Della mostra personale dell'amico Massimo Barlettani "Polline" curata dallo scrivente e da Filippo Lotti al UOLL di Firenze ( http://www.uoll.it/ ) ed organizzata in collaborazione con Casa d'Arte San Lorenzo ed il C.R.A. che si terrà il prossimo 19 ottobre, vi ho già dato una breve anteprima qualche giorno fa...
(vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2014/08/anteprima-polline-personale-di-massimo.html).
Ora per chi ne avesse voglia, il breve testo che ho scritto per il catalogo che accompagnerà l'evento...
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Quasi
presenze, un po’ apparizioni.
Polline
come metafora della vita
Premetto
che scrivere dell’amico Massimo è stata per me cosa assai più difficile che
farlo per chiunque altro.
Proprio
perché amico, socio e spesso confidente.
Riuscire a
distaccarmi dal sentimento umano, calarmi nei panni professionali, per cercare
di mettere in risalto le sue peculiarità artistiche mi è costato non poca
fatica, ma senza peccare di presunzione, penso di esserci riuscito e in queste
poche righe, che potranno essere utili a chi ne fruirà, emerge in tutta la sua
prepotente presenza, la cifra stilistica di questo singolare personaggio che da
sempre ha fatto della creatività e dell’estetica il proprio credo.
Innanzi
tutto perché “Polline”? Troppo facile sarebbe ricondurre il titolo di questa
rassegna ai temi trattati sulle tele qui presentate.
“Polline”,
invece, come metafora della vita che, come avviene sempre nel mondo vegetale,
necessita di nuova energia, nuova linfa, nuovo polline appunto, per poter
rigenerarsi ed andare avanti.
Una mostra
monotematica, tutta risolta attraverso l’indagine di un unico soggetto. Fiori,
trattati ed indagati come totali ed assoluti protagonisti di una ricerca
pittorica perpetuata da anni ma mai esposta.
Si tratta,
infatti, di una grande prima. Quasi un nuovo inizio.
Una sorta
di festa dove gli attori principali sono i dipinti e gli intervenuti sono semplici
comparse.
Un modo
speciale per raccontare e raccontarsi, attraverso un gesto creativo che esula
dall’attività professionale di comunicatore e pubblicitario, ma che, di fatto,
ne è la sintesi e l’essenza.
Per Massimo
dipingere è sempre stata un’esigenza, uno sfogo, un ritrovarsi. Fin da
adolescente.
Un luogo,
quello dell’arte, dove porsi domande e cercare risposte.
Anche chi
pensa di conoscerlo profondamente, scoprirà una nuova bellezza del suo
carattere, quasi femmineo, di pura sintesi estetica.
E’ lì che
questi fiori diventano un universo immaginario ed immaginifico, una sorta di
scenografia dell’anima.
Ma torniamo
per un attimo all’artista e lasciamo da parte l’uomo.
Come tale,
è evidente la sua profonda cultura nell’arte. Il senso ed il gusto estetico
forgiato in anni e anni di frequentazione e studio di questo ambiente, gli
permettono di cogliere e fare proprie citazioni colte, già appartenute a chi
l’ha preceduto. Segnali che arrivano dalla grande pittura impressionista,
passando attraverso l’arte giapponese fino ai geni della fotografia
contemporanea. Ma la sua è pittura, quella vera fatta di velature e luce, masse
e vuoti, forme e dettagli.
Quasi
presenze, un po’ apparizioni, questi protagonisti sembrano animarsi, muoversi,
danzare in un’estatica sinfonia di colori.
Colori a
volte vibranti, a volte acidi e tremuli, ma tutti assolutamente ricercati,
pensati, meditati. Una ricerca spasmodica della perfezione visiva. Un pensiero
volto alla natura ed alla sua incommensurabile bellezza, risolto con la
maestria di pittore navigato ed affermato ma con l’animo gentile di chi
affronta un ennesimo esame che la vita gli propone.
Un’esposizione
che mostra un tourbillon di immagini pronte per essere colte come i fiori su di
esse raccontati.
La
dimostrazione scritta che l’arte non ha anagrafe ed anche quando non si è più
fanciulli si può mettere in atto il miracolo della creazione. Quella ad
utilizzo esclusivo delle divinità e degli artisti.
Poche righe
fa ho parlato di esami. A Massimo, la vita, di esami ne ha presentati tanti.
Tutti superati. Anche a costo di portare per sempre nel proprio esistere
insanabili cicatrici.
Che l’arte
e l’amore ne siano la medicina.
Roberto Milani
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