Il prossimo 7 giugno a Villa Libano, a Barga (LU), si inaugura "LIBECCIO", mostra personale di Maurizio Biagini interamente dedicata al ciclo "mare solo".
Mi ha chiesto di contribuire con una piccola testimonianza...
Mare solo…
L’immagine più poetica del mare è senza ombra di dubbio “il mare d’inverno”. Celebrato in poesie, canzoni e tanta, tanta arte.
Quel momento, a fine stagione, che lui, il grande blu, torna ad avere la sua dignità. Una dignità naturale, che, ripetutamente, anno dopo anno, gli viene estorta con l’arrivo della bella stagione, in un prolificare di strutture, ombrelloni, chioschi e poi umanità, tanta umanità.
Spesso priva del minimo senso civico, che spunta ed arriva in ogni litorale a qualsiasi latitudine e che all’unisono concorre ad una violenza immane, fatta di grida, immondizie ed ogni genere di nefandezza. contro di lui, che taciturno attende, con la saggezza di un grande vecchio, il ritorno dell’autunno.
Ma anche durante la stagione più calda, c’è un momento che “lui” sembra quasi sorridere. La sera, quando anche l’ultimo dei bagnini (oggi si deve dire assistenti bagnanti), ha svolto le sue mansioni: ha ripulito, riordinato, riassettato.
Allora torna ad essere solo. E fiero. E generoso.
“Lui”, il mare, maestoso e quieto per comunque accontentare quella folla che gioisce nei quattro mesi estivi e che educatamente e rispettosamente, rimanda ad altri momenti le sue ire e le sue impetuosità.
Ecco: è quello il momento, quell’attimo, magico ed unico, dove il mare con fare quasi irriverente sembra fare l’occhiolino alla prima oscurità, che interessa a Maurizio Biagini. Che con fare d’artista, cerca di fermare e rendere universale.
Ma non indaga le onde, il continuo salire e scendere delle maree, anzi focalizza la sua attenzione su sdraio ed ombrelloni. Vuoti, ordinati, finalmente silenziosi. E allora ecco nascere “mare solo”.
Un ciclo pittorico di grande spessore, anche se seriale, ripetuto come fosse un mantra, come se fosse un onda. Eppure, sono opere uniche, le sue. Ognuna con una forza ed un equilibrio risolto con grande maestria.
Realizzate di getto con quel gesto che lo contraddistingue, e quello stile che collocano queste sue opere in una “via di mezzo”: quasi metafisiche, quasi pop. Eppure poetiche. Eppure sue.
Un’arte istintiva, vibrante, degna e dignitosa quella di Maurizio, “ragazzaccio” di Livorno dal cuore grande e artista vero.
Roberto Milani
L’immagine più poetica del mare è senza ombra di dubbio “il mare d’inverno”. Celebrato in poesie, canzoni e tanta, tanta arte.
Quel momento, a fine stagione, che lui, il grande blu, torna ad avere la sua dignità. Una dignità naturale, che, ripetutamente, anno dopo anno, gli viene estorta con l’arrivo della bella stagione, in un prolificare di strutture, ombrelloni, chioschi e poi umanità, tanta umanità.
Spesso priva del minimo senso civico, che spunta ed arriva in ogni litorale a qualsiasi latitudine e che all’unisono concorre ad una violenza immane, fatta di grida, immondizie ed ogni genere di nefandezza. contro di lui, che taciturno attende, con la saggezza di un grande vecchio, il ritorno dell’autunno.
Ma anche durante la stagione più calda, c’è un momento che “lui” sembra quasi sorridere. La sera, quando anche l’ultimo dei bagnini (oggi si deve dire assistenti bagnanti), ha svolto le sue mansioni: ha ripulito, riordinato, riassettato.
Allora torna ad essere solo. E fiero. E generoso.
“Lui”, il mare, maestoso e quieto per comunque accontentare quella folla che gioisce nei quattro mesi estivi e che educatamente e rispettosamente, rimanda ad altri momenti le sue ire e le sue impetuosità.
Ecco: è quello il momento, quell’attimo, magico ed unico, dove il mare con fare quasi irriverente sembra fare l’occhiolino alla prima oscurità, che interessa a Maurizio Biagini. Che con fare d’artista, cerca di fermare e rendere universale.
Ma non indaga le onde, il continuo salire e scendere delle maree, anzi focalizza la sua attenzione su sdraio ed ombrelloni. Vuoti, ordinati, finalmente silenziosi. E allora ecco nascere “mare solo”.
Un ciclo pittorico di grande spessore, anche se seriale, ripetuto come fosse un mantra, come se fosse un onda. Eppure, sono opere uniche, le sue. Ognuna con una forza ed un equilibrio risolto con grande maestria.
Realizzate di getto con quel gesto che lo contraddistingue, e quello stile che collocano queste sue opere in una “via di mezzo”: quasi metafisiche, quasi pop. Eppure poetiche. Eppure sue.
Un’arte istintiva, vibrante, degna e dignitosa quella di Maurizio, “ragazzaccio” di Livorno dal cuore grande e artista vero.
Roberto Milani
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