< Siamo Stati >
personale di Sara Bandini
Saletta S.Rocco di Salvadorini.Cornici v.Guidi 17 Santa Croce s/Arno (PI)
5-31 dicembre 2013
La pittura di Sara Bandini è complessa quanto affascinante, in essa si
fondono e armonizzano tendenze, stili e influenze diverse e variegate,
che vanno a costituire un tutt'uno completo ed esteticamente ricercato.
Sara Bandini (classe 1987) nasce a Fucecchio ed inizia ben presto la
sua formazione artistica presso il Liceo Artistico Virgilio di Empoli.
Successivamente frequenta l'Accademia di Belle Arti di Firenze, dove
segue il corso di pittura del Professor Adriano Bimbi: qui
sviluppa diversi progetti, in collaborazione con altri artisti
dell'Accademia, tra cui le due mostre dedicate al Mugello, esposte
presso la Villa di Cafaggiolo (Barberino di Mugello).
Laureatasi nel 2011, la Bandini tralascia temporaneamente la pittura,
dedicandosi a progetti paralleli. Con < Siamo Stati >, l'artista
torna finalmente ad esporre le sue opere più recenti: sviluppate a
partire dall'osservazione di gesti quotidiani e persone vicine
all'artista stessa, le opere, alcune delle quali di grandi dimensioni,
creano un discorso unico, come tanti capitoli di una storia tanto
quotidiana quanto particolare.
Infatti, da due anni Sara Bandini
vive e lavora a Marti, una piccola frazione di Montopoli in Val d'Arno,
dove ha iniziato a vivere in una cosiddetta Comune di Secondo livello:
un'esperienza di condivisione, che ha portato l'artista a riflettere sul
ruolo dell'uomo e della natura, sui rapporti reciproci che si
instaurano tra i due. L'uomo e la natura, due elementi che l'artista
stessa ha considerato in precedenza come entità separate, quasi in
contrapposizione, si uniscono nei lavori più recenti, andando a formare
il sostrato di un discorso complesso, che si sviluppa a partire
dall'osservazione di situazioni quotidiane, di persone comuni, che
vengono attentamente studiate dalla Bandini, al fine di recuperare
un'icononicità quasi ieratica, una staticità, nei gesti e nelle pose,
che rimanda ad una pittura ricca di simboli, ma allo stesso tempo facile
da leggere e altamente espressiva.
Le opere in mostra nascono
tutte a partire dall'osservazione di persone “comuni”, non in quanto
banali, ma in quanto reali: amici, coinquilini, tutte persone incontrate
e conosciute, che hanno portato l'artista a sviluppare una riflessione
sul mondo a lei circostante, su come questo sia influenzato dall'uomo e
quanto, a sua volta, l'uomo stesso venga influenzato dalla natura. Così,
in Contatti, un'opera su tavola, i colori tenui dello sfondo, quasi
dorato, contrastano con i colori saturi in primo piano. I volti,
realizzati con tecniche miste su carta, e successivamente applicati alla
tavola, richiamano alla mente ricordi sfuocati e grandi maestri del
passato, prima tra tutti Marlene Dumas, mentre i contatti, quelli veri,
fisici tra un personaggio e l'altro, ci fanno intuire una quotidianità
fatta di condivisione. Allo stesso modo, in opere come Lui e Lei, è
l'aspetto iconografico a colpire: busti, ritratti senza un volto, in
posizioni semplici, riescono a rendere il discorso dell'artista un
giusto compromesso tra la riflessione storica, attenta ai temi della
pittura medievale e bizantina, e una chiave di lettura ed
interpretazione del tutto personale e innovativa: attualizzandone
l'iconografia e la resa, riesco così trasformare i modelli in ironiche
copie del reale.
Se è vero che in opere come Disoccupati,
Connessione o Padre di cane, i richiami all'arte bizantina e a Giotto
(che la stessa artista dichiara essere tra le sue principali influenze)
sono chiari e ben visibili, è altrettanto vero che la staticità
dell'arte ravennate, la cromia, e la gestualità tipica degli affreschi
giotteschi vengono rivisitati in chiave moderna, ironica a tratti, che
mira a rendere gesti comuni, e quindi di nuovo quotidiani, simboli di
una modernità ripensata e corretta. La Bandini, con il suo portato
personale, ci spiega, attraverso le sue opere, quanto la modernità non
sia che un mero abito, una “sovrastruttura”, che indossiamo nei gesti e
nella vita, ma attraverso la quale, in realtà, leggiamo verità antiche e
immutabili, gesti e relazioni, le cui consuetudini si sono sedimentate
nei secoli.
L'artista riesce così a trasfigurare la realtà,
allucinandone ed estremizzandone alcuni aspetti, ma allo stesso tempo
riuscendo a rendere eterni alcuni gesti comuni, che diventano simbolo
della vita surreale e distorta, a volte anche grottesca, dei personaggi
delle sue opere, trasportando allo stesso tempo lo spettatore
all'interno di questo universo.
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