- TraME - Mostra personale di ELISA ROSSI -
a cura di Elisa Paiusco e in collaborazione con A2 Gallery
Dal 04|10|2015 al 04|11|2015
a cura di Elisa Paiusco e in collaborazione con A2 Gallery
Dal 04|10|2015 al 04|11|2015
Borgo Berga La Citta' In Citta'
Piazza ponte landolfo 117, 36100 Vicenza
INGRESSO GRATUITO
TESTO CRITICO DELLA MOSTRA:
TraME di Elisa Rossi - pittrice figurativa intimamente legata all’iperrealismo - è una mostra delicata che sottolinea l’ambito narrativo intimo e privato entro cui si muovono le sue figure e al contempo svela, ora con una fisicità plastica, ora attraverso “tracce” squisitamente femminili, piccoli istanti della loro storia.
Una selezione di lavori dal 2007 a oggi ci racconta il mondo pittorico della Rossi in cui emerge forte l’organizzazione seriale delle opere - in quanto singoli episodi di progetti più ampi che proseguono nel tempo - come pure il grande interesse che l’artista rivolge alla figura femminile còlta nella dimensione
domestica, in momenti di vita apparentemente insignificanti ma attorno, e grazie ai quali, si struttura la geografia espressiva dell’artista.
La sua è una donna silenziosa che si raccoglie pensosa in camera da letto o in bagno per lunghe abluzioni.
Non svela quasi mai il suo volto a far intendere che non vi è e non vi sarà possibilità di instaurare un dialogo perché lontana dal mondo esterno, protetta nel suo ambiente domestico - mondo psicologico sicuro dove è libera di essere semplicemente.
Sono figure dolci ma con una forte espressività corporea potentemente connotata e stilisticamente riconoscibile grazie ai tagli di luce netti e alle cromie che impiegano per lo più il bianco, il nero e i toni della terra.
L’impossibilità di comunicare con lo sguardo di queste donne ritaglia per l’osservatore un ruolo definito aprioristicamente dalla Rossi che “concede” a questo spettatore di invadere la loro sfera privata con uno sguardo non più che discretamente indiscreto - mai compiaciuto del suo partecipare alla narrazione e grato della possibilità di sbirciare un “rifugio segreto” senza oltrepassarne la soglia.
Più che una intimità negata o violata, Elisa Rossi sembra volerci raccontare di una dimensione privata raccolta in cui il soggetto entra in contatto con la sfera più profonda di sé, mantenendo piena consapevolezza della propria fisicità e del proprio corpo, che qui assume il ruolo di prezioso scrigno da preservare con dedizione in quanto custode di un mondo psichico personale. L’atto del prendersi cura
di sé, e di rifugiarsi pensosamente nella quiete domestica, si carica del peso sacrale del rito che alla sua ripetizione deve il valore e, che proprio per le sue reiterazione e naturalezza, parla del lavoro pittorico dell’autrice.
Ecco che la componente autobiografica emerge forte in virtù della ritualità del gesto espressivo - pratica quotidiana di isolamento fisico e mentale, necessario e rassicurante al contempo - in cui il ritmo del tempo pittorico si allinea alla temporalità dilatata presente nelle tele: elemento centrale della serie Scrittura privata. In questo progetto, realizzato a china e pennarello su carta o tela, alla riflessione sulla manualità del gesto legato alla ripetizione di molte attività artigianali femminili, l’autrice affianca
il valore temporale del segno e dell’esecuzione come momenti di dialogo con se stessa nel tentativo di restituire il proprio tempo in una scrittura astratta, quasi danzata, che arriva dall’intimo profondo e inconsapevole e che riconduce alla scrittura automatica.
Il tempo del dipingere è tema centrale anche nella serie Corredo in cui l’esecuzione pittorica racconta la ripetitività delle pratiche femminili del merletto e del ricamo e, al contempo, porta l’opera verso un’astrattizzazione che suggerisce l’idea di un corpo non più ritratto e che elegge a protagonista ciò che prima era dettaglio, guadagnando ora completa autonomia.
Nella serie Limine l’attenzione riservata a tappeti, merletti, veli e scale si spinge ancora oltre per intraprendere un’indagine che oscilla e gioca con il concetto di “soglia” tra ciò che è materiale e visibile, e ciò che va oltre questa dimensione per sconfinare nello spirituale.
Ogni elemento in queste opere è considerato per la sua capacità di portarci altrove, un altrove in cui si possa prender piena coscienza di sé per perderla immediatamente nell’oblio e nella pace mentale che queste opere ispirano.
Elisa Paiusco, curatrice
TESTO CRITICO DELLA MOSTRA:
TraME di Elisa Rossi - pittrice figurativa intimamente legata all’iperrealismo - è una mostra delicata che sottolinea l’ambito narrativo intimo e privato entro cui si muovono le sue figure e al contempo svela, ora con una fisicità plastica, ora attraverso “tracce” squisitamente femminili, piccoli istanti della loro storia.
Una selezione di lavori dal 2007 a oggi ci racconta il mondo pittorico della Rossi in cui emerge forte l’organizzazione seriale delle opere - in quanto singoli episodi di progetti più ampi che proseguono nel tempo - come pure il grande interesse che l’artista rivolge alla figura femminile còlta nella dimensione
domestica, in momenti di vita apparentemente insignificanti ma attorno, e grazie ai quali, si struttura la geografia espressiva dell’artista.
La sua è una donna silenziosa che si raccoglie pensosa in camera da letto o in bagno per lunghe abluzioni.
Non svela quasi mai il suo volto a far intendere che non vi è e non vi sarà possibilità di instaurare un dialogo perché lontana dal mondo esterno, protetta nel suo ambiente domestico - mondo psicologico sicuro dove è libera di essere semplicemente.
Sono figure dolci ma con una forte espressività corporea potentemente connotata e stilisticamente riconoscibile grazie ai tagli di luce netti e alle cromie che impiegano per lo più il bianco, il nero e i toni della terra.
L’impossibilità di comunicare con lo sguardo di queste donne ritaglia per l’osservatore un ruolo definito aprioristicamente dalla Rossi che “concede” a questo spettatore di invadere la loro sfera privata con uno sguardo non più che discretamente indiscreto - mai compiaciuto del suo partecipare alla narrazione e grato della possibilità di sbirciare un “rifugio segreto” senza oltrepassarne la soglia.
Più che una intimità negata o violata, Elisa Rossi sembra volerci raccontare di una dimensione privata raccolta in cui il soggetto entra in contatto con la sfera più profonda di sé, mantenendo piena consapevolezza della propria fisicità e del proprio corpo, che qui assume il ruolo di prezioso scrigno da preservare con dedizione in quanto custode di un mondo psichico personale. L’atto del prendersi cura
di sé, e di rifugiarsi pensosamente nella quiete domestica, si carica del peso sacrale del rito che alla sua ripetizione deve il valore e, che proprio per le sue reiterazione e naturalezza, parla del lavoro pittorico dell’autrice.
Ecco che la componente autobiografica emerge forte in virtù della ritualità del gesto espressivo - pratica quotidiana di isolamento fisico e mentale, necessario e rassicurante al contempo - in cui il ritmo del tempo pittorico si allinea alla temporalità dilatata presente nelle tele: elemento centrale della serie Scrittura privata. In questo progetto, realizzato a china e pennarello su carta o tela, alla riflessione sulla manualità del gesto legato alla ripetizione di molte attività artigianali femminili, l’autrice affianca
il valore temporale del segno e dell’esecuzione come momenti di dialogo con se stessa nel tentativo di restituire il proprio tempo in una scrittura astratta, quasi danzata, che arriva dall’intimo profondo e inconsapevole e che riconduce alla scrittura automatica.
Il tempo del dipingere è tema centrale anche nella serie Corredo in cui l’esecuzione pittorica racconta la ripetitività delle pratiche femminili del merletto e del ricamo e, al contempo, porta l’opera verso un’astrattizzazione che suggerisce l’idea di un corpo non più ritratto e che elegge a protagonista ciò che prima era dettaglio, guadagnando ora completa autonomia.
Nella serie Limine l’attenzione riservata a tappeti, merletti, veli e scale si spinge ancora oltre per intraprendere un’indagine che oscilla e gioca con il concetto di “soglia” tra ciò che è materiale e visibile, e ciò che va oltre questa dimensione per sconfinare nello spirituale.
Ogni elemento in queste opere è considerato per la sua capacità di portarci altrove, un altrove in cui si possa prender piena coscienza di sé per perderla immediatamente nell’oblio e nella pace mentale che queste opere ispirano.
Elisa Paiusco, curatrice
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