Si è inaugurata oggi la grande mostra di Giovanni Frangi a Roma,
all'Istituto Centrale per la Grafica
L'Istituto centrale per la grafica di Roma presenta, nella sede di Palazzo Poli, l'opera in carta di Giovanni Frangi,
progettata per la sede, con la curatela di Giorgio Verzotti. Lo fa con
un progetto che ha tutto il sapore di una sfida: lavorare sul supporto
che in questo luogo ha uno dei suoi "templi", la carta. Frangi infatti
ha cercato di saggiarne in modo imprevedibile ed estremo tutte le
potenzialità. Per realizzare questo progetto ha puntato su due carte
dalle grandi qualità come la Hahnemuhle bianca e la Fabriano nera, alle
quali ha aggiunto un "outsider": un cartone di grandi dimensioni
prodotto da Cartiere dell'Adda. Ciascun tipo di carta poi comporta anche
un rapporto con grane profondamente differenti, che diventano fattore
attivo nel lavoro di Frangi.
Non è la prima volta che Frangi si misura con le carte, basta ricordare il ciclo "Pasadena" del 2013 dedicato ai Huntington Botanical Gardens della città californiana.
Anche gli artisti che dalla seconda metà del Settecento arrivano da tutt'Europa stregati dal paesaggio di Roma avevano eletto la carta a loro supporto preferito perché permetteva di lavorare con rapidità e di "rapire" le visioni che si trovavano davanti. Ma le loro carte per ragioni non solo pratiche tendevano ad essere sempre piccole (sono stati affettuosamente ribattezzati "tableautins"), quasi che il loro lavoro fosse qualcosa di furtivo, di molto privato.
Giovanni Frangi al contrario usa la carta facendone esplodere le dimensioni, che in molti casi arrivano a coprire quasi tutta l'estensione delle grandi pareti, mentre è nello storico laboratorio della Stamperia che sabato, 24 settembre, alle ore 19, in collaborazione con Corrado Albicocco, Frangi realizzerà due incisioni con la tecnica del carborundum; due immagini di foreste nordiche in bianco e nero che, grazie a questa tecnica sperimentata già nel ciclo "Pasadena", acquisteranno una straordinaria materia vellutata. Al termine del workshop sarà possibile visitare la mostra in compagnia dell'artista.
Come ha scritto nel volume "Giovanni Frangi. Pasadena" Giorgio Verzotti: "la natura da oggetto di attrazione diventa oggetto di indagine, e per meglio dire, schermo su cui proiettare istanze psicologiche, gli affetti di uno spirito quasi visionario. Cieli e fiumi e montagne e pietre che non hanno quasi mai il colore appropriato, come in un paesaggio all'acido lisergico dipinto da una mente sovraeccitata. Da qui la forza insieme toccante e artificiosa del suo lavoro".
Nella serie San Pietro, grandi foreste su cartone, o nella serie Fontannamare i tronchi si impongono nello spazio con l'evidenza formale di un fusto di colonna che si alza sopra le rovine. L'acqua della serie Trevi si colora invece di un rosa sfrontatamente cinematografico. La contaminazione di Frangi con Roma non poteva prescindere dal suo amore per Mario Schifano, che ritroviamo ad esempio nella libertà di tessitura della serie Antigua, grandi palme realizzate su cartone.
Un video documenterà il lavoro dell'artista in occasione della realizzazione della mostra, che sarà aperta al pubblico sino al 1° novembre.
Non è la prima volta che Frangi si misura con le carte, basta ricordare il ciclo "Pasadena" del 2013 dedicato ai Huntington Botanical Gardens della città californiana.
Anche gli artisti che dalla seconda metà del Settecento arrivano da tutt'Europa stregati dal paesaggio di Roma avevano eletto la carta a loro supporto preferito perché permetteva di lavorare con rapidità e di "rapire" le visioni che si trovavano davanti. Ma le loro carte per ragioni non solo pratiche tendevano ad essere sempre piccole (sono stati affettuosamente ribattezzati "tableautins"), quasi che il loro lavoro fosse qualcosa di furtivo, di molto privato.
Giovanni Frangi al contrario usa la carta facendone esplodere le dimensioni, che in molti casi arrivano a coprire quasi tutta l'estensione delle grandi pareti, mentre è nello storico laboratorio della Stamperia che sabato, 24 settembre, alle ore 19, in collaborazione con Corrado Albicocco, Frangi realizzerà due incisioni con la tecnica del carborundum; due immagini di foreste nordiche in bianco e nero che, grazie a questa tecnica sperimentata già nel ciclo "Pasadena", acquisteranno una straordinaria materia vellutata. Al termine del workshop sarà possibile visitare la mostra in compagnia dell'artista.
Come ha scritto nel volume "Giovanni Frangi. Pasadena" Giorgio Verzotti: "la natura da oggetto di attrazione diventa oggetto di indagine, e per meglio dire, schermo su cui proiettare istanze psicologiche, gli affetti di uno spirito quasi visionario. Cieli e fiumi e montagne e pietre che non hanno quasi mai il colore appropriato, come in un paesaggio all'acido lisergico dipinto da una mente sovraeccitata. Da qui la forza insieme toccante e artificiosa del suo lavoro".
Nella serie San Pietro, grandi foreste su cartone, o nella serie Fontannamare i tronchi si impongono nello spazio con l'evidenza formale di un fusto di colonna che si alza sopra le rovine. L'acqua della serie Trevi si colora invece di un rosa sfrontatamente cinematografico. La contaminazione di Frangi con Roma non poteva prescindere dal suo amore per Mario Schifano, che ritroviamo ad esempio nella libertà di tessitura della serie Antigua, grandi palme realizzate su cartone.
Un video documenterà il lavoro dell'artista in occasione della realizzazione della mostra, che sarà aperta al pubblico sino al 1° novembre.
Roma, Istituto centrale per la grafica, Palazzo Poli, via Poli 54
dal martedì alla domenica dalle 14 alle 19 (ultimo ingresso ore 18.30)
Ingresso libero
www.grafica.beniculturali.it
dal martedì alla domenica dalle 14 alle 19 (ultimo ingresso ore 18.30)
Ingresso libero
www.grafica.beniculturali.it
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