“La semantica delle pere”
a cura di Claudio Cosma
a cura di Claudio Cosma
Sensus, luoghi per l'Arte Contemporanea –
v.le Gramsci, 42a Firenze.
info@sensusstorage.com
www.sensusstorage.com
Inaugurazione: venerdì 19 aprile 2013 ore 18.
Sensus è aperto il venerdì e il sabato dalle ore 18 alle 20.
Questa
mostra, col desiderio di riunire il piacere del racconto con la
sapienza saper fare, costituisce un tentativo di esplorare gli ambigui
confini di ciò che comunemente viene considerato bello, per trovare un
possibile terreno comune e condivisibile alle emozioni ed al sentire
che tale termine, l'abusato “bello”, fa scaturire dal nostro cervello
per raggiungere zone talvolta sconosciute o ritenute inaccessibili e
segrete.
Il risultato è una curiosa rassegna che rimane in bilico fra la contemporaneità delle idee e la omogenea costanza della collezione di “mirabilia”.
Gli artisti: Sabrina Muzi, Silvia
Noferi, Erique LaCorbeille, Virginia Zanetti, Ivana Spinelli, Virginia
Lopez, Stefania Balestri, Alice Attanasio, Virginia Panichi, Vairo
Mongatti, Aldo Frangioni, Donatella Mei, Lisa Batacchi, Adele Török,
Francesco Garnier Valletti.
“La semantica delle pere” è un piccolo saggio scritto da Claudio Cosma
per la rivista Il Ponte e pubblicato a puntate (come i romanzi
d'appendice) su Cultura Commestibile, settimanale online, con immagini
commissionate a 14 artisti.
Il testo che ha dato il titolo alla mostra, usa lo stile proprio alla critica d'arte ed è svolto nella forma del racconto letterario. L'arte contemporanea ha da tempo interrotto quei fili, che per quanto esili, dopo le avanguardie storiche del 900', permettevano a tratti e con episodiche intermittenze di mantenere i due forti canali di interpretazione da sempre presenti nei linguaggi di tutte le arti. Queste due forme erano il racconto, la storia che ogni opera era in grado di comunicare, e questa per essere compresa da tutti, conservava una forte componente descrittiva e una sintesi di immediatezza iconica ed era ancora e sopratutto partecipe del “saper fare”. L'altra, più concettuale, ha sempre mantenuto un registro segreto, con simboli comprensibili ad un ristretto gruppo di colti iniziati. Queste strade hanno, da tempo, cominciato a divergere per arrivare, una lontano dall'altra, in un cul de sac.
Questa mostra, col desiderio di riunire il piacere del racconto con la sapienza del saper del fare, costituisce un tentativo di esplorare gli ambigui confini di ciò che comunemente viene considerato bello, per trovare un possibile terreno comune e condivisibile alle emozioni ed al sentire che tale termine, l'abusato “bello”, fa scaturire dal nostro cervello per raggiungere zone talvolta sconosciute o ritenute inaccessibili e segrete.
Il testo che ha dato il titolo alla mostra, usa lo stile proprio alla critica d'arte ed è svolto nella forma del racconto letterario. L'arte contemporanea ha da tempo interrotto quei fili, che per quanto esili, dopo le avanguardie storiche del 900', permettevano a tratti e con episodiche intermittenze di mantenere i due forti canali di interpretazione da sempre presenti nei linguaggi di tutte le arti. Queste due forme erano il racconto, la storia che ogni opera era in grado di comunicare, e questa per essere compresa da tutti, conservava una forte componente descrittiva e una sintesi di immediatezza iconica ed era ancora e sopratutto partecipe del “saper fare”. L'altra, più concettuale, ha sempre mantenuto un registro segreto, con simboli comprensibili ad un ristretto gruppo di colti iniziati. Queste strade hanno, da tempo, cominciato a divergere per arrivare, una lontano dall'altra, in un cul de sac.
Questa mostra, col desiderio di riunire il piacere del racconto con la sapienza del saper del fare, costituisce un tentativo di esplorare gli ambigui confini di ciò che comunemente viene considerato bello, per trovare un possibile terreno comune e condivisibile alle emozioni ed al sentire che tale termine, l'abusato “bello”, fa scaturire dal nostro cervello per raggiungere zone talvolta sconosciute o ritenute inaccessibili e segrete.
Il risultato è una curiosa rassegna che rimane in bilico fra la contemporaneità delle idee e la omogenea costanza della collezione di “mirabilia”. Tale duplice effetto e contrasto, che potrebbe suggerire la possibile e forse meritata accusa di stravaganza, è potenziato dalla convivenza di questa esposizione con parte della mostra precedente, contenente opere degli anni '80 unite a lavori di giovani artisti orientali entrati a far parte della collezione a partire dal 2010.
Questa è la seconda mostra di Sensus, in linea con il desiderio di accrescere l'interesse della città sulla collezione di Claudio Cosma che costituisce il vero motore di questo spazio.
Elena Ciappi
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