RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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lunedì 10 settembre 2012

"Riflessi” Mostra fotografica dell'artista Davide Virdis

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Nuovo appuntamento da Blendage ad Appiano Gentile... ora di scena la fotografia....

"Riflessi”
Mostra fotografica  dell'artista Davide Virdis

Dopo il successo fiorentino, della scorsa primavera, la mostra fotografica "Riflessi" dell'artista Davide Virdis, approda ora ad Appiano Gentile (CO) presso La Blendage - Gallery Store  in Piazza Diaz, 3/5.
L’appuntamento è per  venerdì 14 settembre alle ore 18,30 per  un aperitivo alla presenza dell’artista.  L’esposizione durerà fino a domenica 23 settembre 2012  con i seguenti orari: mart-sab 9.30 - 12.30 e 15.30 - 19.30, dom 10.00 - 13.0
Per ulteriori infomazionii: Tel. 031 3534820  Indirizzo mail: gmb@blendage.com -  web: http://www.blendage.eu/

A PROPOSITO DEL PROGETTO DI MOSTRA FOTOGRAFICA RELITTI

Ha scritto l’antropologo Marc Augé: “L’umanità non è in rovina, è in cantiere. Appartiene ancora alla storia. Una storia spesso tragica, sempre ineguale, ma irrimediabilmente comune”.
Guardando le prime immagini fotografiche che Davide Virdis ha realizzato per proporre la mostra “RELITTI” mi sono venute immediatamente alla mente queste parole, poiché quelle fotografie non mi apparivano metafore di morte bensì segni sia pure “residuali” ma ancora significanti di vita, di lavoro, di emozioni, di quel “sudore/dolore” a cui l’originario quanto liberatorio atto di disobbedienza perpetrato da Adamo ed Eva (secondo la Bibbia) e da Prometeo (secondo la mitologia greca) ha condannato i loro discendenti - tutti noi umani.
Le fotografie di Virdis non sono dunque documenti di “archeologia industriale”: se tali fossero non ne sarei interessato. Esse al contrario dimostrano proprio il fatto che l’umanità “è in cantiere”, e proprio per questo è ancora umanità. E nelle differenti rappresentazioni visuali della tragicità del proprio destino - qui rappresentata da luoghi di lavoro abbandonati ma che ancora rivelano la presenza dell’uomo forse “umile” ma sicuramente “reale”, quell’uomo intuisce di non essere solo. Scopre di essere unito agli altri uomini da una comunità di destino, e trascende la propria insignificante individualità.
Virdis ci insegna insomma a guardare quei relitti che ancora sono vita, poiché hanno un senso, ed a vedere in essi noi stessi in cantiere, ossia alla ricerca interminabile per un senso alla nostra stessa vita.

Prof. Paolo Chiozzi
Docente di Antropologia Visuale
Facoltà di Scienze Politiche
Università di Firenze


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