Villa Bardini
“Toscana ’900. Da Rosai a Burri. Percorsi inediti tra le collezioni fiorentine”
a cura di Lucia Mannini e Chiara Toti
Nell’ambito del progetto Toscana ’900 – Piccoli Grandi Musei, promosso e
organizzato da Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Regione Toscana, in
collaborazione con la Consulta delle Fondazioni di origine bancaria
della Toscana, dal 3 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016 Villa Bardini a
Firenze ospiterà la mostra “Toscana ’900. Da Rosai a Burri. Percorsi
inediti tra le collezioni fiorentine” a cura di Lucia Mannini e Chiara
Toti.
L’esposizione intende riportare l’attenzione su alcune delle realtà
cittadine che accolgono e tutelano collezioni del ’900 normalmente non
esposte e accessibili al pubblico. Biblioteche, archivi, istituzioni
destinate alla formazione, allo studio e alla ricerca, oppure collezioni
di origine bancaria o raccolte private: a loro si deve la conservazione
in luoghi significativi della vita sociale e culturale della città di
un patrimonio ricco ma “silenzioso” al quale è dedicata la mostra di
Villa Bardini.
Si tratta infatti di un progetto corale che ha visto numerose
partecipazioni sia di enti pubblici sia di cittadini privati. Il
percorso si suddivide infatti in due parti. Nella prima sono contemplate
le raccolte di cinque importanti istituzioni fiorentine presenti con
opere di differenti tipologie, provenienti da altrettanti differenziate
vicende collezionistiche.
Le sale più vaste accolgono la raccolta di origine bancaria del Monte
dei Paschi di Siena, che ospita nelle proprie sedi – soprattutto tra
Firenze e Siena – fondi oro e dipinti dei maggiori rappresentanti
dell’arte senese dal XIV al XIX secolo, ma anche un vasto nucleo di
dipinti novecenteschi, arricchitosi soprattutto in seguito
all’incorporazione della collezione di Banca Toscana. Se di Felice
Carena è la celebre grande tela che raffigura una lezione accademica di
nudo – nella quale sono forse ritratti gli stessi colleghi del pittore
all’Accademia di Belle Arti di Firenze –, di Rosai sono opere
fondamentali come I giocatori di Toppa, esempio di quella critica alle
convenzioni borghesi che si esprimeva attraverso lo scelta del popolo
come soggetto principale della propria pittura e di una stile scarno e
antiaccademico a sottolinearne il carattere allo stesso tempo
toscanissimo e universale. Di quel candidissimo pittore delle essenze
che fu Donghi le Donne per le scale, esempio di quel “realismo magico”
che caratterizza molta pittura italiana tra le due guerre, mentre di
Severini uno dei pannelli dipinti nel 1928 per l’abitazione parigina del
mercante Léonce Rosenberg, incentrato sul tema del circo e delle
maschere italiane caro al pittore in questi anni. E poi anche nature
morte (un singolare De Pisis) e paesaggi (un raro Morandi) offrono
dimostrazione di una coerenza di scelte collezionistiche, da cui esula
inaspettatamente un’opera giovanile di Burri, una tela realizzata con
frammenti di stoffe.
Dall’Archivio Bonsanti del Gabinetto Vieusseux sono esposte opere
provenienti da quattro fondi, selezionate secondo un filo tematico che
ha nel ritratto l’evocazione di personalità del mondo dell’arte e della
cultura.
Decenni di frequentazioni di artisti, musicisti e letterati si
intuiscono dai piccoli ritratti delineati da Leonetta Pieraccini, moglie
del critico Emilio Cecchi, mentre intensi e pregnanti sono i gessi con i
quali Quinto Martini plasma i volti e le attitudini di maestri e amici;
se i ritratti di Adriana Pincherle costituiscono al Vieusseux quasi una
galleria di uomini illustri, l’incessante indagine di Pier Paolo
Pasolini sul suo volto sono esempio di una modalità di espressione
seriale che si estende anche all’effigie del suo maestro, Roberto
Longhi. Sono testimonianze preziose del tenore di una stagione come
scrive Antonio Paolucci: “A scorrere i fulminei ritrattini di Leonetta
Cecchi Pieraccini a inchiostro su carta dei grandi del Novecento
(Malipiero e Ungaretti, Montale ed Eliot, Pirandello e Nino Rota),
sostando di fronte all’imprevisto e imprevedibile ritratto caricaturale
che Roberto Longhi fece del suo antagonista Emilio Cecchi, o ai gessi di
Quinto Martini dedicati ad Ardengo Soffici e a Luigi Dallapiccola, ci
si rende conto di quale straordinaria stagione, popolata di avventurosi
talenti, è stato il Novecento artistico a Firenze”.
A questo clima stimolante si deve anche la formazione della vasta
collezione di disegni dell’Accademia, creatasi negli anni Trenta grazie
alla “chiamata agli artisti” da parte di Felice Carena e qui
rappresentata da una selezione incentrata sul tema della figura e del
nudo, con fogli di Casorati, Morandi, Sironi, Marini. La mostra di Villa
Bardini si presenta anche come un’occasione importante di rilancio di
questa raccolta, da un lato attraverso il restauro dei disegni presenti
in mostra (da parte dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze), dall’altro
attraverso l’impegno dell’Accademia di Belle Arti per un nuovo
aggiornamento della collezione che ha visto recentemente giungere un
intenso foglio di Lorenze Bonechi, donato nel 2015 da Stefania Papi in
ricordo del marito già allievo dell’Accademia, e un progetto di
Gianfranco Baruchello in via di acquisizione.
Di tutt’altra origine e provenienza la vasta collezione di edizioni
d’arte e libri d’artista della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze:
formatasi grazie alla passione collezionistica di un privato, Loriano
Bertini, in ragione della sua importanza e ampiezza è stata acquistata
in blocco nell’anno 2000 dal Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e affidato alla biblioteca. Già allora definito da Paolucci
come il «fondo numericamente più cospicuo e storicamente più importante
di libri d’autore del Novecento oggi proprietà dello Stato italiano»,
esso attraversa tutta la storia dell’arte occidentale. La selezione –
con nomi che vanno da Depero a Munari, da Kandinskij a Picasso, da
Duchamp a Dalì, da Fontana a Warhol – è presentata a dare misura della
non solo della qualità e vastità di una collezione solitamente
accessibili solo agli studiosi, ma soprattutto di quello che fu il
livello straordinario di creatività raggiunto nel Novecento dalla
cooperazione tra scrittori e illustratori sotto l’egida di illuminati
editori.
Il percorso presenta anche una scelta di pezzi storici testimoni
dell’attività dell’Istituto d’Arte di Porta Romana tra anni Venti e
Trenta, il momento in cui ha costruito la propria fama. Ogni classe di
insegnamento ha infatti conservato la propria collezione di eccellenze:
sculture realizzate nei materiali più diversi, ceramiche, tessuti,
oggetti d’oreficeria, disegni, stampe, mobili, fotografie, pitture e
vetrate costituiscono un ricco patrimonio che viene evocato in questa
mostra con alcuni esemplari tra i più celebri, almeno per gli anni qui
presi in considerazione, delle classi di scultura, oreficeria e tessile.
Come nel caso dell’Accademia di Belle Arti, l’esposizione è stata
occasione per porre mano al restauro di alcuni gessi storici, tra cui il
gruppo delle “Giraffe”, esempio del gusto del raffinato gusto europeo
improntato alla lezione di Libero Andreotti che dell’Istituto fu
direttore dagli anni Venti.
Nella seconda parte la mostra si compone di un’ampia sezione dedicata al
collezionismo privato, da sempre filtro e integrazione alle raccolte
museali. Sebbene oggi donazioni di intere collezioni private, aperture
di nuove sedi museali e incalzanti appuntamenti espositivi rendano
l’arte del XX secolo molto più visibile, alcune mura domestiche
custodiscono un patrimonio prezioso, spesso inedito e insospettato per
una città come Firenze, che può andare convenientemente a integrare
quello esposto nei musei. La presente mostra, che ha sottesa l’ambizione
di mostrare (o dimostrare) quanto a Firenze sia ampio e vario il
patrimonio d’arte del Novecento non esposto e non visibile ai più, non
poteva dunque rinunciare a contemplare un segmento costruito con quanto
di più “non musealizzato” la città possa offrire: cioè la collezione
privata. La disponibile generosità dei collezionisti interpellati ha
consentito di creare un piccolo ma significativo percorso impostato
secondo un andamento cronologico, nel quale si rispecchia quella
compresenza, riscontrata nelle raccolte, di artisti italiani di fama
internazionale con altri toscani di apertura e rinomanza nazionale con
opere significative di primo Novecento (Balla, De Chirico, Soffici) e
incursioni nella creatività della seconda metà del secolo con Manzoni,
Pascali, Fontana e Castellani. Nella sezione sono anche significative
presenze di opere di artisti stranieri quali Picasso, Moore e Yasuda, in
gran parte dovute a particolari legami che questi hanno avuto con la
città.
All’interno del progetto TOSCANA ‘900 PGM 2015 www.toscana900.com
Conferenza stampa di presentazione della mostra venerdì 2 ottobre alle ore 11.30
Intervengono:
Enrico Rossi, presidente Regione Toscana
Umberto Tombari, presidente Ente Cassa di Risparmio di Firenze
Luciano Barsotti, presidente Consulta delle Fondazioni di origine bancaria della Toscana
Lucia Mannini, curatrice della mostra
Chiara Toti, curatrice della mostra
Ufficio Stampa Toscana ‘900
Davis & Franceschini Lea Codognato/Caterina Briganti e-mail: info@davisefranceschini.it- Tel. 055 2347273
La mostra sarà inaugurata venerdì 2 ottobre alle ore 18.30
Villa Bardini
Costa San Giorgio, 2 Firenze
Orari di apertura: Lunedì, mercoledì, giovedì dalle 9.00 alle 18.00; Martedì e venerdì dalle 9.00 alle 13.30
DA ROSAI A BURRI
dal 2/10/2015 al 10/1/2016
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