Non conosco l'opera di Chiara Paderi, purtroppo, ma conosco le doti e le capacità di Annalisa Bergo come curatrice e quindi mi fido. Irene Balia la trovo fra le più interessanti giovani promesse della giovane arte figurativa italiana... la conclusione? mostra da andare assolutamente a vedere!
STORIE INCREDIBILI DI PERSONE NORMALI
30 maggio - 26 giugno 2012
bi personale a cura di Annalisa Bergo.
artisti: Irene Balia, Chiara Paderi.
31 maggio – 26 giugno 2012 dalle ore 15.30 alle ore 17.30.
inaugurazione mercoledì 30 maggio ore 18.30.
c/o Oldoni Grafica Editoriale – via Pezzotti 8, Milano.
Mi colpisce il fatto che nella nostra società l’arte sia diventata qualcosa in relazione con gli oggetti e non con gli individui o con la vita. Ma non potrebbe essere la vita di ognuno di noi un’opera d’arte?
(Michel Foucault)
Quali sono le storie che vale la pena raccontare?
Sono le imprese eccezionali e i fatti sconvolgenti, tutto ciò che colpisce le menti modificando il pensiero e le vite di intere comunità.
Ma dietro ogni storia incredibile, c’è un uomo. Per giunta, un uomo qualsiasi.
Allora, se ogni storia è fatta di persone normali, tutte le storie e le storie di tutti, acquistano l’urgenza di essere narrate.
La mostra vuole raccontare la quotidianità che si cela dietro ogni fatto straordinario, il ripetersi di gesti e azioni che costruiscono, una volta sommati, le vite di ognuno.
Se il momento storico attuale non ha bisogno di eroi solitari, sono la creatività quotidiana, il banale che si ripete uguale a se stesso, a fornire lo scheletro portante per costruirsi, ricominciando ogni mattina, la propria incredibile storia.
Irene Balia, pittrice, e Chiara Paderi, fotografa e video artista, raccontano una situazione globale attraverso la rappresentazione del ritratto e dell’autoritratto.
Nei lavori di entrambe la totalità è scomposta in singoli episodi, nei quali la figura ritratta diventa un tramite per raccontare non la propria storia, ma le storie di tanti.
Irene Balia dipinge ritratti di familiari o persone a lei molto care, spesso anche autoritratti, immersi in un paesaggio naturale, nel quale la ripetizione di elementi geometrici si contrappone alle campiture piatte e alle aree non dipinte.
Nelle sue opere, la relazione tra soggetto e sfondo diventa il pretesto per indagare il nulla, il sentimento del vuoto in cui il confine tra interiorità ed esteriorità si spezza e lo stato di assenza che sopraggiunge diventa un mezzo di conoscenza.
In questi attimi, che Irene traspone sulla tela dilatandone il tempo all’infinito, tutto è immobile quasi l’opera stesse trattenendo il respiro. Soggetti e sfondi presentano una distanza fisica e mentale palpabile: le persone ritratte sono colte in momenti di intimità e riflessione, accentuati dalla posizione statica; gli spazi, quelli aperti dei campi e del mare così come i boschi claustrofobici, rappresentano il vuoto tangibile che ci circonda, la perdita del contatto con la realtà.
L’equilibrio dell’opera si ritrova ad un ultimo sguardo, nella ricomposizione finale dei particolari sospesi all’interno di un’atmosfera di calma e inquietudine insieme.
Chiara Paderi sviluppa, attraverso l’uso del video e della fotografia, una riflessione sul tema dell’identità ponendo se stessa come soggetto-oggetto delle proprie opere.
La sua ricerca non è incentrata sul personaggio ritratto, ma sul personaggio inserito nell’ambiente, costruendosi sul rapporto che si crea fra sé e il contesto, tra corpo e luoghi.
Il luogo esercita un’importante influenza sull’artista e sul suo sentire, tanto da definirne l’identità.
La scelta e la documentazione del luogo diventano per Chiara un modo per riflettere su se stessa, tanto da dedicare una parte di analisi ai rapporti familiari nei luoghi vissuti quotidianamente.
Lungo la successione di immagini fotografiche, strettamente collegate tra loro, si srotola una storia, quella familiare, fatta di persone reali fermare in attimi e spazi vissuti realmente.
L’arte di Chiara vuole superare i limiti della sua natura soggettiva e personale, rappresentando le dinamiche dei rapporti tra gli individui in senso più ampio.
artisti: Irene Balia, Chiara Paderi.
31 maggio – 26 giugno 2012 dalle ore 15.30 alle ore 17.30.
inaugurazione mercoledì 30 maggio ore 18.30.
c/o Oldoni Grafica Editoriale – via Pezzotti 8, Milano.
Mi colpisce il fatto che nella nostra società l’arte sia diventata qualcosa in relazione con gli oggetti e non con gli individui o con la vita. Ma non potrebbe essere la vita di ognuno di noi un’opera d’arte?
(Michel Foucault)
Quali sono le storie che vale la pena raccontare?
Sono le imprese eccezionali e i fatti sconvolgenti, tutto ciò che colpisce le menti modificando il pensiero e le vite di intere comunità.
Ma dietro ogni storia incredibile, c’è un uomo. Per giunta, un uomo qualsiasi.
Allora, se ogni storia è fatta di persone normali, tutte le storie e le storie di tutti, acquistano l’urgenza di essere narrate.
La mostra vuole raccontare la quotidianità che si cela dietro ogni fatto straordinario, il ripetersi di gesti e azioni che costruiscono, una volta sommati, le vite di ognuno.
Se il momento storico attuale non ha bisogno di eroi solitari, sono la creatività quotidiana, il banale che si ripete uguale a se stesso, a fornire lo scheletro portante per costruirsi, ricominciando ogni mattina, la propria incredibile storia.
Irene Balia, pittrice, e Chiara Paderi, fotografa e video artista, raccontano una situazione globale attraverso la rappresentazione del ritratto e dell’autoritratto.
Nei lavori di entrambe la totalità è scomposta in singoli episodi, nei quali la figura ritratta diventa un tramite per raccontare non la propria storia, ma le storie di tanti.
Irene Balia dipinge ritratti di familiari o persone a lei molto care, spesso anche autoritratti, immersi in un paesaggio naturale, nel quale la ripetizione di elementi geometrici si contrappone alle campiture piatte e alle aree non dipinte.
Nelle sue opere, la relazione tra soggetto e sfondo diventa il pretesto per indagare il nulla, il sentimento del vuoto in cui il confine tra interiorità ed esteriorità si spezza e lo stato di assenza che sopraggiunge diventa un mezzo di conoscenza.
In questi attimi, che Irene traspone sulla tela dilatandone il tempo all’infinito, tutto è immobile quasi l’opera stesse trattenendo il respiro. Soggetti e sfondi presentano una distanza fisica e mentale palpabile: le persone ritratte sono colte in momenti di intimità e riflessione, accentuati dalla posizione statica; gli spazi, quelli aperti dei campi e del mare così come i boschi claustrofobici, rappresentano il vuoto tangibile che ci circonda, la perdita del contatto con la realtà.
L’equilibrio dell’opera si ritrova ad un ultimo sguardo, nella ricomposizione finale dei particolari sospesi all’interno di un’atmosfera di calma e inquietudine insieme.
Chiara Paderi sviluppa, attraverso l’uso del video e della fotografia, una riflessione sul tema dell’identità ponendo se stessa come soggetto-oggetto delle proprie opere.
La sua ricerca non è incentrata sul personaggio ritratto, ma sul personaggio inserito nell’ambiente, costruendosi sul rapporto che si crea fra sé e il contesto, tra corpo e luoghi.
Il luogo esercita un’importante influenza sull’artista e sul suo sentire, tanto da definirne l’identità.
La scelta e la documentazione del luogo diventano per Chiara un modo per riflettere su se stessa, tanto da dedicare una parte di analisi ai rapporti familiari nei luoghi vissuti quotidianamente.
Lungo la successione di immagini fotografiche, strettamente collegate tra loro, si srotola una storia, quella familiare, fatta di persone reali fermare in attimi e spazi vissuti realmente.
L’arte di Chiara vuole superare i limiti della sua natura soggettiva e personale, rappresentando le dinamiche dei rapporti tra gli individui in senso più ampio.
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