RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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martedì 19 aprile 2016

DANIELE CARPI - L'IMPERATORE ERA UN VECCHIO A cura di Andrea Lacarpia



DANIELE CARPI - L'IMPERATORE ERA UN VECCHIO
A cura di Andrea Lacarpia

Inaugurazione sabato 23 aprile 2016 ore 18.00

Fino al 26 maggio 2016 (visibile tutti i giorni 24 ore su 24)

Edicola Radetzky, viale Gorizia (Darsena), Milano



Progetto Città Ideale presenta l’installazione di Daniele Carpi, primo appuntamento del ciclo di esposizioni realizzate con il sostegno di Enel, con cui Edicola Radetzky viene attivata come spazio espositivo per l'arte contemporanea.
Per Edicola Radetzky, Daniele Carpi racconta la provvisorietà delle norme definite dalla civiltà degli uomini rispetto alla naturale rigenerazione della vita.
Un busto che ritrae l’imperatore Francesco Giuseppe d'Asburgo, metafora del potere in un particolare momento storico, viene assorbito dall'organica vitalità della selva attraverso l'azione di muschi e piante, che ne modificano l’aspetto fiero ed autoritario. L'interno dell'Edicola viene così trasformato in un'improvvisa ed esotica apparizione, un piccolo bosco che interrompe la continuità dello scenario urbano per aprire riflessioni sulla ciclicità dei processi biologici e culturali.



Prima stagione
Fino a dicembre 2016, Edicola Radetzky ospiterà Prima Stagione, ciclo di mostre personali dedicate alla rappresentazione dell'altrove, con installazioni progettate appositamente per lo spazio dell’Edicola con il fine di promuovere la formazione di un immaginario collettivo intorno ad essa, un dono per i cittadini che andrà ad arricchire l’identità culturale che dalla zona si estende alla città.
Nel mese di luglio 2016 Edicola Radetzky ospiterà un'installazione legata alla mostra CUBA. TATUARE LA STORIA, in programma al PAC di Milano dal 5 luglio al 12 settembre.


Enel Energia per Edicola Radetzky
La riqualificazione di Edicola Radetzky è resa possibile grazie al sostegno di Enel Energia, che ha scelto di promuovere e valorizzare il progetto culturale realizzato da Città Ideale. Parallelamente a ogni ciclo di mostre, all’interno del Punto Enel di Via Broletto 44 verrà esposta un’opera dello stesso artista presente nell'Edicola con un reciproco rimando tra un luogo e l’altro.
Il primo appuntamento presso Punto Enel sarà martedì 3 maggio ore 18.00 con la presentazione dell'opera di Daniele Carpi.


Il restauro di Edicola Radetzky
Struttura storica situata in riva alla Darsena di Milano, Edicola Radetzky è stata affidata a Progetto Città Ideale dal Consiglio di Zona 6 del Comune di Milano per farne il nuovo centro culturale della Darsena, con programmazione di mostre e progetti esterni. Il restauro ha coinvolto attivamente un gruppo di artisti riuniti nel progetto Cantieri Radetzky, ed è stato realizzato anche grazie al contributo dell’associazione Casa Gialla e di alcuni cittadini milanesi.


Testo di Andrea Lacarpia
Agli albori della storia, l'elaborazione del linguaggio simbolico ha trasformato l’essere umano generando un salto evolutivo rispetto al precedente stato di natura, evento traumatico originario raccontato dai miti e ripercorso da ogni individuo nel passaggio dalla singolarità infantile alla vita sociale adulta.
Andando a plasmare le forme culturali condivise, il linguaggio determina la percezione del mondo costruendo la realtà dell'uomo, cristallizzata nelle norme del diritto, nella quale lo stato di natura prima bandito viene reintrodotto come eccezione.
Tali aspetti dell’ordinamento sociale determinano la complessità dell’essere umano come essere vivente ed artefice, una problematicità che ispira la ricerca di Daniele Carpi in una continua ridefinizione di forme tra presenza concreta e rappresentazione idealizzata, nell’instabile sovrapposizione di vita biologica e stratificazione culturale.

All’interno di Edicola Radetzky, Daniele Carpi realizza una lussureggiante terra di mezzo, zona d’indifferenza fra i due enti principali della realtà, natura e cultura, in cui interno ed esterno si uniscono nello stesso perimetro. La natura selvatica entra in città, luogo per eccellenza dell’ordinamento civile, nella forma di perturbante ed esotica apparizione che interrompe la continuità delle costruzioni che caratterizzano lo scenario urbano.
Alla riflessione sulla struttura del diritto descritta da Giorgio Agamben nel saggio Homo Sacer, basata sul paradosso della sovranità tra nomos e physis, ordinamento politico e vita biologica, Carpi unisce le suggestioni ricevute dalla lettura del romanzo La marcia di Radetzky, in cui Joseph Roth descrive la vecchiaia di Francesco Giuseppe come allegoria della decadenza dell’impero asburgico.
Già affrontata dall’artista in precedenti progetti, dedicati al brigante come figura ambigua e inafferrabile (Can't take my eyes off you, novembre 2011, MARS) e al ribelle come introduzione alla sfera politica (Der Waldgang, novembre 2014, Dimora Artica), l’indagine sul ruolo sociale dell’alterità ora coinvolge l’imperatore, estremo opposto che chiude il cerchio di una narrazione unitaria, nella quale le polarità finiscono per coincidere nello stesso ciclico rinnovamento.
La vita biologica, che invade lo spazio dell’Edicola con una fitta vegetazione che irrompe come fosse una porzione di una lontana foresta vergine trasportata in città, si relaziona con un busto che ritrae l’imperatore Francesco Giuseppe con i suoi tipici lineamenti ottocenteschi, sul quale crescono muschi e piante vive che ne modificano l’aspetto fiero ed autorevole come a restituirlo alla semplice vitalità della selva. In questo modo, l’immagine altera della sovranità viene ricondotta nel suo territorio d’origine, un luogo d’indifferenza tra prassi sociale e nuda vita, tra cultura e natura.
La selva e il sovrano fanno parte della stessa zona intermedia, essi sono polarità speculari che insieme determinano tradizioni e rivoluzioni.
Edicola Radetzky, che trae il proprio nome dal governatore austriaco noto per l’asprezza con la quale amministrava il proprio potere, con l’installazione di Daniele Carpi diviene scenario per una rappresentazione che racconta la provvisorietà di ogni norma acquisita rispetto alla naturale rigenerazione della vita.

EDICOLA RADETZKY
Viale Gorizia (Darsena) – Milano
edicolaradetzky@gmail.com
www.edicolaradetzky.it

sabato 6 febbraio 2016

CARRUS NAVALIS a cura di Andrea Lacarpia per Dimora Artica



In attesa, oggi pomeriggio di andare a trovare l'amico Thomas Berra all'Edicola Radetzky per il suo evento "Subculture Fanzine" (vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2016/01/edicola-radetzky-subculture-fanzine.html), mi piace segnalere, la mostra collettiva "CARRUS NAVALIS" a cura di Andrea Lacarpia, organizzata da Dimora Artica, dove fra gli altri, trova giusta collocazione lo stesso Thomas...



CARRUS NAVALIS
a cura di Andrea Lacarpia
Thomas Berra, Cesare Biratoni, Mirko Canesi, Francesco Saverio Costanzo, Giovanni De Francesco, Cleo Fariselli, Sebastiano Impellizzeri, Francesco Maluta, Bruno Marrapodi, Samuele Menin, Pennacchio Argentato, Luca Scarabelli, Vincenzo Simone, Devis Venturelli, Lucia Veronesi, Serena Vestrucci.
Inaugurazione sabato 13 febbraio ore 18.30

Dal 13 febbraio al 5 marzo 2016 (su appuntamento)

DIMORA ARTICA, via Matteo Maria Boiardo 11 – Milano (MM1 Turro)

In concomitanza con il Carnevale Ambrosiano, Dimora Artica ospita un progetto ispirato al Navigium Isidis, antica festa mascherata in onore della dea Iside, di origine orientale ma diffusa in tutto l'Impero Romano.
I festeggiamenti del Navigium Isidis erano contraddistinti dalla processione di un corteo mascherato che accompagnava l'immagine di Iside posta sul Carrus Navalis, nave a ruote nella quale venivano rappresentate le forze del caos precedenti alla creazione dell'universo, temporaneamente rievocate per avviare una nuova cosmogonia.
Dimora Artica diverrà un Carrus Navalis in cui le opere degli artisti e l'allestimento andranno a delineare un'ambientazione ricca di stimoli visivi, nella quale predomineranno i temi del teatro, della maschera e delle forze ctonie dell'inconscio collettivo.
Oltre alle opere, l'allestimento comprenderà fondali ed oggetti di produzione industriale tratti dalla cultura popolare, rimarcando la soppressione delle gerarchie tipica dei festeggiamenti del Navigium Isidis e mettendo in scena un immaginario in cui decade il confine tra realtà e finzione.

domenica 17 gennaio 2016

CANTIERI RADETZKY Progetto di Mirko Canesi e Andrea Lacarpia per Città Ideale

Qualche tempo fa, nel post "A Milano tornerà a vivere l'Edicola Radetzky", vi avevo già accennato di questo progetto... 



CANTIERI RADETZKY
Progetto di Mirko Canesi e Andrea Lacarpia per Città Ideale

Giuseppe Buffoli, Jacopo Candotti + Nicole Valenti, Mirko Canesi, Daniele Carpi, Francesco Saverio Costanzo, Giovanni De Francesco, Fiorella Fontana, Adi Haxhiaj, Lorenzo Manenti, Bruno Marrapodi, Luigi Massari, Samuele Menin, Yari Miele, Stefano Serusi, Davide Spillari, Marcello Tedesco, Devis Venturelli, Serena Vestrucci + Francesco Maluta


Domenica 24 gennaio 2016 dalle 11.00 alle 14.00

EDICOLA RADETZKY Viale Gorizia (Darsena), Milano


Progetto Città Ideale presenta Cantieri Radetzky, appuntamento espositivo che si inserisce nelle ultime fasi di restauro di Edicola Radetzky e che racconta il progetto attraverso l'allestimento di tutte le opere prodotte dagli artisti e attivate durante il ripristino della struttura.

Prima della ripresa dei lavori, un work-brunch accompagnerà la visione della mostra con muffin ai lamponi, mirtilli e cioccolato, the e caffè.


Cantieri Radetzky: Da fine ottobre 2015 e durante i mesi successivi, con la partecipazione di artisti e tecnici specializzati coordinati da Progetto Città Ideale, Edicola Radetzky è interessata da un intervento di restauro che la riporterà al suo stato originale per inserirsi nuovamente nel suo contesto paesaggistico e urbano.
Lo svolgimento del restauro valutato in senso contemplativo e filosofico, è stato un momento utile per riflettere sulle possibilità di attivazione delle opere d’arte fuori dai contesti propriamente espositivi. Cantieri Radetzky ha assunto le caratteristiche di un contenitore culturale, all'interno del quale gli artisti coinvolti nei lavori di ripristino dell’Edicola hanno prodotto opere per questo momento specifico, trasformando il cantiere in uno scenario inedito.

In tutta la modernità, il lavoro è stato al centro della riflessione filosofica per essere costantemente ridefinito nelle sue prassi dalle spinte progressiste di una società in continuo cambiamento. In particolare, la possibilità di sostituire il lavoro manuale con l'uso di macchine sempre più sofisticate ha ampliato la speranza in un mondo nel quale alla fatica del labor si sostituisca il ludus, l'attività come gioco e spettacolo. Con l'affievolirsi delle illusioni sulle possibilità di un progresso illimitato, negli ultimi anni sono nate problematiche nuove, attraverso il confronto con un ambiente rapidamente mutato da uno sfruttamento delle risorse senza precedenti, con l'aprirsi di scenari futuri in cui i limiti della realtà fisica tornano ad imporsi.
Se il totale affrancamento dal lavoro imposto dalla necessità resta un'utopia, è possibile pensare l'attività umana anche come volontaria produzione di realtà? Cantieri Radetzky prova a rispondere trasformando il restauro di un bene pubblico in un progetto artistico-curatoriale.


Edicola Radetzky: struttura storica situata in riva alla Darsena di Milano, è stata affidata a Progetto Città Ideale dal Consiglio di Zona 6 del Comune di Milano per farne il nuovo centro culturale della Darsena, con programmazione di mostre e progetti esterni.



EDICOLA RADETZKY
Viale Gorizia (Darsena) – Milano
edicolaradetzky@gmail.com
www.edicolaradetzky.it
www.progettocittaideale.com

lunedì 16 novembre 2015

A Milano tornerà a vivere l'Edicola Radetzky

A Milano tornerà a vivere l'Edicola Radetzky!

 


L'Edicola Radetzky, affacciata sulla Darsena recentemente restituita come nuovo polo della vita milanese, è un piccolo gioiello dei primi anni del '900, caratterizzato dalla struttura in ferro e vetro e concluso da un grande tetto a pagoda che evoca l'esotismo di quegli anni. 

Da luogo di vendita di quotidiani e riviste, l'Edicola ritorna a vivere come centro culturale dedicato all'arte contemporanea, con un particolare rapporto tra interno ed esterno, per via delle pareti di vetro, che crea una situazione a metà tra il museo in miniatura e l'arte pubblica in dialogo con l'ambiente circostante. 
Affidata a Progetto Città Ideale dal Comune di Milano Zona 6, l'edicola ospiterà un programma espositivo definito con la partecipazione di Dimora Artica, con l'obbiettivo di promuovere la ricerca artistica più attuale mantenendo un approccio didattico e ludico allo stesso tempo, trasformandola in una stanza delle meraviglie dedicata alla città.

Edicola Radetzky è un progetto di Mirko Canesi e Andrea Lacarpia per Città Ideale


maggiori info su

lunedì 11 maggio 2015

PRAXIS A cura di Dimora Artica in collaborazione con The Others



PRAXIS
A cura di Dimora Artica in collaborazione con The Others
Testi di Pietro Gaglianò e Andrea Lacarpia


Artisti: Giuseppe Buffoli, Mirko Canesi, Daniele Carpi, Stefano Cumia, Francesca Ferreri, Mario Scudeletti, Stefano Serusi,
Marcello Tedesco,
Marco Useli

Inaugurazione
: giovedì 14 maggio 2015 ore 18.30

Apertura mostra: dal 14 maggio al 30 maggio 2015

Orari di apertura: giovedì – venerdì – sabato dalle 16.00 alle 19.00

Luogo: Officina Spazio 500, via Cesare Lombroso 15 – Torino


Dopo Der Waldgang, progetto vincitore del premio progetto curatoriale all'interno di The Others 2014, Dimora Artica torna a Torino con la mostra Praxis, organizzata in collaborazione con The Others e allestita presso Spazio 500, spazio espositivo ricavato in un'ex officina nel quartiere San Salvario.

Se la cella a The Others era dedicata all'ambiente boschivo come rappresentazione del luogo interiore nel quale ritrovare le energie primigenie in una condizione di ricettività, presso Spazio 500 Dimora Artica presenta una mostra sulla praxis, vista come attività dell'uomo che trasforma le energie selvagge modulandole attraverso il linguaggio. Il dialogo tra gli interventi artistici e lo spazio dell'ex officina, che conserva gran parte degli arredi e un'automobile Fiat 500 del 1968, andrà a formare un ambiente nel quale sondare il rapporto tra l'uomo e l'attività lavorativa.

Gli artisti invitati partecipano al progetto con un'opera e rispondendo alla seguente domanda, allegata al testo introduttivo distribuito in una pubblicazione autoprodotta: Consapevoli della narrazione modernista, della sua fase ascendente e del suo declino, ma anche del suo legame con la tradizione della civiltà occidentale che in Grecia ha la sua infanzia, le arti possono tornare ad avere un ruolo attivo nel progettare l'architettura della società, tornando a solcare il cammino dell'emancipazione dell'uomo dal dominio della necessità?



The Others: The Others è un progetto espositivo internazionale dedicato all’arte contemporanea emergente, giunto alla sua quinta edizione. I protagonisti di The Others sono tutti gli operatori, profit e no-profit, che lavorano continuativamente su programmi dedicati a giovani artisti.
Ideato per i giovani espositori in termini di qualità ed accessibilità, The Others è quindi un osservatorio privilegiato sulla creatività emergente internazionale, un luogo di proposta culturale accogliente, sperimentale, anticonvenzionale.
La prossima edizione di The Others fair si terrà dal 5 all'8 novembre 2015 presso l'ex Carcere Le Nuove a Torino.


Dimora Artica: diretta da Andrea Lacarpia, Dimora Artica è una realtà no-profit animata e sostenuta da un gruppo di artisti, dedicata al rapporto tra cultura tradizionale e nuove tendenze dell'arte contemporanea italiana.
Fondata nel gennaio 2013 da Luigi Massari e Andrea Lacarpia, da aprile 2013 Dimora Artica ha sede in uno spazio situato in una corte dei primi del '900, a Milano nella zona Turro, dove si succedono innumerevoli mostre dalla durata mensile.
Oltre alle mostre nella propria sede, Dimora Artica è impegnata in diverse collaborazioni con stituzioni, associazioni e operatori culturali.



Info:

DIMORA ARTICA

giovedì 18 settembre 2014

HUMUS. Biogenesi del pensiero ibrido mostra personale di NUNZIO PACI a cura di Andrea Lacarpia



20 settembre - 12 ottobre 2014
HUMUS. Biogenesi del pensiero ibrido
mostra personale di NUNZIO PACI
a cura di Andrea Lacarpia

Palazzo del Podestà di Castell’Arquato (PC)
Inaugurazione: sabato 20 settembre 2014 | ore 17

L’Amministrazione Comunale di Castell’Arquato ospita, nelle sale espositive del Palazzo del Podestà, nel centro medievale dell’antico Borgo,

HUMUS. Biogenesi del pensiero ibrido, mostra personale di Nunzio Paci, a cura di Andrea Lacarpia, in collaborazione con il mim Museum in Motion di San Pietro in Cerro, la Fondazione D’Ars Oscar Signorini onlus di Milano e Officine dell’Immagine, galleria d’arte contemporanea di Milano.

NUNZIO PACI, nato a Bentivoglio (BO) nel 1977, vive e lavora a Bologna. Dal 2004 espone in gallerie private e spazi istituzionali ed è invitato a partecipare a note rassegne nazionali tra cui Premio Morlotti (2007), Premio Vasto (2010), Premio Icona (2013). Nel 2011 presenta il ciclo Rhizoma nelle sale del Museo delle Cere Anatomiche di Bologna. Due anni dopo, nel marzo del 2013, inaugura alla galleria Officine dell'Immagine di Milano la mostra personale De Signatura Rerum mentre, a dicembre dello stesso anno, prende parte alla collettiva Ad Imaginem Suam, a cura di Alberto Agazzani, presso il Museo MacS di Catania. A partire dal 2012 alcuni suoi lavori vengono esposti in occasione di manifestazioni internazionali tra cui Scope Basel, Context Art Miami e Abu Dhabi Art. Nell'agosto del 2013 Juxtapoz Art Magazine (San Francisco) dedica un articolo al suo lavoro. Partecipa a diversi programmi di residenze artistiche, la più recente in Cina allo Shangyuan Art Museum di Pechino (aprile/luglio 2014). Diversi sono gli eventi in programma nel biennio 2014/2015, tra cui due mostre personali a Copenhagen e Losanna.

Estratto dal testo in catalogo di Andrea Lacarpia: “Nella propria pittura, Nunzio Paci conferma la necessità di scomporre la realtà osservata, poi ricomposta in nuove forme naturali e coerenti, che sta alla base della dialettica dell'arte moderna e contemporanea. Nunzio Paci fa tesoro del processo d'ibridazione perturbante tipico del Post-Human, nel quale l'uomo perde la sua monolitica centralità per assumere una valenza fluida suscettibile di costanti metamorfosi con le più diverse identità circostanti, ma nel contempo esso assume una posizione più affine alle più attuali urgenze sociali, che dirigono l'umanità verso uno stile di vita biosostenibile, spostando l'attenzione dal mondo artificiale della tecnologia alla concretezza organica del mondo naturale, investigato nelle sue più arcaiche peculiarità biologiche. L'assemblaggio delle forme e dei corpi, descritti nell'amorosa congiunzione come nel cannibale atto di sopraffazione, diviene la trascrizione della teoria delle corrispondenze, fondata sui rapporti d'affinità e contrasto, sulla quale non si fonda solo la fisicità del mondo naturale, ma anche il funzionamento della mente governata dal pensiero associativo. Nella riflessione pittorica di Nunzio Paci, l'interpretazione associativa connette le ramificazioni dell'albero con l'anatomia dell'uomo e dell'animale perché insieme essi partecipano ai più basilari desideri d'espansione e di ricerca del nutrimento: l'affinità del pensiero si traduce nell'affinità biologica”.

Il mim Museum in Motion: La collaborazione con le istituzioni del territorio, iniziata da oltre dieci anni, continua grazie alla spinta culturale che contraddistingue lo spirito del mim Museum in Motion, museo di arte contemporanea aperto al pubblico da marzo a ottobre. Il museo è stato inaugurato nel 2001, battezzato dal critico Pierre Restany, che lo definisce realtà in movimento, attenta alle nuove avanguardie e in continua evoluzione. Il mim, che offre una ampia carrellata di correnti, generi e stili del contemporaneo dal dopoguerra a oggi, si trova nel Castello di San Pietro, fondato nel 1491 dal giureconsulto Bartolomeo Barattieri.

Orari di apertura: sabato e festivi 10:30-12:30 | 15:.00-18:.30.
Ingresso libero
La mostra è inserita tra gli eventi della decima edizione della Giornata del Contemporaneo (11 ottobre 2014) di AMACI.
Con il patrocinio di: Comune di Castell'Arquato, Provincia di Piacenza, Regione Emilia-Romagna, Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza

Promozione:
Fondazione D’Ars Oscar Signorini onlus – Milano, t. 02 860290, info@fondazionedars.it, www.fondazionedars.it
Officine dell’Immagine, Milano, t. 02 91638758 | info@officinedellimmagine.it | www.officinedell’immagine.it
mim Museum in Motion - San Pietro in Cerro (PC) | info@locandareguerriero.it

Organizzazione:
mim Museum in Motion - San Pietro in Cerro info@locandareguerriero.it | mim.castellodisanpietro.it
Assessorato alla Cultura Comune di Castell’Arquato - biblioteca@comune.castellarquato.pc.it
Coordinamento: Roberta Castellani, Alessandro Azzoni – Tel. 338 2531126

Ufficio stampa: t. 02 860290 | info@undicesima.net | www.undicesima.net

domenica 7 settembre 2014

Valentina D’Amaro – “Naturale Irrealtà”

Valentina D’Amaro – “Naturale Irrealtà”
testo critico di Andrea Lacarpia

inaugurazione sabato 13 settembre 2014 ore 17.00

la mostra prosegue fino a domenica 26 ottobre 2014

PALAZZO PARASI (1^ piano) - via Giovanola, Cannobio (VB, Lago Maggiore)
Orari di apertura: lunedì-sabato ore 10:00 / 12:00 ore 17:00/19:00
domenica ore 10:00/12:00

Catalogo: città di Cannobio
www.cannobio.net / info@procannobio.it / ufficiocultura@cannobio.net
tel.0323 71212- 738228


LO SPAZIO
Le sale espositive di Palazzo Parasi di Cannobio ospiteranno la mostra dell’artista milanese Valentina D’Amaro, un'importante esposizione che si iscrive nel quadro delle mostre pensate per valorizzare un palazzo del XIII secolo che per tanti anni è stato luogo di giustizia e di governo.
Il Palazzo della Ragione, meglio conosciuto come Palazzo Parasi, è stato perfettamente restaurato dall’Amministrazione Comunale, di concerto e sotto l’alta vigilanza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte. Trattasi di un imponente edificio che sorge a ridosso della Torre Comunale del XII secolo. Al piano terra è presente un portico coperto con volte a botte che conserva lapidi, stemmi e rilievi del XIV secolo e due tombe romane.
Ai piani superiori sono state realizzate due aree destinate a spazio espositivo, una delle quali particolarmente interessante per il diretto contatto con le antiche capriate dell’edificio.


LA MOSTRA
L’artista presenterà una quindicina di opere, dipinti e fotografie, la cui tematica è ancora una volta focalizzata sul Paesaggio. Non si tratta di un semplice guardare ai luoghi o alla vegetazione rappresentandoli pittoricamente, quanto invece di un invito alla rilettura del senso del Paesaggio. E’ proposta dunque una dimensione ideale e “mentale” dove l’uomo non compare e tutto si svolge sotto un cielo bianco, senza tempo; non c’è volontà narrativa, né gerarchia tra gli elementi. Domina piuttosto la calma, una composta “suspense”, come se qualcosa dovesse succedere o fosse nascosto al di là di ciò che si vede, suggerendo vita ed energie sotto la superficie degli elementi. Elementi che si legano e, ci legano, ad un “Tutto Assoluto”, che è l’anima stessa della Natura.


La mostra personale di Valentina D’Amaro è inserita nel "fuori salone" della 12^ edizione di “Editoria&Giardini” / www.editoriaegiardini.it

giovedì 17 aprile 2014

IMAGO - Dieci anni di pittura italiana dalla collezione Nenna



IMAGO - Dieci anni di pittura italiana dalla collezione Nenna
testo di Andrea Lacarpia


Artisti:
Mirko Baricchi, Giorgia Beltrami, Luca Bertasso, Marco Fantini, Eloisa Gobbo, Sylvia Mair, Silvia Mei, Guido Pecci, Simone Pellegrini, Mauro Soggiu, Alessandro Spadari, Alberto Zamboni


  Inaugurazione venerdì 25 aprile dalle ore 17.00

MUSEO DELLA CITTÁ - Piazza Zanardelli - Chiari (Bs)

Durata della mostra: dal 25 Aprile all'11 Maggio 2014
Orari: ven/sab/dom 10.30 - 12.00 / 16.00 - 19.00

Venerdì 25 Aprile alle ore 17 presso il Museo della Città di Chiari inaugura Imago, mostra collettiva che sintetizza dieci anni di pittura italiana attraverso una selezione di opere della collezione Nenna.

Coscienti dell'importanza sociale dell'arte, vista come ideale mezzo per un rinnovamento delle specificità culturali guidato della bellezza, Antonio e Luisa Nenna hanno sostenuto e continuano a promuovere l'arte italiana rivolgendosi principalmente alle nuove generazioni, dando ad esse la fiducia necessaria ad una crescita armoniosa in un ambito che si fa sempre più difficile per via di una dilagante ed immotivata esterofilia del mondo dell'arte nostrano. Durante la decennale esperienza di galleristi (Galleria delle Battaglie, Brescia), si è andata a formare una vasta collezione di opere di giovani artisti, molti dei quali affermatosi con sostanziose conferme del mercato, che rappresenta un'importante testimonianza della pittura italiana degli ultimi dieci anni. Antonio e Luisa Nenna sono felici di mostrare nella mostra "Imago" una selezione di opere pittoriche degli artisti da essi sostenuti negli anni, certi che la passione e curiosità che li ha guidati nella quotidiana esperienza dell'arte possa ispirare positivamente il pubblico, suggerendo nuovi mondi possibili guidati dal piacere di sognare.
Imago, termine latino dal quale è tratta la parola immagine, indica l'esperienza della realtà mediata dalle immagini mentali che, come fugaci disegni, sono formate dalla stessa sostanza dei sogni. L'immaginazione, oltre ad essere metodo d'interpretazione del mondo concreto, può essere vista come il più essenziale processo di creazione della realtà: un gioco di specchi nel quale l'interpretazione crea ciò che viene interpretato. In tal senso l'arte figurativa va a ricoprire un ruolo fondamentale nella vita sociale, concretizzando mondi paralleli mostrati nella loro coerenza plastica. Paesaggi e figure, i più semplici soggetti presenti nella totalità di una storia dell'arte che è la storia dell'uomo, possono essere interpretati in infiniti modi, mantenendo comunque intatto il nucleo archetipico: nell'essenza l'essere umano non cambia pur nelle più dirompenti trasfigurazioni, come una montagna resta tale nella luce dell'alba come in quella del tramonto. Pur nella stabilità dei tratti principali, ogni interpretazione immaginaria concorre alla continua rigenerazione dell'esistenza. L'artista è demiurgo di un mondo in divenire, veggente che costruisce il mondo che verrà dando corpo alle proprie visioni.
 

info:
Delle Battaglie studio d'arte
via Panoramica 61 Brescia
www.galleriabattaglie.it
galleria@galleriabattaglie.it
tel 030 3756407 - 335 5853121
 

lunedì 10 marzo 2014

MIRKO CANESI – “ANANKE” a cura di Andrea Lacarpia



MIRKO CANESI – “ANANKE”
a cura di Andrea Lacarpia

Venerdì 14 Marzo 2014 dalle 18.30 alle 21.30

DIMORA ARTICA, via Matteo Maria Boiardo 11  
Milano (MM1 Turro)


Dimora Artica prosegue la propria attività, finalizzata alla riconnessione delle sperimentazioni artistiche con i principali temi della tradizione occidentale, presentando “Ananke”, progetto di Mirko Canesi a cura di Andrea Lacarpia.
Limitata dal tempo dello sfiorire di una rosa, l’esposizione intende stimolare riflessioni sull’inesorabile pressione del fato, costantemente esercitata dalle influenze che sovrastano l’esistenza dominando la natura, ed alle quali non è possibile sottrarsi.
Ananke, parola greca significante necessità, forza e costrizione, è il nome di una divinità primigenia della mitologia orfica, madre delle Moire con le quali personifica il destino. Gli studi sull’etimologia del termine, compiuti dal filologo Heinz Schreckenberg e successivamente ripresi da James Hillman, evidenziano il significato ricorrente espresso dalla radice hnk, presente in diverse lingue antiche e moderne, che riporta alle parole giogo, collare e cappio, quindi ad un vincolo di servitù al quale non si può sfuggire.
L’accettazione del fato si connette ad una visione ciclica dell’esistenza, governata dall’alternarsi di polarità contrapposte in un processo di rivoluzione perpetua, una ruota attraverso la quale l’esistenza si rigenera in una danza cosmica che sovrasta la volontà individuale. In tale tradizione il pensiero di Friedrich Nietzsche s’inserisce come innovatore, coniugando libertà e necessità nell’amor fati, principale qualità dell’oltreuomo, che esprime l’illimitatezza della propria volontà di potenza nella gioiosa accettazione del destino. In questo modo l’uomo supera ogni subordinazione, ponendosi nello stesso tempo come vittima e carnefice, creatore dello stesso giogo che lo domina.

Nel progetto Ananke Mirko Canesi mette in scena le polarità dei processi cosmici stimolando le potenzialità distruttive di ciò che è delicato e grazioso e individuando i risvolti piacevoli e rassicuranti celati dalle rappresentazioni del male. Se il profumo di una rosa è oggettivamente associato al piacere e ad un eros romantico e rarefatto, esasperato nell’intensità esso diviene repellente come un amore che si tramuta in legame violento e oppressivo. La mitologia classica narra l’ira degli dei dovuta al superamento del giusto limite, a causa del quale si risvegliano le energie distruttive che precedono la rigenerazione degli equilibri perduti. L’irruente manifestazione dell’occulta forza demolitrice è rappresentata da Mirko Canesi attraverso le bizzarre forme tentacolari di un demone dipinto su vetro, immagine che indica un’energia bloccante che soffoca e lega a sé con il fine di annientare, dietro alla quale traspare la rassicurante vivacità di un materiale dal colore cangiante, un arcobaleno che indica la fine della tempesta e nello stesso tempo profetizza oscuri presagi.


Info:
DIMORA ARTICA
Via Matteo Maria Boiardo 11 – Milano
Tutti i venerdì dalle 16.00 alle 19.30
Tel. +39 380 5245917
dimoraartica.com – info@dimoraartica.com

martedì 11 febbraio 2014

FRENHOFER a cura di ANDREA LACARPIA



FRENHOFER 
a cura di ANDREA LACARPIA

DANIELE CARPI
JACOPO CASADEI
FRANCESCA FERRERI
FIORELLA FONTANA
PATRIZIA EMMA SCIALPI
MARIA LUCREZIA SCHIAVARELLI 

MARCELLO TEDESCO

GIOVEDì 13 FEBBRAIO 2014 DALLE ORE 18.30 LA MOSTRA PROSEGUIRA’ FINO AL 12 APRILE 2014

DA MARTEDì A SABATO DALLE ORE 15 ALLE 19

L’abisso interpretativo che spesso s’interpone tra l’artista d’avanguardia e il pubblico, viene precocemente raccontato da Honoré de Balzac nel romanzo “Il capolavoro sconosciuto”1. In esso l’autore descrive l’incomunicabilità sperimentata dal pittore Frenhofer, che lavora in segreto per sedici anni ad un nudo di donna che considera il suo capolavoro, ma che non verrà mai riconosciuto come tale. Volendo in esso superare la rappresentazione delle apparenze, l’artista assembla una corposa massa di pennellate, talmente confuse da rendere irriconoscibile il soggetto dell’opera. Non comprendendone la genesi, il primo osservatore descrive così il capolavoro del maestro: “Io qui vedo soltanto dei colori confusamente ammassati, e delimitati da una moltitudine di linee bizzarre che formano una muraglia di pittura”1. La necessità di creare la vita attraverso segni indipendenti dalla rappresentazione e dall’allegoria, diventando “corpi tra i corpi” e non mera copia dell’esistente, è ciò che anima Frenhofer, ma la sua “ricerca di un significato assoluto ha divorato ogni significato per lasciar sopravvivere soltanto dei segni, delle forme prive di senso”2.

Il fallimento non annulla lo spirito rivoluzionario di Frenhofer, definito da Agamben “tipo perfetto del Terrorista”, citando la distinzione che Jean Paulhan fa degli scrittori tra “Retori, che dissolvono tutto il significato nella forma e fanno di questa la legge unica della letteratura”, e “Terroristi, che rifiutano di piegarsi a questa legge e perseguono il sogno opposto di un linguaggio che non sia più che senso, di un pensiero nella cui fiamma il segno si consumi interamente mettendo lo scrittore di fronte all’Assoluto”3. Un Assoluto che gli artisti oggi tornano ad essere liberi di individuare nella rappresentazione dell’uomo e del mondo organico come nell’informale e nelle pure geometrie, superando l’aspetto nichilista del “Retore” e del “Terrorista” e trasformando i tormenti di Frenhofer in nuova sintesi di segno e significato, nella quale anche il pubblico può tornare a riconoscersi.

La mostra collettiva Frenhofer è una piccola ricognizione sull’ibridazione astratto – figurativa nell’arte degli ultimi anni. Pur nell’utilizzo di diversi materiali, i sette giovani artisti selezionati sono accomunati dalla necessità di rappresentare la vita, intesa in senso organico, materiale e trascendente, senza limitarsi ad imitarne l’epidermide ma penetrando nei suoi aspetti più strutturali. Come per Frenhofer, protagonista del romanzo di Balzac “Il capolavoro sconosciuto”, è la palpitante vitalità del corpo ad essere sia il soggetto che l’agognato fine della creazione artistica.

Nella scultura “Ottagono di carne” Marcello Tedesco incide un ottagono nel marmo, alludendo ad una carne viva incorporata nel linguaggio: pur nell’alterazione di precedenti strutture narrative, la nuova storia genera nuovi corpi. Nel corpus di opere della serie “Golden Age” l’artista sviluppa una realtà parallela generata da una matrice ottagonale, nella quale l’elemento femminile è l’unico ad essere preso in considerazione.

Partendo dal sentimento di nostalgia per luoghi lontani e famigliari, Patrizia Emma Scialpi riflette sul rapporto del corpo con l’ambiente circostante. Nelle opere della serie “Love and loss” l’artista utilizza scatti fotografici sui quali interviene pittoricamente annullando la fisionomia del soggetto. All’identità della figura si sostituisce un corpo in continuità con il paesaggio, del quale costituisce parte integrante.

Il rapporto dell’uomo con i luoghi da esso vissuti interessa anche Daniele Carpi, per il quale la vita è connessa e trasformata dall’ambiente con cui si relaziona. La testa, soggetto privilegiato dall’artista, è un vaso trasfigurato da ciò che contiene come da ciò che gli è esterno: l’interiorità si contamina con gli schemi sociali e naturali determinando bizzarre congregazioni geologiche che si stagliano su fondi neutri.

Forme tra l’organico e il geologico compaiono anche nelle opere di Fiorella Fontana, nelle quali l’artista associa il fluire della vita organica alla spontaneità del flusso dei pensieri. Il microcosmo si rapporta al macrocosmo in un dialogo continuo nel quale ogni segno particolare si rapporta al tutto in senso unitario.

La percezione della realtà come flusso emerge anche nelle opere di Francesca Ferreri. L’artista, influenzata dalle nuove scoperte nell’ambito delle neuroscienze, ingloba nelle proprie sculture diversi oggetti d’uso comune, riuniti in forme vagamente organiche che riportano alla percezione del vuoto come sistema di relazioni. Attraverso la materia solida, lo spazio diviene una presenza tangibile, riportando alle associazioni mentali rivelate dall’attività onirica.

Il vuoto, visto nella sua consistenza materiale, è presente anche nelle opere di Jacopo Casadei. Attraverso sovrapposizioni di vibranti segni e colori, l’artista delinea masse movimentate e indefinite che mantengono un’eco figurativa grazie ad impalpabili accenni ad un mondo organico che l’artista suggerisce con la vitalità gestuale del segno.

I movimenti del corpo, espressi da Casadei in una morbida e curvilinea pittoricità, sono invece trascritti con lineari forme geometriche da Maria Lucrezia Schiavarelli. Nel progetto “Ta tan” l’artista ha collaborato con una danzatrice, riflettendo con essa sulla percezione del movimento come forme astratte nello spazio. I movimenti della danza sono stati interpretati dall’artista attraverso proiezioni di linee e forme dalla singolare levità, soggettive interpretazioni successivamente utilizzate dalla danzatrice come traccia per un’ulteriore danza, aprendo la strada ad un gioco di specchi potenzialmente infinito.



1 H. de Balzac, “Il capolavoro sconosciuto”
2 Giorgio Agamben, “L’uomo senza contenuto”
3 Jean Paulhan, “I fiori di Tarbes, ovvero Il terrore nelle lettere”

lunedì 3 febbraio 2014

LUMEN a cura di Pietro Di Lecce e Andrea Lacarpia



LUMEN
a cura di Pietro Di Lecce e Andrea Lacarpia
testo di Andrea Lacarpia

Artisti:
David Casini
Alessio Iacovone
Yari Miele
Laura Santamaria

Vernissage mercoledì 5 febbraio dalle ore 18.00

Durata della mostra: dal 5 febbraio al 16 marzo 2014
Orari: dal lunedì al venerdi dalle 10:30 alle 19:00 (su appuntamento)

Mercoledì 5 febbraio alle ore 18 inaugura la mostra collettiva Lumen, curata da Pietro Di Lecce e Andrea Lacarpia presso The Workbench a Milano.

The Workbech è uno spazio espositivo ricavato dal recupero di un vecchio laboratorio orafo del quale conserva diversi arredi, in particolare due file di vecchi banchi da lavoro (dai quali è tratto il nome lo spazio), il pavimento in gomma e un grosso macchinario in metallo che accoglie i visitatori all’ingresso.
Ospitando progetti d’arte contemporanea, The Workbench si connota come uno spazio nel quale emergono spontaneamente similitudini e contrasti tra l’attuale progettualità artistica e la tradizione artigianale suggerita dall’ambiente.
Nel linguaggio simbolico all’oro, prezioso metallo che in questo luogo fu per lungo tempo oggetto del paziente lavoro di abili artigiani, è tradizionalmente associata la luce vista come sostanza universale. La luce permea tutto il visibile e nello stesso tempo, se scomposta da un prisma, rivela i diversi colori dello spettro, suggerendo la pluralità delle possibilità d’esistenza racchiuse nella totalità.
La doppia valenza della luce, sostanza dell’universale come del molteplice, ispira la mostra collettiva “Lumen”, nella quale le opere di quattro artisti italiani di diverse generazioni, alcune delle quali pensate appositamente per lo spazio, sono riunite per indagare la sostanza luminosa da diversi punti di vista, aprendo un dialogo tra riflessioni metafisiche e percezione del fenomeno luminoso nella sua cruda fisicità.
Il cosmo, visto come fluida sinfonia di mutevoli e vibranti rifrazioni luminose, è il campo di ricerca di Laura Santamaria, la quale, oltre agli impalpabili nerofumo e pigmenti, utilizza metalli dalla consistenza più permanente, ma elaborati in modo da esprimere le possibilità di trasformazione di ogni forma. Smarrendosi nell’ineffabile, l’artista si pone tra volontà e necessità ed ogni imprevisto ha un senso da decifrare ed accogliere.
Astrazione delle forme e riferimenti cosmici sono presenti anche nelle opere di David Casini, il quale, con sapienti assemblaggi di materiali di diverso genere e provenienza come ottone, cristalli, marmi, coralli e materiali organici, crea micro mondi sospesi nel vuoto, isolati per essere osservati con stupore come in un museo di storia naturale.
La corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo è presente anche nella ricerca di Alessio Iacovone, ma con un’attitudine più figurativa. Gli scatti fotografici dell’artista descrivono personali rituali, intesi come tentativi di inglobare una luce fisica e spirituale. Unendo visionarietà fantastica ed episodi legati alla quotidianità, Alessio Iacovone descrive le corrispondenze tra gli astri e i moti interiori che determinano la ricerca spirituale dell’uomo di ogni epoca.
Le alterazioni percettive, provocate da diverse condizioni di luce e da diversi materiali luminescenti, sono invece alla base della ricerca di Yari Miele. L’artista elabora ambienti nei quali lo spettatore sperimenta il rapporto tra concretezza dello spazio esterno e le innumerevoli possibili interpretazioni personali. Le diverse stimolazioni visive suggeriscono ulteriori possibilità d’interpretazione del reale, che così si svela nella sua fatale mancanza di fissità.




The Workbench
via Vespri Siciliani 16/4 Milano
www.theworkbench.it
infotheworkbench@gmail.com
tel +0039 339 2224336

martedì 28 gennaio 2014

MARCO USELI – “TÉMNEIN” a cura di Andrea Lacarpia


  
MARCO USELI – “TÉMNEIN
  a cura di Andrea Lacarpia
Testi di Andrea Lacarpia e Stefano Serusi


Inaugurazione: venerdì 7 Febbraio 2014 ore 18.30


Apertura mostra
: dal 7 Febbraio al 1 Marzo 2014


Luogo: DIMORA ARTICA
via Matteo Maria Boiardo 11 interno cortile (MM1 Turro) – Milano


Orari
: dal giovedì al sabato 17.00 / 19.30



Dimora Artica prosegue la propria attività, finalizzata all'individuazione delle possibili connessioni tra arte attuale e cultura tradizionale, con la mostra personale di Marco Useli curata da Andrea Lacarpia ed accompagnata dai testi del curatore e di Stefano Serusi.

Il titolo Témnein è tratto dal greco e significa tagliare: azione fondamentale in una società civile vista come comunità che occupa luoghi separati dalla natura selvaggia. Come indicato dall'etimologia della parola tempio (dal greco témenos = recinto, luogo separato), la sacralità di uno spazio deriva dalla sua separazione da un luogo preesistente, ottenuta per mezzo di una barriera che ne determina i confini. Il sacro limite, parte integrante del pensiero dell’antica Grecia e determinante la prosperità di ogni società civile, è stato gradualmente soppresso in virtù dello sfruttamento illimitato delle risorse ambientali e della conseguente meccanica occupazione di ogni luogo. Rispetto al passato, oggi il processo di occupazione si fa inverso: se l'uomo antico aveva bisogno di ritagliarsi un territorio nel quale difendersi dagli elementi naturali avversi, oggi il mondo è totalmente trasformato dall’intervento umano e i nuovi spazi sacri sono i parchi protetti, nei quali la natura selvaggia può tornare ad esprimersi indisturbata.

Un’emblematica espressione del cambiamento epocale, che vede la necessità di ripristinare l’ambiente originario in luoghi lungamente sfruttati a fini costruttivi, è il recupero delle cave di pietra abbandonate. Spesso trasformate in teatri o altri edifici, altre volte esse vengono ridonate alla vegetazione sfruttando i tipici terrazzamenti creati dalla progressione dei tagli di pietra. Progettisti specializzati si occupano di queste nuove imprese, finalizzate alla rigenerazione della vitalità naturale impiegando la stessa pianificazione razionale necessaria allo sfruttamento della stessa. È così ristabilito un buon rapporto con l’attitudine costruttiva che ha accompagnato la civiltà umana, la quale oggi non può prescindere dalla specificità dei ritmi geologici e biologici.

In parte ispirato dalle problematiche legate al recupero ambientale delle cave di pietra, Marco Useli descrive il taglio delle montagne come paziente e metodica asportazione di materiale lapideo, che interrompe il flusso naturale e nello stesso tempo forma un’architettura in negativo che può suggerire nuovi utilizzi. Elemento ricorrente nella ricerca dell’artista è la ripetizione di moduli che sembrano mirare ad un graduale perfezionamento della forma, sovrapposti per creare un flusso visivo che sembra poter proseguire anche oltre lo spazio dell’opera.
La ritmica increspatura delle catene montuose, creata dal lento e costante processo di orogenesi, viene rappresentata da Marco Useli come una progressione verticale di vette in bilico tra rappresentazione bidimensionale ed atmosferico realismo ottenuta mediante rulli ed altri utensili, appositamente creati dall'artista, oppure attraverso il sapiente uso della xilografia. Tale ritmo, che sembra perdersi negli albori dell’esistenza del mondo, viene interrotto da un drammatico vuoto geometrico che si palesa in primo piano come fosse l’ultimo stadio di un perfezionamento naturale, fatalmente trasformato in un’invadente vuoto distruttivo.
Lo stesso flusso verticale emerge in un video, presentato nel piccolo schermo di un telefono cellulare inserito in un supporto progettato dall'artista e realizzato in marmo verde del Guatemala, nel quale la scalata di una montagna è documentata attraverso la reiterazione dei passi in un sentiero disseminato di pietre. Il concetto di taglio come interruzione di un ritmo vitale, che nelle opere dedicate alle montagne può assumere toni epici, approda alla quotidianità urbana in due piccoli dipinti olio su tela, nei quali Marco Useli riproduce il giardino interno di un condominio, visto dall’alto e dipinto con perizia quasi fotografica. Nei dipinti, che presentano due diverse angolazioni dello stesso soggetto, una strada taglia le aiuole per essere interrotta da un improvviso muro che ne preclude la prosecuzione.
Chiude la mostra un’opera su carta formata da più pezzi affiancati, stavolta orizzontalmente, nei quali il colore verde sottostante ai fogli è tracimato in superficie mediante fori posti lateralmente, formando dei segni simili a ciuffi d’erba che, con la propria forza germinale, si riappropriano di uno spazio apparentemente inadatto alla vita. La simultanea presenza di natura ed artificio, suggerita dall’opera di Marco Useli, allude ad una realtà che rispetta e mantiene integre le differenze, e nella quale l’attitudine normativa dell’uomo si fa totalmente costruttiva e rigenerativa.





 
Info:
DIMORA ARTICA
Via Matteo Maria Boiardo 11 – Milano
Orari: dal giovedì al sabato 16.00 / 19.30
Tel. +39 380 5245917