DADAMAINO, GLI ANNI ’80 E ’90
L’infinito silenzio del segno
…tra questa immensità s’annega il pensier mio...
da L’infinito di Giacomo Leopardi
A cura di Stefano Cortina con Susanne Capolongo
Dal 3 giugno al 18 luglio 2014
Inaugurazione: martedì 3 giugno ore 18.30
Associazione Culturale Renzo Cortina, Via Mac Mahon 14/7, Milano
Tel: 0233607236 e-mail: artecortina@artecortina.it - www.cortinaarte.it
Con questa rassegna si conclude il ciclo di mostre che la Galleria Cortina Arte ha dedicato a Emilia Maino detta Edoarda meglio conosciuta come Dadamaino (Milano, 1930-2004).
La vita e la carriera dell’artista milanese è stata analizzata e studiata con una metodologia scientifica che difficilmente ha eguali nel panorama espositivo italiano sia pubblico che privato.
Dopo l’iniziale antologica allestita nel 2008 hanno fatto seguito la mostra del 2010 dedicata agli anni ’50 e ’60 e quella del 2012 riguardante gli anni ’70. Siamo giunti ora all’analisi degli anni ’80 e ’90 della produzione e della vita artistica di Dadamaino, ovvero gli anni che hanno portato alla fine della sua incessante ricerca quando il male di vivere la vinse definitivamente mettendo termine al suo lavoro con l’ultima opera firmata nel 2000 e alla sua vita, il 13 aprile del 2004.
In questi anni abbiamo affrontato sistematicamente non solo l’opera e il lavoro di Dada ma la sua vita, le sue amicizie, le sue relazioni oltre al suo pensiero artistico ed al suo credo politico. Tutto ciò attraverso le testimonianze di quanti la conobbero e l’apprezzarono. Personalità complessa e controversa capace di suscitare affetti ed ammirazione incondizionata come odi e repulsioni feroci che ancora oggi sopravvivono a 10 anni dalla sua scomparsa. Dagli inizi incerti, quando “folgorata” dall’opera di Fontana, abbandona il figurativo acerbo di matrice novecentista e complice la forte amicizia con Piero Manzoni comincia a frequentare gli ambienti delle avanguardie milanesi della fine degli anni ’50 collaborando con la Galleria Azimut fondata da Manzoni ed Enrico Castellani. Alle successive esperienze ottico-cinetiche stante la frequentazione con i corrispettivi gruppi sia italiani (Gruppo T e Gruppo N, Gruppo 63) che stranieri (Nül, Zero, Motus, Grav) sino alle rassegne di Nove Tendencije di Zagabria nonché agli stretti legami d’amicizia con autori come Françoise Morellet e Gianni Colombo, Dadamaino arriva negli anni ’70 alla sperimentazione di un segno che, partendo dagli Incroci lineari/Inconscio razionale, giunge alla definizione di una nuova scrittura pittorica e poetica creando le lettere dell’Alfabeto della Mente, ciclo che perdura fino al 1980, anno della prima partecipazione alla Biennale di Venezia con la famosa installazione dei fogli non incorniciati delle varie lettere dell’Alfabeto della Mente appesi con due chiodini direttamente sulla parete. Lo studio e l’evoluzione del segno caratterizza non solo la produzione di Dadamaino ma ne consegna l’opera alla storia rendendo la sua calligrafia pittorica unica e ineguagliata. Negli anni ’80 e ’90 le linee si rarefanno dapprima nella serie delle Costellazioni, successivamente nella serie Intervalli-Interludi, prodromi a quello straordinario corpus dei Movimenti delle cose che dal 1989 costituirà il centro esclusivo dell’operare di Dadamaino con le serie La malattia, Passo dopo Passo e Sein und Zeitung. Ricerca di certo non conclusa per la volontà dell’artista ma solo per le ineluttabili e ineludibili vicende della vita, la malattia, la morte.
Tutte le mostre sono state corredate da approfonditi cataloghi, completi ed esaustivi. Anche l’attuale rassegna, curata da Stefano Cortina con Susanne Capolongo, presenta una pubblicazione impreziosita dal testo critico di Elena Pontiggia e dai contributi di Lea Vergine, Flaminio Gualdoni, Angela Madesani, Tommaso Trini, Giovanni Anceschi, Volker Feierabend, Paola Lanzani, Giuseppe Spagnulo, Marco Gastini e quattro poesie di Miklos N. Varga composte per un progetto congiunto rimasto inedito sulle Costellazioni di Dadamaino dedicate alle Quattro Stagioni.
Un’ultima annotazione, il titolo della mostra nasce da una citazione di Dadamaino stessa, durante un’intervista a Radio Popolare il 22 maggio 1997.
In occasione della mostra verrà presentato il volume “Dadamaino, gli anni ’80 e ’90. L’infinito silenzio del segno” con testi di Elena Pontiggia, Stefano Cortina e contributi di Lea Vergine, Angela Madesani, Flaminio Gualdoni, Tommaso Trini, Giovanni Anceschi, Volker Feierabend, Paola Lanzani, Giuseppe Spagnulo e Marco Gastini a cura di Susanne Capolongo. Con quattro poesie e un acrostico di Miklos Varga.
La mostra proseguirà fino al 18 luglio con i seguenti orari:
10.00-12.30 / 16.30-19.30
Chiuso lunedì mattina, sabato e domenica
L’infinito silenzio del segno
…tra questa immensità s’annega il pensier mio...
da L’infinito di Giacomo Leopardi
A cura di Stefano Cortina con Susanne Capolongo
Dal 3 giugno al 18 luglio 2014
Inaugurazione: martedì 3 giugno ore 18.30
Associazione Culturale Renzo Cortina, Via Mac Mahon 14/7, Milano
Tel: 0233607236 e-mail: artecortina@artecortina.it
Con questa rassegna si conclude il ciclo di mostre che la Galleria Cortina Arte ha dedicato a Emilia Maino detta Edoarda meglio conosciuta come Dadamaino (Milano, 1930-2004).
La vita e la carriera dell’artista milanese è stata analizzata e studiata con una metodologia scientifica che difficilmente ha eguali nel panorama espositivo italiano sia pubblico che privato.
Dopo l’iniziale antologica allestita nel 2008 hanno fatto seguito la mostra del 2010 dedicata agli anni ’50 e ’60 e quella del 2012 riguardante gli anni ’70. Siamo giunti ora all’analisi degli anni ’80 e ’90 della produzione e della vita artistica di Dadamaino, ovvero gli anni che hanno portato alla fine della sua incessante ricerca quando il male di vivere la vinse definitivamente mettendo termine al suo lavoro con l’ultima opera firmata nel 2000 e alla sua vita, il 13 aprile del 2004.
In questi anni abbiamo affrontato sistematicamente non solo l’opera e il lavoro di Dada ma la sua vita, le sue amicizie, le sue relazioni oltre al suo pensiero artistico ed al suo credo politico. Tutto ciò attraverso le testimonianze di quanti la conobbero e l’apprezzarono. Personalità complessa e controversa capace di suscitare affetti ed ammirazione incondizionata come odi e repulsioni feroci che ancora oggi sopravvivono a 10 anni dalla sua scomparsa. Dagli inizi incerti, quando “folgorata” dall’opera di Fontana, abbandona il figurativo acerbo di matrice novecentista e complice la forte amicizia con Piero Manzoni comincia a frequentare gli ambienti delle avanguardie milanesi della fine degli anni ’50 collaborando con la Galleria Azimut fondata da Manzoni ed Enrico Castellani. Alle successive esperienze ottico-cinetiche stante la frequentazione con i corrispettivi gruppi sia italiani (Gruppo T e Gruppo N, Gruppo 63) che stranieri (Nül, Zero, Motus, Grav) sino alle rassegne di Nove Tendencije di Zagabria nonché agli stretti legami d’amicizia con autori come Françoise Morellet e Gianni Colombo, Dadamaino arriva negli anni ’70 alla sperimentazione di un segno che, partendo dagli Incroci lineari/Inconscio razionale, giunge alla definizione di una nuova scrittura pittorica e poetica creando le lettere dell’Alfabeto della Mente, ciclo che perdura fino al 1980, anno della prima partecipazione alla Biennale di Venezia con la famosa installazione dei fogli non incorniciati delle varie lettere dell’Alfabeto della Mente appesi con due chiodini direttamente sulla parete. Lo studio e l’evoluzione del segno caratterizza non solo la produzione di Dadamaino ma ne consegna l’opera alla storia rendendo la sua calligrafia pittorica unica e ineguagliata. Negli anni ’80 e ’90 le linee si rarefanno dapprima nella serie delle Costellazioni, successivamente nella serie Intervalli-Interludi, prodromi a quello straordinario corpus dei Movimenti delle cose che dal 1989 costituirà il centro esclusivo dell’operare di Dadamaino con le serie La malattia, Passo dopo Passo e Sein und Zeitung. Ricerca di certo non conclusa per la volontà dell’artista ma solo per le ineluttabili e ineludibili vicende della vita, la malattia, la morte.
Tutte le mostre sono state corredate da approfonditi cataloghi, completi ed esaustivi. Anche l’attuale rassegna, curata da Stefano Cortina con Susanne Capolongo, presenta una pubblicazione impreziosita dal testo critico di Elena Pontiggia e dai contributi di Lea Vergine, Flaminio Gualdoni, Angela Madesani, Tommaso Trini, Giovanni Anceschi, Volker Feierabend, Paola Lanzani, Giuseppe Spagnulo, Marco Gastini e quattro poesie di Miklos N. Varga composte per un progetto congiunto rimasto inedito sulle Costellazioni di Dadamaino dedicate alle Quattro Stagioni.
Un’ultima annotazione, il titolo della mostra nasce da una citazione di Dadamaino stessa, durante un’intervista a Radio Popolare il 22 maggio 1997.
In occasione della mostra verrà presentato il volume “Dadamaino, gli anni ’80 e ’90. L’infinito silenzio del segno” con testi di Elena Pontiggia, Stefano Cortina e contributi di Lea Vergine, Angela Madesani, Flaminio Gualdoni, Tommaso Trini, Giovanni Anceschi, Volker Feierabend, Paola Lanzani, Giuseppe Spagnulo e Marco Gastini a cura di Susanne Capolongo. Con quattro poesie e un acrostico di Miklos Varga.
La mostra proseguirà fino al 18 luglio con i seguenti orari:
10.00-12.30 / 16.30-19.30
Chiuso lunedì mattina, sabato e domenica
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