RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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martedì 10 aprile 2012

La traccia per il mio intervento a "Lo stato dell'arte accessibile"

Nel post "Lo stato dell'arte accessibile" dello scorso 3 aprile, (vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2012/04/lo-stato-dellarte-accessibile.html ) mostravo il calendario e gli ospiti invitati a parlare da Fortunato D'Amico durante la due giorni di incontri. 
Fra questi ultimi c'è anche lo scrivente... 
Ora in anteprima la traccia della mia relazione che presenterò al convegno. Se ne avete la voglia buona lettura...



Lo stato dell’arte accessibile oggi

Partendo dal presupposto che nonostante l’uso consueto del termine “arte contemporanea” ho sempre ritenuto che questa ultima non esista, o meglio che tutta l’arte sia e sia stata contemporanea e che l’unico distinguo che si possa fare sia sull’anagrafe dell’uomo che produce arte, mi piace indagare, in questa sede, sul fatto o no, che esista un’arte accessibile.

Cosa si intende per arte accessibile?

Accessibile inteso come prezzo? Nel senso low-cost e alla portata di qualsiasi portafoglio? o accessibile intesa come concetto, contenuto o comprensibilità?

Beh, il dilemma è amletico. Anche qui il passato insegna che ci sono stati illustri artisti, che agli albori della propria carriera hanno venduto i loro capolavori (che oggi troviamo esposti nei musei), per un “piatto di minestra”. Quindi si potrebbe dedurre che tutta l’arte è o è stata accessibile.

Sul concetto di accessibilità relativo alla comprensione, lì le cose si fanno molto più complesse. Se si interroga l’uomo della strada e gli si mostra il capolavoro di Marcel Duchamp, “fontana”, risulta ancora oggi, ad un secolo di distanza, incomprensibile e inaccessibile a molti.

Quindi il problema forse si cela proprio sul concetto di accessibilità intellettuale, anche se il prezzo, in un momento di profonda crisi economica e finanziaria come quello che stiamo vivendo è un argomento di assoluta attualità.
Ma anche qui, nasce un dubbio: il concetto di prezzo è equivalente al valore?

Mi spiego meglio: spesso, le due cose si confondono e si attribuisce un valore formale ad un oggetto solo perché costoso e per la legge degli opposti e dei contrari, un oggetto costoso non può che essere un oggetto di valore.

Invece il prezzo, di frequente è determinato da una infinità di leggi di mercato, speculazioni, di comunicazione e marketing, ed infine la famigerata legge della "domanda e offerta", mentre il valore è e rimane, un concetto esclusivamente vincolato alla qualità del lavoro stesso. Oserei dire universale.

La valutazione di opera d’arte, risulta da sempre essere uno degli esercizi più complessi da risolvere. Tanto è vero che spesso si ricorre alla vendita al miglior offerente, in quanto unico ed originale, completamente differente da un altro anche se prodotto dalla stessa mano, con medesima tecnica, coevo come epoca, identico di formato e soggetto.
Questo perché, da quando l’arte è passata, da essere un “arte commissionata” ad un’arte di “proposta” è nato il concetto di “collezionismo moderno” svincolato da obblighi di palazzo, necessità politiche e propagandistiche e quindi libero ed ambizioso, risolto sull’estetica, la sensibilità personale e la conoscenza.

L’artista occupa allora, definitamene e, oserei dire, finalmente, un ruolo di libero pensatore e sperimentatore emotivo, abbandonando definitivamente l’aspetto artigianale del proprio lavoro e di questo all’occorrenza farne solo buon uso e non solo mezzo.

Ma torniamo all’argomento principe di questo intervento. Domandiamoci realmente cosa si intende oggi per arte accessibile.

Visto il contesto, mi verrebbe facile pensare che si intenda esprimere, e mettere in luce, solo l’aspetto economico. Invece voglio per ora indagare l’aspetto intellettuale della cosa.

Siamo davvero pronti a percepire, comprendere e “digerire” quello che nella stragrande maggioranza dei casi viene proposta dagli artisti di questa generazione?
Sono convinto di no.
Ma tutto questo non perché ci sia un divario “generazionale” o una incomprensione estetica. Mancano le basi.
Siamo eccessivamente e profondamente ignoranti, lontani dai fatti dell’arte, impreparati e nei migliori dei casi, ancorati ad un passato fin troppo ingombrante.
Abbiamo imparato o meglio ci hanno educato a fidarci esclusivamente del nostro gusto estetico, senza la consapevolezza che quest’ultimo si forma e si sviluppa attraverso la conoscenza.
Più si conosce, più si acquisisce capacità di analisi.
Più si allargano gli orizzonti e più si forma e si sviluppa il nostro senso estetico.
E di conseguenza si arriva a scoprire nuova bellezza anche dove fino a poco prima esisteva solo il nulla, l’insignificante, l’incomprensibile.

E’ un po’ come se il sottoscritto dicesse “il gioco del biliardo fa schifo” o peggio ancora, senza conoscerne le regole, sapere come si tiene in mano una stecca, decidesse di giocare. Sarebbe solo presuntuoso e pretenzioso. La scorciatoia per arrivare a esprimere giudizi negativi ed affrettati sul nobile giuoco del biliardo, come: “il gioco del biliardo fa schifo” .

Non è certo questa la sede per fare un processo e determinare chi sia il colpevole di questo progressivo degrado culturale che ci porta ad non avere più un vero e proprio metro di valutazione che non sia il denaro, il prezzo, il costo, ma è certamente la sede per cercare di sensibilizzare e cercare di colmare alcune lacune importanti.

Partendo da dove? Ma da noi stessi, operatori del settore.
Cercando e sforzandoci di porci davanti ai nostri interlocutori senza dare nulla per scontato ma cercare di rendere comprensibile, non dico necessariamente piacevole, ma solamente “accessibile”, ciò che mostriamo e proponiamo.

Parlare di arte accessibile, da qualche anno a questa parte, ovvero da quando siamo stati catapultati in questo clima di recessione, sembra quasi diventata una necessità per far sopravvivere un settore che in realtà vegeta da tempo, non certo per colpa della sola crisi economica.

La necessità è un’altra: è necessario, anzi obbligatorio rendere accessibile l’arte. A tutti!

Lavorare esclusivamente sulla qualità!
Lavorare sulla consapevolezza dell’importanza che ha l’arte nella nostra società, e nella storia dell’umanità tutta.

L’imperativo di oggi è educare a quest’ultima, come avveniva in passato, anche a costo di sostituirci a quelle istituzioni che, di base, dovrebbero servire a formare il gusto e la sensibilità degli individui.
Creare cultura e soprattutto cultura dell’arte. In tutte le sue forme ed espressioni. Senza discriminazioni! Questo è Arte Accessibile.

E soprattutto senza paure.
Perché scrivo senza paure?
Beh, questa parentesi, questa affermazione, mi viene fornita da alcune vicende vissute e viste negli ultimi tempi.

Premetto che è lontana da me l’idea di fare politica in questa sede, ma una riflessione mi pare doveroso farla.
Come è possibile parlare di Arte Accessibile quando non c’è accessibilità all’arte?

Negli ultimi mesi l’attuale governo (ma anche il precedente), ha messo in atto, giustamente, alcune misure restrittive per sanare il “caso Italia”. Purtroppo però, andando “tagliare” anche sulla cultura ed in particolar modo sull’arte in maniera pesante (voglio ricordare e sottolineare che proprio qualche giorno fa sulle pagine del prestigioso quotidiano che ospita questa manifestazione, IL SOLE24ORE, è stato pubblicato un articolo che metteva in risalto che il "sistema arte" in Italia produce il 5% del PIL). Non solo, ha instaurato un clima di terrore nei confronti di chi, per amore, passione ma anche solo speculazione, compra e vende arte come se il mercato dell’arte fosse solo rivolto ed indirizzato ai grandi evasori.
Al contrario di altri paesi Europei, ma non solo quelli, l’Italia non ha fatto nulla per incentivare l’arte ed il proprio mercato (ad esempio, siamo il paese europeo cha ha la più elevata aliquota fiscale sulla compra/vendita di opere d’arte) anzi, nonostante il “Prodotto Arte” sia per il nostro paese, ancora il miglior spot pubblicitario, non viene più erogato uno straccio di finanziamento per un qualsivoglia progetto ( a parte quelli promessi per interventi obbligatori come quelli da poco stanziati dal Cipe -Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica).

Chiedo scusa come al solito sono andato fuori tema. Torniamo all’argomento principe di questo mio intervento, l’Arte Accessibile.

Se per Arte Accessibile, ed ora analizzo un altro aspetto di questo argomento, si intende l’arte emergente, quella giovane, quella non ancora consolidata, fuori dai circuiti convenzionali, allora il sottoscritto si fa paladino e difende a spada tratta questo argomento. Da anni porta avanti più e più iniziative volte a dare visibilità e spazio a quei giovani artisti che aldilà del mezzo utilizzato, abbiano qualcosa da dire, con tutto il loro bagaglio di necessarie incertezze e fragili sicurezze, grandi ambizioni e smisurate rabbie, Ho assoluta fiducia nell’arte giovane, ritengo che sia l’aspetto più affascinate, intrigante e accessibile della nostra proposta artistica! Parlano ancora un linguaggio diretto, senza mistificazione ne compromessi. Vero, genuino e spontaneo anche quando utilizzano apparati tecnologici da migliaia di euro e così come quando il mezzo è la punta di un semplice lapis. Questa è per me l’essenza del concetto di Arte Accessibile.


Concludendo, di recente, con fare provocatorio ho affermato, durante un incontro pubblico, che l’arte di oggi ha perso o meglio, crediamo che abbia perso, tutte le funzioni originarie per la quale è nata.
Ovvero quelle necessità del genere umano che hanno fatto sì che le espressioni artistiche fossero legate  a concetti spirituali/religiosi, a soddisfare esigenze commemorative e celebrative, a colmare e soddisfare necessità politiche/propagandistiche, urgenze evocative, quelle solamente necessarie dimostrare ricchezza e potenza, a quelle esclusivamente decorativi, mantenendo solo intatto l’aspetto economico speculativo.

Ovvero l’arte di oggi serve solo a fare denaro. Serve solo a produrre ulteriore ricchezza!
Ecco perché concettualmente non può esistere una vera e propria arte accessibile.

Fortunatamente, come già detto, intendevo fare solo una provocazione… ma come un vecchio detto popolare recita: “Anche arlecchino, burlando, disse la verità”

per "Lo stato dell'arte accessibile", 
 Roberto Milani

1 commento:

  1. Che piacere sentire parlare, leggere in questo caso, con tanta chiarezza.
    Forunatameteciò che dici non è una provocazione da Arlecchino, ma è la semplice verità.
    Sarebbe bello se quanto esponi fosse fatto proprio dagli operatori del settore, galleristi per primi. Se non altro andando a questuare un'occhiata al proprio lavoro non ci si sentirebbe dei disadattati perchè non si fa l'articolo giusto per la vendita, magari si riuscirebbe ad avere qualche parola in più sul merito, un consiglio, fossanche un "lascia stare" se del caso, ma almeno motivato. :)) Fulvio Martini

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