RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
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venerdì 19 aprile 2013

Verità | Ultimo atto. Mostra personale di Roberto Coda Zabetta



Verità | Ultimo atto.

Mostra personale di Roberto Coda Zabetta
Guidi&Schoen
VIco Casana 31r, 16123 Genova

Venerdì 19 aprile 2013, la galleria Guidi&Schoen è lieta di presentare Verità|Ultimo atto, tappa conclusiva di Verdade, l’ultimo progetto espositivo di Roberto Coda Zabetta.
Verdade è la mostra a cura di Guilherme Bueno (direttore Mac Brasile), Maria Savarese (curatrice indipendente) e Maurizio Siniscalco (curatore Certosa di Capri) inaugurata nella primavera del 2012 al Museo della Certosa di San Giacomo a Capri per poi spostarsi in autunno al MAC di Niterói, Rio De Janeiro.
La mostra col nome di Vérité è stata presentata nel dicembre dello scorso anno anche a Montecarlo nello spazio di Clara Pacifico Natoli & Stephane Mescarenhas.
Il progetto di Roberto Coda Zabetta nasce da un fatto di cronaca recente con radici profonde.
Dal 1964 al 1985, il Brasile è stato governato da una dittatura militare, particolarmente dura nella repressione dell’opposizione fino alla metà degli anni settanta. Bambini, giovani e donne sparirono senza lasciare traccia, se non quella indelebile nei ricordi di tutti coloro che indirettamente vissero quella tragica esperienza. Dopo due anni di polemiche e dibattiti, il 21 settembre scorso, la Camera dei Deputati brasiliana ha approvato l’istituzione della "Comissao da Verdade" con lo scopo di “esaminare e chiarire le gravi violazioni dei diritti umani” avvenute tra il 1964 e il 1988 e di “rendere effettivo il diritto alla memoria e alla verità storica e permettere la riconciliazione nazionale”.
Verità, ultimo atto del progetto dell’artista, presenta una ventina di smalti su tavola di piccolo formato. Macchie di colore liquido diventano volti senza contorni quasi scivolassero via tra i ricordi. Sono i ritratti di quei desaparecidos. In cornici settecentesche in cui sono incastonati oggetti di uso comune e amuleti sono, a ben guardare, tragicamente presenti. La mostra si sviluppa come una grande installazione. In un connubio tra opere d’arte e oggetti presi dal quotidiano, Coda Zabetta ricrea l’atmosfera di certe chiese in centro America in cui simboli i pagani si mescolano a quelli cristiani, dove i riti indigeni incontrano la globalizzazione, dove passato è ancora presente e il futuro una lontana proiezione.

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