinare per 4 ore.

Infornare in forno preriscaldato a 220 gradi e cuocere per 60 minuti. Aggiungere le patate e un po' di acqua. Assaggiare per verificarne la salatura. Cuocere in forno ancora per 30 minuti. Servire caldo. La carne sarà morbida. Il limone toglie il sapore forte del selvatico.

MV:

Amo cucinare ed ho praticato l’arte del buon mangiare fatto con le mie mani durante gli anni universitari. Adesso il tempo si è ridotto e, come si dice, il poco esercizio fa perdere disinvoltura e sicurezza. Adoro i primi piatti e, spesso, mi piaceva creare ricette nuove con quello che trovavo in frigorifero. Ogni tanto, però, mi cimento in un piatto estivo che mi ha trasmesso mia mamma che chiamerò “Tortiglioni alla Giuseppina” (nome della mamma).

Ingredienti per 4 persone:

- 400 grammi di tortiglioni rigati
- 500/600 grammi di pomodori san marzano maturi
- Una cipolla bianca, un gambo di sedano, una carota di medie dimensioni
- Basilico, olio d’oliva, sale, pepe (o peperoncino) e 100 grammi di parmigiano grattato.

Lavare i pomodori e spezzarli per togliere i semi prima di metterli in una casseruola insieme a mezza cipolla tagliata a fette, alla carota e al sedano (tritati), alcune foglie di basilico e un pizzico di sale. Mettere il tegame a fuoco medio senza coperchio e tenerlo per almeno 20 minuti.

Nel frattempo tagliare in modo sottilissimo l’altra metà della cipolla facendola rosolare a fuoco lento con tre cucchiai d’olio extra-vergine, sale e pepe. Dopo di ché aggiungere la salsa di pomodoro, che sarà stata passata dal passaverdura con il disco più fine, aggiungendo ancora sale e pepe a piacimento lasciando cuocere per una decina di minuti.

Con questa salsa si condiscono i tortiglioni al dente spolverandoli con una bella manciata di parmigiano grattugiato. 


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Fabio Calvetti: raffinato Artista figurativo italiano con all'attivo innumerovoli mostre personali e collettive in Italia ed all'estero in spazi pubblici e privati

Maurizio Vanni: Museologo, Storico e Critico d'arte, Direttore del Lu.C.C.A. (Lucca Center of Contemporary Art)

venerdì 31 gennaio 2014

Rossela Farinotti su Libreriamo

Bella intervista fatta a Rossella Farinotti, pubblicata su LIBRERIAMO (http://www.libreriamo.it/)...


Rossella Farinotti, ''L'arte è il riflesso della nostra società''

 

 

La curatrice Rossella Farinotti ci parla del suo lavoro e della sua passione, progetti e desideri in costante evoluzione

MILANO - Rossella Farinotti è critica d’arte e curatrice indipendente, collaboratrice della rivista “Arte” di Cairo editore, ed anche attiva blogger per il suo LabRouge. Il suo vivo impegno nel mondo dell’arte ci ha portato ad intervistarla e ne è emerso il quadro di una giovane donna che guarda all’arte con positività, passione e tenacia. Il suo ultimo progetto è stato “LAST YOUNG. Under 35 in Italia”, una mostra che ha raccolto le opere di questi “ultimi giovani” Artisti. In tempi di crisi economica e culturale infatti, è fondamentale promuovere e sostenere la “giovane arte italiana contemporanea”, che non solo vive una criticità interna propria, ma è diventata un satellite secondario delle grandi potenze economiche internazionali che dettano le linee guida delle nuove forme di espressione e del mercato.

Come nasce l’interesse per il mondo dell’arte?
L'interesse vero e proprio per il mondo dell'arte nasce probabilmente dalle prime mostre che mi portava a vedere mia madre fin da bambina. Viaggiare per andare nei musei è stato sicuramente importante per questo lavoro che poi è nato da sé.
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HUMANITAS MACHINÆ (Il lavoro dipinto) arriva al Piaggio... intevista a Marcello Scarselli



Il prossimo mese di marzo, la Mostra di Marcello Scarselli, HUMANITAS MACHINÆ (Il lavoro dipinto), curata da Filippo Lotti e Giuseppe Cordoni con la collaborazione di Riccardo Ferrucci, approda al Museo Piaggio di Pontedera.

Dopo la tappa fiorentina, quella di Seravezza ed in ultimo, quella in Portogallo, questo importante ciclo pittorico farà tappa per circa un mese all'interno di questo spettacolare museo d'impresa, che sempre più spesso, veste i panni di centro per l'arte contemporanea...

Ho chiesto all'amico Marcello di rispondere a qualche breve domanda... 



CHI E’ MARCELLO

Sono un uomo maturo, semplice forse con principi passati ma molto presente, con una grande curiosità per tutto ciò che mi circonda, amo la natura la bellezza, l’arte l’architettura e soprattutto la buona cucina.Sono molto semplice, la modestia credo sia il mio punto di forza ho cercato sempre di imparare più mestieri possibili perché come diceva mio nonno: Ti potranno tornare sempre utili! Ed è vero mi hanno aiutato ad affrontare con più facilità qualsiasi forma di tecnica. Solo il dipingere mi è sempre appartenuto fin da piccolo cercavo di rappresentare quel mondo che mi circondava e mi affascinava con i suoi colori profumi e sentimenti. Oggi sono  un artista come tanti che cerca di lavorare coerentemente portando avanti con serietà il proprio lavoro.


DOVE NASCE LA TUA RICERCA, DOVE PRENDI E TROVI L’ISPIRAZIONE


Credo di aver sempre cercato di esprimermi attraverso il disegno e la pittura. Decisivo è stato il complimento della mia maestra Graziella di prima elementare, avevo disegnato un piccolo uomo su una bicicletta con i fari accesi, mi ha spinto a continuare con passione.
Ho iniziato ispirandomi a ciò che realmente vedevo intorno a me , man mano che la mia esperienza cresceva sentivo sempre di piu il desiderio di esprimere i miei sentimenti e di far vedere agli altri le cose reali attraverso la mia immaginazione fino ad arrivare all’informale, al fascino del segno nella sua gestualità. Ho continuato,  ho portato sulle tele visioni dettate dalla memoria, ho scavato dentro il mio interiore portandomi sempre al limite ed oltre , accarezzando la gioia e la sofferenza. Per me si fa arte quando si dipinge ad occhi chiusi, si crea una strana sensazione ed è il sentimento che guida.



IL 2013 E IL 2014 SONO DUE ANNI RICCHI DI EVENTI, FIRENZE SERAVEZZA, IL PORTOGALLO E ORA LA PIAGGGIO … E POI?

Ho dedicato buona parte del mio lavoro ad un progetto che mi stava molto a cuore, ho dipinto con impeto senza trovarmi mai senza argomenti. Questo prorompente desiderio  di esprimere il lavoro attraverso la pittura, ni ha portato ad avere una serie di eventi fortunati non ultimo la mostra in Portogallo organizzata con molta professionalità dal  Centrum Sete Sois Sete Luas , esperienza bellissima, dai corsi agli studenti della Scuola superiore  all’incontro con la cultura portoghese, bello!
Ogni incontro aiuta ad avere nuovi progetti, nuove visioni e devo dire che nonostante i miei 60 anni ho talmente tante idee da buttar giù che mi ci vorrebbe un’altra vita. Non vedo l’ora di terminare la mostra “Humanitas Machinae” per  iniziare i nuovi progetti.


COSA TI ASPETTI DA QUESTA MOSTRA?

L’Azienda Piaggio e i suoi lavoratori sono stati la partenza da cui ho tratto l’ispirazione . Non mi aspetto niente più di ciò che già realizzato. Spero solo che il mio lavoro sia apprezzato .

IL RUOLO DELL’ARTE E DI CONSEQUENZA DELL’ARTISTA DI OGGI.

L’arte è una grande forma di comunicazione e una guida importantissima per la società. L’artista è un grande comunicatore che crea fisicamente e mentalmente in piena libertà  immagini e sentimenti da regalare e proporre agli altri e a se stessi.



 Info: www.museopiaggio.it - Tel. 0587-27171

domenica 12 gennaio 2014

Ho chiesto a Simona Gavioli di parlarmi di SetUp 2014...

Simona Gavioli - Copyright:Robin T Photography 2013 www.robintphotography.com
A pochi giorni dall'apertura della seconda edizione di SetUp, ho posto alcune domande a Simona Gavioli, curatrice e critico d'arte, co-ideatore di questa fresca e vincente kermesse bolognese, che spalancherà le porte il prossimo 23 gennaio, 
in contemporanea con Arte Fiera...




Cosa è SetUp e come nasce l’idea?
SetUp è una fiera di arte contemporanea che rivolge l'attenzione agli “emergenti”, siano essi artisti, gallerie, curatori.

Ma dare peso solo all'aspetto fieristico, e pertanto commerciale, della definizione di SetUp non è sufficente: preferiamo sottolineare sopratutto la natura culturale dell'operazione. SetUp, infatti, è costruito con un fitto programma di talk e tavole rotonde (quest' anno con 15 appuntamenti), c'è la rassegna performativa (con 7 interventi), ci sono aree per il dialogo tra professionisti ma aperte a tutti (il SetUp Blab), laboratori creativi per l'infanzia (area Kinder) e uno spazio per il divertimento attraverso la dimensione ludica ma “trattata” ad arte (il Ricretorio), il tutto in tre giorni di fiera ovvero, tecnicamente, 24 ore.

L'idea nasce semplicemente guardando ciò che accade nel resto del mondo dove le fiere collaterali sono collaudate e considerate di notevole apporto (sia culturale che economico). A Bologna c'è la fiera d'arte più importante d'Italia ma non c'era una collaterate: ci abbiamo pensato noi!


Fiera satellite o evento di forte identità autonoma?
Entrambe. SetUp è satellitare ad ArteFiera e può esistere, ora, perché esiste ArteFiera, ma allo stesso tempo nasce con una intenzionale indipendenza rispetto al sistema tradizionale delle fiere: il format, per esempio, che mette in relazione le figure di artista, galleria, curatore, non si era mai visto prima; anche il vincolo per le gallerie partecipanti di presentare almeno un artista under 35 dà un forte carattere a SetUp che in questo modo mette in moto il meccanismo virtuoso di dare credito e fiducia ai giovani artisti. Anche l'orario di apertura serale ci contraddistingue, abbiamo operato delle scelte nella direzione dell'autonomia e del rafforzamento dell'identità sempre, in assoluto, ponendo attenzione al profilo qualitativo di che ciò facciamo e senza dimenticare dell'obbiettivo primo, fare “setup” ovvero predisporre le basi per riavviare il sistema attraverso la cultura.



Seconda edizione, cosa è cambiato rispetto alla precedente?
Prima di tutto il nostro background con l'esperienza acquisita nella prima edizione! E la credibilità rispetto ad un progetto che l'anno scorso è stato per molti una scommessa.

Dal punto di vista tecnico la seconda edizione parte con il presupposto del segno più: più spazio, 2200 mq al posto di 1600 mq; più espositori (29 rispetto a 23 del 2013); una rassegna culturale più strutturata con un filone tematico di indagine (il tema della Ri-Qualificazione); più “Special Project”, più servizi e aree (nuovo il salottino per le conversazioni chiamato SetUp Blab e un area dedicata alla creatività dei bambini, il Kinder SetUP); più Premi (4: “Premio SetUp” sostenuto dai Giovani Imprenditori di Bologna, “Premio Talent Scout La Molisana”, Premio “Casa Falconieri/Fig Bilbao”, “Premio Dispensa”); più connessioni con il tessuto urbano (con la collaborazione, per esempio, con i Giovani Imprenditori Bologna che quest'anno hanno organizzato il Contemporary Party a SetUp e anche con la partnership con il roBOt festival), ma anche connessioni fuori regione (con i panificatori genevosi che prepareranno per tre giorni la focaccia ligure). Inoltre quest'anno abbiamo organizzato un contest Instagram, sperimentato il crowdfunding e lanciato il progetto “Una sedia per SetUp” per fare un allestimento d'interni partecipato.

Ma è importante anche sottolineare ciò che non è cambiato, ovvero il format che si è dimostrato vincente fin da subito mettendo in sinergia le figure chiave del mondo dell'arte, il format è la vera scommessa di SetUp.



Obbiettivi?

Immediati: grande partecipazione a SetUp, vorremo aumentare il numero di visitatori rispetto agli 8200 della prima edizione.

Medio termine: implementare il network, consolidare il progetto e potenziare l'attrattiva rispetto a stakeholders locali e non.

A lungo termine: Art Miami.



Perché un visitatore di Arte Fiera dovrebbe “fare un salto” anche a SetUp?
Perché non dovrebbe farlo?

A SetUp c'è arte, ricerca, riflessioni critica, ma anche si mangia e ci si diverte, abbiamo pensato a tutto perchè il pubblico possa stare bene.
Cosa è SetUp e come nasce l’idea?

SetUp è una fiera di arte contemporanea che rivolge l'attenzione agli “emergenti”, siano essi artisti, gallerie, curatori.

Ma dare peso solo all'aspetto fieristico, e pertanto commerciale, della definizione di SetUp non è sufficente: preferiamo sottolineare sopratutto la natura culturale dell'operazione. SetUp, infatti, è costruito con un fitto programma di talk e tavole rotonde (quest' anno con 15 appuntamenti), c'è la rassegna performativa (con 7 interventi), ci sono aree per il dialogo tra professionisti ma aperte a tutti (il SetUp Blab), laboratori creativi per l'infanzia (area Kinder) e uno spazio per il divertimento attraverso la dimensione ludica ma “trattata” ad arte (il Ricretorio), il tutto in tre giorni di fiera ovvero, tecnicamente, 24 ore.

L'idea nasce semplicemente guardando ciò che accade nel resto del mondo dove le fiere collaterali sono collaudate e considerate di notevole apporto (sia culturale che economico). A Bologna c'è la fiera d'arte più importante d'Italia ma non c'era una collaterate: ci abbiamo pensato noi! 



Ed ora in breve, cosa ci sarà da vedere quest’anno a SetUp? Un po’di info in più… ad esempio: luoghi, orari, sito; insomma, se dovessi dire tutto SetUp in dieci righe...
Bene, siamo dotate del dono della sintesi.

Setup si svolge presso l'Autostazione di Bologna in Piazza XX Settembre 6 dal 23 al 26 gennaio con orario serale: giovedì 23 apertura al pubblico dalle ore 22.30 fino al 1.00, 24 e 25 gennaio delle 17.00 al 1.00 e domenica 26 anticipazione dell'apertura alle 14.00 fino alle 22.00.

Saranno presenti 26 espositori provenienti da tutta Italia di cui due dalla Germania e una galleria da Cipro.

Tutte le sere la manifestazione è cadenzata da una programmazione culturale serrata nell'area Talk e nel SetUp Blab.

Sul sito www.setupcontemporaryart.com si possono trovare tutte le informazioni.

mercoledì 12 giugno 2013

Intervista ad Andrea Camilleri con quadro di Giuseppe Modica...

Qualche giorno fa Andrea Camilleri è stato ospite dell'Accademia di Belle Arti di Roma.  Per l'occasione  è stato chiesto a Giuseppe Modica di esporre la sua opera "Autoritratto-Controluce
che è stata inserita negli episodi  dello sceneggiato televisivo "Il commissario Montalbano" trasmessi nel 2008

Ecco l'intervista
 


Andrea Camilleri a Rainews24 – COME LA PENSO

http://www.rainews24.rai.it/it/video.php?id=34324

lunedì 10 giugno 2013

Investire in Arte: il punto di vista di Igor Zanti...



Trovo sul sito AD TODAY ( http://adtoday.it/ ) una bella intervista di Mario Gerosa fatta ad Igor Zanti sull'investimento in arte...

I consigli di Igor Zanti.
Immaginiamo un collezionista che vuole iniziare una raccolta d’arte contemporanea e dispone di 20.000 euro. Che cosa gli consiglia?
Con 20.000 euro si può iniziare una collezione piccola ma con lavori molto belli, puntando su artisti che, pur avendo prezzi molto contenuti, lavorano piuttosto bene. Mi concentrerei sugli artisti italiani, che hanno ancora quotazioni abbordabili e che meritano una sempre maggiore attenzione da parte del collezionismo. Attenzione, tra l’altro, che può essere ben ripagata sul lungo periodo se si fanno scelte ragionate...

per leggere l'intervista completa vai su:

sabato 8 giugno 2013

martedì 19 marzo 2013

Ancora a proposito di AAM


In attesa della prossima edizione di AAM, guarda un po' cosa ho trovato...


AAM – ARTE ACCESSIBILE MILANO 2013 12–13-14 aprile 2013Spazio Eventiquattro - Spazio Espositvo PwC | via Monte Rosa 91, MilanoOrari apertura al pubblico con ingresso libero previa iscrizione al sito www.arteaccessibile.comVenerdì 12 aprile 19.00-24.00; Sabato 13 aprile 12.00-22.00; Domenica 14 aprile 11.00-20.00Informazioni al pubblico: info@arteaccessibile.com | www.arteaccessibile.comComunicazione e Ufficio Stampa AAM 2013Studio De Angelis, Milanotel. 02 324377 r.a. info@deangelispress.it | www.deangelispress.it

mercoledì 20 febbraio 2013

Carlo Cane intervistato da Lottie Storey per Coates and Scarry



L'amico Carlo Cane intervistato da Lottie Storey per Coates and Scarry



1) Lei ha lavorato come orafo prima di dipingere. Ha suo avviso, era una transizione
    abbastanza naturale?
R) Penso di si, l'orafo è un mestiere di alta precisione e rigorosità.

2) Vede delle parallele tra il suo lavoro come orafo e la sua pittura?
R) Si le basi dell'orafo sono le stesse che si trovano nella pittura, precisione, rigorosità
    disegno e creatività.

3) Il suo lavoro e molto architettonico. Ha della formazione tecnica?
R) No le mie architetture sono un ritorno al mondo orafo e precisamente alle mignature
    dipinte con smalti, che all'età giovanile ritraevo l'arte imperiale di Traiano e Adriano con
    resti del Foro Romano e del Colosseo.

4) I suoi panorami architettonici sono stati descritti come futuristici ma rivelano, altrettanto,
    una assenza di vita umana. Perchè
R) L'uomo non c'è fisicamente ma è presente nelle sue costruzioni.

5) I suoi panorami architettonici contengono aspetti sia realisti che immaginari. Sto
    pensando particolarmente alla serie di lavori che Lei ha esposto con Coates and Scarry
    in cui le case sono sospese tra gli strati fogliari immaginari. Questa immagine riflette
    la sua visione del futuro?
R) La mia visione del futuro immagina una sempre più armonia tra noi e l'ambiente.

6) Il lavoro che ha esposto con Coates and Scarry, le case e i condomini galleggiano
    in aria, sospesi tra i panorami di alberi in cui la natura usurpa la vita urbana, tuttavia
    le case sembrano delicatamente avvolte tra la flora. Era una decisione coscia?
    Per Lei queste case sono rifugi o paradisi?
R) Si....é una situazione voluta e cercata. Per destabilizzare l'osservatore e porsi delle
    domande, voglio far sognare le persone. Sono paradisi

7) Mi piace il modo in cui le sue pitture hanno una atmosfera universale, non sembrano di
    appartenere ad un luogo specifico. Era la sua intenzione di creare lavori che potessero
    interessare a molti e a vari livelli?
R) Ognuno difronte a un mio lavoro è libero senza bariere confini e si immedesima con lo
    stato d'animo che ha in quel preciso momento e scopre di viaggiare col pensiero in mondi
    in costante mutazione.

8) Quando guardo il suo lavoro, voglio sapere la storia contenuta nelle immagini. Lei ha in
    mente dei personaggi particolari che vivono negli edifici dei suoi quadri?
R) Ritornando a quello che ho detto prima riguardante la libertà, ad ugnuno di noi, interpretanto
    un mio lavoro scattano pensieri diversi che possono essere positivi o negativi, e ti portano
    a immaginare di sognare e di uscire dalla realtà. Io vivrei bene in questi luoghi dove forse
    troverei la giusta dimensione, con tanto amore per la vita e di tutto quello che ci cerconda.
    Pensa; ti potresti trovare seduto a tavola con un bello scoiattolo. Come sarebbe magico!

9) Sono incuriosita dall'enfasi ecologica che il suo lavoro dimostra a suo avviso, che cosa ha
    in serbo il futuro per il nostro pianeta?
R) Non sono un fanatico ecologista ma amante della natura e di tutte le sue forme di vita.
    Forse ci stiamo spingendo un pò oltre il limite, l'uomo prepotente ed egoista, sta modellando
    il territorio a suo piacimento senza rendersene conto che questo bellissimo pianeta non è
    solo nostro. Quindi penso che estremamente necessario ristabilire un mondo dove ogni
    essere vivente abbia il suo giusto spazio. E la mia pittura è testimone.

10) Potrebbe condividere con noi dei progetti interessanti e entusiasmanti come esempio
     Hong Kong?
R)  Grazie a Coates and Scarry che mi da l'opportunità di affacciarmi ad una realtà internazionale
     piena di emozioni e stimoli. La dinamicità e il talento della Coates and Scarry forma una
     miscela esplosiva.

Intervista di Lottie Storey per Coates and Scarry
 

venerdì 15 febbraio 2013

Intervista di Filippo Lotti a Luca Alinari e Roberto Milani per Toscana TV

Come vi avevo anticipato nel post precedente, ecco l'intervista, andata in onda pochi minuti fa su Toscana TV, condotta dall'amico e valido curatore Filippo Lotti, ad un Grande Maestro: 
Luca Alinari...

Buona visone

lunedì 11 febbraio 2013

Emanuele Beluffi che Kritikando, Kritikando...


Ho posto qualche breve domanda ad Emanuele Beluffi, "inventore" di Kritika e colto cutarore



Chi è Emanuele Beluffi?
- Questa è una domanda filosofica. Risposta non v'è.

dimmi di Kritica, di cosa si tratta, come è nata e quali sono i programmi futuri
- Kritika nacque, cartacea, nel maggio 2009: una ventura editoriale sotto forma di libro e senza pubblicità, destinata non solo a critici, artisti, galleristi, collezionisti e art addicted in generale, ma anche alla casalinga di Voghera, con minisaggi e interviste ad artisti famosi e famosini e il meglio della critica della nuova generazione (trentenni ma non solo, anche personaggi più noti e agé, critici di nome e di fatto e curatori e galleristi e artisti dal percorso intellettuale e professionale consolidato). Ora le "applicazioni della tecnica" impongono di orientare l'attenzione al web e, di fatto, kritika è KritikaOnline, con l'obiettivo di produrre il cartaceo in occasione di fiere d'arte, come del resto è accaduto a Milano col MiArt e Step09 e a KunstArt Bolzano. Il programma futuro consiste nel dare maggiore solidità al prodotto editoriale cartaceo, con l'ambizione di renderlo un punto - o uno dei punti - di riferimento del "sistema" dell'arte con questa precisa nicchia editoriale.

L'arte sta vivendo un momento difficile. Quella italiana forse di più. Qual è la tua ricetta salva crisi?
- Se non circola denaro come prima, è inutile sperare che il ceto medio spenda anche solo 1000 euro per un opera d'arte. Le formule "affordable" consentono tutt'al più di vivacchiare. L'unico modo per affrontare la crisi è puntare in alto, a quella fascia di reddito indenne (o parzialmente indenne) dalla crisi e che continua a comprare arte. Quindi: puntare alla qualità (di lavoro d'arte e di artisti) elevata al cubo. Niente mezze misure. Pulizia, limpidezza e giù a bomba.

Quali consigli daresti ad un giovane che decide di confrontarsi con il mondo dell'arte?
- Direi a un/una "giovane" artista di non rintanarsi troppo nel proprio studio, ma di guardarsi spesso attorno e di vedere cosa fanno gli altri e come lo fanno. Gli/le direi di visitare molte mostre e di fare un bel po' di attività di PR di se stesso/a con i referenti "utili" - giornalisti, curatori, eventualmente critici se non lo/la sputtanano, galleristi e collezionisti. Ma non solo: dovrebbe buttare un occhio anche al mondo della produttività aziendale. E anche qui: puntare in alto. Non è mai esistito l'artista romantico con le pezze al culo che ebbro d'ispirazione crea il capolavoro sconosciuto. Ci vuole studio e ci vuole un minimo di "imprenditorialità". Gli artisti che fanno i puri sono in realtà i pittoracci dei Navigli.

infine, tu ti senti più editore o curatore? e quali sono i pro e contro di ambedue le attività?
- Curatori sono Massimiliano Gioni, Francesco Bonami, Luca Beatrice, Hans Ulrich Obrist. Emanuele Beluffi ha curato molte mostre, ma si sente più vicino all'arte visiva con la parola detta e scritta.


sabato 9 febbraio 2013

Intevista ad Arianna Beretta. Colei che vuol "cerchiare il quadrato"

Arianna Beretta


Ho posto alcune domande ad Arianna Beretta, Co-Fondatrice di CircoloQuadro (http://www.circoloquadro.com/)...



1) Cos’è Circoloquadro

Circoloquadro è un luogo fisico, tangibile, fruibile dove vedere nuove proposte, incontrare artisti, critici e amici e dove è possibile il confronto e il dialogo. Mi sono resa conto che è un luogo, molto amato sia da chi ci lavora sia da chi lo frequenta, che attrae energie e creatività. Le persone “fanno” Circoloquadro. Per intenderci: CQ non è una scatola bianca da riempire con opere d’arte. È prima di tutto “persone” che con la loro fisicità, le loro esperienze e le loro storia lo arricchiscono.

2) Raccontami perché e come è nata l'associazione.

L’associazione nasce da una idea, o sogno se vogliamo, mia e di Laura Calevo, una cara amica con cui ho condiviso mostre e viaggi d’arte. Volevamo creare uno spazio dove l’arte contemporanea fosse fruibile senza timori né paure. Dove entrare volentieri, dove trovare sempre una atmosfera accogliente e calorosa. Insieme al lavoro fondamentale di Massimo Dalla Pola, io e Laura pensiamo di avere raggiunto questo obiettivo.

3) Quali sono i programmi futuri.

Circoloquadro lavora su due fronti: l’arte e la didattica, specificamente concentrata sul sistema dell’arte contemporanea. Per quanto riguarda la programmazione artistica, per quest’anno abbiamo voluto dedicarci ad artisti giovani, al di sotto dei trent’anni, e abbiamo dunque inaugurato le personali di Patrizia Emma Scialpi e, da pochissimo, quella di Irene Balia. Abbiamo in calendario una mostra di Stefano Cozzi, un giovane e talentuosissimo videoartista e un altro appuntamento ancora da definire.
A proposito della nostre mostre mi preme sottolineare due cose: da un lato lo sforzo di pubblicare dei cataloghi, ovviamente importanti per i giovani artisti, e dall’altro il tentativo, ad oggi riuscito, di far crescere una nuova leva di giovani curatori che possano crescere professionalmente insieme agli artisti che seguono e fare quindi una esperienza completa e arricchente.
La didattica è oggi l’altro versante su cui concentriamo le nostre fatiche. I nostri workshop sono rivolti agli artisti che vogliono mettere a fuoco il loro lavoro o che hanno bisogno di una riflessione sul proprio operare artistico. In questo caso CQ diventa un vero e proprio laboratorio, una fucina, in cui gli artisti si confrontano ed escono dall’empasse in cui molto spesso ci si trova quando si lavora costantemente soli. I workshop, ideati e condotti da Ivan Quaroni, hanno avuto un grande successo e i “ragazzi” sono ormai parte integrante di CQ. Questo permette a tutti di fare sistema in un ambiente davvero “vivo”.

4) Infine dimmi di te, hai tutto lo spazio che desideri per raccontarmi chi è Arianna Beretta, i suoi gusti in fatto di arte e cosa ti aspetti dal futuro.

Credo che sia poco importante sapere chi è Arianna, perché la forza di Circoloquadro è tutta nell’essere un luogo di unione e di creatività, dove certo l’elemento umano che aggrega e concentra è importante, ma che poi passa in secondo piano quando i rapporti e i legami tra le persone creano situazioni di scambio che vanno al di là delle mura di CQ.
Se proprio devo dire chi sono… Sono una storica dell’arte, che anni fa ha avuto la fortuna di lavorare con Flavio Arensi a una mostra dedicata a Tino Vaglieri (da qui la mia passione per l’arte che racconta dell’uomo e del suo tempo). Da lui ho imparato molto e forse da lì è nata la necessità di provare a lavorare sul campo in prima persona. Non so cosa aspettarmi dal futuro. Vorrei che Circoloquadro, nonostante il periodo difficile e le difficoltà oggettive, riuscisse a continuare le sue attività con lo stesso spirito che lo contraddistingue oggi.

mercoledì 6 febbraio 2013

Intervista a Sergio Curtacci: un Alieno fra noi....



Ho fatto a Sergio Curtacci, "inventore" di FRATTURA SCOMPOSTA (http://www.fratturascomposta.it/), alcune domande. Una personale, una sulla sua rivista on-line e una sul progetto al quale sta lavorando da mesi... 



- Chi è Sergio Curtacci?
- dimmi di Frattura Scomposta, di cosa si tratta, come è nata e quali sono i programmi futuri
- ed ora hai tutto lo spazio che vuoi per raccontarmi della tua ultima fatica: Aliens. Voglio sapere dalla tua viva voce, anzi penna, ogni cosa... dall'idea, al progetto allo stao delle cose.


Ringrazio Roberto Milani per avermi dato l’opportunità di parlare del sottoscritto nel suo prestigioso e seguitissimo blog, vero punto di riferimento per l’arte italiana.
Sembra una cosa semplice parlare di se stessi ma non lo è mai, scadere nell’auto compiacimento è un attimo. Estremamente facile potrebbe risultare il “parlarsi addosso” senza alcun costrutto, con il rischio concreto di risultare smaccatamente di parte e probabilmente noiosi.
Senza andare troppo indietro nel tempo, volendo trovare il giusto filo conduttore che leghi il mio background culturale al mondo dell’arte, diciamo che tutto iniziò nella seconda metà degli anni ottanta dopo la laurea in ingegneria informatica e lo studio delle nuove tecnologie (nuove per l’epoca ma costantemente in divenire) applicate al mondo della grafica e dell’arte digitale. Queste mie ricerche e lo studio sistematico dei software che stavano cominciando a proliferare nel mondo della computer graphic, mi permisero di trovare sbocchi lavorativi nell’ambito della grafica editoriale. Probabilmente fui uno dei primi in Italia, a cavallo fra la fine degli anni ottanta ed i primi anni novanta, ad utilizzare Photoshop; a scoprire le potenzialità nel campo dell’editoria elettronica di Acrobat e della tecnologia PDF; a realizzare i primi siti web in “html” e allargare gli orizzonti nel campo delle ambientazioni 3D navigabili, sempre destinate al web con lo studio di un linguaggio, per l’epoca, decisamente innovativo, tanto innovativo che l’hardware dei primi anni novanta non poteva supportarlo adeguatamente e pertanto fu abbandonato, per poi essere ripreso nella prima metà degli anni duemila, il “WRML” . Dopo alcuni anni passati a lavorare per un’azienda di servizi editoriali di Bologna in qualità di Art Director, mi dedicai anima e corpo ad una mia grande passione portata alla luce proprio in quegli anni: l’insegnamento. Nel 1994 lasciai il lavoro in azienda e cercai di riciclarmi come docente in materie grafiche (computer grafica) ma più orientate all’arte, la fortuna volle che riuscii a trovare un incarico, in qualità di libero docente, o come più volgarmente si usa dire “docente a contratto”, presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove mi fu data la possibilità di inventarmi un corso specialistico in “nuove tecnologie applicate all’arte”. La mia passione per l’arte, soprattutto quella digitale, da quel momento crebbe in maniera esponenziale, spingendomi ad approfondire sempre di più la mia conoscenza anche nei settori artistici più tradizionali, ciò mi permise di insegnare in maniera più adeguata la mia materia, di trovare un solido filo conduttore e di gettare un ideale ponte fra i due mondi, uno dei quali in assoluto divenire.
Passione, passione e sete di sapere mi portarono, sempre in quegli anni, a collaborare con altre facoltà universitarie, a stringere rapporti interpersonali con molti studenti, a conoscere artisti, a frequentare mostre e a divenire, anche se per un breve periodo, io stesso artista (ovviamente digitale).
Proprio la frequentazione del variegato e spesso controverso mondo dell’arte, mi portò ad unire le conoscenze in ambito informatico con l’arte stessa. All’inizio degli anni duemila scoprii quanto fosse difficile per un artista, o potenziale tale, mettersi in luce e cercare di trasformare la sua grande passione in un lavoro. Per chi viveva in una grande città come Milano o Roma la situazione poteva risultare più semplice, ma tutti coloro che non avevano la possibilità di frequentare gallerie, visitare spesso mostre, conoscere personalmente artisti, critici e collezionisti? Chi viveva in piccoli centri urbani isolati? Mi dissi che era il momento di dare voce a tutti coloro che non l’avevano, di accorciare le distanze, di palesare un mondo sotterrano che altrimenti difficilmente sarebbe emerso. Nel dicembre del 2004 nacque ufficialmente il magazine elettronico Frattura Scomposta, nome non dato a caso, ovviamente, una rivista fuori dall’ordinario, del resto già il fatto che fosse realizzata in formato PDF e non cartaceo, distribuita online e freeware, la dice lunga su quella che sarebbe stata la sua linea editoriale.
Attraverso la rivista avrei dato voce a tutti quegli artisti (di ogni età, tengo a precisarlo) che altrimenti difficilmente avrebbero potuto mostrare la qualità del loro lavoro, cercando di metterli in relazione con
altre realtà: le gallerie emergenti. Attraverso Exibart, all’epoca unico social network di settore, ricercai e pubblicai artisti, gallerie, mostre ed eventi che altrimenti non avrebbero avuto la meritata visibilità. Devo anche ammettere che ero, come lo sono tutt’ora, stanco di vedere circolare sempre gli stessi nomi e di leggere riviste cartacee che sembravano fatte con lo stampino, volevo spalancare la finestra e far entrare una boccata di aria fresca. Tutto ciò lo feci, e continuo a farlo, in forma di assoluta gratuità, nessuno spende e nessuno guadagna denaro, né per essere pubblicato, ne per scaricare la rivista.
Frattura Scomposta, con l’aiuto della mia compagna, l’artista Vania Elettra Tam, uscì senza ritardi ogni due mesi ininterrottamente fino al 2010, poi per ragioni di trasferimento ed una nuova mia situazione lavorativa, si rese necessario interrompere la pubblicazione ma con la ripromessa di farla ripartire, magari ancora più forte di prima. Sino a quel momento il magazine aveva pubblicato 20 numeri da circa 250 pagine l’uno, portato alla luce più di 400 artisti emergenti, segnalato più di 60 gallerie giovani ed era scaricato da circa 8.000 utenti ad uscita.
Una volta raggiunta una mia personale stabilità, verificate le nuove e più attuali tecnologie, studiato nuove forme di comunicazione online, preso contatto con nuovi collaboratori, nell’estate del 2012 in concomitanza con la Biennale di Architettura di Venezia, Frattura Scomposta riprese il suo cammino con delle palesi novità. Seppur la rivista fosse rimasta essenzialmente quella degli anni precedenti (pdf; bimestrale e prevalentemente dedicata all’arte emergente italiana), le si aggiunse una nuova connotazione, sfruttando in modo più efficace i social network e diversificando maggiormente la propria offerta informativa, dislocandola su internet e diversificandola su più piattaforme tecnologiche, con lo scopo di allargare gli orizzonti e fornire un’informazione più tempestiva ed accurata sul mondo dell’arte italiana: facendo ricerca capillare di informazioni di “primo pelo”; cercando di essere fra i primi ad arrivare a determinate notizie; aprendo dibattiti e fornendo elementi interessanti di discussione. Pertanto intorno al “pianeta” Frattura Scomposta Contemporary Art Magazine, sono stati fatti ruotare e gravitare tutta una serie di “satelliti”: 1) pagina Facebook ufficiale dedicata prevalentemente ai servizi fotografici che Frattura Scomposta realizza in tutte le mostre che visita (più di cento all’anno), cercando di pubblicare, in modo tempestivo, gli scatti realizzati (per esempio: 20 minuti dopo la preview per la stampa della mostra di Picasso a Palazzo Reale a Milano, più di cento foto furono immediatamente pubblicate con tanto di considerazioni personali; dalla Biennale di Venezia le foto scattate durante il giorno venivano caricate la sera stessa, per l’occasione furono più di 800 gli scatti digitalizzati e pubblicati).
2) profilo Facebook per un contatto diretto con gli appassionati d’arte: articoli, considerazioni e dibattiti ma anche scelta degli artisti da pubblicare.
3) blog Tumblr attraverso il quale fornire informazioni utili sulle mostre in divenire – una sorta di “prossimamente su questi schermi”.
4) profilo Pinterest – piattaforma che consente di reperire informazioni tempestive in modo visuale (immagini dal web) su tutto ciò che accade o accadrà nel mondo dell’arte in Italia (esempio : a 4 mesi dall’apertura ufficiale sono in costante aggiornamento le informazioni inerenti la prossima Biennale d’Arte Visiva di Venezia. Con largo anticipo Frattura Scomposta ha pubblicato i nomi dei curatori, degli artisti e le informazioni sulle opere che presenteranno le varie nazioni partecipanti.)
5) canale YouTube – con grafica personalizzata che raccoglie video d’arte di grande importanza soprattutto storica, ma anche video che Frattura Scomposta realizza durante le proprie “scorribande” artistiche in giro per l’Italia.
Morale della favola, la rigenerazione della rivista ed il network creatole attorno e costantemente aggiornato, ha esponenzialmente aumentato il numero di coloro che scaricano dal sito ufficiale il magazine, passato dai circa 8.000 download agli oltre 20.000 del numero di gennaio 2013, ciò dimostra quanta “fame” ci sia di novità ma soprattutto di informazione fresca, tempestiva, libera e mai paludata.
Dal pubblicare su Frattura Scomposta artisti emergenti a poterli esporre in contesti reali, il passo è stato breve anche se non indolore.
L’idea di realizzare mostre di artisti pubblicati sul magazine è nata nella primavera dell’ormai lontano 2007. L’intento fu quello di dare concreta visibilità agli emergenti accostandoli ad artisti più affermati abbastanza sensibili da permettersi di scendere in campo e mettersi in gioco.
In quell’anno proposi l’idea ad alcune consolidate realtà milanesi di mia conoscenza che, a modo loro, già si occupavano di arte emergente: Fabbrica Borroni , Wannabee Gallery e Libreria Bocca. Tutte e tre risposero entusiasticamente al mio progetto espositivo denominato “Aliens”, in cui si voleva mettere in mostra una tematica di grande attualità ed interesse sociale: l’alienazione umana.
Per il luogo e la struttura espositiva si decise, di comune accordo, di trovare uno spazio a Venezia per poter sfruttare la cassa di risonanza della 52ma Biennale d’arte visiva che si sarebbe svolta proprio in quel periodo.
Fortunatamente, mettendo in moto le nostre conoscenze, riuscimmo a trovare uno spazio molto bello in un contesto veramente suggestivo, il polo scientifico-culturale Vega alle porte di Venezia, che ci mise a disposizione uno spazio avveniristico, frutto di una consapevole ristrutturazione di alcuni capannoni industriali. Per l’occasione invitammo artisti che all’epoca erano ancora sconosciuti assieme ad altri che invece avevano già un percorso artistico interessante: Gianrico Agresta, Marco Bernardi, Alessandra Bocconi, Danilo Buccella, Gabriele Buratti, Claudio Magrassi, Andrea Mariconti, Jara Marzulli, Elisa Rossi, Vania Elettra Tam e Giulio Zanet. Pianificammo anche una giornata con diversi ospiti, fra i quali anche la compianta Maria Grazia Torri (critico d’Arte), in cui si tenne un dibattito sull’ arte emergente italiana in tutte le sue sfaccettature.
L’evento ebbe un grande successo soprattutto mediatico, tale da essere inserito fra gli eventi collaterali della 52ma Biennale di Venezia.
Oggi, nel 2013, grazie ad una maggior esperienza ed a una rinnovata voglia di “fare rete” (termine forse abusato ma che rende l’dea), abbiamo riproposto il progetto rilanciandolo con maggior forza.
Anche in questo caso il veicolo “Facebook” ha aiutato moltissimo, forse anche in relazione al fatto che Frattura Scomposta ha introdotto un elemento inusuale e, fino ad ora, poco considerato, ovvero il mettere in piazza tutto quello che si sta progettando in tempo reale, invitando le persone coinvolte a partecipare alla costruzione dello stesso. Raccontando successi e fallimenti, palesando ogni mossa e chiedendo a chi avesse voglia di farlo di esprimere la propria opinione. Per alcune realtà abituate a lavorare in modo più discreto e tradizionale, ciò è risultato spiazzante, al punto di definire questo metodo cristallino “poco professionale” e, in alcuni casi, persino offensivo. Ma non a caso la rivista si chiama Frattura Scomposta,
perché è nella sua natura (e nella mia) non ragionare in maniera convenzionale, perciò me ne sono infischiato ed ho proseguito per la mia strada.
Chiunque può trovare i dettagli del progetto in divenire “Aliens 2013” semplicemente andando sulla pagina Facebook di Frattura Scomposta. Tematica, artisti coinvolti, gallerie partner, associazioni culturali, luoghi, date e persino la grafica dei materiali promozionali viene dibattuta apertamente on-line, insomma tutto è assolutamente alla luce del sole.
Aliens è una mostra itinerante, la prima tappa si terrà giovedì 7 febbraio a Como nella centralissima Marsiglione Arts Gallery, dove rimarrà fino al 2 marzo. Proseguirà nelle splendide sale di Palazzo Pirola a Gorgonzola dal 18 maggio all’9 giugno, per poi fare tappa a Lecce in ben due sedi, il meraviglioso Palazzo Vernazza e contemporaneamente presso la galleria E-Lite studiogallery dal 13 luglio al 24 agosto (date in fase di conferma). Il tour probabilmente toccherà anche Torino, ma su questa tappa stiamo ancora lavorando.
Al termine del 2013, in linea di massima, Aliens sarà stata in grado proporre, nelle varie tappe dell’evento, un centinaio di artisti, molti dei quali assolutamente emergenti ma, ovviamente, tutti di grande qualità.