Leggo sul sito di Repubblica una notizia che mi lascia basito. La Triennale Bovisa salta, chiude! Ma come, non più di un anno fa sembrava che Triennale dovesse aprire succursali in Asia, a New York, e non ricordo più dove, ed ora chiude un luogo che per fascino non eguali e che forse, solo per cattiva gestione, non è riuscita nel suo intento! Mah... sarà ma incomincio a non capire più nulla...
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Triennale, addio alla Bovisa
al suo posto arriverà il Ciak
Gli ingressi si erano dimezzati rispetto ai primi anni. E lo spazio interessa al teatro,
che lascia la Fabbrica del Vapore. Rampello: "Adesso andrà ripensata la funzione"
di SARA CHIAPPORI
Grandi manovre in Bovisa: in marzo chiude la Triennale, potrebbe arrivare il Ciak. Sul fermo della sede decentrata di Triennale, il presidente Davide Rampello si affretta a precisare che è «per manutenzione». Vero, ma è altrettanto vero che urge un ripensamento sul futuro dello spazio espositivo, inaugurato nel 2006 fa come avanguardia di un progetto più ampio che avrebbe dovuto rilanciare l’intero quartiere. «Triennale Bovisa — continua Rampello — nasce come struttura provvisoria, dove il termine provvisorio va letto nel senso latino del termine: “providere”. Era il volano per riqualificare la zona in sinergia con altre realtà: il Politecnico, l’Istituto Mario Negri, gli studi di Telelombardia. Un gesto innovativo che rivendico. Come rivendico la qualità e la quantità di mostre realizzate: Hans Hartung, Crepax, l’arte contemporanea turca, i writers prima che li sdoganasse Sgarbi».
Allestita a tempo di record in sei mesi sui terreni di proprietà di EuroMilano, oggi Triennale Bovisa necessita di un intervento di manutenzione, strutturale ma soprattutto di concetto. «Vogliamo cambiare, darci un’identità ulteriore — prosegue Rampello — che faccia i conti con un contesto in rapida evoluzione. I costi di gestione sono altissimi: più che uno spazio dove fare mostre, Triennale Bovisa potrebbe diventare il luogo dove mettere in mostra la creatività delle imprese e dell’artigianato milanese».
Un passo indietro dettato dall’affluenza di pubblico in evidente calo? «Per niente. Nei primi quattro anni abbiano fatto una media di 65mila presenze annue. Ammetto che ultimamente siamo scesi intorno alle 35mila, ma il problema non è questo». Tutto da inventare il possibile futuro, che qualcuno comunque mette in dubbio: in Bovisa, Triennale potrebbe anche non riaprire. «Nient’affatto — replica Rampello — ci fermiamo in marzo per la manutenzione. Plausibilmente si potrà ricominciare l’anno prossimo». Vedremo.
Nel frattempo in Bovisa potrebbe sbarcare il Ciak, ancora in tormentosa ricerca di una sede definitiva. Già, perché il tendone allestito alla Fabbrica del Vapore, dove il teatro si è trasferito cinque anni fa dopo lo sfratto dalla storica sala di via Sangallo, va spostato. Non piace all’assessore alla Cultura Stefano Boeri che sull’area di via Procaccini ha altri progetti: «Uno spazio del contemporaneo a tutti gli effetti — spiega — che esclude la tensostruttura del Ciak . Va smantellata prima della settimana del Salone del Mobile». Dunque entro aprile. Gianmario Longoni, che al Ciak di via Procaccini quest’anno ha programmato un solo spettacolo a lunga tenitura (il musical londinese Priscilla, da gennaio a marzo) incassa e guarda verso la Bovisa.
«Potrebbe essere la soluzione — commenta — anche se vorrei ricordare che prima del nostro arrivo la Fabbrica del Vapore era praticamente morta. Ciò detto, mi interessa dare una casa definitiva al Ciak. Gli interlocutori ci sono: in primis Alessandro Pasquarelli, amministratore delegato di EuroMilano, che da tempo mi invita a pensare a questa ipotesi. Bovisa è un luogo molto bello ma difficile. Il trasferimento dovrà essere accompagnato dagli adeguati investimenti».
(12 ottobre 2011)
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