Vuoti di Confine di Erika Riehle
La mostra inaugura il 5 dicembre 2013, alle 18, alla Mirafiori Galerie.
Termina il 19 gennaio 2014.
Orario: da lunedi a venerdì 9-20
sabato 9–19.30, domenica 9.30-13/15-19.30
www.mirafiorimotorvillage.it
Termina il 19 gennaio 2014.
Orario: da lunedi a venerdì 9-20
sabato 9–19.30, domenica 9.30-13/15-19.30
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La Mirafiori Galerie
inaugura il 5 dicembre la mostra Vuoti di Confine di Erika Riehle,
giovane artista torinese diplomata all'Accademia Albertina di Torino,
che presenta un gruppo di circa 15 lavori realizzati dal 2010 a oggi.
La mostra conduce il visitatore lungo un percorso metropolitano, avvolto da un senso di smarrimento complessivo, dove lo sguardo dell'artista percorre paesaggi e visioni notturne di spazi periferici e interni di luoghi anonimi. Erika Riehle lavora su tele singole, con il suo sguardo in bianco e nero, quasi fotografico, conferendo a ciascun pezzo un'autonomia compositiva e stilistica, poi però spesso accosta i singoli pezzi quasi a formare un mosaico e ci offre così una nuova prospettiva.
Come l'artista stessa racconta «Dipingo il paesaggio che si incontra quotidianamente dove, non percepito, il momento in divenire si dissolve e va perduto. E insieme a esso se ne va una piccola possibilità di avvertire la profondità dell'esistenza. Usando le parole di Godard "C'est ne pas une image juste, c'est juste une image" l'immagine giusta non esiste. Esiste il tuo punto di vista, la tua posizione, la tua percezione della realtà e il tuo costruire la realtà. Non si possiede un punto fisso da cui partire e uno, altrettanto fisso, a cui arrivare, non ha fondamento, né come principio, né come metodo; non c'è verità che ci sostenga o che ci guidi, tantomeno verità da dichiarare»
La mostra conduce il visitatore lungo un percorso metropolitano, avvolto da un senso di smarrimento complessivo, dove lo sguardo dell'artista percorre paesaggi e visioni notturne di spazi periferici e interni di luoghi anonimi. Erika Riehle lavora su tele singole, con il suo sguardo in bianco e nero, quasi fotografico, conferendo a ciascun pezzo un'autonomia compositiva e stilistica, poi però spesso accosta i singoli pezzi quasi a formare un mosaico e ci offre così una nuova prospettiva.
Come l'artista stessa racconta «Dipingo il paesaggio che si incontra quotidianamente dove, non percepito, il momento in divenire si dissolve e va perduto. E insieme a esso se ne va una piccola possibilità di avvertire la profondità dell'esistenza. Usando le parole di Godard "C'est ne pas une image juste, c'est juste une image" l'immagine giusta non esiste. Esiste il tuo punto di vista, la tua posizione, la tua percezione della realtà e il tuo costruire la realtà. Non si possiede un punto fisso da cui partire e uno, altrettanto fisso, a cui arrivare, non ha fondamento, né come principio, né come metodo; non c'è verità che ci sostenga o che ci guidi, tantomeno verità da dichiarare»
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