Bergson – Un film di Michele Baldini
Scheda di Produzione
Titolo Bergson
Anno di realizzazione 2013
Paese di produzione Italia
Durata 15′ 03”
Formato Originale MOV 16:9 (1920 x 1080 – Animation Compressed – Audio
.aif 48.000 Hz)
Produzione Associazione Culturale Borgo Allegro
Co-Produzione Associazione La Stazione, Cinefilia Produzioni
Prodotto da Michele Baldini
Produttori Esecutivi Martina Agostini, Enrico Prosperi
Supporto Tecnico Centro Giovani La Stazione (magazzino, camerini, servizio catering), Cinefilia Produzioni (Strumentazione A/V, Studio di montaggio)
Casting Michele Baldini, Diego Dada
Soggetto e Sceneggiatura Michele Baldini
Collaboratori alla Sceneggiatura (didascalie, inserti giornalistici, realizzazione dello storyboard)
Marta Baggiani, Elia Billero, Gianmarco Lotti
Musiche originali e mixaggio Michele Baldini
Fonico di presa diretta Lorenzo Nacci
Aiuto regia e secondo operatore Giuditta Giani
Segreteria di Edizione Andrea Barzanti
Assistente di Edizione Michelle Aboyme
Scene e Costumi Michele Baldini, Francesca Gambini
Trucco Eva Giannoni, Francesca Gambini
Fotografia, Riprese, Montaggio, Animazione, Post Produzione Diego Dada
Animation Design Michele Baldini, Diego Dada, Leonardo Cino
Anno di realizzazione 2013
Paese di produzione Italia
Durata 15′ 03”
Formato Originale MOV 16:9 (1920 x 1080 – Animation Compressed – Audio
.aif 48.000 Hz)
Produzione Associazione Culturale Borgo Allegro
Co-Produzione Associazione La Stazione, Cinefilia Produzioni
Prodotto da Michele Baldini
Produttori Esecutivi Martina Agostini, Enrico Prosperi
Supporto Tecnico Centro Giovani La Stazione (magazzino, camerini, servizio catering), Cinefilia Produzioni (Strumentazione A/V, Studio di montaggio)
Casting Michele Baldini, Diego Dada
Soggetto e Sceneggiatura Michele Baldini
Collaboratori alla Sceneggiatura (didascalie, inserti giornalistici, realizzazione dello storyboard)
Marta Baggiani, Elia Billero, Gianmarco Lotti
Musiche originali e mixaggio Michele Baldini
Fonico di presa diretta Lorenzo Nacci
Aiuto regia e secondo operatore Giuditta Giani
Segreteria di Edizione Andrea Barzanti
Assistente di Edizione Michelle Aboyme
Scene e Costumi Michele Baldini, Francesca Gambini
Trucco Eva Giannoni, Francesca Gambini
Fotografia, Riprese, Montaggio, Animazione, Post Produzione Diego Dada
Animation Design Michele Baldini, Diego Dada, Leonardo Cino
Interpreti
Alessia Leone (Maddalena Tura)
Enrico Prosperi (Antonello Messina)
Marco Talini (Edmond Abazi)
Lucia Fiumalbi (Madonna)
Emanuele Giaconi (Milan Zvetanov)
Alessia Leone (Maddalena Tura)
Enrico Prosperi (Antonello Messina)
Marco Talini (Edmond Abazi)
Lucia Fiumalbi (Madonna)
Emanuele Giaconi (Milan Zvetanov)
Voci nella sigla d’apertura
Marta Baggiani
Gabriele Diana
Emanuele Giaconi
Valentina Tontoli
Marta Baggiani
Gabriele Diana
Emanuele Giaconi
Valentina Tontoli
Note tecniche
Camera Canon 60d
Audio Tascam H4N – Shotgun Sennheiser 416MKH
Montato con IMac i7 2009, 27” 4core
Software audio Audacity (mixaggio sigla d’apertura) Adobe Audion 1.5 (mastering) Fruity Loops 9 (composizione)
Software Video/Grafica/Animazione Adobe Premiere CS6 (Video), Adode After Effects CS6 (Animazione e Color Correction), Adobe Photoshop CS6 (Design e finalizzazione grafica)*, GIMP 2.6 (Grafica testate online e realizzazione storyboard)*
*i file immagine sono stati esportati in .PNG (72dpi)
Foto di Scena/Footage Smartphone Samsung Galaxt S4, Smartphone iPhone 5
Camera Canon 60d
Audio Tascam H4N – Shotgun Sennheiser 416MKH
Montato con IMac i7 2009, 27” 4core
Software audio Audacity (mixaggio sigla d’apertura) Adobe Audion 1.5 (mastering) Fruity Loops 9 (composizione)
Software Video/Grafica/Animazione Adobe Premiere CS6 (Video), Adode After Effects CS6 (Animazione e Color Correction), Adobe Photoshop CS6 (Design e finalizzazione grafica)*, GIMP 2.6 (Grafica testate online e realizzazione storyboard)*
*i file immagine sono stati esportati in .PNG (72dpi)
Foto di Scena/Footage Smartphone Samsung Galaxt S4, Smartphone iPhone 5
Il cortometraggio racconta una storia di cronaca, ovviamente di
fantasia (anche se ispirata da fatti reali di cui quasi quotidianamente
sentiamo parlare dai mezzi di informazione). Una ragazza di una ventina
d’anni (Maddalena Tura) che stava per partire per un Erasmus a Berlino
viene rapita e violentata per tre giorni da tre pregiudicati (un
italiano e due balcanici). All’improvviso, un’apparizione mistica (la
Madonna) e circostanze alquanto misteriose, le permetteranno di
liberarsi e vendicarsi dei rapitori. L’accaduto porterà la ragazza ad
una sincera conversione religiosa. Segue una panoramica sui diversi modi
in cui la notizia viene riportata su alcune testate giornalistiche
online (degli orientamenti più disparati) e sulla pagina Facebook della
ragazza.
Commento dell’autore
La passione per un tipo di thriller-horror che non cerchi necessariamente il colpo di scena e la suspense, ma semmai il perturbante, il macabro, il kitch talvolta, un cinema ispirato ai maestri Miike, Lynch, ma anche Aronofsky e per certi aspetti P.T. Anderson, senza tralasciare ovviamente, ma anzi cercando di trarre lezioni dalle pellicole psichedeliche più o meno sperimentali ed exploitation degli anni 70 (da Jodorowsky a Jesus Franco) sono le suggestioni alla base del film.
Il cliché di una ragazza sola, giovane e in ansia per una svolta epocale alla sua vita (la partenza per un soggiorno-studio in una delle più ambite mete giovanili d’Europa) che all’improvviso viene brutalmente rapita da due criminali malconci mentre attende il suo treno (anche in senso figurativo)
in una remota e degradata stazione di provincia, venendo poi seviziata senza pietà per tre giorni, non ha altri significati in sé se non quello di tentare di trasmettere quel senso di angoscia, di frustrazione, di impotenza descritto nel paragrafo precedente. In ciò tuttavia non ci vuol essere nessun significato politico, né di matrice xenofoba né altro.
La passione per un tipo di thriller-horror che non cerchi necessariamente il colpo di scena e la suspense, ma semmai il perturbante, il macabro, il kitch talvolta, un cinema ispirato ai maestri Miike, Lynch, ma anche Aronofsky e per certi aspetti P.T. Anderson, senza tralasciare ovviamente, ma anzi cercando di trarre lezioni dalle pellicole psichedeliche più o meno sperimentali ed exploitation degli anni 70 (da Jodorowsky a Jesus Franco) sono le suggestioni alla base del film.
Il cliché di una ragazza sola, giovane e in ansia per una svolta epocale alla sua vita (la partenza per un soggiorno-studio in una delle più ambite mete giovanili d’Europa) che all’improvviso viene brutalmente rapita da due criminali malconci mentre attende il suo treno (anche in senso figurativo)
in una remota e degradata stazione di provincia, venendo poi seviziata senza pietà per tre giorni, non ha altri significati in sé se non quello di tentare di trasmettere quel senso di angoscia, di frustrazione, di impotenza descritto nel paragrafo precedente. In ciò tuttavia non ci vuol essere nessun significato politico, né di matrice xenofoba né altro.
L’addizione dei temi caldi e attuali dell’immigrazione (con inserti
recuperati da riprese amatoriali caricate su YouTube e da Telegiornali –
le fonti primarie dell’informazione contemporanea) e della fuga dei
cervelli (lavorando con identico procedimento) vogliono quindi conferire
al video un
maggiore senso di realtà e di “possibilità” che ciò accada (cercando di aumentare quindi lo stesso perturbante).
Se nel lavoro si vuole invece trovare un un certo “impegno” bisogna scorrere verso la parte finale.
Ovvero la panoramica su come le varie testate online informano sul fatto di cronaca narrato nella parte fiction del corto.
E’ lì che entra in gioco “il vero Bergson”: la realtà, «la materia e la memoria» cioè, si mescolano, ognuno dei giornali cerca “di far sua” la notizia e adattarla al proprio pubblico di riferimento (che sia esso di destra, di sinistra o “grillino”, che si cerchi lo scalpore e la trovata commerciale o lo scoop inedito, che si aggiungano alla notizia in sé note di colore o inchieste apparentemente avulse dal caso in questione, che si cerchi di restare nel “locale” o di allargare la questione). Il percorso termina a ritroso, sulla pagina facebook dello smartphone della ragazza, forse messo sotto sequestro dagli inquirenti, forse osservato semplicemente da un ipotetico voyeur.
Cosa è successo veramente? Cosa si è immaginata la ragazza e cosa si immagina chi legge codesta notizia? La scelta di stare forzatamente “da una parte o dall’altra” non fa che contribuire al caos
comunicativo e a generare la cronica idiosincrasia tra mondi sempre più distanti (l’immigrato con problemi di soggiorno e il tossicodipendente senza prospettive da un lato e la giovane studente costretta ad emigrare per costruirsi un futuro in tempi di crisi dall’altro) tipica della società
occidentale “post 2008”.
maggiore senso di realtà e di “possibilità” che ciò accada (cercando di aumentare quindi lo stesso perturbante).
Se nel lavoro si vuole invece trovare un un certo “impegno” bisogna scorrere verso la parte finale.
Ovvero la panoramica su come le varie testate online informano sul fatto di cronaca narrato nella parte fiction del corto.
E’ lì che entra in gioco “il vero Bergson”: la realtà, «la materia e la memoria» cioè, si mescolano, ognuno dei giornali cerca “di far sua” la notizia e adattarla al proprio pubblico di riferimento (che sia esso di destra, di sinistra o “grillino”, che si cerchi lo scalpore e la trovata commerciale o lo scoop inedito, che si aggiungano alla notizia in sé note di colore o inchieste apparentemente avulse dal caso in questione, che si cerchi di restare nel “locale” o di allargare la questione). Il percorso termina a ritroso, sulla pagina facebook dello smartphone della ragazza, forse messo sotto sequestro dagli inquirenti, forse osservato semplicemente da un ipotetico voyeur.
Cosa è successo veramente? Cosa si è immaginata la ragazza e cosa si immagina chi legge codesta notizia? La scelta di stare forzatamente “da una parte o dall’altra” non fa che contribuire al caos
comunicativo e a generare la cronica idiosincrasia tra mondi sempre più distanti (l’immigrato con problemi di soggiorno e il tossicodipendente senza prospettive da un lato e la giovane studente costretta ad emigrare per costruirsi un futuro in tempi di crisi dall’altro) tipica della società
occidentale “post 2008”.
Accanto a tutto ciò volevo fare anche alcune citazioni dell’arte
rinascimentali (più che citazioni, tributi), che ho apprezzato durante
il mio percorso universitario: l’effige della Vergine che compare nella
pagina facebook della ragazza (che del resto si chiama Maddalena –
simbolo di redenzione – Tura – come il maestro del rinascimento
ferrarese, Cosmè Tura) è un famoso dipinto di Antonello da Messina (dal
titolo L’annunciata), e Antonello Messina è anche il nome di uno dei
rapitori (lo si legge dalla didascalia di uno dei giornali nell’ultima
parte del film).
Infine volevo anche valorizzare il mio lavoro all’interno dell’Associazione La Stazione – e del Centro Giovani da essa gestita, in convenzione con il Comune di San Miniato (e che di fatto ha fornito tutta “la mano d’opera”, i camerini e il magazzino) che dura ormai da 6 anni.
Credo che lo spazio in questione, nonostante alcune polemiche in cui spesso il mondo associativo cade (e da cui per fortuna La Stazione è sempre uscita rafforzata) rivesta un ruolo particolarmente importante per molti giovani dalla zona (la più volte citata “Zona del Cuoio) che abbiano aspirazioni artistiche o almeno creative (si organizzano mostre, convegni, concerti, attività espressive di vario genere fornendo materiali e spazi e promuovendo la collaborazione soprattutto tra i giovani) e volevo, seppur in un tono ironico e leggermente polemico, dirlo.
Infine volevo anche valorizzare il mio lavoro all’interno dell’Associazione La Stazione – e del Centro Giovani da essa gestita, in convenzione con il Comune di San Miniato (e che di fatto ha fornito tutta “la mano d’opera”, i camerini e il magazzino) che dura ormai da 6 anni.
Credo che lo spazio in questione, nonostante alcune polemiche in cui spesso il mondo associativo cade (e da cui per fortuna La Stazione è sempre uscita rafforzata) rivesta un ruolo particolarmente importante per molti giovani dalla zona (la più volte citata “Zona del Cuoio) che abbiano aspirazioni artistiche o almeno creative (si organizzano mostre, convegni, concerti, attività espressive di vario genere fornendo materiali e spazi e promuovendo la collaborazione soprattutto tra i giovani) e volevo, seppur in un tono ironico e leggermente polemico, dirlo.
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