Arriva la V edizione di SetUp e già in molti ne parlano...
Ovviamente lo fa anche questa "Stanza"
A Bologna 27-28-29 gennaio 2017
L’equilibrio è il tema guida della 5a edizione di SetUp Contemporary Art Fair.
Il tema equilibrio, così come
nell’interpretazione di Kierkegaard, è giocato su un sottile paradosso
che valorizza la mancanza di quiete come motore esistenziale.
Coerente con i tempi contemporanei
decisamente contrassegnati da instabilità, agli espositori di SetUp 2017
si chiede di indagare la condizione economica, sociale, politica, delle
relazioni, geografica ma anche fisica, tecnologia, formale e di
identità attraverso un progetto curatoriale centrato sul tema dell’equilibrio
in cui proporzione, armonia, simmetria, statica così come eccesso,
dinamica, sbilanciamento e azione delle forze siano i punti in cui si
aprono gli scenari di lettura del presente attraverso l’arte.
SetUp Contemporary Art Fair è una fiera d’arte
che rivolge l’attenzione alla scena contemporanea emergente. Nata nel
2013 ora è giunta alla 5a edizione. Si svolge a Bologna durante l’art
week, l’ultima settimana di gennaio.
Il significato della parola setup, “predisporre le operazioni per il successivo avviamento di un sistema”, indica le intenzioni della fiera: mettere in moto un nuovo processo per ripensare il sistema arte.
SetUp Contemporary Art Fair è la prima e l’unica fiera che coinvolge le tre figure chiave del sistema dell’arte contemporanea – artista, curatore-critico, gallerista – facendole interagire; per format agli espositori è chiesto di presentare un progetto curatoriale con almeno un artista under 35, presentato da un testo critico di un curatore under 35.
SetUp Contemporary Art Fair coltiva il dinamismo presentandosi come piattaforma culturale. Ogni anno talk, tavole rotonde e presentazioni editoriali danno voce alle esperienze più interessanti della ricerca contemporanea; è aperto il confronto tra i professionisti con spazio per la rassegna performativa e per le altre forme di espressione; sono valutati i progetti di singoli artisti che hanno la tenacia di mettersi in discussione con la sezione Special Project. SetUp Contemporary Art Fair è un progetto ideato da Simona Gavioli e Alice Zannoni
Perché fanno tutto questo? Per offrire nuovi orizzonti, per promuovere le gallerie che investono sugli artisti emergenti, per far crescere una nuova generazione di collezionisti, per innescare un cortocircuito virtuoso tra commercio e cultura, per soddisfare ad ampio raggio l’attrattiva da parte del pubblico e soprattutto perché crediamo nella concreta possibilità che si possa generare una sana “economia della cultura”.
Il significato della parola setup, “predisporre le operazioni per il successivo avviamento di un sistema”, indica le intenzioni della fiera: mettere in moto un nuovo processo per ripensare il sistema arte.
SetUp Contemporary Art Fair è la prima e l’unica fiera che coinvolge le tre figure chiave del sistema dell’arte contemporanea – artista, curatore-critico, gallerista – facendole interagire; per format agli espositori è chiesto di presentare un progetto curatoriale con almeno un artista under 35, presentato da un testo critico di un curatore under 35.
SetUp Contemporary Art Fair coltiva il dinamismo presentandosi come piattaforma culturale. Ogni anno talk, tavole rotonde e presentazioni editoriali danno voce alle esperienze più interessanti della ricerca contemporanea; è aperto il confronto tra i professionisti con spazio per la rassegna performativa e per le altre forme di espressione; sono valutati i progetti di singoli artisti che hanno la tenacia di mettersi in discussione con la sezione Special Project. SetUp Contemporary Art Fair è un progetto ideato da Simona Gavioli e Alice Zannoni
Perché fanno tutto questo? Per offrire nuovi orizzonti, per promuovere le gallerie che investono sugli artisti emergenti, per far crescere una nuova generazione di collezionisti, per innescare un cortocircuito virtuoso tra commercio e cultura, per soddisfare ad ampio raggio l’attrattiva da parte del pubblico e soprattutto perché crediamo nella concreta possibilità che si possa generare una sana “economia della cultura”.
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