Luigi Meneghelli conferma con questa mostra, inauguratasi oggi a Verona, presso la Fondazione Toniolo (Spazioart e Pisanello) il fatto di essere una delle migliori penne della critica italiana
La retrospettiva di Pierluigi Rampinelli, a cura di Luigi Meneghelli, è
la naturale prosecuzione del percorso intrapreso dallo Spazioarte
Pisanello con le mostre di Renzo Marinelli, Federico Chiecchi e
Francesco Arduini inteso a riproporre gli artisti che negli anni ‘60 ruotavano intorno alla Galleria Ferrari di Verona.
Una trentina di lavori, tra tele, carte, sculture: lavori della piena maturità di Pierluigi Rampinelli (Verona 1925 – 1996). L'artista si è appena lasciato alle spalle i collage di carte assorbenti con cui, nei primi anni '60, ha realizzato superfici fatte di minimi rilievi e calcolatissime asperità. E cerca di dare aria, respiro, vento a quello che prima era solo un bisogno di testimoniare la propria presenza. Innalza motivi araldici come trofei, con l'intenzione di creare una nuova relazione tra spazio dell'opera e spazio dell'ambiente. Oppure, parte da una matrice di linoleum e produce una serie di “varianti”, che sembrano uno “sciame di farfalle” melottiane. Sempre, comunque, in bilico tra vita vissuta e gioco da vivere, tra equilibrio e fantasia, tra confessione e cronaca. Spesso l'artista usa anche la tecnica del montaggio e del collage: taglia, cuce, riattacca, come se le forme dovessero galleggiare o incastrarsi tra di loro. Ma il campo più frequentato è quello della tela: lì pare farsi collezionista e schedatore di quadrati magici, di grafie sognate, di impossibili ideogrammi.
La sua, è un'affabulazione diversa da quella conosciuta, un'esposizione senza funzioni discorsive, logiche. E' lo spazio di una mappa mutante, di una griglia-casellario: addirittura di un puzzle in cui sono collocati solo alcuni pezzi, ma che vale proprio per ciò che manca, in quanto lascia spazio all'immaginazione. E la riduzione all'essenziale, la diffidenza per una scrittura-pittura gonfia e pletorica reclama analogie non gratuite a certe forme musicali che Rampinelli ben conosceva. Come pure richiama (almeno in alcuni lavori estremi) l'idea dei Fosfeni di Zanzotto: vortici di punti luminosi, “chiarori ciliari”. E' tutto lì Rampinelli, in quell'inesausto far avvicendare spazi in emersione e spazi in sprofondamento, nel rendere i suoi segni contemporaneamente scritture e cancellazioni, invenzioni e annientamenti. E' la sua idea di arte: un laboratorio aperto, un diario visivo da lavorare alla morte, fino alla deflagrazione o fino all'estenuazione.
Forme,scritture,arabeschi
4 – 20 maggio 2012
Sede espositiva: Verona Spazioarte Pisanello – Fond. Toniolo ( chiesa di S.Fermo, lato Stradone S.Fermo)
Inaugurazione della mostra: venerdì 4 maggio alle ore 18.00
Orario di apertura: tutti i giorni dalle 16 alle 19.30, escluso lunedì - ingesso libero
Una trentina di lavori, tra tele, carte, sculture: lavori della piena maturità di Pierluigi Rampinelli (Verona 1925 – 1996). L'artista si è appena lasciato alle spalle i collage di carte assorbenti con cui, nei primi anni '60, ha realizzato superfici fatte di minimi rilievi e calcolatissime asperità. E cerca di dare aria, respiro, vento a quello che prima era solo un bisogno di testimoniare la propria presenza. Innalza motivi araldici come trofei, con l'intenzione di creare una nuova relazione tra spazio dell'opera e spazio dell'ambiente. Oppure, parte da una matrice di linoleum e produce una serie di “varianti”, che sembrano uno “sciame di farfalle” melottiane. Sempre, comunque, in bilico tra vita vissuta e gioco da vivere, tra equilibrio e fantasia, tra confessione e cronaca. Spesso l'artista usa anche la tecnica del montaggio e del collage: taglia, cuce, riattacca, come se le forme dovessero galleggiare o incastrarsi tra di loro. Ma il campo più frequentato è quello della tela: lì pare farsi collezionista e schedatore di quadrati magici, di grafie sognate, di impossibili ideogrammi.
La sua, è un'affabulazione diversa da quella conosciuta, un'esposizione senza funzioni discorsive, logiche. E' lo spazio di una mappa mutante, di una griglia-casellario: addirittura di un puzzle in cui sono collocati solo alcuni pezzi, ma che vale proprio per ciò che manca, in quanto lascia spazio all'immaginazione. E la riduzione all'essenziale, la diffidenza per una scrittura-pittura gonfia e pletorica reclama analogie non gratuite a certe forme musicali che Rampinelli ben conosceva. Come pure richiama (almeno in alcuni lavori estremi) l'idea dei Fosfeni di Zanzotto: vortici di punti luminosi, “chiarori ciliari”. E' tutto lì Rampinelli, in quell'inesausto far avvicendare spazi in emersione e spazi in sprofondamento, nel rendere i suoi segni contemporaneamente scritture e cancellazioni, invenzioni e annientamenti. E' la sua idea di arte: un laboratorio aperto, un diario visivo da lavorare alla morte, fino alla deflagrazione o fino all'estenuazione.
Forme,scritture,arabeschi
4 – 20 maggio 2012
Sede espositiva: Verona Spazioarte Pisanello – Fond. Toniolo ( chiesa di S.Fermo, lato Stradone S.Fermo)
Inaugurazione della mostra: venerdì 4 maggio alle ore 18.00
Orario di apertura: tutti i giorni dalle 16 alle 19.30, escluso lunedì - ingesso libero
Nessun commento:
Posta un commento