Niente cultura, niente sviluppo
Mi è ricapitato fra le mani un piccolo volumetto che era uscito qualche tempo fa, il 2012, con il Sole 24 Ore:
- MANIFESTO DELLA CULTURA -
Se vi dovesse capitare fra le mani, leggetelo.
Ma non rattristatevi
troppo pensando a quanto tempo, risporse ed energie continuiamo a buttare via!
"Occorre una vera rivoluzione copernicana nel rapporto tra sviluppo e cultura. Da "giacimenti di un passato glorioso", ora considerati ingombranti beni improduttivi da mantenere, i beni culturali e l'intera sfera della conoscenza devono tornare a essere determinanti per il consolidamento di una sfera pubblica democratica, per la crescita reale e per la rinascita dell'occupazione."
Una costituente per la cultura
Cultura e ricerca sono due capisaldi della nostra Carta fondamentale. Le riflessioni programmantiche che proponiamo qui cercano di mettere a punto alcuni elementi «Per una costituente della cultura». L'articolo 9 della Costituzione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Sono temi saldamente intrecciati tra loro.
Cultura e ricerca sono due capisaldi della nostra Carta fondamentale. Le riflessioni programmantiche che proponiamo qui cercano di mettere a punto alcuni elementi «Per una costituente della cultura». L'articolo 9 della Costituzione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Sono temi saldamente intrecciati tra loro.
Perché ciò sia chiaro, il discorso deve farsi strettamente economico.
Niente cultura, niente sviluppo. Dove per "cultura" deve intendersi una
concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca
scientifica, conoscenza. E per "sviluppo" non una nozione meramente
economicistica, incentrata sull'aumento del Pil, che si è rivelato un
indicatore alquanto imperfetto del benessere collettivo e ha indotto,
per fare solo un esempio, la commissione mista Cnel-Istat a includere
cultura e tutela del paesaggio e dell'ambiente tra i parametri da
considerare.
La crisi dei mercati e la recessione in corso, se da un lato ci impartiscono una dura lezione sul rapporto tra speculazione finanziaria ed economia reale, dall'altro devono indurci a ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo.
La crisi dei mercati e la recessione in corso, se da un lato ci impartiscono una dura lezione sul rapporto tra speculazione finanziaria ed economia reale, dall'altro devono indurci a ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo.
Strategie di lungo periodo
Se vogliamo davvero ritornare a crescere, se vogliamo ricominciare a costruire un'idea di cultura sopra le macerie che somigliano assai da vicino a quelle da cui è iniziato il risveglio dell'Italia nel secondo dopoguerra, dobbiamo pensare a un'ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi, delle culture, puntando in questo modo sulla capacità di guidare il cambiamento.
Se vogliamo davvero ritornare a crescere, se vogliamo ricominciare a costruire un'idea di cultura sopra le macerie che somigliano assai da vicino a quelle da cui è iniziato il risveglio dell'Italia nel secondo dopoguerra, dobbiamo pensare a un'ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi, delle culture, puntando in questo modo sulla capacità di guidare il cambiamento.
La cultura e la ricerca innescano l'innovazione, e dunque creano
occupazione, producono progresso e sviluppo. La cultura, in una parola,
deve tornare al centro dell'azione di governo. Dell'intero Governo, e
non di un solo ministero che di solito ne è la Cenerentola. È una
condizione per il futuro dei giovani. Chi pensa alla crescita senza
ricerca, senza cultura, senza innovazione, ipotizza per loro un futuro
da consumatori disoccupati, e inasprisce uno scontro generazionale senza
vie d'uscita.
Meditate gente... meditate
Nessun commento:
Posta un commento