RITENGO CHE SIA DOVERE DI CHIUNQUE E A MAGGIOR RAGIONE DI NOI ITALIANI, FARE DI TUTTO PER PROMUOVERE, SALVAGUARDARE E DIVULGARE L'ARTE IN TUTTE LE SUE ESPRESSIONI.
UNA SOCIETA' DISTRATTA SUI FATTI DELL'ARTE E' UNA SOCIETA' VOTATA ALL'IMPOVERIMENTO... E NOI, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, LO SIAMO GIA' ABBASTANZA!






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venerdì 27 aprile 2012

Silenzio

A Casale Monferrato c'è un po' di...  SILENZIO

Ex Chiesa Mater Misericordiae, piazza San Domenico, Casale Monferrato (Al)
dal 5 Maggio al 3 Giugno 2012.

"L’arte come comunicazione, incontro, scambio di idee ed emozioni è rappresentata dal progetto “r-EVOLution” attraverso la mostra che si svolge nella ex Chiesa Mater Misericordiae.
Il titolo “Silenzio” è provocatorio, perché vuole denunciare, paradossalmente ad alta voce, l’omertà, la repressione, la vigliaccheria.
Se “il bel tacer” spesso è virtuoso non lo è qualora si assista ad episodi di violenza sia fisica che morale non denunciati per paura o pudore.
Proprio per questo si è coinvolto nell’evento, a cui partecipano giovani artisti emergenti, l’Associazione Albero di Valentina, sorta in ricordo della ragazza vittima di violenza.
La mostra che si avvarrà anche di alcuni dipinti di Valentina, di performance e di video, si farà promotrice di una meritoria campagna di informazione e denuncia dei soprusi verso le donne, attraverso le varie forme artistiche in modo da coinvolgere soprattutto le giovani generazioni affinché siano educate e a loro volta educhino al rispetto.
Auguro una felice riuscita alla manifestazione foriera di riflessione."

Giuliana Romano Bussola
Assessore per la Cultura e le Pari Opportunità
del Comune di Casale Monferrato (Al)

Programma

La Mostra sarà aperta al pubblico venerdì dalle 16:00 alle 19:30, sabato e domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:30. Entrata Libera

Inaugurazione Sabato 5 Maggio
18:30: Presentazione della Mostra “Silenzio. L’aspetto ambivalente del Silenzio. L’imposizione del Silenzio come arma di repressione della società o della libertà individuale. Silenzio come scelta omertosa, vigliacca e ipocrita. Silenzio come difesa per nascondere la violenza, la vergogna e i soprusi.”
Interviene l’Assessore per la Cultura e le Pari Opportunità del Comune di Casale Monferrato Giuliana Romano Bussola e il Presidente Associazione L’Albero di Valentina Gianpaolo Cavalli
18:30: Aperitivo artistico con degustazione di prodotti enogastronomici locali e sfida tra i vini del Monferrato e il Prosecco di Treviso D.O.C. della "Tenuta Villa Fiorita”
19:30: Performance live painting di alcuni artisti in Mostra
21:00: Performance live di musica Jazz & Blues
22:00: Performance musicale del gruppo rock Boo!

Sabato 19 Maggio
18:30: Aperitivo artistico con degustazione di prodotti enogastronomici locali e sfida tra i vini del Monferrato e il Prosecco di Treviso D.O.C. della "Tenuta Villa Fiorita”
19:30: Performance live painting di alcuni artisti in Mostra
21:00: Convergenze Parallele. “Fabrizio De Andrè e Giorgio Gaber: l'incontro… possibile“ di Sergio Salvi
22:30: Performance musicale del gruppo rock Marshmallow

Sabato 2 Giugno
18:30: Aperitivo artistico con degustazione di prodotti enogastronomici locali e sfida tra i vini del Monferrato e il Prosecco di Treviso D.O.C. della "Tenuta Villa Fiorita”
19:30: Performance live painting di alcuni artisti in Mostra
21:00: Performance musicale del gruppo italiano Le Club Noir


A cura di:
COMUNE DI CASALE MONFERRATO | Assessorato CULTURA E PARI OPPORTUNITA’
e: Chiara Pagano Ass. CAP, Collettivo Artistico r-EVOLution.

Per Donazioni: Conto corrente postale intestato all'Associazione L'Albero di Valentina, IBAN: IT 35 F 07601 10400 000093707537, Causale: l'Albero di Valentina

Per Info:
CAP a.s.d., Chiara Pagano, Media Relation‐Press Office r‐EVOLution, Mail: chiara@kartrace.it
Collettivo r‐EVOLution, Mail: anonimartisti@gmail.com,
Web: www.anonimartisti.it, Blog: anonimartisti.blogspot.com
Associazione L’albero di Valentina, piazza Urbano Rattazzi n.7, 15033 Casale Monferrato (Al), C.F. 91027290062, tel. 331.5632124 lun-ven dalle 17:30 alle 19:00
Web: www.alberodivalentina.it, info@alberodivalentina.it

giovedì 26 aprile 2012

Pier Toffoletti a STOCCOLMA - BIBLIOTEK ALVIK “ITALIARTS”

Con assoluta felicità ed anche un pizzico di orgoglio, rendo nota questa notizia:
 Pier Toffoletti arriva nella patria del Nobel, con una personale promossa dall'Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma all'interno di uno dei templi del sapere, la Bibblioteca Alvik.



Pier Toffoletti  a
STOCCOLMA -  BIBLIOTEK ALVIK “ITALIARTS”
Esposizione promossa  dall’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI STOCCOLMA
Dal 10 al 22 Maggio 2012
Intervento critico di Mario Guderzo Direttore del Museo Gipsoteca  Canova

Pier Toffoletti

mercoledì 25 aprile 2012

"Spring and Soul" a Bologna Raimonda Z. Bongiovanni

Anche l'amico Filippo Negroni in questa importante collettiva! Bravo Filippo!!!


Spring and Soul si inserisce nella ricca programmazione del 2012 dal taglio contemporaneo proposta da Bongiovanni Gallerie in collaborazione con la Direzione Bologna di Banca Popolare Emilia Romagna e la Divisione Private Banking e Wealth Management di BPER.

La mostra, voluta intensamente dalla giovane curatrice Raimonda Z. Bongiovanni, intende riunire alcuni dei talenti contemporanei della scena europea, valorizzando al tempo stesso l'arte pittorica di giovani artisti a fianco di altri già affermati a livello internazionale, con una particolare attenzione alla sperimentazione e alla ricerca sui materiali.

Ad inaugurare la mostra un convegno/introduzione tenuto da Roberto Lucifero – Direttore del Centro Studi Cappella Orsini di Roma, Pasquale Faenza della Società di restauro Materia e Immagine e dalla curatrice dal tema, di grandissima attualità: “Kalos kai agatos- la bellezza e la durabilità dell’arte”.
Il percorso espositivo si apre con le torri luminose di Lele De Bonis accanto ad una grande scultura di Tarshito ed un’opera del maestro spagnolo Albert Cruells, che per l’occasione ha dedicato un intera parete di opere, site-specific. Seguono i grandi arazzi alla Pollock dell’exclusive contemporary collection a cura di Mordakhai e le foto inedite, The City all Around (TCAA) di Gilberto Mora, accanto alle visioni metropolitane di Davide Frisoni.

Si alternano quindi la poetica elegante e la matericità di Vincenzo Baldini, fresco di biennale, con le sue opere che non sono create dalla materia ma da essa stessa scaturiscono con una propria eccezionale forza vibrante, le eleganti atmosfere delle cattedrali in nero e seppia di Marco Distefano, unite alle immagini di grandi automobili di Tommaso Di Falco. A questi si uniscono le visioni classiche rielaborate in chiave contemporanea ed in foglia d’oro di Antonio Marino con le figure femminili raffinate di Filippo Negroni in bianco, nero e rosso. Sospesi nell’aria della galleria di vetro i libri scultura di Paolo Hermanin.

A questi si aggiungono i coloratissimi quadri scultura di Massimo Sansavini accanto alle visioni di luce del gruppo artistico Santissimi con le immagini delle ville eterne di Roberto Lucifero, già patrocinate dalla Presidenza della Repubblica. E come complemento della mostra cinque opere mai esposte del maestro del ‘900 Giovanni Pini, quasi fosse un padre putativo di tutti gli artisti che si sono susseguiti in galleria in quasi quarantacinque anni di attività.

All'esposizione si affianca un'open week, in programma a fine maggio all’Hotel Novecento in Piazza Galileo (a cura del Gruppo Art Hotels)
Orario: tutti i giorni in orario di apertura di banca (08.20 - 13.20 / 14.45 - 15.45), esclusi festivi


Inaugurazione: ore 18.00


Banca Popolare dell'Emilia Romagna
Via Venezian, 5/A
Bologna

ALIGI SASSU ( 1912 – 2000 )

Fra i tanti anniversari, le molte ricorrenze e le date da ricordare che si celebrano quest'anno, mi piace ricordarne una in particolare: il centenario della nascita del grande ed indiscusso Maestro Aligi Sassu... un genio ancora tutto da scoprire!

Carlos Julio Sassu Suarez, il figlio adottivo, con Aligi Sassu
nello studio dell’artista, 1987.


ALIGI SASSU ( 1912 – 2000 )
nasce a Milano il 17 luglio 1912 da Lina Pedretti, originaria di Parma, e da Antonio Sassu, uno dei fondatori del partito socialista di Sassari.
Nel 1921 la famiglia si trasferisce a Thiesi, in Sardegna, e vi rimane per tre anni, periodo breve ma fondamentale per le impressioni che permearono l'animo dell'artista. Avviene qui infatti l'incontro con i cavalli e con i colori forti del paesaggio mediterraneo. Tornato a Milano, si entusiasma nella lettura di riviste e testi futuristi, interesse infuso in lui dal padre, che lo portò a soli sette anni nel 1919 a visitare la prima collettiva dei futuristi al Cova.
Non si tratta però del primo contatto con tale movimento, vista l'amicizia che legava il padre a Carlo Carrà. Proprio in questo periodo si cimenta per la prima volta con i colori.
Nel 1925 Aligi Sassu è costretto dalle difficoltà economiche della famiglia ad abbandonare la scuola per lavorare come apprendista in un'officina litografica, la Pressa; l'anno dopo lavora come aiutante di un decoratore murale. Riesce però a concludere gli studi alle serali.
Nel 1927 acquista "Pittura scultura futuriste (dinamismo plastico)" di Boccioni, artista di cui ha la possibilità di ammirare alcune opere presso Fedele Azari, che le aveva momentaneamente in custodia per un' esposizione.
Insieme a Bruno Munari viene a sapere che Filippo Tommaso Marinetti avrebbe incontrato giovani artisti all'Hotel Corso, si presenta così portando i disegni su Mafarka il futurista, opera di Marinetti stesso.
La sera successiva, durante una manifestazione, Marinetti li indica come "due giovani promesse dell'arte italiana" e nel 1928 invita Sassu a mandare due opere alla Biennale di Venezia: Nudo plastico e l'Uomo che si abbevera alla sorgente.
Il 31 marzo dello stesso anno Sassu firma insieme a Munari il manifesto della pittura Dinamismo e riforma muscolare, rimasto inedito fino al 1977.
Nel '29 si iscrive all'Accademia di Brera; qui conosce Lucio Fontana col quale lavorerà anni dopo ad Albissola.
Dopo due anni è costretto ad abbandonare l'Accademia per motivi economici, frequenta così l'Accademia Libera istituita dal direttore della Galleria di Milano, Barbaroux, che permette a Sassu e ad altri artisti impossibilitati a mantenersi i corsi di Brera di disporre di cavalletti e modelle in cambio di un quadro al mese per la sua galleria. Ma questa accademia ha vita breve e Sassu continua la sua attività in uno studio affittato in piazza Susa insieme a Manzù.
Nel 1929 Sassu espone in due mostre collettive a Milano.
E' il periodo in cui, in antitesi con Novecento, nascono i Ciclisti e gli Uomini rossi, conseguenza della passione del maestro per Masolino e Beato Angelico.
Nel 1932 espone con altri artisti presso la Galleria del Milione e, grazie all'interesse suscitato da questa mostra, viene pubblicato da Sandro Bini il primo testo sul lavoro di Sassu.
Nell'autunno del 1934 parte per Parigi e vi soggiorna per tre mesi. Qui visita una mostra di Matisse e studia presso i musei l'opera di grandi artisti quali Gericault, Cezanne, gli impressionisti ma soprattutto Delacroix, di cui legge i diari presso la biblioteca Sainte Geneviève.
Questo primo viaggio a Parigi conferma in Sassu il suo grande amore per la pittura dell'Ottocento francese e gli lascia negli occhi la luce dei numerosi caffè che diverranno tema da lui spesso frequentato. I soggetti sono ora tratti dalla realtà nei suoi risvolti sociali e dal mito, spesso da leggere in chiave simbolica.
Nel 1935 torna a Parigi. In questo secondo soggiorno, oltre all'amore per l'arte e per la cultura cresce il suo impegno politico.
Manifesta infatti la sua posizione antifranchista con la Fucilazione delle Asturie.
E' proprio in questo periodo della guerra civile di Spagna che, insieme ad altri artisti, opera attivamente contro il fascismo.
Tornato a Milano, partecipa ad azioni di disturbo antifascista e a diffusione di stampa clandestina. Insieme a De Grada aveva persino contatti con gruppi antifascisti all'estero. In occasione della sconfitta delle truppe di Mussolini nella battaglia di Guadalajara, prepara insieme a De Grada un manifesto che inneggia all'insurrezione, persuaso che si potesse sollevare anche in Italia.
La mattina del 6 aprile 1937 la polizia dell'OVRA, che già lo controllava da tempo, perquisisce la casa e lo studio trovando la bozza del manifesto e la carta per stamparlo. Sassu, arrestato con l'accusa di complotto, viene rinchiuso nel carcere di San Vittore, e dopo sei mesi, in seguito all'interrogatorio, viene trasferito a Roma nel Regina Coeli con l'accusa di sovvertimento dell'ordine dello Stato e la condanna a dieci anni di reclusione. Sono mesi di grave crisi, dovuta soprattutto all'impossibilità di dedicarsi allo studio e alla pittura.
Solo quando viene trasferito a Fossano, poco distante da Cuneo, nell'ottobre del 1937 gli viene concesso di scrivere e disegnare. Realizza così più di quattrocento disegni di cui non gliene viene sottratto nessuno, si tratta in gran parte di ritratti di detenuti e disegni mitologici.
Intanto il padre sollecitava Marinetti e il dottor Veratti, entrambi benvoluti dal duce, a intercedere per il figlio: il 27 luglio 1938 gli viene concessa la grazia regia. Rimane però sorvegliato speciale, condizione che non gli permette di frequentare luoghi pubblici e tanto meno di esporre le sue opere.
Continua comunque a dipingere opere di opposizione come Spagna 1937 e La morte di Cesare, ideata già ai tempi del carcere.
Nel periodo della sua reclusione, a Milano sorgeva Corrente.
Sassu, essendo sorvegliato speciale, dovette aspettare il marzo del '41 per allestire una personale nella Bottega di Corrente. E' qui che espone per la prima volta gli Uomini rossi.
Verso la fine del '44 vive a Zorzino, sul lago d'Iseo e qui, dopo aver collaborato con i partigiani di Montagna, vive i primi giorni della liberazione nel 1945.
Dopo tutti questi eventi che lo avevano tenuto lontano dai suoi, torna a Milano.
Nel 1947 si trasferisce a Castel Cabiaglio, in provincia di Varese.
Nonostante la grave crisi di quegli anni, lavora intensamente e sperimenta nuove tecniche.Dipinge soprattutto Caffè e quadri sacri.
A Castel Cabiaglio Sassu si era recato con De Tullio per lavorare in un'antica fornace del luogo, nascono così un centinaio di ceramiche.
Dopo poco tempo però è costretto ad abbandonare il luogo e decide di riprendere i contatti con Tullio Mazzotti che lo invita a lavorare da lui ad Albissola.
Qui intesse amicizie con molti artisti che si trovano lì per il suo stesso motivo e fianco a fianco lavorano e provano nuovi modi di coniugare forma e colore.
E' il 1954 quando Sassu insieme a Mazzotti e a Fabbri si reca a Vallauris ed incontra per la prima volta Picasso, che in quel tempo lavorava lì. Lo incontra di nuovo dopo due anni a La Californie dove Picasso gli mostra le sue sculture che avrebbe poi esposto al Museo di Antibes.
Nel 1964 inizia il periodo spagnolo, Sassu compra infatti una casa a Mallorca in Cala San Vicente. Si avvia così quella che Dino Buzzati ha chiamato la sua nuova giovinezza.
Nascono le Tauromachie e i paesaggi dell'isola, altri soggetti, come la tematica mitologica, vengono rivisitati e approfonditi e l'artista conosce anche una nuova tecnica, quella dell'acrilico, che gli permette di creare colori più vivi e luminosi, come quelli tipici di Mallorca, vissuta dal maestro come una seconda Sardegna.
Da quest'anno vive tra Mallorca e l'Italia dove nel 1967 si trasferisce a Monticello Brianza.
Nel '73 si dedica a scene e costumi dei Vespri siciliani per la riapertura del Teatro Regio a Torino e gli viene dedicata una sala nella Galleria d'Arte Moderna del Vaticano.
Nel 1976 realizza due mosaici per Sant'Andrea a Pescara e nel '77 espone a Rotterdam, Toronto e a Mallorca dove lascia Cala San Vicente per trasferirsi poco lontano, a Pollença in Can Marimon.
Nel 1981 si trasferisce da Monticello a Milano in via Brera.
Nell' '82 gli viene attribuito il riconoscimento "Gli uomini che hanno fatto grande Milano" e presenta i suoi cinquantotto acquerelli del 1943 ad illustrazione dei Promessi sposi.
Nel 1984 viene allestita una sua mostra antologica in Palazzo dei Diamanti a Ferrara dove espone centoundici opere.  La mostra viene poi trasferita a Roma in Castel Sant'Angelo.
Lo stesso anno vede però anche un'altra grande antologica del maestro, quella allestita al Palazzo Reale a Milano con duecentosettantaquattro opere.
Altre esposizioni avvengono in quel periodo a Siviglia e in Germania, l'anno dopo a Madrid e in Canada dove una mostra itinerante sui Promessi sposi viene presentata a Toronto, Montreal e Ottawa.
Nel 1986 espone a Palma di Mallorca, alla XI Quadriennale di Roma, alla Triennale di Milano e alla Casa del Mantegna a Mantova. Completa le centotredici tavole sulla Divina commedia, tre delle quali vengono acquistate dal Museo Puskin di Mosca.
A Monaco di Baviera, viene inoltre allestita una grande antologica con opere dal 1927 al 1985.
Nel 1992, ottanta dipinti compongono una mostra itinerante in Sud America che viaggia tra San Paolo, Bogotà e Buenos Aires.
Nel 1993 completa I Miti del Mediterraneo, murale in ceramica di 150 metri quadrati per la nuova sede del Parlamento europeo a Bruxelles.
L'anno successivo presenta Manuscriptum, una cartella con incisioni destinata alla mostra itinerante in Svezia "I ponti di Leonardo".
Nel '95 espone alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e viene nominato Cavaliere della Gran Croce dal Presidente della Repubblica.
Il '96 vede la donazione alla città di Lugano di trecentosessantadue opere realizzate dal 1927 al 1996, nasce così la Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares.
Il 17 luglio 1999 per il suo ottantasettesimo compleanno si inaugura una grande antologica in Palazzo Strozzi a Firenze.
Esattamente un anno dopo, la sera del 17 luglio 2000, Aligi Sassu muore nella sua casa di Can Marimon a Pollença.
Nello stesso anno le sue opere ceramiche vengono esposte in una mostra al Museo internazionale della ceramica di Faenza, poi trasferita al Museo della ceramica "M.Trucco" e al Museo Civico d'Arte contemporanea di Albissola e viene fondata a Besana Brianza l'Associazione Culturale Amici dell'Arte di Aligi Sassu  che, tra le diverse iniziative, ha organizzato nel 2001 la prima antologica sulla scultura del maestro, nel 2003 la mostra Picasso, Fontana, Sassu. Arte ceramica da Albissola a Vallauris e nel 2005 Il cenacolo verde. Cassinari, Migneco, Morlotti, Sassu e Treccani in Brianza.
Il 14 dicembre del 2005 il Capo dello Stato, Prof. Carlo Azeglio Ciampi, ha conferito al Maestro il diploma di benemerenza di I classe (Medaglia d’oro) per la scuola, cultura ed arte per l’anno 2005.Tale conferimento è accordato a persone che abbiano acquistato titoli con opere di riconosciuto valore nel campo dell’Educazione, della Scuola, dell’Università e Ricerca e, più in generale, nella diffusione ed elevazione della cultura.
 a cura di Natalia Sassu Suarez Ferri

lunedì 23 aprile 2012

Playing don Chisciotte - personale di Francesca Manetta a cura di Silvia Bottani

Francesca Manetta è una artista di grande livello. Intelligente, poliedrica e dotata di capacità espressive fuori dal comune. Ora in mostra a Benevento sotto l'attenta guida di Silvia Bottani. Da vedere!!!




FRANCESCA MANETTA
PLAYING DON CHISCIOTTE
a cura di Silvia Bottani
Numen Arti Contemporanee – Benevento


Dal 28 aprile al 30 giugno 2012 Numen Arti Contemporanee è lieta di presentare la personale di Francesca Manetta Playing Don Chisciotte, che comprende venti opere fotografiche e tre installazioni inedite.

L'esposizione, a cura di Silvia Bottani, è una riflessione sul testo di Miguel Cervantes, autore tra i più importanti della letteratura mondiale e considerato il padre del romanzo moderno. Manetta, attraverso la serie di nuove fotografie, prosegue coerentemente il suo percorso di analisi delle figure letterarie e del mito, perno centrale della sua riflessione artistica. La fotografia e l'installazione si attestano come i media prediletti dall'artista, che anche in occasione di questa nuova personale propone un lavoro articolato tra immagine fotografica e oggetto installato.

Dopo Ofelia e Cappuccetto Rosso, passando per i fantasmi di Pelléas et Mélisande e Odile e Odette, l'artista approda all'Hidalgo della Mancha, proprio in occasione della mostra beneventana. E forse è tutt'altro casuale il legame dell'universo di Cervantes con il territorio sannita, se si pensa al lavoro che Mimmo Paladino realizza proprio su queste colline aride e che richiamano alcuni scorci, certe luci taglienti, alcuni scenari iberici più metafisici, dove l'artista ha scelto di ambientare la sua rilettura filmica del Don Chisciotte.

Il lavoro di Manetta conferma la dimensione metaletteraria come il proprio naturale territorio di indagine, un orizzonte di possibilità aperto nel quale muoversi seguendo libere ma rigorose coordinate. Difficile pensare a un libro che meglio si presti allo sconfinamento, alla ricomposizione  e al gioco ludolinguistico, così come difficile incontrare personaggi così totalmente carichi di verità – nella loro fiction – da scavalcare il tempo, lo spazio e il limite delle pagine cartacee. Nasce così Playing Don Chisciotte, una variante generata dalle infinite storie racchiuse nel testo di Cervantes, uno dei mondi possibili dove il cavaliere ancora cavalca e si perde tra sé stesso e il suo stesso sogno. Un sogno di cui siamo spettatori e, forse, attori. Senza essercene accorti.
 
Milano, aprile 2012



Note biografiche
Francesca Manetta nasce nel 1979 in provincia di Bergamo. Dopo la laurea in scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera si specializza presso l’Ecole Internationale Jacques Lecoq di Parigi. Oltre all'attività espositiva, è stata vincitrice del primo premio al XII Premio di Arti Visive Paolo Parati (Vittuone) nel 2010, vincitrice nel 2009 della Menzione Speciale della giuria Next Generation Premio Patrizia Barlettani, Galleria San Lorenzo (Milano), ed è tra i finalisti del premio Up nea Fabula 2012 – Fabbrica Borroni (Milano).

Francesca Manetta
Playing Don Chisciotte
Numen Arti Contemporanee di Giuliana Ippolito
Vico Noce, 20 82100 Benevento
orari: da martedi a venerdi dalle 10.00 alle 13.00 e su appuntamento
Info cell: 3387503300
Tel. 338 7503300
http://www.numen.it



in anteprima il testo di Silvia Bottani
   
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Don Chisciotte, sognato da Borges.

“Dunque siamo profondamente influenzati dai libri che non abbiamo letto, che non abbiamo avuto il tempo di leggere”
U. Eco, Non sperate di liberarvi dai libri

Per spazzare via ogni dubbio sin dalla partenza, premetto di non aver letto per intero il Don Chisciotte. Cosa che giustamente farà storcere il naso a chi si appresta a queste brevi riflessioni. Avendo la pazienza - o la fiducia - di proseguire nel testo, cerco di circoscrivere il territorio in cui ho intenzione di muovermi: il El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, l'opera di Miguel de Cervantes, pubblicato all'alba del 1600, è difatti un organismo, uno di quegli oggetti che arrivano al mondo come creature e come esse sviluppano un proprio percorso di vita nel tempo, dischiudendosi come un giardino segreto e parallelo al mondo ordinario da noi conosciuto.

Avvicinarsi a Don Chisciotte incute un certo timore, sia per la mole imponente del volume, sia per la letteratura che ad esso è inscindibilmente correlata. Leggerlo è come leggere la Bibbia, i Veda, Guerra e Pace, la Divina Commedia. Ovvio che sia possibile - e auspicabile – ma non dimentichiamo che per la loro stessa natura (e tralascio la dimensione di verità rivelata che attiene ai testi sacri sopra citati), queste opere si dispongono piuttosto a essere consultate, frammentate, i loro paragrafi estrapolati dal lettore comune, i contenuti esegesizzati più che fruiti nella dimensione che invece appartiene naturalmente al romanzo. Apprestandomi quindi alla lettura del capolavoro di Cervantes, mi sono tornate alla mente le parole di Umberto Eco nella sua conversazione con Jean-Claude Carriere dal titolo Non sperate di liberarvi dai libri. Nel dialogo due autori, entrambi bibliofili, dedicano un intero capitolo ai libri non letti, quelli di cui però ci si forma un'opinione. Eco sostiene la teoria di Pierre Bayard, ossia ciò che vive nei testi classici si infonde nel lettore attraverso le opinioni altrui, la critica letteraria, ciò che circonda il testo stesso, anche se egli mai ne ha fatta esperienza diretta di lettura. Questa idea mi ha accompagnato, maneggiando il Chisciotte, e mi ha permesso di saltare tra le pagine, muovendomi in avanti e indietro tra i capitoli, incurante della progressione narrativa e temporale, con la disinvoltura di chi dimentica il timore reverenziale per i maestri e i capolavori. La scelta quindi è stata quella di approcciare il volume di Cervantes come un'opera d'arte, un sistema, entrandoci in relazione libera e facendosi volontariamente influenzare dalla letteratura nata successivamente sulle gesta del cavaliere errante.

In questo passeggiare ondivago tra le pagine, sono riaffiorati sbiaditi ricordi scolastici e sono germogliati insospettabili collegamenti cinematografici. Visioni western di Sergio Leone si sono intrecciate e vacuità da cinema giapponese, ballate oscure di Nick Cave si sono liquefatte nel ritmo asciutto e spietato dei suoni delle campane di Hemingway, i paesaggi del Fortore e i landscapes arcaici del territorio sannita sovrapposti alle terre argillose, arse e rosse della zona iberica, percorsa in viaggi di gioventù con treni locali carichi di bestie e contadini, più simili al ronzino dell'hidalgo che a un potente mezzo meccanico figlio della modernità. Ho assaporato l'architettura del romanzo cavalleresco che regge l'impianto del libro, intuito il tempo che circondava la nascita di quelle lettere, e talvolta interrogata su quell'uomo   realmente esistito che si intravede nell'ombra di Chisciotte, il Cervantes autore che si cela dietro la giacomettiana silhouette del suo cavaliere errante.
In questa esplosione di reminiscenze vere o fittizie, di rimandi e collegamenti, ho ritrovato anche il ciclo di Francesca Manetta. Il lavoro di Manetta da tempo è incentrato sulla metanarrazione: partendo da alcune figure della cultura occidentale, l'artista elabora un percorso che devia dalla storia originale e produce una versione parallela, un alterego dell'oggetto di partenza. Con Odile e Odette, i cigni alpha e omega del Lago, Manetta mette in atto un transfert e gli ridà vita, lasciandoli perduti in un bosco. Da Pelleas e Melisande perviene a una fantasmagoria, la traccia di ectoplasmi catturati da una fotografia medianica; di Ofelia, la revenant, mette in scena l'eterno suicidio e soprattutto l'eterno fare dono di sé allo sguardo dello spettatore-amante, inchiodato alla visione della sua morte; Cappuccetto Rosso diventa una bambina sporca di more e preda annunciata del Lupo, un lupo che rimanda al Lewis – Carroll fotografo, amante di fanciulle in fiore. E ancora la Ballerina e il Soldatino di Piombo in attesa del compimento del loro amore, il Principe Ranocchio quasi imbalsamato, modello ideale per un gabinetto di zoologia fantastica, un Bianconiglio trafitto e inchiodato come farfalla da collezione, perfino il Santo Graal e una manciata di chiodi sacri. E chissà allora se non ci sarà poi spazio per Alice, per Macbeth, per Giona e la sua Balena o per L'Orlando senza senno. Manetta si è introdotta in un labirinto degli specchi da cui è impossibile uscire, senza infrangere tutte le superfici o sospendere il gioco. Questo perché ogni storia ne racchiude infinite altre, così come ridotte sono le matrici da cui tutte si originano ma senza limite le possibili derivazioni, e sempre è in agguato la spaventosa scoperta che la storia stia raccontando sé stessa, conchiudendosi in una favolosa e sinistra misé en abyme.

Il Don Chisciotte, per ragioni occulte, emerge come oggetto di indagine del lavoro di Manetta proprio ridosso della mostra di Benevento, città che sembra celare un recondito legame con il testo di Cervantes, scelto anche da Mimmo Paladino per il suo film Quijote girato proprio in queste terre. Anch'esso diventa uno dei tasselli della letteratura mutante di Francesca Manetta, e non può che tradursi in un lavoro ludolinguistico. Il testo viene manipolato, come in un rebus o una sciarada, sostituite le lettere, traslitterati gli scenari. Il Don Chisciotte di Manetta è uno dei donchisciotti possibili, Ronzinante una variabile X del cavallo del romanzo, Dulcinea una proiezione della donna angelicata sognata dal Cavaliere. E Sancho Panza scompare, dissolto nella polvere dei secoli che separano l'originale dalla sua variazione. 
Se vogliamo pensarla in termini filosofici, del romanzo rimane la donchisciottità, scomodando Wittgenstein, e come scrive Borges nella sua introduzione al libro: “L'immagine dell'hidalgo e del suo scudiero e delle sue sconfitte ridicole è divenuta una parte indistruttibile e preziosa della memoria umana, a somiglianza dell'Ulisse omerico o dell'Ulisse dell'Inferno. Chiuso il libro, il testo continua a crescere e a ramificarsi nella coscienza del lettore. Questa altra vita è la vera vita del libro”. (1). Questa altra vita del romanzo è quella incarnata nel lavoro di Manetta.
Accanto agli scatti, si collocano delle teche che testimoniano la realtà di queste entità fittizie che animano il romanzo, oggetti che Manetta compone e dissemina come reliquiari laici a testimoniare la presenza di queste figure che compongono il pantheon della nostra cultura occidentale, la memoria collettiva incarnata nei “tipi” della letteratura. Sono reperti talvolta integri, talvolta combusti, racchiusi in teche di plexiglass che ne preservano l'incorruttibilità, nel tempo. Perché una volta incarnati nel regime del mondo fisico, tutto è condannato alla consunzione, anche il giustacuore di Chisciotte e la corona di fiori della sua amata. Sospeso tra fiction and facts, il lavoro di Manetta manipola la materia letteraria e gli archetipi, confondendo volontariamente i piani. “Facciamo che io ero Dulcinea. Non anzi, tu eri Dulcinea e io il mulino a vento. Facciamo che poi c'era il mare e pioveva, un temporale terribile.”, sembra di sentire sussurrare dai protagonisti delle fotografie dell'artista. Forse si tratta, infine, sempre di storie di spettri, cosa che incontrerebbe la simpatia di Borges, p forse Don Chisciotte è morto è questo è il sogno di qualcuno che lo sogna, e che domani lo trascriverà in uno dei volumi della Biblioteca di Babele.


Playing Don Chisciotte.

 
1)     Introduzione di Jorge Luis Borges a Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes, Bur Rizzoli, 2012.

Silvia Bottani aprile 2012

STELLA DI MARE Mostra Personale di GIULIO GRECO

Conosco Giulio Greco da anni, ma non ho mai avuto l'opportunità di parlarne in queste pagine. Colgo ora l'occasione di questa sua personale a Bologna, per esprimere tutta la stima che nutro per l'uomo, l'artista e la sua raffinata ricerca

La Galleria Wikiarte
in via San Felice 18, Bologna
È lieta di invitarvi sabato 28 aprile 2012 ore 18.00
All'inaugurazione della mostra STELLA DI MARE
dell’Artista GIULIO GRECO.

Il ruolo della Galleria Wikiarte e dei suoi curatori Rubens Fogacci, Deborah Petroni e Davide Foschi in questa mostra è più che mai indispensabile, per fungere da elemento di raccordo tra un linguaggio tecnico ed uno accessibile per un pubblico non solo appassionato d’arte ma anche curioso.

Di Giulio Greco potremmo dire e scrivere tanto, ma riserviamo questo onere alle sue tele e alle sue carte, che per Lui scrivono un racconto iniziato in tempi lontani.
Vorremmo quindi incuriosirvi snocciolando qualche numero di ciò che in questa splendida mostra potrete ammirare, percepire, scrutare.
Greco, classe 1949, una carriera artistica che dura da più di 40 anni, con all’attivo più di 50 mostre personali per altrettante collettive, tra cui anche la Biennale di Venezia; decine le partecipazioni a Fiere d’arte nazionali ed internazionali, tra cui: Bologna, Padova, Firenze, Genova, Parma, Pordenone, Berlino, Parigi, Barcellona, Madrid, Miami; pubblicazioni importanti in collaborazione con Mondadori; 30 tra recensioni e critiche dei migliori esperti del settore artistico; 8 scenografie per spettacoli teatrali.
Le sue opere sono presenti in decine di gallerie d'arte italiane ed internazionali e per finire (anche se ancora di numeri ce ne sarebbero) nella mostra Stella di Mare saranno presenti 50 opere su tela e ben 30 tecniche miste su carte dove:
“Greco [...] intraprende un viaggio onirico in sfumate atmosfere fiabesche vestite di tenui colori, che brillano a volte dei caldi gialli e rossi di fuoco, a volte del mistero notturno dei blu, dei viola e dei verdi.”
(tratto dal testo critico di Alessandra Pinchera)

Presentazione critica della mostra a cura di
Alberto D’Atanasio ed Alessandra Pinchera

Patrocinio
Regione Emilia Romagna

Durata mostra:
dal 28 aprile al 10 maggio 2012
dal mercoledì al sabato dalle 10.30 alle 19.00 orario continuato
martedì e domenica dalle 15.00 alle 19.00
lunedì chiuso.

Ingresso libero

WHEN YOU ARRIVE I WILL CUT MY HAIR - Sara Petrolito - a cura di Giuseppe Bombaci

La mia stima per il grande Giuseppe Bombaci mi porta a riflettere su una cosa: ottimo artista, attento curatore, amico prezioso... c'è qualcosa che gli riesce male?

 WHEN YOU ARRIVE I WILL CUT MY HAIR 

di SARA PETROLITO

A cura di GIUSEPPE BOMBACI

Inaugurazione Domenica, 29 Aprile, 2012 - 20:00

Presso

FABBRIC/A ARTECONTEMPORANEA Canicattini, SR

Comunicato Stampa

WHEN YOU ARRIVE I WILL CUT MY HAIR.
SARA PRETOLITO
A CURA DI GIUSEPPE BOMBACI.
Chi è questa giovane artista che già promette bene?
di sicuro è un'artista ma prima ancora una persona con un grande spessore umano ed emotivo, conosco Sara da un pò di tempo è l'ho sempre vista al lavoro seriamente con impegno e dedizione , Sara si muove verso più versanti che vanno dalla pittura con uno stile crudo e forte, all'istallazione e all'attività perfomativa, (sarebbe riduttivo classificarla nelle nuove tendenze della body art).
Sara con una espressività drammatica si interoga e ci interogga, ci regala come mi piace dire "un punto di domanda".
Giuseppe Bombaci.

L’ opera, che si sviluppa in varie forme, nasce da una riflessione sullo scorrere del tempo e assume differenti valenze simboliche. Una è collegata ad un’ attesa che deriva dalla propria interiorità come rivoluzione interiore. Il tempo dell’ interiorità non lo si può segnalare con dei numeri ovvero con lo scorrere delle lancette, ma con porzioni di tempo che decidiamo noi stessi che siano ricordi, attimi, sguardi, incontri. Un’ altra valenza simbolica è legata all’ “esteriorità del tempo”, concetto che si materializza con i capelli. Sia la crescita dei capelli, sia il taglio sono dei gesti che si ripetono un’ infinità di volte nella vita, dunque nel tempo esteriore, ma entrambi lo superano collegandosi all’ interiorità, poiché la crescita non viene controllata da noi rappresenta il fluire mentre il taglio rappresenta il controllo sul tempo (che si ricollega anche alla ribellione contro di esso per annullarlo). Come ultimo significato è presente la distinzione tra il tempo reale rappresentato attraverso l’ orologio che segna le attività quotidiane e “ l’ orologio non reale” che segna il proprio tempo al di là del quotidiano. Una poesia spiega il senso di queste espressioni.
Il fluire ha la sua prima rappresentazione
Ciò che era un tempo un’ attesa
Carica
Gira lancetta
Lancia 1
Suona girato
Carica accuccia
Gira
“ “ mi
Suona
Soffoca
Carica
Lascia
Evoluzione del tempo trattenere il tempo farlo proprio cercare di gestirlo
Abbraccio il Tempo credo che sia mio ma sta davanti fugge.
Mi convinco che non esisti ma sei sempre lì Io esisto e non esisto insieme a lui ma dentro lui
Ritagli di tempo sparsi materializzazione del tempo trascorso esplosioni di attimi tempo regalato scordato custodito inventato lunghissimo brevissimo
Passaggio Non lo possiedi ma ORA lui ha te Torna alla posizione iniziale guarda crescono
Finale Tic tac tic tac tic tac tic tac tic tac tic tac tic tac tic tac tic tac
Io esisto eterna esterna interna con LUI.
In conclusione ripeto spesso che il tempo è un’ opinione, l’opinione di chi l’ ha creato. Chi?

A proposito di "Carlo Cane. Le città irreali" a cura di Alberto Agazzani

Per chi non fosse riuscito ad esserci... Qualche immagine relativa alla mostra

"Carlo Cane. Le città irreali" a cura di Alberto Agazzani 

Spazio Art E' - Reggio Emilia

21 aprile - 23 maggio 2012

 



foto di Simone Fontana










A.N.S.I.A. a Trezzo sull' Adda



A.N.S.I.A. a Trezzo sull' Adda - Castello Visconteo a cura di Stefano Ronchi e Giorgia Menalli
artisti invitati:

Giacomo Rabufetti
Giacomo Benedetti
Riccardo Sangalli
Mauro De Carli
Thomas Berra
Christian Schettino
Daniele Assi
Stefano Ronchi
Eidon Mucaj
Daniele Aimasso
Ciro Casale

 

dal 1 maggio al 27 maggio 2012, presso la sala esposizioni del Castello Visconteo di Trezzo sull'Adda (MI)

inaugurazione Martedì 1 Maggio, ore 17,30

Ansia è un collettivo di giovani artisti che, attraverso la pittura e la scultura, trattano temi ineluttabili nella società odierna, l’ansia appunto, di vivere, del presente e del futuro, la precarietà nel mondo dell’arte e nel quotidiano.
Ansia è un gruppo che, grazie alla condivisione, vuole diffondere il proprio operato, cercando spazi, persone interessate e possibilità.
Il linguaggio utilizzato è abbastanza eterogeneo, ma tutte le ricerche dei singoli artisti si possono ricollegare a due correnti fondamentali del secolo passato: l’Espressionismo e il Surrealismo. La dimensione del sogno si propone come dimora per la sintesi dell’essere, un luogo lontano, fortificato, inaccessibile, se non alla propria individualità.
Ansia dunque non nasce con il fine di denunciare la realtà, ma bensì per indagare una visione alternativa al gioco della quotidianità.
Il vuoto, il dubbio, la confusione contemporanea e la “surreale” paura della vita portano alla necessità di ricostruire un equilibrio, necessario per compensare quello smarrimento ideologico delle nuove generazioni, che trovano un appiglio entro esperienze passate, citazioni, ripercorrendo la strada calcata dalle Avanguardie Storiche e procedere da li, dimenticando per un’ attimo il resto.
Lo sfondo, il luogo comune è dunque estrapolare dalla realtà contemporanea una visione che non può essere trattata con riferimenti realistici “…quanto più questo mondo diventa spaventoso, tanto più l’arte diventa astratta…” (W. Kandinsky).

Un gruppo di artisti quindi, che gioca attraverso sogni inverosimili, che lasciano a noi la possibilità di farne parte o starne fuori.

domenica 22 aprile 2012

Un atto dovuto: ArtexpoArezzo 2012



L'amico Renzo Mezzocapo ci riprova e lo fa alla grande. 
Ci riprova, nonostante il momento sia difficile e quindi certamente complicato chiedere agli operatori di settore, di investire in una fiera di provincia come ArtexpoArezzo.
Organizzata in un territorio di rinnomata, ed ormai antica, ricchezza economica, dovuta dall'indotto dell'industria orafa, ma che poco ha investito nell'arte contemporanea, giunta alla seconda edizione, ArtexpoArezzo, potrebbe essere una importante opportunità per l'arte sia moderna e contemporanea in quel territorio che di Piero fu e che tutto sommato è quasi orfano di qualsiasi iniziativa (fatta eccezione per l'attivitò svolta dalla Galleria Civica), legata all'arte dell'oggi. 

L'invito quindi è quello di andare, godere e vivere tutte quelle opportunità che questa manifestazione offre. Dalle proposte fatte dalle gallerie presenti (circa 80) alle tavole rotonde e gli incontri collaterali organizzati dalla direzione della fiera stessa, fino all'opportunità di conoscere alcune interessanti proposte editoriali. Una sfida, quella di Mezzocapo che per onestà intellettuale per me è già vinta.

ARTEXPOAREZZO 2012
27-30 aprile 2012
Palazzo delle Esposizioni
Arezzo

Pagare le tasse con opere d'arte...

In un momento di profonda crisi economica e culturale del paese, bisogna inventarsi di tutto per andare avanti. Lo sapevate che in Italia è possibile pagare le tasse con opere d'arte? No? Beh, l'operazione è difficile ma non impossibile... Vi ripropongo un articolo uscito su ARTRIBUNE (http://www.artribune.com ) qualche tempo fa...


Pagare le tasse in opere d’arte (in Italia)? Si può, ma non si può dire

C’è chi guarda alla Gran Bretagna con invidia per il recente disegno normativo che prevede la possibilità per i contribuenti di Sua Maestà di pagare parte delle imposte dovute al fisco donando allo stato oggetti storici od opere d’arte. Ma forse pochi sanno che in Italia questa possibilità esiste. Dal 1982! 

La misura dell’Acceptance in Lieu è disciplinata in Gran Bretagna da circa un secolo e permette di pagare le tasse di successione donando allo stato beni di valore facenti parte dell’eredità. Ogni anno sono stanziati 20 milioni di sterline per il finanziamento di tale misura, che dal 2001 al 2010 – in cambio – ha portato all’erario britannico oggetti e opere d’arte per un valore di 235,5 milioni di sterline (con capolavori di Michelangelo, Picasso, El Greco e di altri nomi illustri). Stante il “successo” di tale soluzione, con la legge di bilancio del 2011 il governo inglese ha pensato di introdurre una misura simile anche per il pagamento delle imposte diverse da quelle di successione.
La soluzione è nota da anni anche in Irlanda, dove è sufficiente optare per la cessione all’erario di un bene artistico di proprietà per ottenere un credito d’imposta utilizzabile dal contribuente nell’immediato oppure in futuro. La sua diffusione è riscontrabile anche nell’ultimo rapporto realizzato dall’amministrazione finanziaria irlandese, all’interno del quale fa il suo esordio la voce “bene artistico” (esaminando il documento si scoprono quadri, documenti di rilevanza storica, ville, sculture e perfino lettere riservate, scambi epistolari e poesie ceduti al fisco in sostituzione dei corrispettivi dovuti per imposte e tasse).

E in Italia? Seppur poco conosciuta, la possibilità per i contribuenti italiani di pagare le imposte dirette e l’imposta sulle successioni mediante la cessione di beni culturali e opere d’arte è stata prevista dalla legge 2 agosto 1982, n.512. I contribuenti possono procedere al pagamento, totale o parziale, di tali imposte mediante la cessione allo Stato di beni culturali vincolati e non vincolati, nonché di opere di autori viventi o la cui esecuzione risalga anche a epoca inferiore al cinquantennio. Le condizioni e il valore della cessione sono stabiliti con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali, sentita un’apposita commissione nominata con decreto dallo stesso Ministro per i beni e le attività culturali e presieduta da lui o da un suo delegato e composta da due rappresentanti del Ministero per i beni e le attività culturali e da tre rappresentanti del Ministero dell’economia e delle finanze.
La commissione costituisce dunque il presupposto operativo necessario alla fattiva applicazione della legge (e dello strumento da essa disciplinato). Per questo, forse, lo strumento appena descritto ha avuto una scarsa diffusione tra i contribuenti italiani: complice la continua riorganizzazione dei ministeri, la commissione è rimasta inattiva fino al decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali dello scorso 30 marzo 2010.

Le sue attività sono iniziate nel maggio 2010 e dopo circa tre mesi sul tavolo del ricostituito organo erano presenti soltanto cinque proposte, con una decina in istruttoria. Delle cinque proposte esaminate soltanto una (riguardante una tela di Alberto Burri) è stata accolta, mentre le altre o hanno necessitato di un’istruttoria più approfondita o sono state respinte poiché non di interesse per lo Stato, su indicazione dei responsabili delle Soprintendenze dei luoghi ai quali sarebbe stata destinata l’opera.
Quel che stupisce non è solo la scarsità delle richieste giunte alla commissione, ma anche la limitata varietà dei beni proposti
: alcuni quadri, un gruppo di sculture e un piccolo terreno di interesse archeologico, ma nessuna offerta non solo di palazzi (come invece avveniva in epoca più lontana), e nemmeno di arredi, collezioni archivistiche e librarie o di documenti di valore storico.
Stante anche l’attuale carico fiscale, la conclusione cui si giunge è inevitabilmente quella che la lunga inattività della commissione abbia comportato la perdita di conoscenza di tale misura da parte dei contribuenti italiani. Il che è oggettivamente un peccato.

Oltre a essere un’ottima opportunità per i cittadini italiani per trovare una soluzione alternativa in merito al pagamento delle proprie pendenze fiscali, la cessione di opere d’arte quale corrispettivo d’imposta è un’occasione anche per lo Stato nel campo delle acquisizioni di opere d’arte. Soprattutto in un periodo nel quale non vi sono risorse per gli acquisti, l’implementazione della misura descritta potrebbe essere un valido strumento per non subire le difficoltà dell’attuale momento storico.
L’opportunità, tra l’altro, di poter acquisire anche beni non vincolati e/o di artisti ancora viventi o deceduti da meno di cinquant’anni – come previsto dalla normativa – permetterebbe altresì allo Stato italiano di poter organizzare e mettere in atto una solida politica di acquisizione di opere d’arte moderna e contemporanea, consentendo la raccolta di un patrimonio ricco degli esempi della migliore arte italiana in tutti i periodi della sua storia.
La ricostruzione della commissione poteva essere un valido spunto per pubblicizzare l’esistenza della possibilità per i contribuenti di pagamento delle imposte mediante cessione di opere d’arte. Un’occasione persa, in molti sensi.

 

 

sabato 21 aprile 2012

Oggi a Lucca per "Elogio del bello"

Oggi pomeriggio, sono stato a Lucca. 
Sono andato nella splendida città toscana, una delle poche, se non l'unica in Italia, ad avere ancora le proprie mura integre, per l'inaugurazione della mostra di Ugo Nespolo, alla Fondazione Banca del Monte, "Elogio del bello". 
Bella mostra, allestita con cura in un ambiente di raffinato sapore e con un Nespolo, come al solito, in grande "spolvero". 
Le opere selezionate, tutte storiche, raccontano una parte della carriera di questo grande protagonista dell'arte a 360°, tra l'altro eletto da qualche mese Presidente del Museo Nazionale del Cinema (http://www.museonazionaledelcinema.it/). 
Se passate da Lucca nei prossimi giorni, fino al 20 maggio potrete cogliere l'occasione e fra le tante bellezze, visitare anche questa mostra.

vedi anche: http://lastanzaprivatadellarte.blogspot.it/2012/04/elogio-del-bello-ugo-nespolo-lucca.html

il Duomo di Lucca - piazza San Martino

lo stendardo

un momento della presentazione della Mostra

la mostra...

...ancora...

...ancora...
con Marco Palamidessi, il curatore della Mostra

con il Prof. De Santi, Presidente di Viareggio Europa Cinema e Ugo Nespolo