In anteprima il backstage di
Design Dance, evento-clou del prossimo Salone Internazionale del Mobile di Milano.
L’ articolo uscirà sul numero di Io Donna in edicola dal 14 al 20 aprile
Ballando con i sofà
Il tavolino si fa pianoforte. Il divano
fluttua. 456 oggetti che
hanno fatto la storia dell’arredo vanno in
scena: un’ora
e un quarto di acrobazie e teatro. Siamo
stati nel backstage
di Design Dance, evento-clou della
prossima fiera milanese
di Lia Ferrari, foto di Carlo Furgeri
Gilbert per Io donna
Per gli attori
il design era uno sconosciuto, adesso chiamano le poltrone per nome. «Mi piace
la Sacco». «A me Dolores». «Naa... la Ghost tutta la vita». Titino Carrara,
famiglia di teatranti da dieci generazioni, è il veterano del gruppo. Vorrebbe
portare il discorso a un livello più alto. Sorellanza tra arti, design e
recitazione come simili espressioni di ingegno... Poi si arrende. «La mia
preferita è la poltrona Up». Si va in scena da martedì a domenica al Teatro
dell’Arte di Milano. In città, durante il Salone del Mobile 2012 (dal 17 al 22
aprile), mostre e cocktail saranno centinaia. Ma Design Dance è il grande evento del Cosmit, ente che dal
1961 organizza la fiera. Un’ora e un quarto di acrobazie e teatro per
raccontare il bel disegno, dall’idea al prodotto. Sette attori, cinque
acrobati, una sessantina tra attrezzisti, produttori, scenografi, operatori
video. Ma i veri protagonisti sono gli oggetti. Tanti oggetti. Francesca
Molteni e Michela Marelli - autrici, registe e produttrici esecutive - hanno
fatto arrivare a teatro 456 “colli”. Solo sballarli è un’opera notevolissima.
Il più strambo è lo struzzo alto più di due metri. La pancia si apre. Dentro è
vellutino viola. «Un mobile bar. Chiuso, è perfetto per la scena della
Creazione». C’è anche una copia esatta del trono dello Zar Nicola, fatta in
Brianza. Per il resto molte icone. Come il tavolo dell’ebanista Pierluigi
Ghianda, 1705 incastri e neanche una vite «Questo lo toglieremo dalla scatola
il giorno della prima... ». Le lampade “dettate al telefono” da Vico
Magistretti, certo che i progetti migliori fossero i più facili da spiegare. La
morbida Up di Gaetano Pesce. La sedia Superleggera che Gio Ponti collaudò con un lancio dal
secondo piano. E una ventina di spremiagrumi Juicy Salif di Philippe Starck.
«Dobbiamo costruirci una cometa». Il divano Via Lattea di Mario Bellini sarà la galassia. La panca
bianca e nera? «È il tavolino Woodstock. I ballerini ci danzeranno come su un pianoforte, nella scena
ispirata al film Big con
Tom Hanks».
Le scene in
tutto saranno sedici. Si apre con gli “Avverati” - prodotti lanciati al
Satellite, il Salone dei giovani - e si chiude con finale a sorpresa. Nel mezzo
le plastiche, la componibilità, Gio Ponti e colleghi, fotografi come Aldo e
Marirosa Ballo. E gli altri che hanno fatto grande il made in Italy:
«Fondamentale la figura del demiurgo imprenditore» sottolinea Michela. «Pensare
che i progettisti abbiano fatto tutto da soli è come dare il merito di uno
spettacolo al solo drammaturgo». «E non dimentichiamo gli operai artigiani. Il
design si fa respirando segatura» aggiunge Francesca. «Abbiamo voluto
restituire proprio quel sapore. Mettere in scena un’epopea non ci interessava,
meglio rendere il sentimento di cosa è il design attraverso una sequenza di
suggestioni». Come il copione, la scenografia nasce dalle necessità degli
oggetti. La firma una numero uno, Margherita Palli, che a teatro lavora spesso
con Luca Ronconi. «Eh si, qui ci sono tanti mobili. Tutte presenze forti, o non
avrebbero fatto la storia». Venti suoi allievi di Naba, la Nuova Accademia di
Belle Arti di Milano, imparano il mestiere collaborando a messa in scena e
costumi. Nella riunione di questa mattina si è discusso di come sospendere le May
Day a soffitto con tre
chilometri di corda nera. «Fai il nodo nel punto sbagliato e le ammazzi, queste
lampade». intanto, da torino, è arrivata l’acrobata Elena Burani. Le funi che i
tecnici stanno fissando a molti metri di altezza sono per le sue figure aeree.
Assieme agli altri del collettivo “320chili” (il nome è il peso totale dei
sei), danzerà con il design per animarlo. «Abbiam tutti una formazione
circense, l’interazione con gli oggetti è sempre presente nei nostri numeri.
Nastro, cerchio, fune, ma anche attrezzi creati apposta.
Certo, il
design nasce con un’altra funzione, ma ho scoperto che può fare cose
incredibili. La sedia Selene,
per esempio: la sbilanci e ti riporta su. Un capolavoro di statica». Francesco
Sgrò, giocoliere-danzatore-acrobata, segue anche la coreografia. «Solo con la Spoon, una poltrona a trottola, potremmo dare
spettacolo per ore. Il punto è che gli oggetti sono 456. Se dedicassimo a
ognuno anche solo dieci secondi, avremmo esaurito il tempo a disposizione.
Insomma, faremo il possibile». Le musiche originali sono di Fabrizio
Campanelli, compositore per il cinema e la pubblicità. «Niente di troppo
intellettualoide, da teatro di ricerca. Anche se il genere musicale è
tutt’altro, mi viene da dire che è una “cosa rock”. L’obiettivo è coinvolgere.
E l’emozione coinvolge sempre»
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