Allora ho ragione quando sostengo che la cultura in terra sarda è avanti! Lo dimostra questa ennesima iniziativa!
.SAVAGE HUMANS.
NARCISA MONNI - VINCENZO PATTUSI
a cura di DAVIDE MARIANI
a cura di DAVIDE MARIANI
L.E.M.
Laboratorio Estetica Moderna
via Napoli, 8
07100 Sassari
Laboratorio Estetica Moderna
via Napoli, 8
07100 Sassari
IT’S A JUNGLE OUT THERE:
TRA DESIDERIO E INQUIETUDINE
TRA DESIDERIO E INQUIETUDINE
L'esplorazione delle dinamiche che si creano dall'incontro di due
visioni dell’odierna "giungla urbana" permette di constatare quali siano
le diverse possibilità di rappresentazione degli impulsi e degli stati
d’animo che essa suscita. Nelle opere di Narcisa Monni e Vincenzo
Pattusi la forza espressiva si contrappone al fragile sentimento umano
che si rivela nell’atto della creazione: l’uomo e la bestia che perde e
che vince.
Questo dualismo rimanda al rapporto che intercorre
tra la vittima e l’aggressore, i cui ruoli possono essere facilmente
interscambiabili. Il termine vittima deriva dal latino victima, che
originariamente significava “cibo offerto agli dei”, ma anche da
vincire, che indicava il termine “legare”, per designare come la
vittima, animale o umana, venisse legata sull’altare per il sacrificio
alle divinità. In ambito psicologico per vittima s’intende chi
“conserva dentro di se il dolore, trasformandolo in manipolazione, e la
rabbia che non riesce, o che non vuole esprimere, diviene affermazione
del suo bisogno di amore, attraverso un’assoluta dipendenza” . il
termine aggressore deriva anch’esso dal latino, e significava “andare
verso, accostarsi a qualcosa”. Col tempo però ha assunto un significato
carico di valenze ostili: “sopraffare con intenzione malevola” . Secondo
Freud l’aggressività è “una pulsione primaria in cui l’aggressore
proietta sulla vittima e sul mondo le parti rifiutate di se stesso e la
sua integrità psichica si ricompone solo in presenza di un contrario di
cui ha assolutamente bisogno per esistere” .
Nell’arte
contemporanea, l’ utilizzo di contenuti che spaziano dal dolore
all’angoscia, fino ad arrivare alla violenza, può essere riconducibile a
una reazione di insofferenza nei confronti della cultura proposta dal
conformismo diffuso nel mondo globalizzato. Nell’era della
multimedialità e dei conflitti legati dell’avanzare della recessione in
Occidente, le proposte artistiche che evidenziano, anche in termini di
denuncia, problematiche inerenti i rapporti di potere politico, i
conflitti sociali e le discriminazioni di genere sono in continuo
aumento. Parallelamente all’ascesa di queste tematiche, bisogna tuttavia
registrare anche l’emergere di espressioni legate a un malessere
individuale che non hanno niente a che vedere con slanci utopici o
rivoluzionari, ma che al contrario tendono a riscattare momenti della
vita quotidiana. Le opere proposte da Narcisa Monni e Vincenzo Pattusi
appartengono decisamente alla seconda categoria. Comune ai due artisti è
infatti l’evocazione di un clima di incertezze che oscilla tra scatti
reattivi e stati di frustrazione morbosa, in cui il desiderio si
trasforma in fascinazione verso la sofferenza, dando vita a
un’inquietudine in cui gli impulsi primordiali prevaricano sulla
ragione. La bestie e l’uomo si scontrano e s’ incontrano, lontani dalle
convenzioni etiche e morali, all’interno di un spazio privilegiato,
quello dell’arte, per una negoziazione dei ruoli alla ricerca della
consapevolezza del proprio essere, sia nella negazione che
nell’ossessiva affermazione del proprio io.
Nel lavoro di
Vincenzo Pattusi è presente un chiaro riferimento all’immaginario
proposto dai mezzi più popolari di comunicazione come i fumetti, la
pubblicità, i film e i video musicali. L’artista dichiara di essere
molto “legato alla manualità del fare arte, creare dal nulla qualcosa
che altrimenti non sarebbe esistito” e di “sentire l’esigenza di
immagazzinare immagini” che rielabora attraverso un movimento di
appropriazione ossessivo, compulsivo, incessante, rivolto all’utilizzo
dei supporti più disparati. Le strategie impiegate richiamano quelle
provenienti dalla street art: tinte piatte, pittura spray, tag, poster,
sticker, stencil che gli consentono di sviluppare delle originali
installazioni. Dietro alle forme e all'evoluzione dei personaggi c'è un
lungo studio, fatto di bozzetti preparatori che traggono ispirazione
dall'ambiente circostante. Nelle opere di Vincenzo Pattusi vediamo il
mondo con l’occhio della mente: le immagini risultano filtrate dal
subconscio, così come accadeva per i surrealisti; la rappresentazione dà
vita a creature che alternano slanci irruenti a toni decisamente più
innocui e rassicuranti. L’artista ci fornisce così la sua personale
interpretazione dell’umanità contemporanea in tutta la sua moltitudine
di razze, forme e colori.
Nelle opere di Narcisa Monni emerge
un graduale ripensamento di stati emotivi che variano dall’indifferenza
alla rassegnazione e dalla rabbia al dolore. Attraverso un nucleo
poetico variabile, che si basa sulla su una rappresentazione soggettiva
del mondo entro una cornice fatta di segni e sguardi quotidiani, i suoi
lavori rivelano un sofferto racconto di vita, reso con toni dimessi.
L’unico elemento dinamico proviene dall’ esplosione delle tinte
utilizzate, che creano un contrasto tra forma e contenuto. L’assenza di
riscatto affiora dalle bestie e dagli insetti, spesso con tratti umani,
che vivono il loro malessere inermi e senza alcuna partecipazione
emotiva. La possibilità di esistere e la probabilità di non esistere si
contrappongono e convivono nello stesso spazio; le pretese si impongono
sotto la luce di un vissuto leggero, composto dai sentimenti e dalle
possibilità della loro rappresentazione, attraverso una serie di
autoritratti dalle sembianze animali. Seppure all’apparenza possano
creare reazioni di disgusto o evocare sensazioni di pericolo, queste
immagini si caratterizzano in realtà soprattutto per il loro sguardo di
sottomissione, da cui traspare la consapevolezza di non aver più niente
da perdere.
Savage Humans si presenta come una zona oscura,
fatta di impulsi primordiali, in cui i ruoli di vittima e aggressore si
alternano tanto nell’ uomo quanto nella bestia.
Davide Mariani
Grazie mille!
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