RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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martedì 29 settembre 2015

ARNALDO POMODORO Continuità e innovazione - fino al 31 gennaio 2016

Si è inaugurata nel giugno scorso, ma è visibile fino al 31 gennaio 2016... da non perdere!


 
ARNALDO POMODORO
Continuità e innovazione
Piazza del Duomo, Pisa
27 giugno 2015 / 31 gennaio 2016

 
Comunicato stampa
 
Dopo il grande successo della mostra di
Igor Mitoraj, dal 27 giugno 2015 al 31 gennaio 2016 Piazza del Duomo a Pisa ospita una grande mostra antologica dedicata allo scultore Arnaldo Pomodoroche coinvolgerà più luoghi: il Palazzo dell’Opera e il Museo delle Sinopie oltre che lo spazio esterno di Piazza dei Miracoli. 
 
La mostra, organizzata dall’Opera della Primaziale Pisana, è ideata e
diretta dall’architetto Alberto Bartalini e si avvale di un comitato scientifico composto da Antonio Paolucci, Gillo Dorfles e Ilario Luperini. 
 
Oltre cento opere, tra sculture, progetti, disegni e documenti
raccontano l’inter a vicenda artistica del grande scultore, che saluta la mostra pisana con queste parole: “La massima aspirazione per uno scultore è ambientare le proprie opere in un confronto con il tessuto urbano e con il paesaggio. La scultura è infatti  - come dice Hegel - una presa di un proprio spazio ed ha senso se  riesce a trasformare il luogo in cui è posta. Sono perciò estremamente felice che alcune tra le mie opere più importanti si trovino a dialogare con questi straordinari luoghi carichi di storia ”.
 
Un dialogo, quello con la storia e la memoria, che si arricchisce della straordinaria occasione di vedere le opere di Arnaldo Pomodoro dialogare con alcuni gessi dei più grandi interpreti della scultura medievale pisana, Nicola e Giovanni Pisano
 
Il percorso espositivo, suddiviso in sezioni critiche strettamente collegate tra loro,
parte dal Palazzo dell’Opera, dove è esposta una selezione di lavori tra i più significativi del Maestro dagli anni Cinquanta ad oggi, oltre  ad alcuni tra i più importanti studi di opere architetturali, come il celebre Progetto per il nuovo cimitero di Urbino, del 1973, mai realizzato

Dai primi rilievi degli anni Cinquanta in argento, piombo e cemento, dalla serie degli Orizzonti, delle Tavole, delle Colonne del viaggiatore, in cui l’artista ha sviluppato la sua poetica del segno plastico, fino alle Cronache e ai Papiri degli anni Settanta e Ottanta,
per arrivare alle sculture più recenti, i Continuum,  che rappresentano una sorta di inventario di tutta la sua “scrittura”

Un ampio spazio è dedicato inoltre all’inedita esposizione di modelli in gesso  di sculture di varie dimensioni. 
 
Il Museo delle Sinopie accogliele Sfere, le Colonne, i Cubi,
opere che testimoniano la ricerca dell’artista sui solidi della geometria euclidea,
in cui emerge il lacerante contrasto tra l’essere e l’apparire della forma. La serie dei
Grandi disegnidel 1971, studi per il gruppo del Movimento di crollo,
espressione del disequilibrio e del movimento in contrasto con ogni staticità,
accolgono il visitatore che entra nel museo. 
 
All’esterno degli edifici, in Piazza del Duomo, trova la suanaturale collocazione
una della sculture monumentali realizzate dall’artista che, sin all’inizio degli anni Settanta cominciò ad affrontare con energia il problema della grande dimensione e della scultura ambientale, con una nuova consapevolezza e un nuovo senso dello spazio.
Scelta per dialogare con i marmi pisani, la scultura Giroscopio (bronzo e ferro, diametro 3,80 metri).
 
Arnaldo Pomodoro è nato nel Montefeltro nel 1926, ha vissuto l’infanzia e la formazione a
Pesaro. Dal 1954 vive e lavora a Milano. 
 
Le sue opere del Cinquanta sono altorilievi dove emerge una singolarissima “scrittura” inedita nella scultura, che viene d’ora in poi interpretata variamente dai maggiori critici.
Nei primi anni Sessanta affronta la tridimensionalità e sviluppa la ricerca sulle forme della geometria solida, che poi si estende alla grande dimensione. Le sue sculture sono presenti in spazi urbani in Italia e all’estero e nelle raccolte pubbliche maggiori del mondo. Tra le opere ambientali si ricordano il lungo rilievo in cemento
Moto terreno solare al Simposio di Minoa a Marsala, la Sala d’Armi del Museo Poldi Pezzoli
di Milano, l’environment Ingresso nel labirinto, dedicato all’Epopea di Gilgamesh e Carapace, la cantina progettata per la Tenuta Castelbuono di Bevagna, commissionata dalla famiglia Lunelli e inaugurata nel giugno 2012.
Memorabili mostre antologiche lo hanno consacrato artista tra i più significativi del panorama contemporaneo. Numerose esposizioni itineranti si sono susseguite in Europa, Stati Uniti, Australia e Giappone. Si è dedicato alla scenografia sin dall’inizio della sua attività e ha realizzato ‘‘macchine spettacolari’’ per numerosi lavori teatrali.
Ha insegnato nei dipartimenti d'arte delle università americane: Stanford University, University of California a Berkeley, Mills College. Ha ricevuto molti premi e importanti riconoscimenti: i Premi di Scultura alle Biennali di São Paulo (1963) e Venezia (1964); il Praemium Imperiale per la Scultura 1990 della
Japan Art Association e il Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award dell’
International Sculpture Center di San Francisco (2008). Nel 1992 il Trinity College dell'Università di Dublino gli ha conferito la Laurea
honoris causa in Lettere e nel 2001 l’Università di Ancona
quella in Ingegneria edile-architettura.
 
Dalla ricca bibliografia si segnalano:
L’arte lunga (Feltrinelli 1992), un dialogo con Francesco
Leonetti in cui Pomodoro racconta le esperienze della sua vita di artista;
Arnaldo Pomodoro (Fabbri 1995), opera monografica completa curata da Sam Hunter;
Scritti critici per Arnaldo Pomodoro e opere dell’artista
(1955 - 2000) (Lupetti 2000), una raccolta a cura della Fondazione Arnaldo
Pomodoro degli scritti critici più importanti con le immagini delle opere più significative;
Catalogo ragionato della scultura, a cura di Flaminio Gualdoni, che documenta il complesso delle opere realizzate dall’artista, corredate dalla prima compiuta ricerca documentaria su tutta la bibliografia esistente (Skira 2007);
Arnaldo Pomodoro. Il teatro scolpito
a cura di Antonio Calbi (Feltrinelli
-
Fondazione Arnaldo Pomodoro 2012), un volume che raccoglie i progetti per la scena realizzati dal 1972 sino ad oggi.
 
ARNALDO POMODORO
Continuità e innovazione
Piazza del Duomo, Pisa
27 giugno 2015 / 31 gennaio 2016
orari fino a ottobre: tutti i giorni dalle 8 alle 20
da novembre a marzo: tutti i giorni dalle 9 alle 17
Per informazioni
Opera della Primaziale Pisana
www.opapisa.it
,
info@opapisa.it
050 835011/12
Ufficio stampa
Matilde Meucci
Spaini & Partners
050/36042 310920 cell 329 6321362
www.spaini.it

venerdì 24 aprile 2015

"Il Giardino del Té" Hidetoshi Nagasawa a Certaldo

A Certaldo, città Natale di Giovanni Boccaccio,  adiacente al prestigioso Palazzo Pretorio, trova spazio e visibilità una delle grandi manifestazioni artistiche di un grande del XX secolo: Hidetoshi Nagasawa

Hidetoshi Nagasawa

In queste ultime settimane, che mi ritrovo spesso a frequentare l'antico borgo toscano per via del progetto #4elements1palace (vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2015/01/4elements1palace-acqua-fuoco-aria-terra.html), mi capita sovente di trascorrere qualche minuto del mio tempo di fronte all'opera, realizzata dallo scultore giapponese nel 2001 : "Il Giardino del Té". 

Questa installazione/scultura ha un qualcosa di magnetico. Merita di essere vista, vissuta ammirata. Un motivo pretesto in più per visitare Certaldo!








domenica 19 aprile 2015

Mitoraj Mito e Musica a Pietrasanta

Ieri a Pietrasanta si è inaugurata la mostra "Mitoraj Mito e Musica a Pietrasanta".
Sei opere monumentali in bronzo più due argille, collocate sul sagrato del Duomo della cittadina e all'interno della Chiesa di Sant'Agostino...
fino al 15 agosto 2105
da vedere!










giovedì 9 aprile 2015

ANCHE LE SCULTURE MUOIONO progetto a cura di Lorenzo Benedetti

A Firenze...


ANCHE LE SCULTURE MUOIONO
progetto a cura di Lorenzo Benedetti
Firenze, Palazzo Strozzi, Centro di Cultura Contemporanea Strozzina 
17 aprile - 26 luglio 2015
Per la primavera 2015 Il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Palazzo Strozzi propone una nuova programmazione espositiva che ha inizio con la mostra collettiva Anche le sculture muoiono, a cura di Lorenzo Benedetti, che presenta una riflessione sulla scultura contemporanea
CONFERENZA STAMPA
Giovedì 16 aprile 2015, ore 12,00
Firenze, Palazzo Strozzi, Centro di Cultura Contemporanea Strozzina

Si prega di accreditarsi
l.rinaldi@palazzostrozzi.org

Dal 17 aprile al 26 luglio 2015 gli spazi del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Palazzo Strozzi ospiteranno la mostra collettiva Anche le sculture muoiono (17 aprile-26 luglio 2015), a cura di Lorenzo Benedetti, che presenta una riflessione sul significato, le possibilità e le nuove sperimantazioni della scultura contemporanea, attraverso le opere e nuove produzioni di tredici artisti italiani e internazionali come: Francesco Arena (Italia), Nina Beier (Danimarca), Katinka Bock (Germania), Giorgio Andreotta Calò (Italia), Dario D'Aronco (Italia), N.Dash (USA), Michael Dean (Regno Unito), Oliver Laric (Austria), Mark Manders (Olanda), Michael E. Smith (USA), Fernando Sánchez Castillo (Spagna), Francisco Tropa (Portogallo), Oscar Tuazon (USA)

Gli artisti contemporanei utilizzano nuove forme e materiali investendo su una condizione temporale più ampia, in un dialogo tra passato e futuro. Allo stesso tempo, tuttavia, la mostra riflette su come gli artisti di oggi riscoprano materiali quali il bronzo, la pietra o la ceramica, che sembravano essere relegati alla pura accademia. Questi materiali sono ripresi e utilizzati in forma concettuale per riflettere su temi come quello del monumento, del frammento, del consumo della materia o sul recupero del recente passato modernista.

L’esposizione si terrà in concomitanza con la mostra di Palazzo Strozzi Potere e pathos. Bronzi del mondo ellenistico (14 marzo-21 giugno 2015) organizzata in collaborazione con il J. Paul Getty Museum di Los Angeles e la National Gallery of Art di Washington, che illustra, attraverso l’esposizione di eccezionali esempi di sculture bronzee di grandi dimensioni, lo sviluppo dell’arte nell’Età Ellenistica fra il IV ed il I secolo a.C.
La presenza di queste due mostre creerà a Palazzo Strozzi una straordinaria occasione di dialogo e confronto tra antico e contemporaneo. La scultura del passato ci è pervenuta soprattutto grazie alla sua capacità di sopravvivere nel tempo, in alcuni casi solo come frammento, mentre la percezione oggi di queste opere si divide tra una dimensione di durevolezza e una di effimerità e trasformazione del proprio valore e della propria connotazione originaria.
Come sottolinea il curatore Lorenzo Benedetti, la mostra del CCC Strozzina permette di andare oltre una mera contrapposizione tra passato e presente andando a individuare aspetti centrali della scultura contemporanea nella sua contrapposizione alla cultura dell’immagine consumata nell’immediatezza del presente e nella sua trasformazione di significato e valore, la “morte” di una sua condizione originaria, a confronto con il passaggio del tempo, rispondendo all’esigenza di uno sguardo verso un futuro indeterminato.

martedì 7 aprile 2015

Giorgio De Chirico, I Bagni misteriosi, di nuovo visibili...



La fontana progettata da Giorgio De Chirico, I Bagni misteriosi (http://it.wikipedia.org/wiki/I_bagni_misteriosi), inaugurata nel 1973 nei giardini di Palazzo dell'Arte a Milano, in occasione della quindicesima edizione della Triennale milanese, è tornata agli "antichi" splendori. 
Il cantiere, durato 4 mesi, periodo in cui l'opera non è stata visibile al pubblico, è stato allestito per ridipingere, con colori acrilici sgargianti e vivaci, così com'era stato voluto dall'artista. Il costo dell'operazione ammonta a circa 100mila euro, con l'importante contributo della Mapei (http://www.mapei.com/IT-IT/) che ha fornito gratis tutti i materiali. Finiti gli interventi di restauro, nella fontana è stata anche rimessa l'acqua, che mancava oramai da anni.

mercoledì 11 marzo 2015

MARCELLO SCARSELLI “suggestioni”

In attesa della grande mostra di Certaldo, l'ottimo Scarselli "scalda" i motori... anzi i penneli!!!


CARISMI per l'Arte

presenta

MARCELLO SCARSELLI
“suggestioni”

inaugurazione venerdì 13 marzo 2015 ore 17.30

filiale di via vittorio veneto 5 LUCCA

la mostra sarà visitabile fino al 30 aprile 2015
dal lunedì al venerdì 9.00 – 13.00 / 14.45 – 17.30

in collaborazione con
Casa d'Arte San Lorenzo

Cassa di Risparmio di San Miniato
info: Marketing Carismi – 0571 404212 – marketing@carismi.it – www.carismi.it

venerdì 24 ottobre 2014

IL PAESE DEI BALOCCHI Franco Mauro Franchi - Antonio Possenti



IL PAESE DEI BALOCCHI
Franco Mauro Franchi - Antonio Possenti 


25 ottobre - 8 novembre 2014

Galleria Nozzoli
Via G. del Papa 134, Empoli

domenica 19 ottobre 2014

In principio fu Eva...e poi? - Mostra di scultura di Lea Monetti



In principio fu Eva...e poi?
Mostra di scultura di Lea Monetti

Inaugurazione: sabato 8 novembre alle ore 17.00
Con la partecipazione di
VITTORIO SGARBI

Luogo: Pontassieve (Fi), Sala delle Colonne (Palazzo Comunale, via Tanzini 32)

Durata: 8 novembre - 14 dicembre 2014

Orario apertura mostra: martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica 16.00 - 19.00; venerdì 09.30 - 12.30. Chiuso il lunedì. Ingresso libero.

Info: Comune di Pontassieve - Dipartimento Cultura 055 83 60 343/344
www.comune.pontassieve.fi.it/cultura - cultura@comune.pontassieve.fi.it

Mostra organizzata da: Comune di Pontassieve
Con il patrocinio di: Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Firenze

In collaborazione con: Soprintendenza Speciale per i Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze; Accademia di Belle Arti di Firenze

venerdì 17 ottobre 2014

LIQUIDA TransApparenze di Annalù a cura di Carlotta Canton


 

LIQUIDA
TransApparenze
di Annalù
a cura di Carlotta Canton
dal 23 ottobre al 22 novembre 2014
opening giovedì 23 ottobre, ore 18:30
Galleria Davico Arte
Galleria Subalpina 21 – Torino

Presentazione “Showing Monograph Annalù 1994-2014”
A cura di Martina Cavallin, Luca Beatrice
venerdì 31 ottobre 2014, ore 18:00
Circolo dei Lettori
Via Bogino 9 – Torino

Sarà Liquida – TransApparenze, mostra curata da Carlotta Canton, direttrice della Galleria Davico Arte, a sancire il debutto ufficiale di Annalù sul territorio torinese con una prima assoluta. La scultrice veneta, reduce dal Collective Ehibition Park View Fine Arts di Hong Kong - ultima tappa in ordine cronologico che fa seguito ad altrettanti esposizioni internazionali realizzate a Los Angeles, San Francisco, San Diego, Parigi, Vienna - sarà a Torino dal 23 ottobre al 22 novembre per presentare le sue opere, molte delle quali inedite.
“Difficile imbrigliare l’arte di questa giovane artista, il cui ventennale percorso ci suggerisce un’evoluzione di sentimenti, di poetica della vita, di storie narrate e ancora da narrare, di sogni e visioni. - come sottolinea la curatrice della Galleria Davico Arte, Carlotta Canton - Annalù è attenta osservatrice delle “cose del mondo”, le guarda, le studia, le fa sue, il suo animo profondo elabora, attraverso le proprie emozione, e restituisce al mondo le “cose del mondo” con un nuovo e personale linguaggio” A sottolineare l’eccezionalità dell’esposizione, che vede Torino come luogo prescelto per celebrare i suoi 20 anni di attività, il 31 ottobre alle ore 18:00 Luca Beatrice illustrerà al Circolo dei Lettori la monografia “Showing Monograph, Annalu 1994-2014” edita dalla Silvana Editoriale, casa editrice che si sta sempre più distinguendo nel panorama internazionale per le scelte di qualità e prestigio degli artisti proposti, guadagnandosi la presenza nei bookshop di musei quali il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, il Metropolitan di New York per citarne solo alcuni tra i principali.
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Testo critico della curatrice Carlotta Canton
Difficile imbrigliare l’arte di questa giovane artista, il cui ventennale percorso ci suggerisce un’evoluzione di sentimenti, di poetica della vita, di storie narrate e ancora da narrare, di sogni e visioni.
Annalù è attenta osservatrice delle “cose del mondo”, le guarda, le studia, le fa sue, il suo animo profondo elabora, attraverso le proprie emozione, e restituisce al mondo le “cose del mondo” con un nuovo e personale linguaggio.
Ecco che le forme impresse alla liquidità, dall’abilità di Annalù, ci riportano ad attimi di vita, situazioni, emozioni improvvise… e per un attimo ci danno quella sensazione di aver fermato per sempre un istante
Non è così, per sua stessa natura lo stato “liquido” non è in grado di mantenere a lungo la propria forma.
Ma non ci deve essere sgomento o smarrimento in questo divenire continuo, la nostra ragione di esseri umani sta nell’essere consapevoli che adattarci al cambiamento è la nostra vera forza.
“Il libro della tempesta”, un groviglio di emozioni forti, metafora della vita, pagine già scritte e pagine ancora da scrivere, interrogativi e certezze... il movimento dell’esistenza.
La forza della natura impressa in “door of silence” è così esplosiva quanto risucchiante, il movimento circolare e vorticoso delle farfalle, la cui breve vita ci serva di monito, ci cattura e improvvisamente ci restituisce al mondo colmi di nuove emozioni.
“Elisir”, l’orchidea, le credenze popolari sui poteri di questo fiore si perdono nella notte dei tempi: streghe e stregoni lo utilizzavano nei loro elisir d’amore e di eterna giovinezza, scrittori e pittori di ogni secolo, hanno da sempre usato l’orchidea come simbolo erotico e di bellezza sensuale, ma qual è quindi il suo attuale significato? Essa è correlata all’amore, per la sua capacità di crescere ovunque, in ogni continente, e allora l’amore come elisir di vita, motore delle nostre esistenze.
E nella trasparenza di ogni forma, ci illudiamo di vedere riflesse al di là della tra speranza le nostre interiorità, magicamente protette dal quel velo di nulla che ci rassicura.

Mostra: “Liquida. TransApparenze” di Annalù, www.annalu.it
Direzione artistica: Carlotta Canton
Luogo: Galleria Davico Arte , Galleria Subalpina 21 www.davicoarte.it - galleria@davicoarte.it
Inaugurazione: 23 ottobre 2014 ore 18:30
Durata: 23 ottobre - 22 novembre 2014
Orari: Da martedì a sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30

Presentazione Presentazione “Showing Monograph Annalu 1994-2014”
venerdì 31 ottobre ore 18:00 Circolo dei Lettori, Via Bogino 9

Ufficio stampa: B52Communication, info@b52c.com; www.b52c.com

mercoledì 1 ottobre 2014

"Nulla Dies Sine Linea" Roberto Miniati a Villa Pisani

 

Roberto Miniati 

MOSTRA MUSEO NAZIONALE VILLA PISANI 4-12 Ottobre 2014

a cura di Michele Beraldo

 Nel periodo dal 4 al 12 Ottobre le opere del Maestro Miniati saranno esposte presso il Museo Nazionale Villa Pisani, la "Regina delle ville venete". Verranno esposte oltre cinquanta tra le opere più recenti del Maestro in una mostra intitolata "Nulla Dies Sine Linea".

catalogo Allemandi
Via Doge Pisani 7 - 30039 Stra (Ve)
Telefono: +39.049.502074 - Fax: +39.049.9801283

domenica 28 settembre 2014

Anche il Talent Prize 2014 ha il vincitore...




Si aggiudica l'ambito premio, giunto alla settima edizione, Gian Maria Tosatti con l'installazione "2_Estate"


per vedere il video completo dell'opera vai su

Mi piace anche segnalare 

Premio Speciale White Noise Gallery Roberto Fanari - Appello – Scultura



Premio Speciale Il Gioco del Lotto Anna Caruso - Toeletta – Pittura



Premio Speciale Casa dell’ Architettura Veronica Nalbone - Da Lontano – Fotografia



Premio Speciale Axa in Italia Andrea Savazzi - Mantua landscape – Pittura



Per leggere altro sul Premio Talent
consulta

mercoledì 24 settembre 2014

Ad Imaginem Suam a cura di Alberto Agazzani al MACS

Tanti amici sotto la guida del grande Agazzani, da Giuseppe Bombaci a Davide Puma da Peter Demetz a Silvio Porzionato...


Ad Imaginem Suam a cura di Alberto Agazzani

“Questa mostra, […], vuole dimostrare la varia e variopinta continuità con un passato millenario di una storia, quella della rappresentazione della figura umana, intrisa di Bellezza e di sempre nuove espressività e linguaggi”.

al Macs – Museo Arte Contemporanea Sicilia di Catania, fino al prossimo 30 Novembre 2014.
Espongono: Marco Bolognesi, Giuseppe Bombaci, Roberta Coni, Dino Cunsolo, Peter Demetz, Giuseppe Guindani, Nunzio Paci, Nicola Pucci, Davide Puma, Silvio Porzionato, Alessandro Reggioli, Luciano Vadalà.


martedì 23 settembre 2014

Dopo MAXXI e MADRE arriva il MAMBO e... Christian Balzano c'è anche qui!

Dopo MAXXI e MADRE arriva il MAMBO e... Christian Balzano c'è anche qui!

Si inaugura oggi la terza tappa di DO UT DO, al MAMBO di Bologna e come ho già fatto per due tappe precedenti (vedi http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2014/05/e-dopo-il-maxxi-arriva-il-madre.html), mi piace sottolineare ancora una volta la presenza dell'amico Christian Balzano

 

 

2014: Design per Hospice

do ut do, nome coniato da Alessandro Bergonzoni, è legato ad un progetto benefico biennale inaugurato nel 2012. La causa ha coinvolto le eccellenze del mondo dell’arte, del cinema, del design, della moda e della musica con un progetto di raccolta fondi promosso dall’Associazione Amici della Fondazione Hospice Seràgnoli e ideato a sostegno della Fondazione Hospice Seràgnoli Onlus, organizzazione non-profit che dal 2002 opera nel campo dell’assistenza, formazione, ricerca e divulgazione della cultura delle Cure Palliative.
La seconda edizione è nel segno del design con i migliori designer mondiali come protagonisti. Padrini d’eccezione, dopo Yoko Ono, che nel 2012 ha donato il suo Wish Tree, sono i MASBEDO, duo di video artisti che ha contribuito con la realizzazione di un video inedito dal titolo Look Beyond.
I protagonisti di do ut do sono designer, architetti, artisti e aziende produttrici che si cimentano nella creazione di oggetti con valore d’uso e hanno espresso la loro adesione donando un'opera che, secondo il tradizionale schema dell’ “estrazione a sorte”, verrà assegnata a chi avrà sostenuto le attività della Fondazione con un contributo a partire da € 5.000.
Il progetto benefico prevede nel 2014 tre momenti pubblici, che saranno occasione unica per ammirare le opere inedite, e un evento conclusivo. Tre esposizioni in programma: la prima si è svolta dal 16 al 18 maggio al MAXXI di Roma, la seconda dal 22 al 25 maggio al MADRE di Napoli, la terza avrà luogo dal 23 settembre al 19 ottobre al MAMbo. L’ultimo appuntamento consisterà invece nella vera e propria estrazione e conseguente assegnazione delle opere in palio, il 24 ottobre a Bologna presso il MAST, Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia.

http://www.mambo-bologna.org/ 

http://www.mambo-bologna.org/mostre/mostra-157/ 

domenica 21 settembre 2014

"I FRATELLI CHAPMAN, OVVERO L’ESTETICA DEL BESTEMMIATORE" di Sergio Mandelli

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L'amico e collega Sergio Mandelli, mi ha inviato un suo scritto: "I FRATELLI CHAPMAN, OVVERO L’ESTETICA DEL BESTEMMIATORE".
Certo l'opera degli artisti sopra citati è davvero "border-line" ma ciò non toglie che sia una realtà del mercato importante e significativa oltre che espressione del contemporaneo.
Pubblico questo scritto su autorizzazione dell'autore e non chiedo di condividerne i pensieri, ma essendo uno scritto di qualità, in questo luogo dove vice la libertà di pensiero, penso e ritengo che possa fare bella mostra di sè.
Mi sono solo permesso di inserire alcune immagini, rispetto al testo originale, in quanto ritengo possano essere da aiuto a chi, bontà sua, avrà volglia di leggerlo.
 
Jake e Dinos Chapman
I FRATELLI CHAPMAN,
OVVERO
L’ESTETICA DEL BESTEMMIATORE
Imagine there’s no countries 
It isn’t hard to do.
Nothing to kill or die for
And no religion too

I FRATELLI CHAPMAN
I fratelli Jake e Dinos Chapman sono due artisti inglesi di origine greca, nati negli anni sessanta, che da qualche tempo fanno parlare di sé per alcune opere particolarmente scabrose. La cosa che contraddistingue maggiormente la loro arte è di essere stata progettata all’interno della scuderia di Charles Saatchi, un pubblicitario, collezionista, che anni fa ha scoperto il modo per moltiplicare i propri soldi sfruttando i meccanismi del mercato dell’arte. 
 
Charles Saatchi
Per sintetizzare, da buon pubblicitario, ha notato che finché di arte si occupano solo le riviste degli addetti ai lavori, l’interesse del pubblico è esiguo. Nell’epoca del  mercato globale invece ha capito che il vero successo si ottiene solo coinvolgendo un grande numero di persone. E un pubblico maggiore si ottiene soltanto occupando le pagine della cronaca.
In altre parole bisogna creare lo scandalo, obbiettivo che lui ha perseguito e raggiunto attraverso alcune operazioni ben finanziate e ben promosse, la più famosa delle quali è stata la mostra del 1997 “Sensation”, presentata a Londra.
 
la locandina della mostra mostra del 1997 “Sensation”
I temi trattati dagli artisti in quella mostra, come da manuale, erano essenzialmente tre: morte, sesso e religione. Inutile dire che la mostra ebbe un grosso successo e che gli artisti godettero di un notevole aumento delle loro quotazioni.
Fra questi c’erano anche i fratelli Chapman, che in tale occasione presentavano due lavori. Innanzitutto Great Deeds Against the Dead, una versione tridimensionale dell’incisione di Goya Grande Hazana! Con muertos!
Goya Grande Hazana! Con muertos!

fratelli Chapman Great Deeds Against the Dead


Si tratta di un’opera a dimensione naturale che esibisce un corpo fatto a pezzi e appeso su un albero, un lavoro a suo modo drammatico, impressionante, derivato da una citazione colta, quella di Goya, appunto.
L’altra opera, come da manuale, affrontava il tema del sesso con quella che è probabilmente la loro opera più celebre Zygotic Acceleration, Biogenetic, De-Sublimated Libidinal Model (Enlarged x 1000).
fratelli Chapman Zygotic Acceleration, Biogenetic, De-Sublimated Libidinal Model

Si tratta di un assemblaggio di corpi di ragazzine prepuberi, fusi tra loro e corredati da sessi maschili e femminili ben evidenziati.
Da questo lavoro i Chapman hanno poi sviluppato un ciclo di grande successo scandalistico e commerciale.
Il tema di questo ciclo in realtà non è nuovo, è la messa in discussione della centralità del corpo umano, inteso come modello di perfezione, quello per intenderci raffigurato nell’Uomo vitruviano di Leonardo, l’uomo inserito in un progetto razionale, divino. Un concetto, quello della centralità dell’uomo nello spazio razionale dell’universo, all’origine dell’Umanesimo e del Rinascimento.
La deformazione del corpo umano, che ha cominciato ad apparire come retaggio del culto del corpo malato di romantica memoria, ha avuto la sua rappresentazione più efficace probabilmente nella pittura di Bacon. Per lui il corpo umano diventa un grumo animalesco racchiuso su se stesso, incapace di espandersi nello spazio per intraprendere una iniziativa qualsiasi. Altro che centro del mondo!
Questo tema è stato poi raccolto e sviluppato da vari filoni, sia in pittura sia attraverso performance, in particolare dalle innumerevoli espressioni della body art, come ad esempio gli azionisti viennesi.
I fratelli Chapman si inseriscono in questo filone.
Che cosa aggiungono i Chapman a questo tema?
Il fatto di deformare dei corpi di bambina ed offenderli con l’esibizione di sessi maschili. L’immagine deformata e offesa di corpi che dovrebbero rappresentare la grazia e l’innocenza ottiene come unico risultato quello di disturbare (gli esteti usano il verbo “colpire”) l’osservatore.
In un periodo poi in cui il pubblico è molto sensibile al tema della pedofilia, l’accostamento di questi corpi prepuberi al membro maschile in erezione non può non suscitare sentimenti di repulsione.
Morte, sesso, che cosa manca? La religione.
Si conoscono in particolare due lavori dedicati a questo soggetto. Il primo è una serie di clown del McDonald crocifissi; l’altro è una statua devozionale di Madonna col bambino orribilmente deturpata.







La crocefissione non sorprende più di tanto: gli artisti contemporanei hanno crocifisso di tutto, dalla rana di Klippenberger, al fallo di Midea Cruz, al Cristo con le borse dello shopping di Bansky, a quello impacchettato di Geers, e via per migliaia di volte, oggetto offerto gratuitamente allo sterminato esercito degli artisti senza fantasia.
Non si vede perché non si debba inchiodare alla croce anche il pupazzo di McDonald.
Per quanto riguarda la Madonna il discorso si fa più complesso. Il volto della Madonna, da sempre nella pittura occidentale modello di perfezione morale ed estetica, è qui inteso come oggetto di deturpazione. Il naso sembra scorticato, la bocca è sottoposta a una ampia lacerazione e a una rozza cucitura. Dalla bocca del Bambino escono delle forme strette e cilindriche, come dei vermiciattoli.
Perché il discorso è diverso? Perché si oltraggia un soggetto appartenente alla religione cattolica. 
CORPO UMANO E CATTOLICESIMO
La religione cattolica ha la particolarità di essersi spesa, più di ogni altra, per la sacralizzazione del corpo umano nella sua realtà fisica e quindi per la sua rappresentazione.
Sappiamo che la tradizione della raffigurazione del corpo umano, sublimata dal mondo greco-romano, è stata raccolta dalla Chiesa Cattolica, e questo è stato possibile perché la rappresentazione del corpo umano – proibita o di fatto ostacolata dall’ebraismo e dall’Islam – per il cristianesimo è una cosa positiva: Gesù, vero Dio e vero uomo, si è rivelato a noi in modo visibile, ha patito la crocifissione per poi risorgere e ascendere al cielo col proprio corpo. Quindi il corpo umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio, ha già in sé un elemento di bontà intrinseca. E la sua riproduzione, secondo quanto deciso nel Secondo concilio di Nicea (787 DC), attraverso i dipinti di Gesù, di Maria, dei santi e dei fatti riguardanti la storia sacra, aiuta il fedele in contemplazione a rinforzare la propria fede.
Probabilmente il massimo risultato di questa eredità è rappresentato da una scultura di Michelangelo, il Cristo di Chiesa sopra Minerva a Roma.

Michelangelo, il Cristo di Chiesa sopra Minerva a Roma

Per questo appare oziosa la domanda: ma perché gli artisti non se la prendono con i simboli delle altre religioni? Certamente per paura, soprattutto per quanto riguarda i simboli dell’Islam.
Ma soprattutto per la centralità che la Chiesa Cattolica ha nella storia dell’arte.
Basta sfogliare un qualsiasi manuale di storia dell’arte per vedere quante pagine sono dedicate all’arte direttamente commissionata da cattolici, o concepite in ambito cattolico, o comunque inseriti in un discorso aperto solo grazie alla Chiesa Cattolica. Ad esempio sono assolutamente convinto che senza il Concilio di Nicea non avremmo la fotografia, né il cinematografo, né YouTube.
Lo stesso concetto di storia dell’arte nasce in ambito cattolico: Vasari non mi pare appartenesse ad un’altra confessione religiosa.
Da questa centralità (spesso scioccamente negata) deriva che molte espressioni dell’arte contemporanea sono comprensibili solo in opposizione all’idea di arte maturata ed espressa all’interno del cattolicesimo.
Lo stesso Bacon, ad esempio, non sarebbe concepibile senza il cattolicesimo.
Se, come abbiamo detto, il suo obbiettivo è di deformare il corpo umano, negandone la centralità e la sacralità, ciò diventa ancora più chiaro nella serie dedicata ai prelati, in particolare nel ritratto di Innocenzo X.

Francis Bacon Innocenzo X

Allargando il discorso ad altre espressioni dell’arte contemporanea, e andando al di là delle dichiarazioni programmatiche dei loro autori, non si può fare a meno di notare alcune costanti.
Ad esempio, uno degli elementi comuni a molte tradizioni religiose è quello del sacrificio di animali per ingraziarsi la divinità. Vale la pena anche ricordare che uno dei nomi di Gesù è quello di Agnello di Dio, sacrificato sulla croce per redimere i nostri peccati.
Ebbene, una delle manifestazioni più eclatanti dell’arte contemporanea è la body art, in particolare quella viennese, dall’indubbio aspetto sacrificale.
Tolto Dio dalla circolazione, infatti, e quindi con Lui il sacramento della riconciliazione, alcuni artisti si sono proposti come sostituti del capro espiatorio, dell’agnello sacrificale, prendendo su di sé il carico del complesso di colpa che stava imbevendo di sé tutta la società. Che cosa rende differente Rudolf Schwarzkogler, Gunther Grus, Gina Pane, con i loro corpi umiliati e sottoposti a dolore autoinflitto, dalle opere di mortificazione, ad esempio, di Jacopone da Todi?
NON SI PUO’ FARE A MENO DELLA RELIGIONE
Mi sembra arrivato il momento di spiegare perché ho inserito, all’inizio dell’articolo, i versi, famosissimi, di “Imagine”, una canzone di John Lennon che si augurava l’avvento di un mondo migliore, di pace. In particolare sembrava sottintendere che la pace si potesse ottenere abolendo le religioni.
Questi versi, che accompagnano una delle più belle melodie scritte nella storia dell’umanità, sono indubbiamente affascinanti, ma hanno un solo problema: non significano proprio nulla. E non significano nulla proprio perché l’uomo non riesce a liberarsi dalla religione.
Dostojevkij nell’Adolescente si esprime così: “L'uomo non può vivere senza inchinarsi dinanzi a qualcosa; un uomo simile non sopporterebbe se stesso e nessuno lo sopporterebbe. E chi nega Iddio, finirà coll'inchinarsi dinanzi a un idolo di legno o d'oro, o magari a un idolo astratto.”
E San Giovanni Vianney, il curato d’Ars, diceva “cent'anni senza prete e la gente finirà per adorare gli animali”, con questo volendo dire proprio che si può smettere di adorare Dio, ma non si smette di adorare qualcosa.
Non si sa perché, ma ognuno di noi è immerso nella religione così come è immerso nell’aria.
Certo non stiamo parlando solo di religioni rivelate, ma di una struttura di pensiero che si riproduce in maniera pressoché identica.
Proviamo a pensarci: se c’è un secolo che ha abbandonato Dio è proprio il Novecento. Stando a Lennon e alle dichiarazioni degli esponenti dell’Uaar, il Novecento sarebbe dovuto quindi essere il secolo delle meraviglie; invece, come sappiamo, dal punto di vista storico è quello che ha visto compiersi le più grandi stragi che l’umanità abbia mai concepito, la maggior parte delle quali ideate proprio da chi voleva imporre l’ateismo a tutti i costi.
Per paradosso, i regimi comunisti, nati con lo scopo di imporre l’ateismo di Stato, sono proprio quelli che più si sono impegnati a replicare le forme delle religioni rivelate: il culto della persona del leader di partito ha molto a che fare con la divinizzazione del fondatore di una religione, indicato ai popoli per le sue qualità di guida infallibile. Lenin, Stalin, Mao, Kim-Jung Il, Pol Pot appartengono a tutti gli effetti ad un Pantheon di semi-divinità.
Un altro fenomeno che per molti aspetti è associabile ad  una manifestazione di tipo religioso, il divismo, di fatto impone una sorta di culto ai suoi adepti, con raccolta di reliquie, estasi collettive, dipendenza dal modello morale proposto, ecc. 

John Lennon


Lo stesso assassinio di John Lennon – divo fra i più noti – può essere letto secondo le categorie della religione.
Infatti, a quale domanda risponde la religione?
A tante domande, ma la prima è che la religione garantisce un significato, un senso alla propria esistenza nel mondo. Facendo parte di un gruppo di fans di un cantante ci si identifica in alcuni valori morali, in alcuni gesti ripetuti assieme. Nel rituale esisto anch’io.
E il rituale per eccellenza in tutte le tradizioni, come abbiamo detto, è quella del sacrificio.
Si sa che Mark David Chapman (neanche a farlo apposta Chapman pure lui) spiegò il suo assassinio di John Lennon in diversi modi.
Noi possiamo spiegarlo anche col fatto che il divismo ha creato un vero e proprio Olimpo di divinità alle quali viene reso un culto particolare.
Ora, quali mezzi ha a disposizione una persona normale per assurgere allo stesso Olimpo? Quella dell’omicidio, del sacrificio.
La comunicazione di massa permette infatti ad un emerito sconosciuto di diventare famoso ad un gran numero di persone in pochissimo tempo. Il compimento di un omicidio permette al killer di perpetuare la sua esistenza al di là di se stesso. In assenza di un Dio che premia le buone azioni, il garante della propria esistenza in vita diventa il medium, l’informazione, la cronaca – il nuovo Olimpo.
Per la salvezza di Mark David Chapman è stato necessario sacrificare il divo John Lennon.

Mark David Chapman


L’ESTETICA DEL BESTEMMIATORE
Caratteristica del bestemmiatore è che per affermare la propria identità ha bisogno di Dio. Per paradosso si può dire, secondo la celebre sentenza di Pierre Klossowski, nessuno crede in Dio più di colui che lo ingiuria.
La bestemmia è perciò a tutti gli effetti un gesto trascendentale. Con ciò non si vuole minimamente dare un alone di nobiltà alla bestemmia, tutt’altro; ma per capire anche gli aspetti negativi di un fenomeno bisogna inquadrarlo in modo concettualmente adeguato.
Riesaminando da questo punto di vista l’opera dei Fratelli Chapman, perciò, in particolare la loro versione della Madonna col Bambino, non si può negare che la loro sia definibile come estetica del bestemmiatore.
E’ fuori discussione che se non esistesse il sacro, la sacralità del sacrificio, della morte, della religione, della vita, non sarebbe possibile nemmeno l’esistenza stessa dei Chapman in quanto artisti.
Non a caso i fratelli Chapman hanno voluto oltraggiare anche la sacralità dell’arte. Vogliamo fare un esempio?
Il loro lavoro dal titolo quanto mai emblematico “Insult to Injury” consiste nell’aver “rettificato” alcuni personaggi della celebre serie di Goya “I disastri della guerra”. In pratica i due fratelli hanno comprato una serie completa di 80 incisioni originali della celebre opera di Goya, perciò preziosissima, e, sulle teste dei suppliziati, hanno disegnato personaggi di fumetti.

fratelli Chapman Insult to Injury


Se l’operazione artistica fosse consistita nei loro ritocchi fumettistici, sarebbe stato ugualmente idoneo allo scopo l’uso di fotocopie anticate; è invece ovvio che ciò a cui miravano i due fratelli era proprio l’oltraggio effettuato ad una rara opera d’arte del passato.
Con ciò si mira proprio a colpire una certa idea di sacralità, quella dell’arte, dell’opera preziosa, unica. E questo proprio con lo scopo di scandalizzare il pubblico medio dei cultori dell’arte e quindi di far parlare di sé.
L’estetica dei Chapman deve sporcare, oltraggiare qualcosa di sacro per poter esistere, per poter conquistare le pagine della cronaca, luogo della salvezza, della conquista della propria identità.
L’ESTETICA DEL DEMONIO
Ai precedenti si può aggiungere un ulteriore capitolo. L’estetica di tipo demoniaco che sta impregnando di sé la nostra società.
Abbiamo detto che la tradizione artistica europea era ispirata alla rappresentazione del corpo umano inteso come esempio di creazione divina; un secolo senza Dio deve per forza di cose esprimersi in altri linguaggi, il cui studio è spesso fonte di godimento estetico e di ammirazione per le innumerevoli modalità in cui il fenomeno artistico riesce a manifestarsi.
Tuttavia l’assenza di Dio nel mondo lascia spazio al suo nemico. Ovviamente, con questo non voglio dire che siamo obbligati a credere nel demonio, e quindi in Dio. Dobbiamo però essere edotti del fatto che il demonio ha un suo modo particolare di presentarsi e lo fa in maniera sempre simile.
Il demonio, sappiamo, si propone in alternativa a Dio. Non essendo però lui il creatore delle cose, e non essendo in grado di realizzare qualcosa di diverso, l’unica cosa che può fare è dileggiare, mettere in ridicolo la creazione. Esempio tipico dell’estetica demoniaca è la messa nera, che per essere celebrata necessita di particole consacrate, perché attraverso di esse si oltraggia il corpo di Dio.
Il rituale delle messe nere necessita inoltre di escrementi, di esibizione di corpi di donna nudi, di sottomissione erotica delle stesse donne al celebrante.
Esteticamente quindi la messa nera è la parodia della messa originale. Senza l’originale non esisterebbe neanche lei.
Un’altra definizione del demonio è quella di “Scimmia di Dio”, imitazione grottesca e imperfetta del creatore.
Avendo il demonio per sempre perduto la scintilla divina che lo caratterizzava in quanto angelo, ha assunto sembianze mostruose che lo rendono invidioso e nemico dell’uomo, il quale, al contrario, come abbiamo detto, è considerato sintesi di perfezione.
Il demonio perciò non può fare altro che denigrarlo, imbruttirlo, ridicolizzarlo per poterne fare sua preda.
Secondo il bellissimo saggio di Bachtin su Rabelais, il demoniaco viene di solito esorcizzato nella tradizione cristiana attraverso il Carnevale, che non a caso è la festa del travestimento, della sovversione della norma. Il re del Carnevale non è mica quello vero, e se uno si traveste da Napoleone, gli altri mica ci credono!
Un altro degli aspetti di tipo carnevalesco rilevati da Bachtin era la prossimità con gli escrementi.
La manipolazione degli escrementi, ciò che l’uomo espelle e rifiuta, laddove non intesi come concime, è sempre legato al demoniaco.
Ora, non mi sembra servano altre parole per far rientrare l’estetica dei Chapman in quella del demoniaco.
Non solo, ma alla luce di queste parole numerose esperienze dell’arte contemporanea risulterebbero facilmente leggibili; senonché è avvenuto un fenomeno culturale che dura ormai da qualche secolo, volto a ridicolizzare la cultura cristiana.
E’ sorta cioè una cultura laicista che pretende di leggere la storia del mondo come un combattimento fra le forze del progresso, che lottano per avere spazi sempre più ampi di libertà e di conquiste di civiltà, contrapposte ai rappresentanti di un sapere obsoleto, inutile, retrogrado e incompatibile con la modernità – ovviamente quello cristiano.
Sta di fatto che l’arte attuale è diventata il campo di conquista dell’estetica demoniaca; il problema è che lo stesso mondo culturale laicista, autocensurando la conoscenza di un sapere religioso, non è più in grado non solo di comprenderla, ma persino di percepirla.
Si è avverato perciò il capolavoro del demonio descritto da Baudelaire: Il capolavoro del demonio è di far credere che non esiste.
CONCLUSIONE
Tornando ai fratelli Chapman, ci si può legittimamente chiedere se le loro opere si caratterizzino per una particolare originalità.
Certamente sono opere che colpiscono. E certamente ci sono critici d’arte pronti a giurare che si tratta di opere geniali. Siamo in un regime di libertà, ci mancherebbe, ed è diritto di ciascuno esprimere le proprie idee. Magari qualcuno le interpreterà addirittura come una denuncia di un fenomeno disgustoso come quello della infanzia violata.
Resta da dimostrare come un tipo di arte che suscita disgusto possa in qualche modo contribuire al miglioramento della specie umana.
Ci sarà anche gente che dice che l’arte non serve a nulla se non a se stessa.
Ritorniamo perciò al punto di partenza. Lo scopo di questo tipo di artisti non è quello di realizzare un lavoro che abbia una sua validità estetica, ma quello di far parlare di sé, approfittando del fatto che, in un’epoca in cui sembrano essere saltati tutti i criteri di giudizio per valutare un’opera d’arte, l’unico criterio inoppugnabile è la popolarità dell’opera e degli stessi autori.
L’opera dei Chapman in sé, perciò non esiste, ma prende consistenza solo nel momento in cui conquista le pagine della cronaca.